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L'ADUNATA STUDENTESCA PER VOTARE "LIBERAMENTE" A FAVORE DELL'EURO [/paste:font]


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1. Che ne direste se, per un giorno, invece di studiare e cercare di accumulare conoscenze per capire cosa fare "nel" e "del" proprio futuro, gli studenti "delle scuole superiori" fossero convocati, e radunati, in massa abbastanza consistente, non si sa bene da chi e non si sa bene come, presso un teatro "per la tappa del progetto (approvato da quali autorità scolastiche e in base a quali criteri?) di alfabetizzazione economica “Young factor” promosso dall’Osservatorio permanente Giovani-editori guidato da Andrea Ceccherini?
E tutto per sentirsi dire che l'euro è bello e, anzi, è la loro unica salvezza, dal governatore della banca centrale francese; il quale, a rigore, parlava in rem propriam, cioè difendeva la sua veste e la sua funzione, essendo titolare di una banca centrale il cui ruolo è sostanzialmente ridotto, dentro l'eurozona, a essere componente del SEBC, coordinato dalla BCE.

1.1. Il governatore francese ha infatti detto le seguenti cose:
a) L’uscita dalla moneta unica inseguita dagli euroscettici, così come il protezionismo americano annunciato da Donald Trump, sono due “sirene” che rischiano di minare l’economia europea e di scardinare il modello sociale che finora ha fatto da argine alle disuguaglianze. Forte di questa convinzione, il governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, ha messo in guardia gli 800 studenti;
b) Alcuni critici in Italia e in Francia – ha detto Villeroy de Galhau – vorrebbero uscire dall’euro per aumentare il deficit senza essere imbrigliati dalle regole europee. un’utopia, perché il finanziamento del deficit costerebbe decisamente più caro fuori dalla moneta unica, se dovessimo tornare agli spread che c’erano prima dell’euro». Rimanere nell’euro, dunque, «continua a essere nel lungo periodo la nostra migliore protezione», anche se lo spread fra titoli di stato francesi e tedeschi «può temporaneamente risentire dell’incertezza politica;
c) un’incertezza che ora tocca soprattutto l’azione del nuovo presidente americano e che, per il governatore della Banca di Francia che ha risposto alle domande degli studenti parlando perlopiù in italiano, è «nemica della crescita»: «Ancora non sappiamo esattamente cosa intende fare Trump – ha detto – ma aggiungere incertezza a quella che già c’era prima della Brexit e delle elezioni americane non è una buona notizia per la crescita del mondo. Bisogna mantenere un’economia aperta perché il protezionismo nella storia è sempre stato nemico della crescita».

Alla fine, convinti da tante autorevoli informazioni, "inevitabilmente", "gli studenti..., al termine dell’incontro, in massa hanno alzato la mano a favore dell’euro" (...!!!).

2. Dunque: mentre nell'eurozona si verifica, ormai da decenni, quel "necessario" smantellamento del welfare, cioè del modello sociale previsto dalle Costituzioni europee (in prevalenza), in nome dell'euro, il governatore francese addossa curiosamente la responsabilità di tale disegno - espressamente perseguito, fin dalle enunciazioni di Einaudi nell'elogiare l'economia sociale di mercato di Erhard, (qui, p.9), proprio dalla costruzione europea, secondo quanto ammesso dallo stesso Prodi-, alla "uscita dalla moneta unica" (di chi?), che si deve ANCORA verificare, e al protezionismo SOLO ANNUNCIATO - e inesattamente definito tale- di Trump.
Ma non è un po' grossa come illogicità condita da diffusione preventiva di ansie nelle gggiovani menti innocenti?

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Da Prodi, per coerenza, ci aspetteremmo una qualche nota critica alla vulgata così disinvoltamente diffusa dal Villeroy.

3. Come pure, disinvolta, è l'informazione sulla questione degli "spread", che ci sarebbero stati prima degli euro.
Questi spread erano essenzialmente dovuti non alla politica sprecona di deficit spending di alcuno, in Italia almeno, ma, - tranne pochi anni tra il 1993 e il 1996 (cioè prima di rientrare nel sistema di cambi fissi europeo in vista dell'adesione all'euro)-, alle decisioni politiche lasciate ai banchieri centrali che, in Italia (dopo la Francia, con la legge "Rotschild" del 1973!)), ottenuto il divorzio e l'indipendenza, alzarono i tassi di interesse per poter rimanere agganciati al marco all'interno dello SME (anno di adesione, il 1978).
Ed è da questa fissità dei cambi, sempre voluta dall'€uropa federale e dell'economia sociale di mercato, che discendevano gli alti costi del deficit e del debito pubblico, che provocarono, da subito, un tale onere da indurre, nel 1984, la formazione di una commissione parlamentare di indagine sul debito pubblico dentro lo SME e a seguito del divorzio tesoro-Bankitalia.
Cfr; INDICATORI MACROECONOMICI DEGLI EFFETTI DELLA C€SSIONE DI SOVRANITA' SULL'ECONOMIA ITALIANA (Con ADDENDUM sull'economia di guerra per il lavoro).
3.1. E si veda, sul punto, lo studio pubblicato dal prof. Aldo Barba, La redistribuzione del reddito nell'Italia di Maastricht (Barba dimostra e conclude per una "redistribuzione al contrario", cioè dai poveri verso i ricchi, per effetto specifico e principale delle politiche delle banche centrali astrette dal vincolo €uropeo).


