Titolo: IL PUNTO SULLE BANCHE
Ora: 21/02/2017 18:51
Testo:
MILANO (MF-DJ)--Il punto sulle principali partite bancarie:
UNICREDIT
Concluso venerdi' scorso il periodo utile per negoziare i diritti
dell'aumento di capitale da 13 miliardi di euro che servira' per
rafforzare la dotazione patrimoniale di Unicredit, il mercato attende ora
le prime risposte sulle scelte dei principali soci dell'istituto (per
l'esercizio dei diritti c'e' tempo fino a giovedi' 23 febbraio). Nella
compagine azionaria della banca guidata da Jean Pierre Mustier i
principali soggetti istituzionali sono Capital Research and Management
Company (6,725%), Aabar (5,042%) e Blackrock (4,825%), che ancora non
hanno sciolto le riserve sull'operazione. A proposito di Aabar: il
rappresentante in Cda del fondo sovrano di Abu Dhabi, Luca Cordero Di
Montezemolo, ieri ha reso noto di avere acquistato sul mercato 15 mila
diritti legati all'aumento. Nel dettaglio, il vice Presidente di Unicredit
ha comprato 6.000 diritti a 11,53 euro e ulteriori 9.000 a 11,25 euro, per
un prezzo medio di 11,362 euro e un investimento complessivo di 170.430
euro. Sempre ieri, la Fondazione Crt ha confermato l'impegno gia'
annunciato alla vigilia dell'operazione e ha reso noto di aver
sottoscritto l'aumento difendendo pertanto la propria quota dell'1,7%
detenuta nel capitale di Unicredit. Al rafforzamento patrimoniale
prendera' parte anche Allianz, che all'ultima assemblea ha depositato
azioni pari a poco piu' dell'1% della banca. La compagnia tedesca, secondo
quanto ha spiegato l'a.d. dell'investment management, Guenther Thallinger,
partecipera' all'operazione, benche' non sia al momento chiaro in che
misura cio' avverra'.
INTESA SANPAOLO
Venerdi' scorso, a margine di un convegno a Milano, il Presidente delle
Generali, Gabriele Galateri, aveva spiegato che la compagnia triestina
guarda a tutte le ipotesi di collaborazione industriale che si
presenteranno - purche' nel rispetto delle regole di governance, di
chiarezza e trasparenza del mercato - senza preclusioni di sorta neppure
nei confronti di Intesa Sanpaolo. Da diverse settimane, il Leone e'
oggetto di un 'case study' da parte di Ca' de Sass: benche' il presidente
della banca, Gian Maria Gros-Pietro, abbia detto che non c'e' alcuna
deadline prefissata, indiscrezioni giornalistiche riferiscono che entro
fine febbraio potrebbe essere recapitata ai vertici del gruppo
assicurativo una proposta concreta di combinazione industriale, per usare
una terminologia a cui e' ricorsa la stessa banca in un recente
comunicato. Il tira e molla a colpi di indiscrezioni prosegue comunque da
settimane senza che sul tavolo dell'a.d. Philippe Donnet venga portata in
modo esplicito un'offerta da parte dell'istituto guidato da Carlo Messina.
Indispettita dai rumors, lo scorso 23 gennaio la compagnia aveva accesso
un prestito titoli in chiave difensiva sul 3% di Intesa Sanpaolo: secondo
quanto prevede la legge Draghi, la prima societa' che dichiara al mercato
il possesso di almeno il 3% di una concorrente (si tratta della prima
soglia di rilevanza) sterilizza i diritti di voto di quest'ultima in caso
di acquisto titoli incrociati. Una barriera che puo' essere aggirata solo
attraverso un'Opa su almeno il 60% del capitale, che ai valori borsistici
attuali delle Generali corrisponde a poco meno di 13,7 miliardi di euro.
