Un disabile può essere caregiver? Come canta Niccolò Fabi con il brano Essere speciale: “Spero che tu sia meglio di me e che meriti di essere lì. E anche se non fosse poi così, è così che io voglio sperare, che tu non diventi lo specchio fedele di ogni mia banalità. Ma dandomi un vetro che sia trasparente, mi aiuti ogni giorno a uscire dal niente, perché voglio che tu sia speciale”.
Parole che offrono una riflessione profonda su cosa significhi prendersi cura di qualcuno. Ovvero non solo un gesto fisico, ma un vero e proprio atto d’amore, di fiducia e di presenza.
Essere “speciale”, come dice il brano, non vuol dire essere perfetti, ma saper offrire il meglio di sé, anche nelle proprie imperfezioni. Ed è proprio da qui che nasce una domanda importante e spesso trascurata: una persona con disabilità può essere a sua volta caregiver? In una società in cui prendersi cura degli altri sembra un compito riservato a chi gode di piena autonomia, si rischia di sottovalutare quanto amore, presenza e determinazione possano andare oltre i limiti del corpo.
Un disabile può essere caregiver?
La Legge 104 è stata introdotta con l’intento di garantire tutta una serie di agevolazioni a favore delle persone disabili e dei familiari che si prendono cura di loro. Tra queste si annoverano tre giorni di permesso al mese retribuiti, a cui possono accedere i disabili in situazione di gravità, ma anche i genitori di quest’ultimi, il coniuge oppure il convivente. Ne hanno diritto anche parenti e affini entro il secondo grado.
In determinati casi, inoltre, possono farne richiesta anche parenti e affini entro il terzo grado.
Quest’ultima circostanza è ammessa se i genitori, il coniuge o il convivente hanno più di 65 anni, oppure se quest’ultimi sono affetti a loro volta da disabilità o sono deceduti.
In base alla normativa vigente i permessi legge 104 possono essere richiesti dal lavoratore in qualità di soggetto alle prese con uno stato di disabilità e, contestualmente, in veste di caregiver. Come spiegato dall’Inps attraverso la circolare numero 53 del 29 aprile 2008:
“Sempre nell’ottica di garantire il pieno godimento dei benefici previsti dall’attuale normativa, si ritiene che il lavoratore con disabilità grave, che già beneficia dei permessi ex lege 104/92 per se stesso, possa anche cumulare il godimento dei tre giorni di permesso mensile per assistere un proprio familiare con handicap grave, senza che debba essere acquisito alcun parere medico legale sulla capacità del lavoratore di soddisfare le necessità assistenziali del familiare anch’esso in condizioni di disabilità grave”.
I casi compatibili e quelli esclusi
Il caregiver è colui che assiste in modo continuativo e gratuito un familiare non autosufficiente, spesso per motivi di salute cronica, disabilità grave o età avanzata. Anche una persona con disabilità può essere considerata caregiver, a condizione che sia in grado di svolgere concretamente l’assistenza, nonostante la propria condizione di salute. Ma non solo, non deve essere a sua volta totalmente non autosufficiente e non ci devono essere limitazioni mediche, legali o assistenziali che lo impediscano.
In pratica, una persona con disabilità lieve o parziale, compatibile con un’attività di assistenza, può prendersi cura di un altro familiare. Tuttavia, una persona con disabilità grave o gravissima, che necessita essa stessa di assistenza costante, non potrà essere considerata un caregiver in senso stretto.
Attualmente, d’altronde, non esiste una norma che vieti esplicitamente ad una persona disabile di essere caregiver. Tuttavia, per accedere ad agevolazioni, permessi retribuiti o sgravi fiscali, è necessario che il caregiver non sia a sua volta totalmente dipendente da altri. Per comprendere meglio poniamo il caso di un soggetto affetto da una disabilità motoria parziale, che ad esempio usi una sedia a rotelle ma sia autosufficiente e possa quindi assistere la madre con Alzheimer. Se la sua condizione non impedisce di prendersene cura, allora può essere riconosciuto caregiver.
Diversa è la situazione di una persona con disabilità grave e che ha bisogno di assistenza quotidiana. In questo caso non potrà essere riconosciuta come caregiver di una familiare con patologie invalidanti, perché non ha le condizioni fisiche per svolgere quel ruolo.