4. Villeroy, infine, ci dice che l'economia aperta, cioè il liberoscambismo, è amica della crescita.
Peccato che tale ulteriore vulgata, profusa a piene mani a degli studenti che non sono in grado di avere alcuna difesa critica, sia smentita dai dati sulla crescita mondiale, nelle varie aree del mondo, prima, - durante il regime di repressione finanziaria, cioè di limitazione alla libera circolazione dei capitali, nonché di esistenza di un diverso regime daziario, concordato a livello mondiale-, e dopo l'affermarsi dell'attuale indiscriminata apertura delle economie:
"Al riguardo, ci basterà rammentare i dati, nudi e crudi, che si offre Ha-Joon Chang, in "Bad Samaritans" (capitolo 1, "The real history of globalization", pagg.6-14).
Ebbene, già al tempo dei "misfatti" (liberoscambisti) dell'Impero inglese, - che, pur ammessi, non portano gli storici ad ammettere altrettanto la realtà economica conseguente e induce anzi a continuare a lodare gli effetti positivi "per tutti i paesi coinvolti" della globalizzazione "imperialista" dell'800-, l'Asia, che prima dei trattati aveva paesi al vertice dei PIL mondiali (tipicamente la Cina nella prima parte del secolo) crebbe solamente dello 0,4% all'anno tra il 1870 e il 1913.
L'Africa, il più vantato esempio di civilizzazione e progresso free-trade colonialista, crebbe, nello stesso periodo, dello 0,6%.
Europa e USA crebbero invece, rispettivamente, dell'1,3 e dell1,8% in media negli stessi anni. Notare che i paesi dell'America Latina, che nello stesso periodo recuperarono autonomia tariffaria e di politica economica, crebbero allo stesso livello degli USA! (Tralasciamo gli eventi susseguenti alla crisi del '29, quando i free-traders dominanti, abbandonarono il gold-standard e aumentarono sensibilmente le tariffe alle importazioni, prima nei settori dell'agricoltura e poi in generale nell'industria manifatturiera)
...Che accadde nel dopoguerra del 1945, quando si verificò il progressivo smantellamento del colonialismo e l'adozione degli Stati interventisti praticamente in tutto il mondo, sviluppato (e in ricostruzione) o in "via di sviluppo" (col tanto deprecato neo-protezionismo, da incentivazione pubblica all'industria nazionale e alla ricerca)?
Riassuntivamente: nei deprecati anni del protezionismo, rigettato come Satana dai vari governatori di tutte le banche centrali del mondo divenute indipendenti, in specie negli anni '60 e '70, i paesi in via di sviluppo che adottarono le "politiche "sbagliate" (appunto del protezionismo), crebbero del 3% in media all'anno: questo dato, sottolinea Chang, è il migliore che, tutt'ora, abbiano mai accumulato.
Ma gli stessi "paesi sviluppati" crebbero, negli stessi decenni, al ritmo di 3,2% medio all'anno.
...Poi intervengono le liberalizzazioni alla circolazione dei capitali e gli accordi tariffari: i paesi sviluppati, già negli anni '80 vedono la crescita media annuale abbattersi al 2,1%.
Anche questi facevano le riforme, e infatti gli effetti di deflazione e rallentamento della crescita si vedono (finanziarizzazione e redistribuzione verso l'alto del reddito crescono a scapito delle invecchiate democrazie sociali).
Ma le riforme più intense, sono imposte proprio ai paesi in via di sviluppo, tramite il solito FMI: è qui che si registra il calo della crescita più marcato.
I paesi emergenti, infatti, debitamente "riformati" e "aperti" nelle loro economie, vedono la crescita praticamente dimezzarsi dal 3% a circa la metà, negli anni '80-'90, cioè all'1,7 medio annuo.
Ma attenzione: la decrescita "infelice", cioè l'impoverimento neo-colonizzatore, sarebbero ancora più marcati se si escludessero Cina e India. Infatti, nota Chang, questi paesi si imposero progressivamente alla crescita, realizzando un 30% del prodotto globale dei paesi in via di sviluppo già nel 2000 (dal 12% degli anni '80): ma India e Cina rifiutarono il Washington Consensus e le "riforme" stile "golden straitjacket" tanto propugnate dal noto Thomas Friedman (che abbiamo già incontrato in questo specifico post)".
5. In conclusione: perché far interferire sulla libera formazione delle conoscenze di giovani studenti le "lievi imprecisioni" dette da un banchiere centrale non italiano, e per di più, senza alcun contraddittorio e indicazione di fonti di riscontro di tali "allegre" affermazioni?
Per farli votare poi liberamente a favore dell'euro, per acclamazione e per alzata di mano?
Idraulicamente, inutile dirlo: il voto, una volta, era "libero e segreto" secondo l'art.48 della nostra Costituzione: procedere in questo modo, sulle giovani menti di studenti che presto dovranno votare, è gravemente diseducativo e danneggia in modo diretto il senso della legalità costituzionale.

