Non è l’estate che si aspettavano gli addetti ai lavori, almeno sulle spiagge italiane. Assobalneari lamenta cali di presenze fino al 20-30% in località come Emilia-Romagna e Calabria. Già nel 2024 il Salento aveva accusato il colpo. Venivamo da un’annata da record con 458,4 milioni di presenze, di cui per oltre 250 milioni ad opera di stranieri. La spesa di 39 miliardi di euro, invece, risultava scesa rispetto all’apice toccato nel 2023 sopra 43 miliardi, ma dopo tre anni di ferie annullate o parziali a causa della pandemia. I servizi turistici eccessivamente costosi sono nel mirino dei consumatori.
Preferenze dei consumatori mutate
Per le famiglie diventa sempre più difficile trascorrere anche solo una settimana di vacanza.
Questa è la durata media anche tra gli stranieri che mettono piede nel nostro Paese. Sono lontani i tempi in cui ci si prendeva almeno due settimane ad agosto per staccare con la quotidianità. C’è da dire che quelli erano i tempi, guarda caso rimpianti sui social, in cui mamma, papà e bambini si accontentavano di pranzare in spiaggia con un panino imbottito portato da casa. E spesso senza sdraio; bastava l’ombrellone per ripararsi dal sole.
E’ un po’ come confrontare i prezzi delle auto iper-accessoriate e tecnologiche di oggi con quelle del passato. Stiamo parlando di due prodotti differenti. Con il tempo le preferenze dei consumatori si sono evolute, sono diventate più ricercate. Adesso, si gira di più e si fanno più vacanze durante l’anno. Siamo il popolo dei “ponti”, mentre in passato all’infuori dell’estate s’immaginava al massimo la settimana bianca in inverno.
Di tutto questo – bisogna prendere atto – gli offerenti servizi turistici non sempre si sono accorti. E così siamo parlati in pochi mesi dal parlare di “overtourism” al piangerci addosso per i pochi turisti in spiaggia.
Politiche commerciali tarate sui single
Le famiglie sono sempre meno numerose, nel 2024 sono nati appena 370.000 bambini. Mai così pochi dall’Unità d’Italia. Ciononostante, esistono per fortuna. Ma basta prenotare in albergo per capire che l’offerta non sia granché adeguata. Se hai tre figli, devi prendere una doppia camera con relativo aumento dei costi. Siamo arrivati al punto che esistono maggiori offerte per gli amici a quattro zampe che per bambini. Lo stesso dicasi per i lidi. In genere, gli abbonamenti o gli ingressi quotidiani sono tarati sul singolo individuo. In pratica, se sei una famiglia di quattro persone, devi moltiplicare il prezzo del biglietto per quattro volte. Non c’è scontistica che tenga conto dell’esigenze della famiglia in quanto tale.
Vero, le aziende che offrono servizi turistici non sono onlus. Non sono tenute a caricarsi del welfare al posto dello stato. Il loro compito è fare profitti. Ed è proprio nella logica del profitto che il cliente famiglia dovrebbe essere curato. E’ un segmento della clientela trascurato spesso per privilegiare i clienti singoli più danarosi.
Finché ha funzionato, nulla da eccepire. Ora che sono gli stessi operatori del settore a lamentarsi, dovrebbero rivedere le loro politiche commerciali. Anche le compagnie aeree sono coinvolte in questo discorso. Perché non offrire pacchetti per le famiglie, incentivando così i voli anche tra coloro che vi rinunciano per non fronteggiare costi esorbitanti? Lo stesso dicasi di musei, escursioni, teatri, arene, bus turistici, ecc.
Servizi turistici per famiglie
E allora le famiglie di un tempo come facevano a pernottare, volare o affittare un lido? Appartenevano ad una tipologia differente, socialmente più di nicchia. Non a caso, i numeri del turismo erano più bassi. Ora vogliamo il turismo di massa con prezzi elitari. O l’uno o l’altro. E chissà che le basse nascite non dipendano anche dalla volontà di molti italiani di non rinunciare a una vacanza, i cui costi diverrebbero proibitivi con qualche figlio in più? Può darsi che non sia questa la soluzione, ma bisogna provare. I servizi turistici devono adeguarsi alle mutate condizioni della domanda sul piano socioeconomico e culturale. C’è troppa attenzione ai single e scarsissima alle esigenze delle famiglie, vissute quasi come un fastidio. Una deriva culturale quasi tutta italiana.
giuseppe.timpone@investireoggi.it