Il responso dei mercati finanziari all’annuncio dell’accordo sui dazi è stato apparentemente chiaro. Gli investitori tirano un sospiro di sollievo per avere evitato lo scenario di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea. Sarebbe stato devastante per entrambe le economie e quasi certamente avrebbe mandato in recessione il nostro continente, che vive di esportazioni. D’altro canto il cambio tra euro e dollaro è in caduta. Stava sopra 1,1750 al termine della settimana scorsa, mentre ieri chiudeva a 1,1550. Quasi il 2% in meno, che invia un segnale su quanto i mercati si aspettino che accada prossimamente.
Governi UE contro la Commissione von der Leyen
Le reazioni politiche all’accordo sono state complessivamente pesanti contro la Commissione europea. Per la Francia ha parlato il primo ministro François Bayrou, secondo cui domenica è stato “un giorno buio per l’unione di 27 popoli liberi”. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha prima applaudito e poche ore dopo corretto il tiro con un laconico “si poteva fare meglio”. Cauta anche la premier Giorgia Meloni: “devo vedere i dettagli”.
Dazi al 15% non offrono grande sollievo alle imprese europee. Le loro merci saranno pur sempre stangate del 50% in più rispetto ad oggi e oltre il triplo in media rispetto a qualche mese fa.
Cambio euro dollaro in forte rialzo quest’anno
A questo punto l’attenzione si sposta sul cambio tra euro e dollaro. Era a 1,03 ad inizio anno e qualche giorno fa puntava verso 1,20. Un altro dazio. Ed è un trend paradossale. In teoria, se l’UE esporta meno e rischia un rallentamento della sua economia a causa dei dazi, l’euro dovrebbe deprezzarsi. Anche perché l’inflazione americana rischia di salire e con essa i tassi di interesse fissati dalla Federal Reserve.
Perché sta verificandosi il contrario? Il presidente Donald Trump, che continua ad essere sottovalutato dagli altri leader, sbotta un giorno sì e l’altro pure contro il governatore Jerome Powell. Pretende che torni a tagliare i tassi subito.
Da mesi il dollaro si deprezza contro le altre valute proprio a causa di questo atteggiamento della Casa Bianca. Tutti sanno che prima o poi Powell dovrà cedere alle pressioni politiche. Il conseguente deflusso dei capitali viene scambiato da noi per elevazione dello status dell’euro. Nulla di tutto ciò. Trump è consapevole che se il cambio del dollaro contro euro, sterlina, yen, yuan e altre valute si rafforza, l’effetto dei dazi svanisce. Al contrario, se il dollaro perde quota, i dazi acquisiscono maggiore efficacia e possono anche essere fissati a livelli più bassi.
Rischio di guerra valutaria
La teoria economica dice che quello di Trump sarebbe un sogno impossibile. Con un cambio che si deprezza i tassi non vanno tagliati, semmai alzati. A meno di accettare l’inflazione. E il tycoon si mostra ben lieto di tollerarla, resta da vedere cosa ne pensino i suoi elettori. Un rischio calcolato, insomma. Tutto con l’obiettivo di ridisegnare le regole del commercio mondiale a favore degli Stati Uniti.
E adesso perché il cambio dell’euro s’indebolisce contro il dollaro? I mercati anticipano la possibile reazione della Banca Centrale Europea (BCE), che pressata dietro le quinte dai governi, tornerà a tagliare i tassi forse già a settembre per contrastare il peso dei dazi.
Ufficialmente, la BCE non interviene mai per regolare il cambio e né si pone un obiettivo su di esso. Nei fatti, usa la leva dei tassi anche a tale fine. Se per ipotesi il cambio tra euro e dollaro riscendesse sotto 1,10, i dazi effettivi si ridurrebbero a meno del 10% e diverrebbero più sostenibili per le nostre imprese. Il problema è che Trump lo sa e non starà certo a guardare. Se la BCE invierà segnali di ulteriore allentamento monetario, Powell sarà messo alle strette. Dovrà tagliare anche lui. Rischia di scatenarsi una guerra valutaria, che è sempre figlia della guerra commerciale.
Cambio euro dollaro giù, i mercati tirano le somme
Rispetto alla FED, la BCE dispone di margini di manovra in più. In primis, perché da noi l’allarme inflazione sembra rientrato. Nei prossimi mesi potremmo anche accusare un calo generalizzato dei prezzi al consumo. Secondo, la nostra economia con i dazi rischia la recessione a causa della già debole domanda interna. I tassi nell’Eurozona potranno scendere un altro po’ senza rinfocolare l’inflazione. Al contrario degli Stati Uniti. Per questo il cambio tra euro e dollaro scende. Gli investitori anticipano le prossime mosse delle banche centrali e traggono le conseguenze.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