Pubblicato da Quarantotto a 09:31 13 commenti: Link a questo
 

mototopo

Forumer storico
mercoledì 8 febbraio 2017
FINANZA "CATTIVA"? NO, D€SOVRANIZZAZIONE MONETARIA UB€R ALLES [/paste:font]


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1. Abbiamo visto come la "costituzione materiale europea", rivelando ancor più un'intrinseca natura totalitaria nella presente fase di crisi, confermi il suo carattere ordoliberista e i suoi naturali esiti.
Al riguardo vi offro dei sintetici riscontri (segnalati da amici su twitter), di come, fuori dall'Italia, questo tipo di analisi sia svolto molto più consapevolmente ed esplicitamente, confermando come questi esiti totalitari assumano, da noi, il tratto di una vera e propria censura culturale (la suggestione è quella della "terza via" (v.p.6), che serve a legittimare quella assunzione "a sinistra" di un modello sociale che, lo stesso Roepke, chiarisce non essere affatto diverso dal neo-liberismo in sè e dalla sue strategie di soppressione dello Stato democratico-sostanziale, cioè quello "sociale", tipicamente delineato nei principi fondamentali e inderogabili della nostra Costituzione):
Werner Bonefeld-York | University of York - Academia.edu (estratto da Werner Bonefeld, studioso presumibilmente tedesco presso l'Università di York)

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https://www.ineteconomics.org/uploads/papers/WP23-Mirowski.pdf (é un estratto da Mirowsky, a noi già noto)
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Dando per scontato che taluni avranno bisogno della traduzione, la lascio a qualche volenteroso affinchè la inserisca nei commenti (e poi sarà successivamente incorporata nel post).

2. Ora questo "biopotere antidemocratico" - come tale modificativo/evolutivo o, addirittura, "purificatore", della stessa natura umana, e "con ogni mezzo", quindi fortemente costruttivista e dunque naturalmente incline all'autoritarismo- mira ontologicamente a "screditare" lo Stato, reinventando un "significato" nuovo, - ma niente affatto inedito- nell'intera €uropa, della democrazia.
Sempre collegandoci al post di premessa citato al punto 1, (la cui rilettura diamo per acquisita), siamo di fronte ad un biopotere che si impernia sulla esplicita teorizzazione dei mercati come detentori della sovranità "effettiva", appunto, per via del potere di dichiarare lo stato di eccezione (e non a caso qui emerge il collegamento con Carl Schmitt e la sua contro-teologia politica, tipica del liberalismo di governo che non può curarsi di dover validare le sue assurde e strumentali teorie economiche), conferitogli in molti modi dalle norme appositamente "oscure" dei trattati.
Tuttavia, i mercati - assunti in modo impersonale e "categoriale" - ma in realtà, come ci insegna Galbraith (pp.4-5), posseduti da una ristretta oligarchia- assumono il potere di dichiarare lo "stato di eccezione" in quanto vi sia una cornice istituzionale che glielo consente. Ed è questa la funzione dei trattati che fondano la "costruzione europea" nel suo insieme e fin dalle origini.

3. Sappiamo peraltro che per poter pienamente realizzare la ridislocazione della sovranità nei mercati (del relativo "ordine sovranazionale"), l'istituzionalizzazione passa per la ri-appropriazione dello strumento essenziale della stessa sovranità democratica: la moneta.
In molti evidenziano il dominio della "finanza cattiva" in chiave non solo globale ma, più che in ogni altra area geo-economica, nell'eurozona.

3.1. Ma questo richiamo rischia di essere generico e, specialmente, mal compreso dall'opinione di massa, se non lo si lega all'attacco alla sovranità monetaria degli Stati democratici - cioè "solo" quelli sociali, essendo una finzione (qui, p.14.1.) la formula oligarchica del metodo elettorale nelle democrazie "liberali"-, come momento decisivo di vera e propria, definitiva, "presa del potere".
La moneta fiduciaria a emissione sovrana e nazionale è, infatti, la linfa vitale che consente di perseguire liberamente, e cioè in autonomia sovrana, i fini che caratterizzano effettivamente la democrazia, ed è quindi, come ormai emerge con chiarezza assoluta, il contenuto pregiudiziale essenziale di ogni sovranità.

4. Dunque, la sottoposizione degli Stati a sovranità (democratica: non fa mai male ripeterlo) ai mercati passa per la moneta e questo obiettivo è realizzato mediante la c.d. finanziarizzazione dell'intero assetto sociale.
Sul piano istituzionale, cioè delle regole supreme imposte alle comunità politiche statali, ciò passa per la sottrazione della sovranità monetaria che significa, anzitutto, convertire lo Stato - e il suo intero substrato sociale-popolare- in un soggetto debitore di diritto comune.
Dunque, quando si teorizza il "vincolo esterno", e lo si elogia come soluzione salvifica dettata da trattati internazionali, si vuole, in realtà, partendo dal pretesto della "lotta all'inflazione", richiamare l'assoggettamento ai mercati, prima di tutto, finanziari privati.
Lo schema è relativamente antico e risale alle radici dell'evo "moderno".
Ma lo ritroviamo puntualmente svolto dapprima nell'idea dei cambi fissi e della banca centrale indipendente, legata al sistema dello SME e, poi, perfezionato, nell'euro.
Queste sono le basi, secoli fa, come oggi, della demolizione delle sovranità democratiche e dello stesso benessere sociale.

