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Oggi: 05 Dic, 2025

La BCE avrebbe indicato il tasso massimo tollerato per il cambio euro-dollaro

Il cambio euro-dollaro si avvicina a 1,20 e raggiunge i massimi da anni, ma per il momento la BCE non sembra preoccupata.
5 mesi fa
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Cambio euro-dollaro vicino a 1,20
Cambio euro-dollaro vicino a 1,20 © Licenza Creative Commons

Guadagna oltre il 14% dall’inizio dell’anno ed è salito ai massimi da settembre 2021, cioè da quasi quattro anni a questa parte. Il cambio euro-dollaro ormai si avvicina a quota 1,20. Nella mattinata odierna si attestava a 1,1780. A spingerlo ci sono le diverse prospettive sui tassi di interesse. La Banca Centrale Europea (BCE) si prenderebbe una pausa a luglio e rinvierebbe il prossimo taglio dello 0,25% a dopo l’estate. Per il mercato sarebbe anche l’ultimo. Viceversa, la Federal Reserve è oggetto di crescenti pressioni della Casa Bianca. Il presidente Donald Trump reclama nuovi tagli e ha esaurito il vocabolario degli epiteti a carico del governatore Jerome Powell, definito tra l’altro “stupido” e “lento”.

Tra FED e BCE attesa minore divergenza sui tassi

Sempre il mercato sconta tre tagli dei tassi americani entro l’anno. Questo suggerisce una convergenza monetaria con l’Eurozona. Attualmente, la distanza sui tassi è del 2,50% (4,25-4,50% negli USA e 2% sui depositi bancari nell’Eurozona). Se le previsioni fossero corrette, entro dicembre stringerebbe al 2% (3,50-3,75% contro 1,75%). E l’evoluzione del cambio euro-dollaro può influenzare la direzione di entrambe le banche centrali. Nel nostro caso, sta rendendo le importazioni sempre meno costose e nel caso degli USA più costose. Ciò può portare a una decelerazione dell’inflazione nell’Eurozona e ad un’accelerazione negli USA, ceteris paribus.

Ecco perché Powell si mostra prudente, dovendo tra l’altro fare i conti con i dazi. Già di per sé essi comportano un aumento dei prezzi per i beni importati dall’estero. Il tonfo del dollaro non fa che accentuarlo. Al contrario, un cambio euro-dollaro notevolmente più forte rende le nostre esportazioni ancora meno convenienti e rischia di approfondire la debolezza dell’economia europea.

Infatti, il vice-governatore Luis de Guindos, intervistato da Bloomberg, stamane ha invitato a non farsi traviare dal dato positivo sul Pil nel primo trimestre. Quel +0,6%, sostiene, è stato un’anomalia. Nel secondo trimestre, aggiunge, sarà prossimo allo zero.

Indicazioni ufficiose sull’euro?

Sempre lo spagnolo ha fornito altre indicazioni circa le future mosse della BCE nel ribattere che un nuovo taglio dei tassi non aiuterebbe la nostra economia. Certezze sui dazi e stabilità fiscale darebbero, invece, una mano. E ha fatto presente che un cambio euro-dollaro a 1,17 o anche 1,20 non creerebbe problemi, mentre a livelli più alti diverrebbe “molto più complicato”. La premessa che facciamo è che la BCE per statuto non può porsi ufficialmente alcun target sul tasso di cambio. Ovviamente, ciò non significa che questi non influenzi le sue decisioni per quanto accennato sopra.

Proprio ieri l’istituto ha completato la revisione strategica con cui ha confermato il target d’inflazione al 2% e “simmetrico”, nel senso che si tiene pronto a intervenire quando i dati eccedono al ribasso o al rialzo l’obiettivo. L’Eurotower parla tramite comunicati ufficiali e attraverso gli interventi dei suoi esponenti a titolo personale. Il fatto che de Guindos sostenga che un cambio euro-dollaro a 1,20 non sia un problema, ma sopra tale soglia sì, non necessariamente implica che a Francoforte la pensino così anche i suoi colleghi.

Ad ogni modo, può essere un segnale sul possibile intervento per impedire un rafforzamento eccessivo della moneta unica contro le altre divise mondiali.

Cambio euro-dollaro accentua effetto dazi su economia europea

L’apprezzamento di questi mesi sta servendo a far rientrare l’inflazione dopo anni di target disatteso al rialzo. Ma l’economia dell’Eurozona è trainata dalle esportazioni e tra dazi e corsa del cambio euro-dollaro rischia la gelata. A sua volta, un’eventuale crisi impatterebbe sull’inflazione fino al punto possibilmente di azzerarla o di portarla in territorio negativo come di recente in Svizzera. E la BCE non può permettersi neppure tale scenario, essendosi impegnata ufficialmente a mantenere la crescita dei prezzi al consumo al 2% all’anno.

Se il pensiero di de Guindos non fosse un “pour parler”, significherebbe che la BCE lascerebbe correre il cambio euro-dollaro fino a 1,20, intervenendo al superamento di tale soglia. Come? Tagliando i tassi ancora una volta. Resta da vedere se la sola minaccia convinca gli investitori sul mercato forex a desistere dallo scommettere ulteriormente al rialzo sull’euro. Se così non fosse, arriverebbe la sorpresa: al più tardi entro settembre l’istituto ridurrebbe il costo del denaro per la nona volta. A maggior ragione se i dati sul Pil tra aprile e giugno si riveleranno deludenti.

giuseppe.timpone@investireoggi.it

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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