Se c’è una cosa che non manca mai nella città lagunare sono i turisti e le immancabili polemiche. Una volta sono troppi, l’altra spendono poco e l’altra ancora sono troppi e spendono poco. E c’è chi, come Setrak Tokatzian, gioielliere e presidente dell’Associazione Piazza San Marco, ha lanciato nei giorni scorsi una proposta provocatoria: imporre una tassa all’ingresso per i turisti di 100 euro al giorno. Il commerciante non ne può più di orde di forestieri che si aggirano sui calli senza comprare nulla e che li puoi vedere che mangiano un panino portato da casa.
Neanche più l’acqua comprano, si dispera. Fanno la fila davanti alle fontanelle pubbliche (ovvove!) e se entrano in un ristorante si dividono il piatto di pasta in due per ridurre il conto.
Tassa per turisti a 100 euro?
Se Tokatzian fosse siciliano, direbbe che “c’è fudda e mala vinnita”. Tradotto, “c’è troppa gente e si vende poco”. Cambia il dialetto, ma il concetto resta uguale. Orde di turisti non implicano necessariamente grandi affari, per cui meglio sarebbe che pagassero una tassa così alta da costringerli in qualche modo a beneficiare il territorio.
Davvero i turisti a Venezia sono così taccagni? Il web ha un suo responso, quasi unanime: “abbassate i prezzi”. Non è che la gente non voglia spendere, è solo che non vuole essere derubata. L’accusa dei più riguarda i menù stellari di bar, bistrot e ristoranti locali. “Ho pagato una bottiglietta d’acqua e due caffè 22 euro” lamenta un utente. Un altro ribatte di avere visto vendere mezzo litro di acqua per 5 euro e un vino “da discount spacciato per Chianti” a 12 euro la bottiglia.
Non c’è estate in cui non faccia il giro del web qualche scontrino dai prezzi apparentemente lunari. I commercianti replicano puntualmente che se vai a Venezia e ti siedi in piazza San Marco, non stai pagando solamente quello che consumi, bensì un’esperienza indimenticabile.
Ragioni e torti non si separano con l’accetta. C’è chi ci marcia senz’altro, chi è rimasto al concetto italiano di accoglienza anni ’80, per cui il turista è solo un pollo da spennare. Poiché non torna più lo stesso, tanto vale lasciarlo in mutande. Peccato che questo “modus operandi” nuoccia da sempre all’immagine di chi lo mette in atto. Se prima era il passaparola a danneggiarla, adesso ci pensa internet in modo più veloce, brutale ed efficace.
Turisti a Venezia non spendono poco
La verità è che i commercianti hanno affitti da pagare, insieme a bollette e tasse locali, oltre che nazionali. E questo pesa sul listino prezzi. Proprio i prezzi consentono l’incontro tra domanda e offerta sul mercato. Ma se i turisti entrano in città e non spendono, perché gironzolano per qualche ora e si portano il panino e l’acqua da casa, Tokatzian avrebbe ragione: il mercato non funzionerebbe più. L’overtourism, come va di moda chiamare da qualche anno il turismo di massa, finirebbe solo per sporcare le città e per provocare scarsa vivibilità, inquinamento acustico, luminoso e senza beneficiare granché i residenti.
Da cui la proposta sulla tassa per turisti di 100 euro al giorno per visitare Venezia. Ma le cose stanno come sostiene il nostro gioielliere? I dati di Tourism and Incoming Watch dicono che nel 2024 nel capoluogo veneto la spesa turistica è stata di 1,75 miliardi. Considerati i 6 milioni di arrivi, parliamo di circa 290 euro a testa. A titolo di confronto, ciascuno dei 22,2 milioni di turisti che nello stesso anno hanno visitato Roma, hanno speso 170 euro. E a Milano si è arrivati a circa 200 euro.