5. Per realizzare politicamente una così radicale trasmutazione delle prospettive di libertà (effettiva, condivisa da tutti i consociati) e di crescita generale, insite nelle democrazie, occorre una forte propaganda "morale", una giustificazione "etica" che travolga, come teorizza il richiamato Schmitt, ogni resistenza democratica e ogni percezione del proprio interesse della classi sociali danneggiate.
La de-sovranizzazione della moneta svolge egregiamente questo compito ma deve essere accompagnata da questo condizionamento totalitario culturale e accademico.
Ed è, questa, la caratteristica fondante di ogni ordinamento "liberale", in cui l'estrema libertà "da", difesa ad oltranza come limite alla indeterminata "tirannia", diviene in concreto "libertà di" pochi, pochissimi nello schema ideale, cioè "di" togliere la libertà a tutti gli altri e di reclamare tale prerogativa come "diritto" (di paradossale "libertà") in questa cornice morale travolgente.

6. Ce ne dà un primo riscontro lo stesso Ropespierre che, al di là della valutazione della sua controversa figura storica, nondimeno, incarna la vena democratica dell'illuminismo, che recedette, in ultima analisi, di fronte alla "sostituzione" (v. p.4) che la classe borghese liberale volle fare di se stessa alla vecchia aristocrazia.

Ecco come Robespierre, in uno scritto del 1793, tratto (pag.345) da suoi "taccuini privati", ci rende conto della "impossibilità" della democrazia allorché prevalga l'ordine liberale dei mercati attraverso la sua morale istituzionalizzata (per via mediatico-culturale, cioè anzitutto "propagandistica", come nel caso della costruzione europea):
"Qual è il nostro scopo?
Imporre la costituzione a beneficio del popolo.
Chi saranno i nostri probabili oppositori?
I ricchi e i corrotti.
Quali metodi impiegheranno?
La calunnia e l'ipocrisia.
Quali fattori li incoraggeranno a ricorrere a questi mezzi?
L'ignoranza della gente comune.
Quando il popolo riceverà un'istruzione?

Quando avrà abbastanza da mangiare e i ricchi e il governo smetteranno di pagare lingue e penne infide per ingannarlo; quando i loro interessi si identificheranno con quelli del popolo.
Quando accadrà?
Mai".

7. In effetti, tale identificazione è, per definizione, impossibile; nessuno si auto-priva del potere che costruisce attraverso il controllo economico e quello mediatico-culturale, a meno che una forza esterna più grande non lo induca a far ciò. Una prospettiva rara, nella Storia, e che, in Italia, si realizza episodicamente con l'unità nazionale confluita nell'Assemblea Costituente.

Ma lo sviluppo normale delle società capitalistiche è nel senso di controllare i media e la cultura e di far risultare "naturale" la privazione della sovranità monetaria nell'ordinamento democratico, col consenso "proiettivo-identificativo" della masse condizionate: e abbiamo altresì visto come proprio questo sia il tratto distintivo del paradosso €uropeo.

8. L'euro, dunque, quale perfezionamento istituzionalizzato del sistema di assoggettamento finanziario dei popoli ex-sovrani, resi debitori di massa verso oligarchi finanziari che controllano gli Stati da un livello sovranazionale, si mantiene in vita, contro ogni logica elementare, proprio sulla forza istituzionalizzata di questo vincolo morale manipolatorio.
L'effetto del "mai" pronunciato da Robespierre può scorgersi, in tutta la sua valenza profetica, rispetto agli effetti estremi (ma non isolati) della privazione della sovranità monetaria in Grecia:
"Il debitore ha concluso un contratto con il creditore e si è impegnato nel senso che, se non dovesse restituire il dovuto, darà in sostituzione qualcos'altro che possiede, qualcosa su cui ha il controllo, per esempio, il suo corpo, sua moglie, la sua libertà...
Chiariamo la logica di tale forma di compensazione: è alquanto singolare.
Un'equivalenza è stabilita dall'atto del ricevere del creditore, in luogo di una letterale compensazione (monetaria ndr.) per qualsiasi danno (da inadempimento) (così, al posto del denaro, terra, possedimenti di ogni tipo): un vantaggio apprezzabile nella forma di un tipo di piacere - il piacere di essere autorizzato a dar liberamente sgofo al suo potere sopra chi ne sia totalmente privo, il piacere voluttuoso "di fare il male per il piacere di farlo", il godimento del violentare...Nel "punire" il debitore, il creditore partecipa del diritto (illimitato) dei padroni...La compensazione, allora, consiste in una garanzia "di" e in una legittimazione "a" la crudeltà"

(Corey Robin 2015, sulla Grecia).

9. Dunque, la finanza privata prende il potere avendo come "leva" quella di innalzarsi a creditore degli Stati, cioè dei popoli che, attraverso il loro assoggettamento al potere di imposizione fiscale degli Stati-debitori, sono i garanti, "fino all'ultimo cent" della restituzione del debito contratto dalla politica, controllata dagli oligarchi finanziari; e ciò allorchè la "classe politica" (chissà perché...) si induca a istituzionalizzare la de-sovranizzazione o de-nazionalizzazione della moneta.
La pervasività della finanziarizzazione, dunque, è l'effetto della privatizzazione della finanza pubblica, intesa, appunto, come privatizzazione istituzionale dei metodi e delle fonti con cui lo Stato, alla stregua di un qualsiasi "affarista", si procura i mezzi finanziari per i suoi fini: quindi, autocostringendosi a ricorrere ai mercati, anziché utilizzando la sovranità monetaria e le leve del suo intervento economico per favorire attivamente lo sviluppo in piena occupazione.

