Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo (3 lettori)

mototopo

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Gustinicchi
LUPI IL FISCALISTA E I VERI DATI DELL’EVASIONE

Oggi ad Omnibus LA7 il fiscalista Raffaello Lupi racconta la verità sulla bufala dell’evasione:

“quella degli evasori è una colossale bufala poiché paghi il 22% sugli acquisti al supermercato, paghi tasse su benzina, energia elettrica e riscaldamento….SOLO SE VIVI IN UN CARTONE E ROVISTI NEI CASSONETTI ALLORA NON PAGHI NULLA….già così paghi molto di più di quanto raccoglie lo stato con imposte dirette”

E questo è quasi VERO,



Tab 1: fonte blog Mostacci

200 MILIARDI è la raccolta per il tramite di IVA e altre imposte indirette, 245 con quelle dirette (a parte i 340 miliardi di inps)!



Ma Lupi va oltre:

“I 14 miliardi che l’agenzia dichiara di aver recuperato sono così composti:

  • 7 miliardi è il dichiarato non versato;
  • 2 o 3 è VALUTAZIONE INTERPRETATIVA, ossia Apple per me devi darmi X denaro per questo e quest’altro motivo;
  • di nero vero c’è ne sono solo 2-3….
dato che la sola Guardia Di Finanza ne costa 3 all’anno, in prativa essa si autiopaga mentre l’utilità per i conti pubblici della lotta all’evasione è nulla”

Lungi da noi sostenere che GDF non serva, anzi! Però bisogna che i media le cose le raccontino per come sono, una propaganda di stato per giustificare l’altissima tassazione italiana e per coprire i veri problemi italiani: Euro e UE (che costa infinitamente di più all’Italia dell’evasione fiscale (sia per la contribuzione diretta, sia per la deindustrializzazione in atto)!

Ad maiora.
 

mototopo

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Trovato morto il direttore di Wikileaks
ottobre 24, 2016 1 commento

USA Politics Today 24 ottobre 2016
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La scia di morti di Hillary si allunga di continuo: il direttore di Wikileaks e mentore di Assange, Gavin MacFadyen, trovato morto! Hillary non ha pietà! Con l’ultima vittima della crudele ambizione presidenziale, la scia di morti dei Clinton si allunga. Il direttore di Wikileaks e suo maggiore nemico dopo Trump, viene trovato morto oggi!
Secondo RT: Il direttore di Wikileaks e fondatore del Centro del giornalismo investigativo Gavin MacFadyen è morto a 76 anni La causa della morte è ancora ignota. I suoi “compagni d’armi” sono accorsi online per le condoglianze, tra cui il co-fondatore di WikiLeaks Julian Assange. “Siamo estremamente tristi di annunciare la morte di Gavin MacFadyen, fondatore, direttore e faro del CIJ”, ha scritto il team del Centro per il giornalismo investigativo su Twitter. MacFadyen era un giornalista investigativo e regista d’avanguardia che nel 2003 fondò il Centro per il giornalismo investigativo (CIJ), un’organizzazione che ha contribuito a svelare diversi fatti importanti e a formare numerosi importanti giornalisti. Era mentore e amico del famoso informatore e co-fondatore di WikiLeaks Julian Assange, così come direttore della pubblicazione. Rendendo omaggio al direttore, Wikileaks ha pubblicato un post su Twitter dicendo che MacFadyen “ora prende a pugni e lotta con Dio“. Il post è firmato “JA”, indicando che la frase è scritta direttamente da Julian Assange, come sostiene WikiLeaks che, nonostante all’informatore sia negata la connessione internet presso l’ambasciata ecuadoriana da una settimana, ha potuto contattarli ed è “ancora al comando completo“. Il team del CIJ ha anche pubblicato un indirizzo della moglie di MacFadyen e membro del Defense Fund di Julian Assange, Susan Benn, che ha descritto il marito come una “persona dalla grande vitalità”, con gratitudine e rispetto. “Era il modello di ciò che un giornalista dovrebbe essere… Ha guidato la creazione in un paesaggio giornalistico che ha irrevocabilmente sbarrato indagini etiche ed incisive. Gavin ha lavorato instancabilmente per costringere il potere a dare conto. In vita ha vissuto completamente in sintonia con i principi che teneva cari come giornalista ed educatore, confortando gli afflitti e affliggendo i conformi“, ha scritto Benn. Raccontando i successi del marito, ha detto di aver prodotto e diretto più di 50 documentari investigativi su Paesi e problemi diversi e molteplici. Osservava anche che fu bandito dal Sud Africa dell’apartheid e dall’Unione Sovietica per le sue indagini, e fu anche attaccato dai neo-nazisti inglesi. Nella sua carriera MacFadyen illuminò temi come lavoro minorile, inquinamento, tortura dei prigionieri politici, neo-nazisti inglesi, infortuni sul lavoro nel Regno Unito, gli omicidi dei Contras in Nicaragua, CIA, pirateria marittima, frodi elettorali in Sud America, miniere sudafricane, e molto altro. Ha lavorato a programmi televisivi investigativi per Frontline della PBS, World in Action della Granada Television, Fine Cut della BBC, Panorama, The Money Programme e 24 ore, così come per Dispatches di Channel 4. La causa della morte di MacFadyen non è stata ancora resa pubblica. Nel primo post, la moglie Susan aveva scritto che era morto per “una breve malattia”, ma è stato rimosso.
!…
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Wikileaks svela i piani che denunciano il consigliere di Clinton Benenson
Sputnik 24/10/2016

