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Oggi: 22 Set, 2025

L’estate senza tormentoni nell’Italia che fa di necessità virtù  

Il 2025 sarà ricordato come l'anno dell'estate senza tormentoni, altro segno dei cambiamenti culturali di massa legati all'economia.
1 mese fa
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Estate senza tormentoni
Estate senza tormentoni © Licenza Creative Commons

Se una grossa marca di gelati decide di reclamizzare il cornetto sulle note di “Felicità” di Albano e Romina, già è il segno di un ritorno al passato giudicato necessario dai pubblicitari. E, in effetti, il 2025 sarà probabilmente ricordato come l’anno dell’estate senza tormentoni musicali. Non è una cosa da poco. Noi italiani siamo portati ad associare i mesi caldi ai pezzi più gettonati. Ed è così almeno dagli anni Sessanta. Da “Dalle Pinne, fucili ed occhiali” nel 1962 a “Sesso e Samba” del 2024.

Estate senza tormentoni: tanti brani e nessuna vera hit

Non è che non ci siano canzoni nuove quest’anno. E’ che ce ne sono tante che si cannibalizzano tra di loro senza che nessuna realmente emerga sulle altre.

Da “Maschio” di Annalisa a “L’Unica” di Giorgia, passando per “Amor” di Achille Lauro e “Sto bene al mare” di Marco Mengoni e tanti altri. Alla fine nessuno è in grado di associare questo periodo a un brano particolare. E’ ufficialmente la prima estate senza tormentoni da generazioni.

Vasta offerta musicale

Scarsa inventiva di produttori ed etichette discografiche? Forse è il contrario. C’è un’offerta musicale abbondante e, soprattutto, l’industria è cambiata. Le radio non passano canzoni per tutti. Il mercato risulta fortemente segmentato anche grazie all’avvento dei social, i quali permettono di targetizzare il pubblico in maniera estrema. A dirla tutta, le radio ormai non sono neanche più la principale fonte di diffusione e di successo di una canzone. Da YouTube a Spotify alle altre app appositamente musicali, è lì che le nuove generazioni ascoltano e scelgono quasi su misura il brano che vogliono.

Il risultato è che ognuno ascolta ciò che vuole in base a preferenze estremamente personali. Sorge una miriade di successi e nessuno realmente tale. Soprattutto, la durata del successo stesso è assai più limitata. E questa potrebbe essere la prima estate senza tormentoni di una lunga serie. Complice l’effetto assuefacente della chimica utilizzata dai produttori negli ultimi decenni. Il ricorso alle sonorità latinoamericane è stato ossessivo, la qualità dei brani sempre più scadente. Per carità, nessuno pretende un pezzo impegnato per sotto l’ombrellone. Il discorso è che a forza di “un, dos, tres” e “te quiero”, prima o poi il pubblico cambia stazione.

Crisi del turismo balneare

Non è soltanto l’estate senza tormentoni. Il 2025 segna l’inversione di tendenza del turismo balneare. Le spiagge non sono strapiene, i gestori dei lidi lamentano cali importanti delle presenze. Immancabili le polemiche sui prezzi. Troppo alti per i consumatori, alle prese già con stipendi fermi da decenni. Ed è vero che una percentuale rilevante degli italiani resterà a casa per risparmiare, ma più in generale sono le mete alternative al mare ad avere successo. Dalle città d’arte alla montagna, i turisti ci sono.

I cambiamenti “culturali” improvvisi spesso non nascono come tali, ma lo diventano per necessità. E l’impatto sull’industria musicale può essere più diretto di quanto immaginiamo.

Se gli italiani staranno meno sotto l’ombrellone, ascolteranno la stessa musica? Il successo di un brano può dipendere anche dalla “convivialità” che genera. Una cosa è ascoltare “Despacito” in spiaggia e magari ballicchiarlo insieme ai vicini di sdraio o tra le onde del mare, sollecitati dall’animatore. Un’altra è la condizione di maggiore individualità, che lascia spazio alle preferenze più personali.

Estate senza “nuovi” tormentoni

Per fortuna disponiamo di un ampio repertorio a cui attingere. Più che estate senza tormentoni, sarebbe più opportuno dire senza nuovi tormentoni. Quelli vecchi spaccheranno sempre. Non importa quanti anni tu abbia. Ballerai e canterai sempre “Gioca jouer”, “Vamos alla playa” e “Siamo i watussi”. Certo, se privati del contesto, rischiano di andare anch’essi in soffitta. Ma possiamo immaginare che l’italiano dica davvero addio al mare? Non è che l’anno prossimo, magari grazie a un auto-calmieramento dei prezzi, le spiagge torneranno a riempirsi e i bagnanti ascolteranno la nuova hit sparata dagli altoparlanti?

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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