10. Non è, dunque, la "finanziarizzazione" un dominio che si afferma tramite strumenti come i "derivati" o "la cartolarizzazione" (finanziaria) della dismissione massiccia dei beni pubblici di ogni tipo: questi sono soltanto effetti e corollari del fenomeno principale di desovranizzazione statale.
Ogni privatizzazione, ogni emergenza dei mercati che "scoppiano" sotto il peso delle loro scommesse sugli esiti futuri dell'assolvimento di "debiti" (generando poi il "welfare bancario" di soccorso con i soldi dei contribuenti), presuppone che il "debito", verso il sistema bancario privato stesso sia, anzitutto, imposto come metodo esclusivo di finanziamento dello Stato, accoppiato al divieto, tipico dell'ordinamento €uropeo, a carico degli istituti emittenti la moneta, di acquistare direttamente titoli del debito pubblico o comunque di fare anticipazioni monetarizzate di credito agli Stati e ad ogni forma di ente pubblico (art.123 TFUE, grund-norm, in tal senso della desovranizzazione istituzionalizzata a favore dei mercati sovranazionali finanziari).

11. Una volta reso lo Stato, e quindi la finanza pubblica, come un settore dipendente dal credito bancario, basato sulla "elargizione della fiducia", il costo collettivo che ne deriva è tale che lo Stato perde i suoi connotati democratici e l'attitudine a perseguire i relativi fini (quand'anche costituzionalizzati): il conseguente e intenzionale paragidma deflattivo (stabilità dei prezzi e monetaria, enunciati come fini caratterizzanti dell'UE nell'altra grund-norm dei trattati, l'art.3, par. 3 del TUE, qui punto B), conduce alla svalutazione salariale (reale) come politica principale che si realizza mediante un elevato livello di disoccupazione strutturale, e queste ultime caratteristiche strutturali istituzionalizzate, danno inevitabilmente luogo alla generalizzazione ed all'aggravarsi della situazione di indebitamento di tutti i consociati.
Tutti divengono debitori e tutti i cittadini, sono asserviti alla "legittimazione alla crudeltà" dei padroni finanziari del credito.
Il precedente risparmio collettivamente accumulato (in regime democratico) da tutti i cittadini, diviene il patrimonio escutibile, da parte di questi padroni privati, come garanzia della restituzione del debito comunque e da chiunque contratto, a seguito dell'esplosione del ricorso al credito privato, assurto a necessità di "sussistenza", a cominciare da quella dello stesso Stato.
E abbiamo perciò, inscindibilmente legata all'euro e alla desovranizzazione della moneta, l'Unione bancaria.
Di cui abbiamo a lungo parlato.
Spero di aver fornito un quadro sufficientemente chiaro della questione...




Pubblicato da Quarantotto a 13:14 10 commenti: Link a questo post
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mototopo

Forumer storico
nn c'e' da pagare 380 kukki alla bce....i saldi di target hanno funzionamenti complessi.,,e assai diversi da cio' che si puo conoscere dall esterno,,,,in essi ad esempio , ci sono parte dei titoli del q.e.........
 

mototopo

Forumer storico
la paragono alla berzelletta della motovedetta dei carabinieri,si arma di segnale luminoso xche vede una grossa luce venirgli contro,,,e con l alfabeto morse intima,,,,,,,questa e' la motovedetta dei carabnieri,,,cambitate rotta,,,,,,,, risposta; cambiatela voi,,,,,,,,, sono il maresciallo calogero della motovedetta dei carabinieri, se nn cambiate la rotta, apriamo il fuoco....... a sto punto ,cambia la risposta; son mario, il guardiano del faro,, fate un po quello che cazzo volete...
 

aquilarealeatapple

Forumer attivo
il nodo nasce dal fatto che : cosa ci fanno il governo e la banca d'italia , con la sovranità della valuta , con la gestione della stampa delle banconote atte al commercio che le persone usano per gli scambi ? Tornano a fare le schifezze cui ci avevano abituato prima ? Appropriandosi poco a poco dei cardini ? Hanno i governanti forse rinunciato a qualche loro privilegio a favore dei cittadini italiani disagiati ? Si sono tagliati i loro salari da 5.000 - 30.000 euro .. e più al mese portandoli a 2.000 euro ridistribuendo in modo equo per tutti il rimanente ? Hanno abbassato la tassazione dal 55% - 70% portandola ad un umile 10% - 15% lasciando vivere il lavoratore delle proprie fatiche ? Oppure hanno accelerato la disgregazione sociale con queste facili regole di immigrazione clandestina ? Tutelando i ladri che entrano nelle case rimborsandoli in caso di lesioni o ferite e non tutelando i " proprietari " delle case violate che stavano difendendo la loro intimità ? Se chi dirige il baraccone non si assume le proprie responsabilità facendo rispettare sani principi ai tutti , salari equiparati per tutti , orari di lavoro equiparati per tutti .. ? allora la domanda diviene : sono meritevoli i governanti di stare dove stanno e di percepire ciò che percepiscono ? Le domande che ci si deve porre , vanno poste .. inutile nascondere o nascondersi , ormai non serve più ...
 
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mototopo

Forumer storico
    1. :
      7.571
    1. posted by Fabio Lugano
      ANCORA SUL TARGET 2 : PERCHE’ PERFINO I TEDESCHI AFFERMANO CHE NON E’ UN PROBLEMA ….





