Il 18 luglio scorso in un raro momento di spirito bipartisan, la Camera dei Rappresentanti approvava con 308 voti a favore (206 repubblicani e 102 democratici) e 122 contrari la legge sulle crypto, che a giugno era già passata al Senato. Il presidente Donald Trump non ha perso tempo, firmando immediatamente l’atto per trasformarlo in legge. Ed è così che la superpotenza mondiale ufficialmente riconosce e regolamenta le stablecoin. Non a caso, le quotazioni delle criptovalute hanno segnato gli ennesimi record storici nei giorni scorsi. E ne seguiranno tanti altri ancora. E per quel che vedremo, tutto ciò rappresenta un trionfo anche per la finanza yankee.
Cosa sono le stablecoin
Le stablecoin sono token digitali simili a Bitcoin, Ethereum, ecc. Presentano la caratteristica peculiare di essere ancorate al valore di un asset sottostante come il dollaro, i Treasury o una materia prima. Infatti, letteralmente significa “moneta stabile”. Il Genius Act richiede che siano interamente coperte dagli asset a cui fanno riferimento secondo un rapporto di 1:1.
Allo stato attuale, il mercato delle stablecoin capitalizza 264 miliardi di dollari su un controvalore di quasi 3.900 miliardi per tutte le criptovalute. Di queste si stima che il 95% siano ancorate al dollaro e per il 90% siano garantite dai titoli di stato americani a breve termine. L’equivalenza tra dollari e T-bills è un dato di fatto. Quando gli investitori vogliono tenersi cash, cioè liquidi, preferiscono possedere titoli del debito a breve termine, anziché dollari veri e propri. I primi non sono altro che valuta americana prontamente liquida e che offre un certo rendimento annuale.
Benefici attesi per Treasury e dollaro
La regolamentazione delle stablecoin favorisce l’adozione di questo asset tra gli investitori mondiali, ma indirettamente proprio i collaterali sottostanti. E per quanto appena spiegato, il beneficio riguarderà proprio dollaro e titoli del debito USA. Il segretario al Tesoro, Scott Bessent, crede che la capitalizzazione si moltiplicherà per otto volte a 2.000 miliardi. JP Morgan si mostra cauta su questo aspetto, ritenendo che la crescita sarà più lenta. AInvest stima che al 2030 la corsa alle stablecoin porterà a maggiori acquisti di Treasury tra 1.400 e 3.700 miliardi, consentendo allo stato americano di risparmiare oltre 100 miliardi all’anno di interessi.
Tralasciamo le stime, che lasciano il tempo che trovano. L’unica apparente certezza è che le stablecoin non saranno altro che titoli del debito americano sotto mentite spoglie. La loro adozione sempre più diffusa ha quale principale ragion d’essere i risparmi. La Banca Mondiale stima che le rimesse internazionali abbiano un costo medio del 6,35%. Questo asset consente pagamenti istantanei grazie alla blockchain di Solana e ad un costo spesso inferiore ad un dollaro.
Alternativa ambigua a monete fiat
C’è un’ampia parte del mondo che trova convenienti le criptovalute proprio per questo aspetto. El Salvador ha puntato su Bitcoin, addirittura imponendola come valuta legale, per trovare soluzioni alternative ai trasferimenti di denaro tradizionali tramite canali bancari. Questi negli anni passati arrivavano a costare anche il 10%, dissipando una quota enorme di ricchezza se considerate che le riserve degli emigranti nello stato centramericano ammontano a quasi un quarto del Pil.
Dunque, con il Genius Act la finanza yankee potrà buttarsi sulle stablecoin senza più patemi d’animo sul fronte dei rischi legali e fungendo da traino per il resto del mondo. L’accelerazione della loro adozione porterà all’aumento degli acquisti di titoli del debito americano. Ceteris paribus, ciò determinerà un calo della spesa per interessi e una maggiore tenuta del dollaro sui mercati forex. Quest’ultimo sembra un effetto paradossale: nate quale alternative alle monete fiat, le criptovalute finirebbero per avvantaggiare proprio il biglietto verde grazie alla necessità di accaparrarsi il sottostante.
Stablecoin freno al declino americano
Lo spirito bipartisan al Congresso forse va oltre la semplice volontà dei due schieramenti di ingraziarsi il settore delle crypto. Conferma che a Washington non sono in pochi ad avere capito che le stablecoin possano arrestare sul nascere o almeno rallentare il declino americano. L’inazione delle altre grandi economie sul tema assegna agli Stati Uniti un indubbio vantaggio difficile da colmare anche negli anni futuri. Trump ha gettato le basi per garantire al sistema finanziario a stelle e strisce di poter continuare a dominare i mercati globali. Se in Europa la risposta si limita all’euro digitale, significa che non ci stiamo capendo proprio nulla.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

