L’Agenzia delle Entrate può effettuare i controlli fiscali anche su famiglia e parenti. Come cantano i Gemelli DiVersi con il brano Tu corri!: “Il ragazzino ora un uomo che da’ spettacolo in campo ed è l’orgoglio del padre e di tutta la famiglia. Negli occhi lo stesso fuoco e quando combatte nell’area mette la voglia, fantasia, altruismo per la sua squadra”. Un legame familiare è visto come sinonimo di fiducia, supporto e condivisione.
Tuttavia, quando si parla di fisco, anche i rapporti più stretti possono finire sotto la lente d’ingrandimento, al fine di verificare eventuali incongruenze tra il tenore di vita e i redditi dichiarati, individuare prestanome o accertare movimenti patrimoniali sospetti.
Il tutto nel quadro di una lotta sempre più mirata all’evasione fiscale e all’uso distorto delle risorse familiari. Ma quali sono i limiti di questi controlli e in quali casi scatta l’attenzione del Fisco anche su genitori, figli, coniugi o fratelli? A fornire chiarimenti in merito, come vedremo di seguito, ci ha pensato di recente una sentenza della Corte di Cassazione.
Controlli fiscali anche su famiglia e parenti: l’Agenzia delle Entrate ha il via libera
L’evasione è, purtroppo, una delle maggiori piaghe della nostra società, che incide negativamente sulle casse pubbliche e mina il principio di equità fiscale. Per contrastarla l’Agenzia delle Entrate ha potenziato i propri strumenti di controllo, estendendo le verifiche non solo ai singoli contribuenti, ma anche a soggetti a loro vicini, come familiari conviventi e parenti. Questa strategia consente di intercettare eventuali anomalie nei movimenti patrimoniali, soprattutto quando vi è il sospetto che il contribuente utilizzi soggetti terzi, spesso legati da vincoli familiari, per occultare redditi, beni o patrimoni.
Una misura che rafforza la lotta all’evasione, ma che solleva anche interrogativi in termini di riservatezza, limiti legali e diritti del cittadino.
A tal proposito è bene sapere che i controlli fiscali sui famigliari non vengono effettuati sempre e comunque su tutti i contribuenti. Bensì hanno luogo solamente a fronte di situazioni che possono far presumere, ad esempio, un’intestazione fittizia del conto, volta ad occultare eventuali operazioni illecite. In particolare, come si evince dalla sentenza numero 13761 del 2025, secondo la Corte di Cassazione:
“le verifiche fiscali finalizzate a provare, per presunzioni, la condotta evasiva possono anche indirizzarsi sui conti bancari intestati al coniuge o al familiare del contribuente, potendo desumersi la riferibilità a quest’ultimo da elementi sintomatici, quali: il rapporto di stretta familiarità, l’ingiustificata capacità reddituale dei prossimi congiunti nel periodo di imposta considerato, l’infedeltà delle dichiarazioni e l’esercizio di attività da parte del contribuente compatibile con la produzione della maggiore redditività riferita a dette persone”.
L’ordinanza numero 13761 del 2025 affronta il complesso tema dei redditi occultati, ribadendo il potere dell’Agenzia delle Entrate di attivare controlli stringenti e attribuendo al contribuente l’onere di spiegare con precisione l’origine e la natura di eventuali operazioni sospette, qualora emerga il sospetto di intestazioni fittizie.
In questo contesto l’attività ispettiva può estendersi anche ai rapporti bancari intestati a familiari stretti, come il coniuge, il convivente o altri parenti, laddove vi siano indizi che facciano presumere un comportamento elusivo. Proprio l’ampliamento del perimetro dei controlli si rivela essere uno strumento incisivo per scoraggiare il ricorso a intestazioni simulate di conti correnti, spesso utilizzate per aggirare gli obblighi fiscali.