      I recenti articoli sul Target2, il sistema di compensazione dei movimenti finanziari interno a BCE, hanno portato una viva discussione sul tema, dimostrando quanta sete di conoscenza vi sia , e quanta anche pervicace ignoranza o malafede.

      Target2 non è altro che una camera ci compensazione, clearing room, messa in atto da parte della BCE per il sistema euro con l’accesso anche da parte di alcuni paesi extra euro , ma di possibile prossima entrata. Attenzione che non è l’unica clearing room: infatti esiste una sua equivalente a Londra, e quindi esistono diverse clearing house private, tanto che esiste la EACH, l’associazione delle clearing house europee…..

      Fatta questa premessa, la clearing house, o stanza di compensazione, non è altro che un luogo dove vengono compensate la transazioni finanziarie fra i singoli istituti, dove i crediti ed i debiti vengono compensati. Il fatto che questi , appunto, vengano compensati significa che , successivamente , non sussistono più livello interbancario.

      Vorrei essere chiaro: se domani scomparisse Target2, non cambierebbe ASSOLUTAMENTE NULLA. Le banche utilizzerebbero , se non in presenza di conti di corrispondenza diretta, altre camere di compensazione. Anzi, vista la confusione che Target2 viene a creare per i motivi che vedremo dopo, sarebbe veramente un’ottima decisione la sua cancellazione, perchè si cancellerebbe in una sola volta tutto quel marasma di caos informativo che la sua esistenza genera.

      Target2 funziona così: se una banca di una nazione euro deve trasferire ad un’altra del denaro, invece che farlo direttamente, passa tramite la propria banca centrale, che poi accredita/addebita il conto sulla reltiva banca centrale del paese ricevente.

      Facciamo un esempio pratico: se un italiano con il conto presso, ad esempio, Banca Intesa , vuole aprire un conto anche presso de DB, trasferirà dei soldi a quella banca. Avremo , a questo punto, che Intesa:

    2. addebiterà il proprio conto verso il cliente
    3. accrediterà il proprio conto target 2 presso Banca d’Italia,
    4. Banca d’Italia contabilizzerà questo come un debito verso la Bundesbank tedesca.
    5. Bundesbank vedrà un accredito verso Banca d’Italia, e trasferirà quindi il corrispondente sul conto della DB
    6. Se Banca d’Italia e Bundesbank chiudessero i saldi non vi sarebbe saldo di target2 . Invece il sistema prevede che i saldi rimangano aperti (per capire , che invece che un pagamento da una all’altra rimanga un credito aperto su Bundesbank ed un debito aperto su Banca d’Italia) . Del resto fanno parte della stessa organizzazione… un po’ come due filiali della stessa ditta.

      Al termine dell’operazione abbiamo un debito verso la Germania ? NO, l’esatto contrario: un italiano avrà UN CREDITO verso la DB, banca tedesca, tramite l’apertura di un Conto Corrente.

      In generale:

    7. Ogni movimento monetario , qualsiasi sia la causa, da Italia a Germania, genera un saldo negativo di Target2 della Banca d’Italia verso la Bundesbank QUALSIASI NE SIA L’ORIGINE.
    8. Ogni movimento monetario, qualsiasi ne sia la causa, da Germania ad Italia, genera un saldo positivo di Target2 della Banca d’Italia verso la Bundesbank, QUALSIASI NE SIA L’ORIGINE.
    Il fattore essenziale da capire è il “QUALSIASI NE SIA L’ORIGINE”. Facciamo un altro esempio: la ditta italiana A acquista dalla ditta tedesca B un macchinario da 1 milione di euro. Se la ditta A paga la ditta B dal proprio conto italiano avremo un saldo Target2 negativo. la cui causa è un movimento nelle partite correnti (cioè un’esportazione dall’Italia alla Germania). Il Target 2 acquista un saldo negativo di 1 milione per il movimento di denaro dovuto al pagamento. Un debito italiano verso una ditta tedesca viene cancellato.

    Vediamo il caso in cui la ditta A italiana faccia un prestito per 1 milione di euro alla ditta B tedesca. Avremo un movimento di un milione di euro , con saldo negativo del Target 2 della Banca d’Italia verso la Bundesbank, dovuto ad un movimento di bilancia dei pagamenti. Al termine dell’operazione però avremo che la ditta A italiana avrà un credito verso la ditta B tedesca.

    Quindi il Target 2 viene ad essere un indice dei movimento monetari di un sistema rispetto all’altro. Se questi movimenti fossero generati solo da privati avremmo:
    • transazioni generati di bilancia commerciale (import /export)
    • transazioni per movimenti finanziari (prestiti- investimenti)
    (Per la precisione ci sono anche le rimesse dei migranti etc, ma non sono rilevanti nel nostri discorso).

    Ora se il saldo negativo di Target2 è dovuto a partite di bilancia commerciale, potete anche capire che esiste un problema di squilibri industriali di un sistema rispetto ad un altro, da correggere con politiche industriali, correzioni della domanda etc etc, o , semplicemente, se sono strutturali, con l’uscita e la svalutazione delle moneta in modo da riportare in equilibrio i sistemi economici.

