Il titolo di quest’articolo è una domanda che ci si pone da un sacco di anni e spesso crea categorizzazioni ed etichette che fanno solo male alla discussione: domandarsi se la tecnologia ci renda più stupidi o più intelligenti, infatti, non presuppone il fatto di dividerci nella categoria di chi pensa che il progresso tecnologico sia un male e in quella di chi crede sia un bene. Piuttosto è una questione che può alimentare discussioni in proposito, alimentando lo scambio di opinioni e punti di vista allo scopo di riflettere sul nostro presente e sul futuro molto vicino, oltre che sulle abitudini comportamentali dell’uomo.
L’uso di internet e dei social network
Evitando di integrarsi nel distruttivo confronto tra apocalittici e integrati, riflettiamo per un momento su come l’utilizzo di internet e dei social network possa aver influito, in positivo o in negativo, sulla nostra intelligenza. E’ naturalmente appurato come internet abbia permesso di divulgare le conoscenze a una massa numerosa, abbia ristretto i confini, ridotto drasticamente i gradi di separazione, rivoluzionato il mondo della comunicazione rendendola più aperta e diretta: l’avvento del mobile ha poi reso possibile navigare sulla rete anche tramite smartphone e tablet, seduti su una panchina al parco o mentre si fa una passeggiata. Sostanzialmente, tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno sono a portata di mano. Gli algoritmi dei motori di ricerca fanno il resto, perfezionandosi sempre di più nella selezione delle migliori notizie e scegliendo quelle più complete per rispondere interamente alle nostre esigenze. Se dovessimo associare un termine a internet, questo sarebbe “conoscenza“. E’ la parola chiave principale che contraddistingue la filosofia di un servizio, se così si può definire, che in realtà è solo un universo in continua espansione ricco di informazioni.
Le tecnologie indossabili e quelle automatiche
Un domani indosseremo scarpe intelligenti che ci guideranno lungo una mappa virtuale, controlleremo l’ora su un orologio che ci comunicherà il numero di battiti cardiaci al minuto, faremo acquisti semplicemente passando il nostro smartphone davanti a un dispositivo elettronico, azioneremo la lavatrice a distanza, vedremo programmi televisivi come se potessimo esplorarli all’interno e ci siederemo comodamente a bordo di auto ipertecnologiche che si guideranno da sole evitando incidenti e multe agli autovelox. In questo scenario, che per molti versi è già esistente, l’uomo non fa più nulla. Non utilizza il cervello, perché un cervello pensante e tecnologico esiste già e fa le cose per lui. Non guida più l’auto, a meno che non sia per lui un piacere, non capisce il funzionamento di una moderna lavatrice, non riesce a orientarsi in uno spazio urbano. Forse sarebbe meglio declinare tutti questi verbi al futuro perché l’evoluzione, così come l’involuzione, è un processo lungo, ma il concetto in poche parole è questo.
Andiamo verso l’idiocrazia?
Come può l’uomo evolversi e crescere se la tecnologia fa il “lavoro sporco” al posto suo? D’altro canto si potrebbe controbattere che proprio il fatto che l’uomo riesca a inventare una tecnologia capace di fare il lavoro al posto nostro è la vivida testimonianza di come l’uomo stesso sia diventato molto più intelligente, perché è riuscito a capire come creare una tecnologia che ci agevoli la vita. L’uomo ha cominciato a impigrirsi seriamente quando non ha dovuto più ingegnarsi per reperire il nutrimento.