Venerdi' scorso, il Leone ha poi reso noto di aver acquistato il 3,04% di
Intesa Sanpaolo, partecipazione che ha provveduto a 'sterilizzare' con
opzioni che di fatto neutralizzano possibili rovesci in Borsa. La mossa
consente cosi' di smantellare il prestito titoli precedente, giudicato
troppo oneroso. Ieri era inoltre arrivata la comunicazione che la quota
complessiva detenuta nel capitale di Ca' de Sass e' del 4,492%
(comprensiva pero' dell'1,085% detenuto ancora in prestito, in attesa di
essere smantellato).
B.CARIGE
Il Cda di banca Carige ha deciso di proporre alla prossima assemblea di
bilancio due distinte azioni di responsabilita' nei confronti dei passati
vertici dell'istituto. La prima azione verra' intentata contro l'ex
Presidente, Giovanni Berneschi, mentre la seconda sara' contro il suo
successore alla presidenza, Cesare Castelbarco Albani e all'ex a.d., Piero
Montani. L'intento di effettuare un'azione di responsabilita' nei
confronti dei passati vertici era gia' emerso dalla lettura dell'OdG
dell'assemblea del prossimo 28 marzo, che la prevedeva al terzo punto in
discussione ("Autorizzazione all'azione di responsabilita' nei confronti
di precedenti amministratori"). Le delibere dell'odierno Consiglio hanno
stabilito il perimetro dell'azione.
BPVI - VENETO BANCA
Questa mattina la Banca Popolare di Vicenza ha riunito il Cda per una
nuova riunione interlocutoria, che dovrebbe essere replicata il prossimo
28 febbraio per la probabile approvazione del bilancio d'esercizio.
Proseguono nel frattempo le indiscrezioni sull'entita' dell'aumento di
capitale necessario per i due istituti veneti salvati sul filo di lana dal
Fondo Atlante. Non solo. Secondo indiscrezioni di stampa, lo Stato
potrebbe trovarsi ad avere la maggioranza nelle due banche, dato che per
ricapitalizzarle in vista dell'integrazione, da realizzare con l'ausilio
di una bad bank autonoma, il fabbisogno di capitale sarebbe cresciuto a
oltre 4 miliardi, se non quasi a cinque. Questa sarebbe la forchetta di
valori messa nero su bianco della bozza del piano di fusione recapitata
alla Bce a valle dei rispettivi consigli dall'a.d. dell'istituto berico
Fabrizio Viola e dall'a.d. della banca di Montebelluna Cristiano Carrus.
Troppo anche per le tasche di Atlante, i cui soci non hanno alcuna
intenzione di rimettere mano al portafoglio e ricapitalizzare il veicolo
di Quaestio. Proprio Viola, in un'intervista, ha ammesso che la
probabilita' dell'ingresso dello Stato e' elevata e che la misura
dell'intervento per ora non e' definita e dipendera' dall'interlocuzione
con la Bce e da quella tra Mef e Atlante. Quest'ultimo, azionista con il
99,33% di Vicenza e il 97,64% di Veneto Banca, come detto non dispone
della liquidita' necessaria per mantenere il controllo e sarebbe pertanto
condannato a una forte diluizione. Viola e Carrus avrebbero ricevuto il
mandato di avviare il negoziato con Francoforte sul percorso per approdare
alle nozze da concludere entro marzo, quando probabilmente la Vigilanza
europea dovrebbe restituire il progetto approvato ai due board. In ogni
caso, il focus del piano d'impresa sara' riportare le due banche alla
redditivita' e questo non potra' che passare attraverso una robusta
riduzione dei costi, che significa un taglio dei dipendenti e delle
filiali. Quello che e' chiaro e' che senza il successo della transazione
con i vecchi soci - l'asticella e' fissata ad almeno l'80% dei si' - non
ci sara' futuro per le due banche. I termini per l'adesione scadono il 15
marzo, ma possono essere prorogati. Per quanto riguarda Bpvi, ieri e'
stato collocata sul mercato una prima tranche dei 3 miliardi di euro di
bond che godono delle garanzie del Mef. In particolare, in un'operazione
gestita da Banca Imi e da Morgan Stanley, sono state vendute obbligazioni
per 1,25 miliardi di euro a fronte di richieste totali per 2,5 miliardi.
ofb/glm
MF-DJ NEWS
2118:51 feb 2017