Il destino di Opzione Donna sembra essere a un bivio. Negli ultimi anni la misura si è rivelata un flop in termini di adesioni, tanto che il governo sta valutando due ipotesi: chiuderla definitivamente o rilanciarla in una versione più attrattiva. La seconda opzione, ossia un rafforzamento della misura, appare sempre più probabile come parte del pacchetto pensioni della prossima Legge di Bilancio.
Tornare alla versione originaria di Opzione Donna potrebbe rappresentare una soluzione. Tuttavia, va sottolineato che per le lavoratrici esistono già diverse vie di pensionamento anticipato, spesso più favorevoli rispetto a quelle disponibili per gli uomini, in particolare per le madri.
Opzione donna rafforzata a 58 anni oppure aspettando i 62 anni, ecco le combinazioni per le lavoratrici
La nuova Opzione Donna potrebbe essere ritoccata, corretta e resa flessibile, ripartendo dalle condizioni iniziali:
- 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti (pubbliche o private);
- 59 anni di età per le lavoratrici autonome;
- sempre con almeno 35 anni di contributi;
- entrambi i requisiti da maturare entro il 31 dicembre dell’anno precedente.
Verrebbe quindi superata l’attuale versione, che restringe l’accesso solo a caregiver, invalide o lavoratrici licenziate coinvolte in crisi aziendali, e che differenzia l’età di uscita in base al numero di figli avuti.
L’attuale disciplina, infatti, prevede un’uscita tra i 59 e i 61 anni in base ai figli, ma introduce vincoli stringenti. Ad esempio, le caregiver devono convivere con il familiare disabile grave da almeno 6 mesi, condizione che ha contribuito al flop della misura.
Resta inoltre la penalizzazione legata al ricalcolo interamente contributivo della pensione, che comporta quasi sempre un assegno ridotto per chi sceglie questa strada.
Ecco le altre alternative per le lavoratrici madri
Il ruolo della maternità rimane comunque centrale per l’accesso alle pensioni. Oltre a Opzione Donna, le lavoratrici possono usufruire delle agevolazioni legate ai figli, che permettono di anticipare l’uscita:
- per la pensione anticipata contributiva (età base 64 anni), ogni figlio consente uno sconto di 4 mesi, fino a un massimo di 16 mesi con 4 o più figli;
- per la pensione di vecchiaia (67 anni), lo sconto può ridurre l’età di uscita fino a 65 anni e 8 mesi per chi ha avuto almeno 4 figli.
Questo significa che, ad esempio, una madre con 4 figli potrebbe andare in pensione anticipata già a 62 anni e 8 mesi, sfruttando lo sconto massimo.
Il 2026 porta in dote per chi non è interessata a Opzione donna rafforzata l’estensione della pensione a 64 anni
Per chi non sceglierà Opzione Donna, il 2026 potrebbe comunque portare nuove opportunità grazie all’estensione della pensione a 64 anni.
Le condizioni ipotizzate sono:
- 20 anni di contributi per vecchiaia o anticipata contributiva;
- oppure 25 anni di contributi e 64 anni di età, anche per le lavoratrici del sistema misto (non solo contributivo puro).
In questo scenario, i requisiti economici sarebbero:
- pensione pari a 3 volte l’assegno sociale per le lavoratrici senza figli;
- pensione pari a 2,8 volte per chi ha avuto un figlio;
- pensione pari a 2,6 volte per chi ha avuto due o più figli.
Sarebbe inoltre possibile integrare la pensione INPS con:
- la rendita da fondi pensione integrativi;
- il TFR maturato, trasformato in rendita pensionistica.
