Siamo ormai alle porte del periodo più importante per il Governo, il Parlamento e la politica tutta: il canonico appuntamento con la Legge di Bilancio, l’atto principale a cui è chiamato un esecutivo.
Come sempre, la manovra finanziaria occuperà pagine di giornali, dibattiti nei talk show e sarà l’argomento più discusso per settimane fino all’approvazione definitiva di fine anno. Quest’anno, forse più che mai, perché la manovra 2026 conterrà temi di interesse pubblico che riguardano la maggior parte degli italiani: pensioni anticipate, taglio dell’IRPEF e rottamazione delle cartelle esattoriali.
Vediamo cosa bolle in pentola su questi tre grandi fronti.
Pensioni anticipate, Irpef tagliata, cartelle addio e tutto ciò che arriverà nel 2026
Partiamo dalle cartelle esattoriali. Sono tantissimi i contribuenti con debiti di questo tipo verso il Fisco e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. E allora, quale strumento migliore di una nuova sanatoria?
Da tempo si parla della rottamazione quinquies, la nuova versione della definizione agevolata che dovrebbe consentire di regolarizzare i debiti fino al 31 dicembre 2023.
I vantaggi sarebbero:
- zero sanzioni e zero interessi per ritardata iscrizione a ruolo;
- zero aggio di riscossione;
- possibilità di rateizzare fino a 10 anni (120 rate mensili);
- obbligo di una rata iniziale del 5% per attivare la sanatoria;
- possibilità di saltare fino a 8 rate senza decadere dal beneficio.
Pensioni in anticipo? Ecco come nel 2026
Il capitolo pensioni è forse il più atteso, soprattutto da chi auspica da anni un superamento della Legge Fornero.
Secondo quanto annunciato dal sottosegretario Claudio Durigon, tra le novità ci sarebbe la possibilità di andare in pensione a 64 anni con 25 anni di contributi.
Oggi la pensione anticipata contributiva è accessibile solo a chi ha iniziato a versare dopo il 1995, ma nel 2026 la platea potrebbe allargarsi a tutti.
Resterebbero però due vincoli:
- età minima (64 anni) e anzianità contributiva (25 anni);
- importo della pensione non inferiore a 3 volte l’assegno sociale (1.616 euro circa nel 2025).
Per raggiungere tale soglia sarà possibile sommare:
- la pensione INPS maturata;
- la rendita dei fondi pensione integrativi;
- la trasformazione del TFR in rendita mensile.
Pensioni anticipate e cartelle addio, ma anche il taglio dell’IRPEF è importantissimo
Accanto alla combinazione 64+25, si valuta anche una nuova Quota 41 flessibile: uscita con 62 anni di età e 41 anni di contributi, ma con un taglio del 2% dell’assegno per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni.
La penalizzazione dovrebbe riguardare solo chi ha un ISEE superiore a 35.000 euro. Per gli altri, pensione anticipata senza riduzioni.
Un altro punto forte della manovra 2026 sarà il taglio dell’IRPEF. Dopo la riforma che ha ridotto gli scaglioni da 4 a 3, con l’aliquota unica al 23% fino a 28.000 euro, ora il governo punta al secondo scaglione:
- oggi i redditi tra 28.000 e 50.000 euro sono tassati al 35%;
- dal 2026 l’aliquota dovrebbe scendere al 33%;
- la soglia massima dello scaglione salirebbe a 60.000 euro;
- ciò significherebbe un 10% di imposta in meno sulla parte di reddito compresa tra 50.000 e 60.000 euro.
Dal 1° gennaio 2026, dunque, potrebbero arrivare tre grandi novità:
- rottamazione delle cartelle esattoriali,
- pensioni anticipate più flessibili,
- taglio dell’IRPEF per il ceto medio.
Tre provvedimenti che, se confermati, toccheranno da vicino la vita economica di milioni di italiani.