    Se il saldo negativo di target2 è dovuto ad un saldo della bilancia dei pagamenti , cioè a transazioni finanziarie, attenzione perchè AVREMO CHE IL SISTEMA CHE RICEVE I FLUSSI E’ DEBITORE VERSO QUELLO CHE LI HA INVIATI, OPPURE CHE ESISTONO INVESTIMENTI DELL?INVIANTE NEL RICEVENTE:

    Nel 2015 esisteva un disavanzo commerciale di 10 miliardi dell’Italia verso la Germania, nell’ambito di un nostro avanzo commerciale complessivo. Questo, in un sistema di cambi liberi, avrebbe portato ad un riaggiustamento del cambio fra Lira e Marco. Siccome non può accadere, resta il saldo.

    Però il grosso dei saldi negativi di target 2 NON è dovuto alla bilancia commerciale, ma a quella dei pagamenti. Quindi NON sono debiti dell’Italia verso la Germania, ma dovrebbe essere l’esatto contrario.

    Su questa situazione non chiara si innesta poi il discorso QE e APP fatto dalla Banca centrale Europea. famosi 80 miliardi al mese di titoli acquistati dalla Banca centrale europea per tenere i tassi bassi.

    Ora questi fondi non vengono generati dalla BCE a Francoforte, ma forniti pro quota dalla banche centrali nazionali, in base alla propria partecipazione alla BCE. BI ha una partecipazione del 12,34%, e quindi fornisce questa quantità di fondi al programma QE. I titoli però NON sono titoli Italiani, se non in piccola parte, anche perchè il programma di titoli pubblici acquistabili prevede l’acceso per POCHISSIME REALTA’ ITALIANE ed invece per moltissime tedesche e francesi (su questo ennesimo caso di fesseria italiana e di furbizia transalpina farò un articolo a parte, se ne avrò tempo e voglia…) i cui titoli sono acquistabili sulle borse di Francoforte , Parigi, etc.. Quindi cosa accade :
    • Banca d’Italia creare le risorse finanziarie;
    • Le risorse vengono trasferite in Germania per acquistare titoli sul mercato di Francoforte;
    • Il trasferimento genera un saldo negativo di Target2, ma a contropartita di titoli tedeschi, o commerciati a Francoforte posseduti dalla BCE e quindi, pro quota, dalla Banca d’Italia.
    Draghi ha posto in luce come il peggioramento del saldo Banca d’Italia, Deutsche Bank sia da leggere nell’ottica di questa transazioni. Ora se io posseggo un’obbligazione emessa dalle ferrovie tedesche chi è il debitore, Io o la Germania ?

    Infatti il problema in caso di Euroexit sarebbe più per il paese a saldo positivo , che per quello a saldo negativo, e questo lo ha capito bene , ad esempio, De Grauwe, che ne ha anche predisposta una soluzione interessante che, se ne avrò voglia , vi presenterò in seguito.



    Grazie per i volenterosi che son arrivati sino a questo punto
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Attacco alle banche, per commissariare l’Italia entro il 2017
Scritto il 13/2/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi


