A meno di un anno di distanza dal suo primo lancio, Apple torna ad emettere obbligazioni. In dollari. Nel giugno del 2013, il colosso americano fondato da Steve Jobs e leader mondiale degli iPhone, aveva piazzato sul mercato dei capitali un megabond da 17 miliardi di dollari polverizzando i record di altri grandi big della old economy, quali Roche (16,5 miliardi) e AbbVie (14,5 miliardi). Solo Verizon ha fatto meglio, quando lo scorso mese di settembre ha venduto ben 49 miliardi di dollari di obbligazioni per comprare da Vodafone la divisione mobile Verizon Wireless.

 

Ma cosa spinge le società tecnologiche americane a inondare il mercato di così tanti bond corporate al punto da far invidia alle emissioni di Treasuries?  Innanzitutto – osservano gli esperti – sono i tassi bassi e il costo del denaro mai stato così basso e che probabilmente resterà tale ancora per molto tempo, come ribadito dal presidente della Fed Yellen.  Tali condizioni rendono quindi anche più conveniente per i grandi players del mercato americano finanziarsi direttamente con i risparmiatori bypassando i canali bancari, spesso più onerosi. E’ anche una questione di fiducia, fra risparmiatori e aziende, cosa ancora lontana anni luce in Europa dove tutto rimane strettamente legato ai canali bancari tradizionali.

 

Nuove obbligazioni Apple Inc. senior unsecured

 

iphone

Ma torniamo alle  obbligazioni Apple. La nuova maxi-emissione del gruppo informatico californiano ha rastrellato ben 12 miliardi di dollari con scadenze differenziate, da tre a trent’anni, che, grazie a una fortissima domanda con ordini per oltre 40 miliardi, si è conclusa con pieno successo e a rendimenti vantaggiosi per l’azienda, inferiori a quelli della prima emissione da 17 miliardi e vicini ai rendimenti dei Treasuries. Il funding sarà utilizzato per portare avanti il programma di buy back da 90 miliardi di dollari, come annunciato dalla società di Cupertino senza dover attingere a tutte le risorse disponibili (150 miliardi).

Il megabond è stato quindi venduto in diverse tranche a varie scadenze di cui 10 miliardi a tasso fisso e 2 miliardi a tasso variabile. I bond a tasso variabile sono a tre e cinque anni a rendimenti leggermente sopra il Libor a tre mesi.

 

Le caratteristiche dei bond a tasso fisso possono essere consultate qui:

 

Apple Inc. 1,05% 2017 (US037833AM25)

Apple Inc. 2,10% 2019 (US037833AQ39)

Apple Inc. 2,85% 2021 (US037833AR12)

Apple Inc. 3,45% 2024 (US037833AS94)

Apple Inc. 4,45% 2044 (US037833AT77)

 

I bond Apple sono più sicuri dei titoli di stato italiani

 

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Ma cosa spinge gli investitori a comprare questi titoli che rendono poco più dei titoli di stato USA? Da un lato spiegano gli esperti di Deutche Bank che hanno seguito il collocamento delle nuove obbligazioni Apple insieme a Goldman Sachs, c’è voglia di diversificazione in aziende tecnologiche e di si successo, ma soprattutto, desiderio di prendere un po’ le distanze anche dai titoli di stato che, specialmente in Europa, hanno dato grosse preoccupazioni agli investitori. Così i fondi d’investimento non si lasciano mancare Apple in portafoglio a discapito magari di qualche titolo di stato, visto che l’azienda tecnologica ha raggiunto, per volumi di fatturato, dimensioni plentarie. Il rating di Apple è AA+ per Standar & Poor’s e Aa1 per Moody’s, appena un gradino sotto quello dei Treasuris, ma un bel pezzo sopra a quello dei BTP italiani, il che significa che un’azienda che fabbrica applicazioni per telefonini oggi è più solida del debito pubblico dell’Italia. Ma i rendimenti dei BTP non si discostano tanto da quelli dei bond Apple. Perché? I primi sono drogati dalle politiche monetarie europee, mentre i secondi rispecchiano fedelmente lo stato di salute dell’azienda che va bene in tutto il mondo.

 

Apple, venduti 43,7 milioni di iPhone nel primo trimestre (+16,8%)

 

[fumettoforumright]Apple continua a registrare buone performance sotto il profilo finanziario.

Il mese scorso sono stati presentati i risultati del primo trimestre 2014 che hanno evidenziato un incremento del 5% rispetto ai risultati dell’anno scorso. L’azienda ha annunciato un fatturato trimestrale di 45,6 miliardi di dollari e un utile netto trimestrale di 10,2 miliardi di dollari. Questi risultati si raffrontano con quelli dello stesso trimestre dell’anno passato in cui l’azienda aveva registrato un fatturato di 43,6 miliardi di dollari e un utile netto trimestrale di 9,5 miliardi di dollari. Le vendite di iPhone ammontano a 43,7 milioni, contro i 37,4 milioni dello stesso trimestre del 2013. A preoccupare sono però le vendite dell’iPad, in calo di circa il 16% e in grossa difficoltà a causa della concorrenza dei più economici e convenienti tablet Android. Gran parte delle performance finanziarie sono infatti attribuibili all’ultimo iPhone, capace di accaparrassi il 57% degli introiti totali.