Oggi come oggi domandare cos’è un hashtag può farti sembrare uno scemo, o un cavernicolo, ma non tutti usano i social network e quindi non tutti sanno cos’è un hashtag, ovvero una tendenza, un’etichetta che esprime un concetto legato a un’evento o a un modo di dire e contrassegnata da un cancelletto. In un tempo che sembra preistorico chattavamo su mIRC (lacrimuccia) e i cancelletti ci raccontavano i temi della chat. Nel 2007 su Twitter i cancelletti appaiono come temi chiave, tendenze da esplorare, di cui vediamo le più popolari.

L’hashtag compare poi anche su Instagram, Facebook e Google Plus, espandendo di conseguenza la capacità di ricerca sui social, la permanenza degli utenti sulle sue pagine e le visualizzazioni delle stesse.   LEGGI ANCHE Twitter Chat in arrivo: sfida a WhatsApp in 140 caratteri  

L’evoluzione dell’hashtag nel linguaggio moderno

Per raccontare l’hashtag oggi bisogna per l’appunto tornare al passato, quando chattavamo in stanze tematiche rappresentate dai cancelletti dove avremmo trovato persone con interessi comuni e avremmo parlato in agorà private di temi attuali e non, ma comunque categorizzati.   Oggi l’hashtag è una stanza in divenire: una pagina in continua espansione costantemente alimentata dagli utenti di un social network. Twitter in primis, sul quale potete notare sulla colonna a sinistra una serie di “tendenze” più popolari nel Paese di appartenenza o in un altro (da settare nelle impostazioni). Ovviamente vi sono diversi hashtag, tutti con due finalità: centrare l’attenzione dell’utenza su un evento in particolare o su un fatto del giorno e procurare visibilità. Utilizzato anche dai brand e dalle aziende per promuovere la propria attività, l’hashtag diventa più popolare quanto più riesce a racimolare utenti a partecipare al contesto.  

I 2 punti chiave di un hashtag: focalizzazione sull’evento e popolarità

Un esempio calzante di quanto detto sopra è quello dei Mondiali di calcio conclusi di recente, con gli hashtag legati alle partite in diretta, ufficiali e non, spopolare nella colonna delle tendenze più popolari.

Qui ci sono entrambi i fattori chiave che caratterizzano un hashtag: la focalizzazione su un evento (che può essere una partita di pallone, come una trasmissione televisiva, oppure un lutto eccellente o ancora un film o un fatto del giorno) e la popolarità, visto che gli utenti, una volta determinata la popolarità dell’hashtag, ci si fiondano prevalentemente alla caccia di Preferiti e, soprattutto, Retweet per aumentare la celebrità del proprio profilo e acquistare potenzialmente un numero maggiore di followers.   Più o meno lo stesso discorso va fatto per Instagram, dove l’hashtag si concentra prevalentemente sulla popolarità di chi posta la foto su un determinato argomento, in modo tale da catturare tutti i diretti interessati a quell’argomento specifico, a patto naturalmente che l’hashtag sia sensato. Se ad esempio si desidera cercare foto su Formentera, l’interessato digiterà #Formentera per trovare quello che cerca e in quella pagina troverà le immagini desiderate.  

L’hashtag come informazione

Invero, l’hashtag è utilizzato comunemente anche come semplice informazione, se utilizzato bene. E’ il caso di social network come Facebook o Google Plus, che utilizzano gli hashtag soprattutto per mantenere l’utente sulle sue pagine e farlo navigare all’interno del social.   In questo modo si viene a creare una sorta di motore di ricerca interno al social creato e alimentato dagli utenti, i quali, invece di fiondarsi su pagine e gruppi, possono semplicemente aggiungere tra i preferiti un hashtag di loro interesse e restare dunque aggiornati sul loro argomento preferito.   L’hashtag, affinché funzioni, deve essere però utilizzato in un certo modo.  

Come utilizzare un hashtag al meglio

Vi sarà sicuramente capitato di leggere post stracolmi di hashtag buttati lì a caso e magari senza neppure due righe di spiegazione.

Una foto e tanti, tantissimi hashtag, alcuni dei quali senza senso, giusto per riempire il più possibile le pagine dedicate. Allo stesso modo vi sarà capitato di leggere su Twitter il cinguettio di un utente che all’interno ha inserito tutti gli hashtag più popolari, giusto per farsi leggere da una quantità di persone maggiore, anche se il suo messaggio non ha nulla a che spartire con nessuno di quegli hashtag.   Questi sono solo alcuni degli errori più comuni che si fanno a proposito di hashtag, dettati da ingenuità o arroganza. Perché a volte ha molto più senso scrivere su un hashtag che non è tra i più popolari ma risulta comunque di tendenza o seguito costantemente da alcune persone, piuttosto che fare la propria comparsa fulminea su un hashtag sul quale ogni secondo scrivono decine o centinaia di persone, con l’altissima probabilità che il tweet dell’utente in questione non venga neppure visto.   Un hashtag deve essere pertinente e soprattutto deve essere perfettamente integrato al testo. Un hashtag può essere anche usato come costola di un brand, tant’è che molti marchi ne fanno uso, convogliando migliaia dei suoi followers a rendere l’hashtag lanciato uno tra i più popolari e promuovendo di conseguenza il nome dell’azienda.   Quindi fate attenzione quando utilizzate un hashtag: non fatelo così tanto per farlo o nella speranza di essere visti. Utilizzatelo perché avete veramente qualcosa di dire a proposito.