Nel sistema previdenziale italiano l’INPS non rimborsa i contributi versati a chi non li utilizza per andare in pensione. Altrimenti non esisterebbe il fenomeno tristemente noto dei contributi silenti.
Con questa definizione si indicano i contributi previdenziali che un lavoratore ha versato all’INPS ma che non vengono trasformati in pensione. Si tratta quindi di versamenti che restano nelle casse dell’Istituto, senza essere restituiti sotto forma di rendita mensile.
Eppure, in un caso specifico, l’INPS prevede effettivamente un rimborso dei contributi versati.
Pensioni, ecco quando l’INPS ti rimborsa i contributi che hai versato e che non servono
Hai versato contributi insufficienti per raggiungere i 20 anni minimi richiesti per la pensione di vecchiaia a 67 anni? In questo caso i versamenti rischiano di essere soldi “gettati via”, perché non si trasformeranno mai in pensione.
Chi ha iniziato a versare dopo il 1995, tuttavia, può accedere alla pensione di vecchiaia a 71 anni con soli 5 anni di contributi. Ma se esiste anche un solo versamento prima del 1996, allora il requisito torna a essere di 20 anni: in questo scenario, i contributi inferiori alla soglia minima diventano silenti.
Lo stesso può accadere a chi ha versato contributi in diverse gestioni INPS: se il diritto a pensione viene maturato in una sola gestione, le altre contribuzioni possono restare inutilizzate, soprattutto quando non conviene pagare i costi elevati della ricongiunzione.
In tutti questi casi si parla di contributi silenti. E, come detto, l’INPS non li rimborsa. Ma esiste un’eccezione che riguarda una specifica categoria di lavoratori.
Ecco gli interessati a questa particolare procedura da parte dell’INPS
Il diritto al rimborso dei contributi esiste per alcuni lavoratori parasubordinati che raggiungono il massimale annuo di contribuzione.
Si tratta degli iscritti alla Gestione Separata INPS, che a volte si trovano a versare contributi eccedenti rispetto al limite stabilito ogni anno dalla normativa previdenziale.
Questa possibilità è prevista dall’articolo 2, comma 18, della legge 335/1995 (Riforma Dini), che introduce appunto il concetto di massimale contributivo, ossia il limite massimo di versamenti dovuti in un anno.
Il massimale si aggiorna annualmente in base all’inflazione: per esempio, nel 2025 è fissato a circa 120.000 euro. Chi versa oltre questa soglia ha diritto al rimborso dei contributi eccedenti.
Per ottenere il rimborso, gli interessati devono accedere al portale INPS, nell’area riservata dedicata ai “Rimborsi contributi non dovuti per collaboratori e lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata”. L’accesso avviene tramite SPID, CIE o CNS, e da lì si può presentare la domanda online.