La tensione commerciale è tornata a riflettersi sui mercati finanziari. Alla riapertura delle contrattazioni di ieri non c’è stato alcun crollo delle borse europee dopo che l’amministrazione Trump ha annunciato dazi al 30% sulle merci importate dall’Unione Europea. Trainata dalle banche, Piazza Affari è persino riuscita a chiudere la seduta in rialzo. Ma nel frattempo il rendimento decennale tedesco si è portato ai massimi dallo scorso aprile, salendo sopra il 2,70%. In un mese, segna +0,25%. Un quarto di punto percentuale in più, che per nostra fortuna ha coinciso con il restringimento dello spread sotto i 90 punti. Nello stesso periodo, infatti, il BTp a 10 anni è passato dall’offrire poco del 3,40% a circa il 3,60%.
Fine dell’eccezione tedesca
La risalita drastica del rendimento tedesco segna la fine della lunga eccezione della Germania. Siamo stati abituati a Bund immuni dalle tensioni. Anzi, quando le cose si mettevano male da qualche parte in Europa o nel mondo, gli investitori correvano ad acquistarli e il loro rendimento scendeva con gli spread che si allargavano. Questo film è durato abbastanza, ma siamo ai titoli di coda.
Bund travolti dal riarmo
Il “lupus in fabula” è stato l’annunciato riarmo tedesco a inizio marzo, subito dopo le elezioni federali. Il nuovo cancelliere Friedrich Merz ha messo subito in chiaro che aumenterà la spesa militare e gli investimenti per le infrastrutture. E, cosa più importante, che lo farà “in deficit” per 1.000 miliardi di euro in 10 anni. La penuria di Bund improvvisamente sparisce dalle previsioni mentali di chi investe. I dazi stanno completando l’opera. Germania e Italia sono le più esposte verso gli Stati Uniti con avanzi commerciali rispettivamente per quasi 85 e 44 miliardi di dollari rispettivamente nel 2024.
Il boom del rendimento tedesco è dovuto da un lato alla presa d’atto che anche il debito federale salirà negli anni. Probabilmente, si attesterà in area 75-80% del Pil da meno del 65% attuale. E sconta anche il rallentamento della crescita economica in Germania, che per decenni è stata fondata sulle esportazioni. Rimpiazzare il mercato statunitense non sarà facile. Parliamo di 340 milioni di consumatori con preferenze simili alle nostre e con un Pil pro-capite medio quintuplo rispetto ai cinesi.
Rendimento tedesco a breve sconta taglio dei tassi BCE
Il rendimento tedesco a 2 anni, che riflette la politica monetaria della Banca Centrale Europea, è oggi a 1,87%. Sconta un nuovo taglio dei tassi di interesse, anche se verosimilmente verso la fine dell’anno. Sono lontani i tempi in cui Berlino si permetteva di emettere debito a costo sottozero. Ancora prima della pandemia era riuscita a piazzare sul mercato un Bund a 30 anni con rendimento negativo e cedola zero. Quel titolo vale oggi meno di 46 centesimi, cioè si compra a sconto di oltre il 54%.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
