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Oggi: 05 Dic, 2025

Sapete che l’economia italiana di oggi pesa quanto quella cinese del 1990?

L'economia italiana ha accusato la lunga stagnazione di questi decenni, pesando quanto la Cina nel 1990. Ecco i dati della crisi.
1 anno fa
2 minuti di lettura
Economia italiana e cinese a confronto
Economia italiana e cinese a confronto © Licenza Creative Commons

Quando si parla di stagnazione secolare, nel mondo vengono in mente due paesi: Giappone e Italia. I dati Ocse dimostrano da tempo che siamo l’unico mercato del lavoro ad avere registrato un calo degli stipendi reali dal lontanissimo 1990. Segno evidente di un’economia italiana che arranca da fin troppi anni. Vi siete mai chiesti in relazione al resto del pianeta quale sia stata la variazione dell’incidenza del nostro Pil? Dai dati che vi forniremo, scoprirete una realtà a dir poco scioccante.

Rapporto tra economia italiana con Cina e India

Nel 1990, il Pil italiano valeva 1.181 miliardi di dollari Usa. In quello stesso anno, il Pil cinese ammontava solamente a 395 miliardi e quello indiano a 270 miliardi.

In pratica, le dimensioni dell’economia italiana risultavano quasi doppie di quelle di Cina e India sommate. Per l’esattezza, il rapporto era del 178%. Rispetto al Pil mondiale, il nostro valeva il 6%.

Pil italiano stagnante dal 1990

L’anno scorso, il Pil italiano in dollari Usa valeva 2.255 miliardi. Quello cinese era salito a 17.795 miliardi e quello indiano a 3.350 miliardi. Sapete quanto valeva l’economia italiana in relazione alla somma tra Cina e India? Il 10,6%. In un terzo di secolo, siamo passati da quasi il doppio ad un decimo. E in relazione al Pil mondiale, siamo precipitati al 2,1%.

E’ successo, infatti, che il Pil mondiale sia cresciuto nei 33 anni considerati a un ritmo medio del 5,75%. La Cina ha fatto molto meglio con un +13,5%, mentre l’economia italiana ha arrancato. Siamo cresciuti appena del 2,2% medio, inflazione inclusa. Certo, se vogliamo, il mondo è diventato più equilibrato sul piano economico. Oggi, la Cina incide per il 17% del Pil mondiale, a fronte di una popolazione attorno proprio alla stessa percentuale rispetto ai livelli globali.

La popolazione italiana vale, invece, lo 0,7% di quella mondiale. Tuttavia, si mostra il triplo più ricca della media.

Vecchia Europa meno influente

Continuando nella lettura dei dati, abbiamo che nel 1990 le economie di Germania, Francia e Italia valevano il 21,5% del Pil mondiale. Nel 2023, la loro quota risultava scesa al 9,3%. Dunque, pur in misura meno drammatica, anche le altre principali economie della vecchia Europa hanno perso rilevanza nel corso dei decenni. Ed è naturale che fosse così. Le economie più mature o avanzate crescono a ritmi inferiori di quelle che partono da condizioni assai arretrate. La Cina è passata dall’essere considerata un’economia del Terzo Mondo fino a 25-30 anni fa al competere con gli Stati Uniti per il primato del Pil, perlomeno in valore assoluto.

Attenzione, perché ancora oggi in media un abitante cinese è tre volte meno ricco di un italiano. Poiché la Cina è, però, molto più popolosa dell’Italia e di qualsiasi altro stato al mondo, ad eccezione dell’India, rincorre gli Stati Uniti. Questi numeri fanno emergere una verità scomoda, seppur nota, per quello che durante la Guerra Fredda chiamavamo Primo Mondo, cioè il nostro. Man mano che passano gli anni, la nostra rilevanza economica diminuisce e con essa tende a ridursi anche quella geopolitica. Le economie emergenti ormai incidono per quasi la metà del Pil mondiale ed è ovvio che non accettino di sottostare alle regole introdotte su misura per noi al termine del secondo conflitto mondiale, né le istituzioni chiamate a farle rispettare (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale).

Economia italiana rimasta indietro rispetto a Germania-Francia

Se l’economia italiana fosse cresciuta al ritmo medio di Germania e Francia, oggi varrebbe quasi 3.200 miliardi di dollari e inciderebbe per il 3% del Pil mondiale. Dunque, più che recriminare contro l’ovvio – la crescita rampante di emergenti come la Cina – dovremmo fare autocritica sull’incapacità nei decenni passati di tenere testa ai ritmi, pur in sé modesti, delle altre due principali economie europee. Quasi 1.000 miliardi di Pil in più avrebbero fatto la differenza. Se nel 1990 il Pil italiano valeva i due terzi di quello tedesco e il 93% di quello francese, l’anno scorso era sceso rispettivamente al 51% e al 74%.

giuseppe.timpone@investireoggi.it

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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