Prende il via da oggi, lunedì 14 luglio, l’Offerta Pubblica di Acquisto (OPS) lanciata da Monte Paschi di Siena sul 100% del capitale di Mediobanca. Gli azionisti di quest’ultima avranno tempo fino all’8 settembre per aderire. Non riceveranno alcun pagamento in contanti, bensì 2,533 azioni di Siena per ogni 1 azione portata in adesione. Stando ai valori di borsa a fine seduta di venerdì scorso, l’offerta implica uno sconto del 4%. Infatti, il titolo MPS valeva 6,91 euro e quello di Piazzetta Cuccia 18,25 euro. Moltiplicando il primo per 2,533, otteniamo un controvalore di 17,50, che è per l’appunto inferiore ai 18,25 euro valutati dal mercato per le azioni della seconda. A rigore, l’istituto guidato da Luigi Lovaglio dovrebbe aggiungere almeno altri 600 milioni per ingolosire gli azionisti della banca oggetto della scalata.
Scontro totale tra le due banche
L’OPS su Mediobanca avrà conclusione positiva anche se le adesioni si fermassero al 35% del capitale, una soglia che Monte Paschi raggiungerebbe agevolmente. Infatti, due dei suoi principali azionisti sono tra gli stessi soci di Mediobanca: Francesco Gaetano Caltagirone al 9,98% e Delfin (holding della famiglia Del Vecchio) al 19,81%. Enasarco ed Enpam detengono a loro volta almeno il 4,5% complessivo e sono considerati favorevoli all’operazione.
Alla vigilia dell’OPS, Mediobanca ha ribadito con un altro Consiglio di Amministrazione la contrarietà. Sostiene che la doppia soglia prospettata da Monte Paschi per il buon esito dell’offerta sia fuorviante. Con appena il 35% del capitale il controllo di fatto non sarebbe garantito. E’ sottinteso che tema di non arrivare al 66,67% inizialmente fissato per il controllo di diritto pieno. Inoltre, le “dissenergie” nel caso di integrazione parziale o mancata arriverebbero a 665 milioni da un’ipotesi minima di 460 milioni con esito positivo.
Per Alberto Nagel la valutazione risulterebbe inferiore a quella equa di ben il 32%.
In ballo c’è controllo di Generali
Tra i due istituti è in corso una vera e propria guerra a colpi di comunicati. In gioco non vi è il solo controllo di uno dei due, bensì la ridisegnazione della mappa del potere finanziario italiano. L’OPS su Mediobanca consentirebbe a Monte Paschi di controllare anche Generali, compagnia assicurativa che in borsa vale 48 miliardi. E nel capitale di questa sono presenti come soci di minoranza sempre Caltagirone e Delfin. I due scalzerebbero Pierre Donnet dalla plancia di comando dopo anni di tentativi mal riusciti.
L’OPS su Mediobanca metterebbe fine sul nascere all’altra offerta lanciata da Nagel in piena “passivity rule“ su Banca Generali e avente ad oggetto la quota del 13,20% detenuta nella compagnia. L’assemblea dei soci sarà chiamata ad esprimersi il 15 settembre, ma per allora il controllo potrebbe essere passato nelle mani di Siena. Si sarebbe dovuta riunire lo scorso 16 giugno, ma Nagel ha fiutato il rischio di una bocciatura e ha optato per il rinvio all’ultimo minuto.
Con OPS su Mediobanca nasce terzo polo bancario
Se l’OPS su Mediobanca andrà a buon fine, nascerà il terzo polo bancario dopo Intesa Sanpaolo e Unicredit. E’ uno degli obiettivi che il governo si era prefissato nei mesi scorsi, pur se inizialmente aveva valutato l’integrazione con Banco BPM. Il Tesoro detiene l’11,73% di Monte Paschi e risulta tra i registi dell’operazione in corso dopo che Unicredit ha lanciato a sua volta un’offerta su Piazza Meda, facendo saltare i piani dell’esecutivo.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


