Continuano le emissioni di obbligazioni africane. Dopo il record toccato nel 2013, sono infatti proseguiti quest’anno i lanci di eurobond da parte di stati africani in forte sviluppo e che solo dieci anni fa  non avevano i minimi requisiti per potersi affacciare sui mercati internazionali. Così pochi giorni fa ha fatto il suo debutto anche l’Etiopia che solo negli anni ’80 era in lotta con la fame ed era considerato uno dei paesi più poveri dell’Africa centrale.  L’ex Abissinia e colonia italiana, con una popolazione di 85 milioni di abitanti, ha infatti prezzato con successo presso investitori istituzionali un bond decennale da un miliardo di dollari (richieste per 2,6 miliardi), grazie anche all’ausilio di due principali banche d’affari, come Deutsche Bank e JP Morgan.

  Obbligazioni Repubblica di Etiopia 6,625% 2024   Il bond Repubblica di Etiopia (XS1151974877) è stato emesso in dollari americani (Usd) presso investitori istituzionali e prezzato alla pari. In attesa della sua quotazione presso la borsa irlandese, il titolo viene scambiato sul mercato non regolamentato OTC (over the counter) a 99,55 per un rendimento lordo a scadenza del 6,72%. Il bond è negoziabile per importi minimi di 200.000 dollari con multipli aggiuntivi di 1.000 e offre una cedola fissa pari al 6,625% che viene staccata su base semestrale il 30 giugno e il 31 dicembre, mentre il rimborso è previsto in unica soluzione il 31 dicembre 2024. Il rating speculativo assegnato all’Etiopia è B e B1 rispettivamente da Stardanrd & Poor’s e Moody’s. Nonostante il forte ritmo di crescita degli ultimi anni – osservano gli analisti – l’Etiopia resta uno dei paesi più poveri dell’Africa con un reddito pro capite di 631 dollari alla fine del 2013. In un recente report del Fondo Monetario Internazionale, per l’Etiopia il rischio è basso, in considerazione anche del rapporto debito/pil stimato al 44% per il 2014, tuttavia Addis Abeba dispone di un basso livello di riserve e la capacità di incrementarle è legata all’export e alla capacità di attrarre capitali.
Da questo punto di vista, il Kenya, che ha lanciato lo scorso mese di giugno un analogo bond decennale con cedola 6,875%, sembra messo meglio.   Il Pil dell’Etiopia cresce di oltre il 7% all’anno   [fumettoforumright]Nonostante il governo etiope dichiari dei tassi di crescita a due cifre (intorno al 10%), i dati della Banca Mondiale confermano un tasso di crescita del Pil etiope pari al 7.8% per l’anno 2012, del 7% per il 2013 e stimato al 7.2% per l’anno 2014, dati superiori alla media dell’africa Sub-Sahariana (stimati al 5.3% per il 2014). La Banca Mondiale ha riassunto, in un rapporto presentato alla fine del 2012, i dati macroeconomici più’ significativi dell’economia etiopica nel periodo 2004-2011. Tra questi si segnalano: crescita del PIL pari in media al 10,5%, molto superiore alla media africana; debito pubblico pari al 41.7% nel 2013, ridottosi leggermente rispetto al 45% del 2012, a circa il 34% del PIL e costantemente in calo (come conseguenza prevalentemente della crescita del PIL); incremento del PIL pro-capite dell’4.58,6% nel 2013 e stimato al 4.3% per il 2014, periodo di riferimento; calo dell’inflazione dal 2333% del 2012 al 150.3,8% del 2013.; impennata delle esportazioni (+33,5% dal 2011). Lo sforzo del Paese per raggiungere importanti obiettivi di modernizzazione e crescita, sebbene in un’economia a trazione statale, avrebbe ottenuto il risultato di abbattere la percentuale di popolazione che vive sotto la soglia di povertà (scesa dal 38,7% al 29,6%, pur in un quadro di forte crescita demografica) e di migliorare alcuni degli indicatori piu’ significativi, ad esempio quelli relativi alla mortalità infantile al di sotto dei 5 anni di età (scesa dal 10523/1000 del 2010 al 6888/1000 del 2013), e all’aspettativa di vita ( cresciuta sensibilmente in poco tempo, passando da 55 a 5960 anni), ad un rapido miglioramento dell’indice di sviluppo umano (il paese si è classificato terzo nella lista dei paesi con un elevato tasso di crescita del suddetto indice).
    Etiopia, in aumento le esportazioni di caffè, ma preoccupa l’inflazione     L’export delle colture permanenti e non per il 2013 ammontava a 3,1 miliardi di Usd. Il caffe’ rappresenta la principale coltura commerciale, anche se la sua quota sui ricavi da esportazione (pari al 65% fino a qualche anno fa), e’ andata diminuendo negli ultimi anni (nel 2010 e’ stata pari al 35%), sia per la depressione delle quotazioni internazionali della bacca, sia per la robusta crescita dell’export di altre produzioni nazionali quali fiori recisi e semi oleaginosi. Fondamentali le esportazioni di pelli e cuoio, carni, legumi, frutta e vegetali, tessile e cotone, ed il tradizionale “chat”, sostanza psicotropa legalmente diffusa in alcuni paesi del Medio Oriente.  L’inflazione resta una delle criticita’ piu’ acute, con effetti negativi sulla poverta’, sui gia’ bassi tassi di risparmio e sugli investimenti privati. Il tasso e’ pero’ migliorato sensibilmente, passando dal 23.3% del 2012 al 10.3% dei primi mesi del 2013, ed il Governo si attende di ridurlo ad una cifra nel breve periodo.