Atlantia festeggia il collocamento del suo primo bond retail con una domanda tre volte superiore all’offerta e ringrazia pubblicamente i risparmiatori per aver regalato ancora un po’ di soldi alla famiglia Benetton che controlla il gruppo che gestisce la rete Autostrade per l’Italia. Come? I conti sono presto fatti e la matematica non è un’opinione.

Il prestito obbligazionario Atlantia 7 anni offre un interesse lordo del 3,625% che, stante il prezzo di emissione a 99,59, rende il 3,70% lordo a scadenza (Obbligazioni Atlantia, fissati Prezzo a 99,59 e Tasso definitivo 3,703%).

Al netto delle imposte (20%) arriva al 2,96%, in linea con l’inflazione italiana, per cui già qui non ci si guadagnerebbe nulla e tanto varrebbe tenersi i soldi sul un conto deposito. Vero che si tratta di una società in buona salute e con i conti a posto, almeno per ora, ma non si poteva spuntare qualcosa di più sotto il piano dei rendimenti? Certo, sarebbe bastato fare un paragone con il titolo di stato di eguale durata e che gode dello stesso livello di rating (BBB+) per capire che le obbligazioni Atlantia sono state emesse a caro prezzo. Il Btp 4,25% con scadenza settembre 2019 rende infatti il 3,90%, quindi un pochino di più, a fronte anche di una cedola più generosa. Ma non solo. Al netto dell’imposizione fiscale (che per i titoli di stato è rimasta al 12,50%), il rendimento netto a scadenza è del 3,41% che evidenzia, a parità di rischio, un premio maggiore per l’investitore. Ma spesso – come osserva Paolo Berruti, analista indipendente a Lugano – i risparmiatori si fanno attirare dai consigli offerti dal funzionario di turno allo sportello della banca, obbligato nel 90% dei casi a proporre strumenti di investimento sicuri o che l’istituto per cui lavora ha interesse a collocare. Certo, uno potrebbe obiettare che comunque il tasso delle obbligazioni Atlantia è stato offerto prendendo a riferimento i rendimenti degli stessi titoli già emessi sul mercato.
Ma anche qui – spiega Berruti – bisogna fare una precisazione: i bond Atlantia che sono sul mercato sono destinati prevalentemente a investitori istituzionali, obbligati a inserirli nei loro portafogli o fondi d’investimento, per cui l’emittente ha maggiori possibilità di ottenere rendimenti inferiori. E’ diverso. All’investitore retail, che non ha questo obbligo, dovrebbe invece essere proposto uno sconto rispetto ai rendimenti del momento, come sarebbe accaduto probabilmente se Atlantia avesse accontentato tutte le richieste dei risparmiatori, senza chiudere in anticipo l’offerta riducendone l’ammontare a 750 milioni.

 

La crisi viaggia in autostrada, nei primi nove mesi del 2012 il traffico è calato del 7,5%

 

Analisi tecnica a parte, è opportuno qui far notare anche un altro aspetto fondamentale. Mai come quest’anno si è potuto assistere a un calo così vertiginoso del traffico sulle autostrade.  Stando ai dati forniti dall’Anas, il traffico sulla rete autostradale (e quindi anche sulle tratte gestite da Atlantia) è calato mediamente del 6,2% negli utlimi due anni, e dell’8-10% nel primo semestre del 2012 con un picco del 12% nel Centro-Sud. Questo è essenzialmente dovuto alla crisi in atto che è ormai strutturale e non più passeggera, ma anche al fatto che le famiglie si spostano meno in macchina e di più in treno. Si viaggia meno in generale, molto meno nei week end o durante i ponti, fascia per la quale Autostrade per l’Italia, il principale gestore italiano, ha rilevato una fortissima contrazione dei passaggi di autoveicoli ai caselli. Colpa del caro benzina, certo, ma anche del rincaro dei pedaggi (dovrebbero essere gratuiti come in Germania), delle assicurazioni e anche dei numerosissimi controlli (autovelox e tutor) che immancabilmente mietono automobilisti poco attenti ai limiti di velocità. La conferma arriva dai conti dei primi nove mesi di Atlantia che hanno evidenziato, sì una crescita dei ricavi di gruppo del 2,6%, ma anche una forte diminuzione del fatturato in Italia a causa del calo del traffico autostradale del 7,5%.

Ne ha risentito l’utile netto che è sceso dell’11%, a 766 milioni di euro.  Tutto ciò, senza considerare i costi di manutenzione e gestione della rete autostradale, sempre in aumento, che incidono sul bilancio al punto che diventerebbe difficile mantenere costante il livello di distribuzione dei dividendi per i soci di maggioranza senza risorse esterne aggiuntive. Come i bond retail. Meglio se a basso costo, fin che si può.