Ogni anno l’INPS modifica gli importi delle pensioni in funzione del tasso di inflazione. Aumentano gli assegni in base all’indice dei prezzi al consumo che l’ISTAT certifica annualmente. Nel 2023 a gennaio i trattamenti subirono un’impennata pari al 7,3%. Nel 2024 invece salirono del 5.4%. A gennaio scorso invece, solo uno 0,8% di aumento. Perché il tasso di inflazione calcolato dall’ISTAT sui primi 9 mesi del 2024 fu dello 0,8%. Ma adesso questo tasso viene rivisto e gli importi delle pensioni saranno di nuovo modificati. Ma quando, e in che misura?
Pensioni, nuovi importi su assegno sociale, pensioni minime e invalidi, arretrati in arrivo
Dopo l’aumento del 2025 si passa a preventivare l’aumento del 2026.
L’inflazione in genere cresce e quindi anche nel 2026 ci sarà un incremento dei trattamenti. Ma ancora si deve completare l’adeguamento delle pensioni al tasso di inflazione del 2025. Infatti la prassi vuole che il meccanismo sia particolare e, il più delle volte in step.
Come detto in premessa, l’ISTAT stabilisce quale è stato il tasso di inflazione di un determinato anno. Ma lo fa solo per quanto è riuscito a registrare nei primi 9 mesi di un anno. Così a dicembre 2023 il tasso di previsione (così si chiama quello dei primi 3 trimestri di un anno) fu del 5,4%. Il governo redige il decreto con cui recepisce questo incremento e l’INPS fa altrettanto, adeguando le pensioni a questo tasso.
Solo che poi c’è da calcolare il tasso definitivo, che tira dentro anche gli ultimi 3 mesi dell’anno. Nel 2023 tutto rimase invariato negli ultimi 3 mesi e quindi il tasso con cui salirono le pensioni nel 2024 fu del 5,4%.
Invece l’anno prima si registrò una differenza. Dal già citato 7,3% del tasso di inflazione previsionale sui primi tre trimestri 2022 si passò all’8,1%. Il che generò un 0,8% di aumento extra che fu calcolato a conguaglio ed erogato ai pensionati con tutti gli arretrati.
Il tasso di inflazione tra definitivo e provvisorio, ecco il meccanismo
Lo stesso accadrà adesso. Perché dallo 0,8% di tasso di inflazione 2024 con cui lo scorso gennaio sono saliti i trattamenti, si passa all’1%. In genere però gli aumenti sul differenziale dell’inflazione arrivano a gennaio dell’anno successivo, insieme ai nuovi aumenti. Portando di fatto la pensione di gennaio ad essere sempre diversa da quella dei mesi successivi. Solo in alcuni casi si è deciso di concedere in conguagli in anticipo, in genere a dicembre. Anche perché di conguagli si parla.
Perché in effetti la differenza di aumento che c’è stata tra un tasso provvisorio di inflazione e un tasso definitivo, riguarda tutti i mesi dell’anno in corso. Quindi oggi ci sono i pensionati che si trovano ad aver percepito importi inferiori a quelli spettanti da gennaio 2025 ad oggi. E si proseguirà sicuramente così anche per le pensioni di agosto, settembre, ottobre e fino a dicembre.
Le nuove cifre e i nuovi importi delle pensioni, dall’assegno sociale alle pensioni minime e a quelle per gli invalidi
Saliranno i trattamenti per tutti, sempre con quel meccanismo a 3 fasce che prevede il 100% di rivalutazione per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo, il 90% per la parte di pensione sopra 4 e fino a 5 volte il trattamento minimo ed il 75% per la parte ancora superiore.
Ma le pensioni minime, la pensione di invalidità civile e l’assegno sociale saliranno di nuovo al 100% di questo differenziale riscontrato da ISTAT.
Chi prende una pensione integrata al minimo e quindi prende 603,40 euro, doveva prendere 604,61 euro. E tanto prenderà a conti fatti, con un disavanzo a favore del pensionato che se sarà liquidato a gennaio, porterà a 15 euro o poco più di arretrati. Allo stesso modo per l’assegno sociale per chi lo prende intero e cioè per chi prende 538,69 euro, sarebbe dovuto essere pari a 539,77, con 14 euro di potenziali arretrati da percepire.
Per gli invalidi civili a cui la relativa pensione è assegnata per il 2025 in misura pari a 336 euro al mese, sarebbe dovuta essere pari a 336,67 euro, con 8 euro di arretrati maturati adesso.
