Le agenzie di rating premiano da tempo i nostri titoli di stato, scorgendovi un minore rischio sovrano rispetto al passato e anche nel confronto internazionale. I conti pubblici vanno migliorando, tanto che nel 2024 siamo tornati al primo avanzo primario dal 2019. I dati sui primi 4 mesi del 2025 sembrano indicare un gettito fiscale sopra le previsioni anche per l’anno in corso. Tra gennaio e aprile le entrate tributarie e contributive sono state di 276,9 miliardi di euro, in crescita del 5,8% rispetto ai 261,8 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. Il governo Meloni aveva stimato un aumento del 3,1% con la Decisione di Finanza Pubblica del settembre scorso.
Boom di entrate per lo stato
Molto meglio delle attese sono andate le entrate tributarie: +4% contro un modesto +0,8% atteso. In valore assoluto, +7,2 miliardi di euro rispetto al primo quadrimestre 2024. E quando si passa alle entrate contributive le notizie restano incoraggianti: +8,1%, pari a +7,3 miliardi. In questo caso, però, le stime erano state appena migliori: +8,3%. Il punto è che il gettito fiscale e contributivo per l’intero anno è stato rivisto di recente in aumento al 3,8% dal +3,1% iniziale a 1.073 miliardi. Tuttavia, se nei restanti 8 mesi dell’anno l’incremento restasse invariato, lo stato italiano incasserebbe 28 miliardi in più delle previsioni.
L’aspetto più interessante riguarda il confronto con l’aumento del Pil nominale, atteso per quest’anno al 2,9%. Ciò implica che il gettito fiscale starebbe crescendo a ritmi doppi. Come mai, dato che non c’è stato un aumento dell’imposizione fiscale? La risposta può derivare in parte dal fatto che la propensione all’evasione fiscale si sta riducendo, contrariamente a quanto certa stampa continui a sostenere.
Lo stesso ex commissario alla spending review e già senatore del PD, Carlo Cottarelli, ha notato che il “tax gap” sia sceso da 107 a 82 miliardi tra il 2017 e il 2021. Ed è probabile che questo trend positivo, spiega, stia proseguendo.
Evasione fiscale giù
Se andiamo a guardare ai dati sul recupero dell’evasione fiscale, vediamo che è cresciuto dell’8,8% in 4 mesi su base annua, passando da 4,6 a 5 milioni. Tuttavia, in valore assoluto vale appena 400 milioni. Questo dato può dare l’impressione che la lotta all’evasione fiscale stia esitando uno scarso impatto sui conti pubblici. Non è così, come svela proprio il dato complessivo del gettito fiscale. Le entrate stanno crescendo più del Pil proprio perché i contribuenti stanno mostrandosi più fedeli nelle loro dichiarazioni. E questa è una propensione che deriva in parte da strumenti come la fattura elettronica e i pagamenti con carte, che limitano le opportunità di evadere le imposte.
C’è anche il dato sull’occupazione a rilevare. Solamente negli ultimi 2 anni e mezzo sono stati creati più di 1 milione e 60 mila posti di lavoro. Più occupati significano più contributi versati all’INPS e più imposte dirette allo stato. Se le previsioni sul gettito fiscale saranno smentite in positivo, il bilancio pubblico potrà beneficiare di un saldo migliorato di oltre l’1%.
A patto, chiaramente, che la spesa pubblica non aumenti anch’essa sopra i livelli attesi. Già lo scorso anno, ad esempio, il deficit scese al 3,4% dal 7,2% del 2023 e contro una previsione del 3,8%.
Gettito fiscale super e spread in calo
Il governo non si sbilancia e fissa per il 2026 l’obiettivo del deficit sotto il 3% del Pil. Tuttavia, non possiamo escludere che già quest’anno possa verificarsi. L’aumento della spesa militare, concordato con la NATO al 5% del Pil per i prossimi anni, può limitare i miglioramenti dei conti pubblici. Un altro colpo potrà arrivare dal rallentamento della crescita economica tra tensioni commerciali e geopolitiche. Fermandoci al 30 aprile scorso, però, ci sono buone ragioni per essere ottimisti. E se i prossimi dati mensili confermeranno il trend, per lo spread la discesa potrebbe proseguire. A beneficio della spesa per interessi, che assorbe quasi il 4% del Pil.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