Immobili cari segno di vitalità
Non risulterebbe poi tanto vero che i turisti a Venezia non spendano. A dirlo sarebbero anche altri dati di Immobiliare.it. Nella città in media un immobile a giugno è stato venduto a 3.272 euro al metro quadrato contro i 2.096 euro nell’intero Veneto. E nell’area San Marco-Rialto, il dato sale a 5.998 euro. Quanto agli affitti, siamo sui 15,52 euro al mese per metro quadrato contro la media di 12,16 euro nel Veneto. E sempre a San Marco-Rialto si arriva a 20,62 euro. Sembrerebbe che gli immobili siano relativamente cari a Venezia. E questo implica che la domanda sia alta, evidentemente grazie o a causa dei turisti.
Noi ci siamo fatti un breve giro in rete e abbiamo consultato il menù di qualche bistrot veneziano. Un Negroni lo si può prendere per 15 euro, un Prosecco per 7 euro e uno Spritz a partire da 8 euro. Una camera doppia in albergo costa 360 euro a notte (180 a testa) fino a 1.500 euro per una suite. Numeri non esagerati, ma neanche stracciati. Diciamo che segnalano una domanda robusta.
Gettito fiscale finanza servizi urbani
I turisti a Venezia una tassa d’ingresso la pagano già, anche se in via sperimentale per 54 giorni quest’anno. Lunedì 28 luglio è stata l’ultima giornata per il 2025. Gli introiti sono attesi nell’ordine dei 5 milioni. Ma la tassa di soggiorno che pagano coloro che pernottano in un albergo o una casa vacanza ha fatto introitare nel 2024 ben 37 milioni (38 milioni nel 2023).
Infine, le navi da crociera e gli yatch fino a 25.000 tonnellate versano 10.000 euro al giorno per attraccare; saranno 15.000 euro dal 2026.
A conti fatti, decine e decine di milioni di euro vanno nelle casse del Comune di Venezia grazie ai turisti. Cifre elevate per una popolazione di 254.000 abitanti. Indirettamente, i turisti stanno finanziando non solo i mantenimento degli stessi servizi rivolti all’accoglienza, ma più in generale i servizi per i residenti. Serve davvero alzare la tassa ai turisti a 100 euro al giorno, come sostiene Tokatzian? Una manovra simile avrebbe l’effetto di sgonfiare il numero degli ingressi, limitandoli ai più danarosi interessati all’arte e alla cultura e che probabilmente non per questo spenderebbero di meno per rifocillarsi in loco e acquistare souvenir.
Più che nuova tassa per turisti, nuovo concetto di accoglienza
Altra questione, diremmo più morale, se una città debba essere per pochi e non aperta anche a chi non può spendere tanto. Sarebbe interessante conoscere il parere dei commercianti. Non sembra che abbiano di cosa lamentarsi. Le immagini quasi quotidianamente ci mostrano tavolini occupati e negozi non vuoti. Se così non fosse, abbasserebbero i prezzi. Certo, forse alcune attività andranno meglio di altre tra i turisti. Così come è indubbio che le migliaia di crocieristi che scendono dalle navi ogni giorno per visitare in poche ore la città, non abbiano né voglia e né soldi da spendere, essendo già stati spennati a bordo, dove ricevono tutti i servizi basilari di cui hanno bisogno.
Come detto, però, a pagare per loro sono le compagnie, che versano al Comune diversi milioni all’anno. Soldi di cui beneficiano gli stessi commercianti, in qualità di residenti o comunque frequentatori della città. Più che un’ennesima tassa per turisti, serve forse ripensare il modo di intrattenerli per farli spendere. Un discorso che vale a Venezia come in qualsiasi altri città italiana: non si può pensare di vivere senza investire, limitandosi a beneficiare della fortuna di trovarsi in uno dei posti più ambiti al mondo. Il solo linguaggio esternato per descrivere i comportamenti dei turisti, evidenzia uno scarso rispetto verso chi viene a farti visita. Accoglienza è anche comprensione.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