La Germania tenta il colpo grosso: commissariare l’Italia entro il 2017. Come? Imponendo alle banche di disporre di capitali aggiuntivi (che non possiedono) per poter garantire i titoli di Stato, cioè la linfa del bilancio. Dall’europarlamento di Bruxelles, Marco Zanni denuncia una grave minaccia di cui nessuno ha ancora parlato: il tentativo di commissariamento di Roma entro il 2017 da parte della Germania, nascosto in un emendamento all’articolo 507 del Regolamento sui requisiti patrimoniali delle banche. «È necessario diffondere il più possibile questa nuova minaccia, ancora una volta nascosta nelle pieghe di una incomprensibile burocrazia nata specificamente per mascherare ai cittadini le tecniche di controllo delle democrazie del sud Europa», afferma Claudio Messora su “ByoBlu”. «Di fatto è un tentativo che denunciammo già dal 2014 – dice Zanni – da quando ho iniziato ad occuparmi di regolazione bancaria a livello europeo e di tutto quel pacchetto regolamentare che noi in Italia – purtroppo a nostro discapito – abbiamo imparato a conoscere bene e che cade sotto il nome di “Unione Bancaria” o “Banking Union”». Unione Bancaria, ovvero quell’insieme di regole, per le banche dell’Eurozona, che si basa principalmente su tre pilastri: supervisione unica, “risoluzione del rischio” e assicurazione sui depositi.
La supervisione unica delle grandi banche all’interno dell’Eurozona è affidata al “Single Supervisory Mechanism”, cioè «quel braccio della Bce che deve supervisionare la corretta applicazione delle regole e la corretta patrimonializzazione delle banche». Famigerato, poi il “Meccanismo di Risoluzione Unico”, «di cui fa parte la famosa regola del bail-in», di ci hanno fatto le spese i correntisti delle banche di Arezzo, Ferrara, Chieti. Manca ancora il “terzo pilastro”, cioè «un’assicurazione comune sui depositi di tutte le banche che cadono sotto questo cappello». Cosa sta accadendo dal 2014, da quando questo sistema sta entrando in vigore? «Queste regole sono state plasmate per distruggere il sistema bancario italiano e spingere il nostro paese a dover richiedere aiuto a istituzioni europee che – purtroppo – abbiamo imparato a conoscere bene», afferma Zanni. L’europarlamentare denuncia l’Omt della Bce: l’Outright Monetary Transactions è «la traduzione pratica di quel “whatever it takes” detto fin dal 2012 da Mario Draghi, cioè il fatto che la Bce farà di tutto per salvare l’euro». In più, incombe la richiesta di ricorrere all’“aiuto” del Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità, già denunciato (anche da Messora) «per la sua struttura criminale», che oggi «diventa una possibilità concreta per “mettere in sicurezza” il sistema bancario».
«Quest’attacco all’Italia – continua Zanni – è partito attraverso questo insieme di regole che si chiama “Unione Bancaria”. E poche settimane fa è stato fatto un passettino in avanti per affossare ancora di più il sistema bancario italiano, per attaccare i titoli del nostro debito pubblico e costringere inevitabilmente il governo italiano a intraprendere due strade, che portano entrambe inevitabilmente al commissariamento da parte della Troika». Secondo Zanni, ci aspettano «l’attacco, la speculazione sul debito pubblico e quindi la richiesta di Omt, con conseguente arrivo della Troika», o in alternativa «il collasso inevitabile del sistema bancario italiano, con la richiesta di ricapitalizzazione del sistema tramite il Mes, quindi le condizionalità annesse e infine l’arrivo della Troika». Allarme rosso, per l’europarlamentare ex grillino: «Questo è quello che sta succedendo oggi all’interno delle istituzioni europee, nel più totale silenzio dei nostri media». Stampa e televisione «di questo non parlano, preferiscono disquisire di una fasulla diatriba tra Roma e Bruxelles sullo 0,2% del Pil, su questa manovra correttiva da 3-4 miliardi di euro. Qui invece sono in gioco decine di miliardi di euro».
La Germania tenta il colpo grosso: commissariare l’Italia entro il 2017. Come? Imponendo alle banche di disporre di capitali aggiuntivi (che non possiedono) per poter garantire i titoli di Stato, cioè la linfa del bilancio. Dall’europarlamento di Bruxelles, Marco Zanni denuncia una grave minaccia di cui nessuno ha ancora parlato: il tentativo di commissariamento di Roma entro il 2017 da parte della Germania, nascosto in un emendamento all’articolo 507 del Regolamento sui requisiti patrimoniali delle banche. «È necessario diffondere il più possibile questa nuova minaccia, ancora una volta nascosta nelle pieghe di una incomprensibile burocrazia nata specificamente per mascherare ai cittadini le tecniche di controllo delle democrazie del sud Europa», afferma Claudio Messora su “ByoBlu”. «Di fatto è un tentativo che denunciammo già dal 2014 – dice Zanni – da quando ho iniziato ad occuparmi di regolazione bancaria a livello europeo e di tutto quel pacchetto regolamentare che noi in Italia – purtroppo a nostro discapito – abbiamo imparato a conoscere bene e che cade sotto il nome di “Unione Bancaria” o “Banking Union”». Unione Bancaria, ovvero quell’insieme di regole, per le banche dell’Eurozona, che si basa principalmente su tre pilastri: supervisione unica, “risoluzione del rischio” e assicurazione sui depositi.

La supervisione unica delle grandi banche all’interno dell’Eurozona è affidata al “Single Supervisory Mechanism”, cioè «quel braccio della Bce che deve supervisionare la corretta applicazione delle regole e la corretta patrimonializzazione delle banche». Famigerato, poi il “Meccanismo di Risoluzione Unico”, «di cui fa parte la famosa regola del bail-in», di ci hanno fatto le spese i correntisti delle banche di Arezzo, Ferrara, Chieti. Manca ancora il “terzo pilastro”, cioè «un’assicurazione comune sui depositi di tutte le banche che cadono sotto questo cappello». Cosa sta accadendo dal 2014, da quando questo sistema sta entrando in vigore? «Queste regole sono state plasmate per distruggere il sistema bancario italiano e spingere il nostro paese a dover richiedere aiuto a istituzioni europee che – purtroppo – abbiamo imparato a conoscere bene», afferma Zanni. L’europarlamentare denuncia l’Omt della Bce: l’Outright Monetary Transactions è «la traduzione pratica di quel “whatever it takes” detto fin dal 2012 da Mario Draghi, cioè il fatto che la Bce farà di tutto per salvare l’euro». In più, incombe la richiesta di ricorrere all’“aiuto” del Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità, già denunciato (anche da Messora) «per la sua struttura criminale», che oggi «diventa una possibilità concreta per “mettere in sicurezza” il sistema bancario».

«Quest’attacco all’Italia – continua Zanni – è partito attraverso questo insieme di regole che si chiama “Unione Bancaria”. E poche settimane fa è stato fatto un passettino in avanti per affossare ancora di più il sistema bancario italiano, per attaccare i titoli del nostro debito pubblico e costringere inevitabilmente il governo italiano a intraprendere due strade, che portano entrambe inevitabilmente al commissariamento da parte della Troika». Secondo Zanni, ci aspettano «l’attacco, la speculazione sul debito pubblico e quindi la richiesta di Omt, con conseguente arrivo della Troika», o in alternativa «il collasso inevitabile del sistema bancario italiano, con la richiesta di ricapitalizzazione del sistema tramite il Mes, quindi le condizionalità annesse e infine l’arrivo della Troika». Allarme rosso, per l’europarlamentare ex grillino: «Questo è quello che sta succedendo oggi all’interno delle istituzioni europee, nel più totale silenzio dei nostri media». Stampa e televisione «di questo non parlano, preferiscono disquisire di una fasulla diatriba tra Roma e Bruxelles sullo 0,2% del Pil, su questa manovra correttiva da 3-4 miliardi di euro. Qui invece sono in gioco decine di miliardi di euro».

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