Rendimenti dei bond Raiffeisen Bank (RZB) in rialzo sul mercato secondario. Le obbligazioni della banca austriaca, secondo istituto europeo maggiormente esposto verso la Russia, riflettono ancora fortemente dell’incertezza che si è venuta a creare a seguito delle sanzioni imposte dalla UE alla Russia e al conseguente calo delle attività commerciali con Mosca. A risentirne sono stati i conti del secondo semestre dove Raiffeisen Bank International ha subito una flessione dell’utile netto e del margine di interesse nesso a causa dei persistenti impatti negativi della volatilita’ delle valute dell’Europa orientale e del default di prestiti erogati in Asia.

La banca austriaca ha in particolare visto l’utile netto semestrale calare del 16% a 288 milioni e il margine di interesse netto del 14% a 1,68 milioni, mentre gli accantonamenti per perdite su crediti sono saliti del 4% a 592 milioni. Nel secondo trimestre l’utile netto e’ invece salito da 183 milioni a 204 milioni e il margine di interesse netto e’ sceso da 975 milioni a 862 milioni. In attesa di conoscere i risultati del terzo trimestre dell’anno, per i quali gli analisti non si aspettano grandi risultati, sia le azioni che le obbligazioni Raiffeisen Bank restano sotto pressione.   Obbligazioni Raiffeisen Bank 6% 2023   In particolare, l’obbligazione da 500 milioni di euro RZB 6% 2023 (XS0981632804 ), emessa due anni fa a 100, si negozia oggi sotto la pari, a quota 93, per un rendimento che supera il 7,2% a scadenza. Il bond, quotato alla borsa del Lussemburgo, è trattabile per importi minimi di 100.000 euro con multipli aggiuntivi di 1.000 e gode di rating BB+ per Standard & Poor’s, un gradino inferiore al rating dell’emittente (family rating) che è BBB, a causa del suo grado di subordinazione. Le obbligazioni sono infatti subordinate e scontano il rischio che dal 2016 gli investitori possano essere chiamati a partecipare al salvataggio delle banche sull’orlo del crac  (bail in bancario).
Non è il caso di RZB il cui Common Equity Tier 1 (CET1) era al 10,7% lo scorso mese di gennaio, dopo l’esito degli stress test della BCE e che punta a salire fino al 12% entro il 2017. Ma si sa, in questo momento il mercato tende a penalizzare la categoria dei titoli subordinati indipendentemente dalla struttura patrimoniale dell’emittente.