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Wikileaks
annunciava l’imminente rilascio di materiali sul capo della campagna elettorale presidenziale della candidata democratica Hillary Clinton, Joel Benenson. Il 23 ottobre, il sito avvertiva Benenson tramite Twitter che aveva preparato una “sorpresa” per lui. Su “This Week” dell’ABC, lo stesso giorno, Benenson affermava che molti messaggi di posta elettronica pubblicati su Wikileaks “non erano autentici” e ha ripetuto il ritornello preferito dei sostenitori di Clinton, sui russi responsabili dell’hackeraggio. Non specificava quali e-mail non erano “autentiche”, né dato alcuna prova che la Russia s'”ingerisce nelle elezioni degli Stati Uniti”. L’avvertimento di Wikileaks viene dopo che il sito aveva anche avvisato il candidato vicepresidenziale Tim Kaine e il capo del Comitato Nazionale Democratico Donna Brazile, il 21 ottobre, utilizzando lo stesso linguaggio della “sorpresa”. Il sito ripeteva la minaccia di diffondere informazioni su Tim Kaine in un tweet, diretto anche a “Meet the Press” della NBC.
A “Meet the Press“, Kaine citava una e-mail delle tante di John Podesta violate, che lo riguardava, a quanto pare diceva che a Kaine era stato notificato un vizio per la nomina vicepresidenziale nel 2015. Kaine affermava che l’e-mail era “totalmente sbagliata”. In un’intervista all’Associated Press, Kaine commentava le accuse di Wikileaks dicendo di “essere un uomo normale” che non ha nulla di cui essere “eccessivamente imbarazzato“. Wikileaks è impigliata da pessime notizie, in particolare dalla decisione dall’ambasciata ecuadoriana a Londra di togliere la connessione internet a Julian Assange, così come la morte del mentore di Wikileaks Gavin MacFadyen.

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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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Euro crisis ottobre 26, 2016 posted by Mitt Dolcino
Uccidere l’EU tedesca dal di dentro. Mentre Atene riceve 2.8 mld che deve subito restituire all’EU a saldo del proprio debito…



Eh si, lo ammetto, finalmente vedo serie reazioni italiane contro l’EU proterva. Me l’aspettavo, o meglio mi aspettavo che gli USA prima o poi si sarebbero stufati di essere presi per il naso dalle doppie o triple agende di Berlino ed avrebbero reagito. Forse – vien da dire – proprio utilizzando l’Italia come cavallo di troia dentro l’EU, vedasi oltre.
Tant’è, ho sempre affermato che avrei supportato chiunque avesse seriamente sfidato Berlino e non mi tiro indietro ora, se Renzi manterrà quello che sta sbandierando da alcune settimane tutti saremo dalla sua parte, almeno lato scenarieconomici.it (magari non precisamente Eugenio Scalfari e la sua cricca partenopea o meglio napolitana…). E’ infatti forte il timore che alla fine, per propri ritorni politici e magari anche economici, il rignanese preferirà non sfidare Berlino, vedremo, certo sarebbe fatto gravissimo e denso di conseguenze per il premier.
Ma restiamo alla cronaca, sperando che si arrivi a portare soluzioni durature per il paese che NON si limitino ai decimali con Bruxelles ovvero che NON prescindano da un’uscita dell’Italia dalla moneta unica, presto o tardi (prima è meglio è).


Vi porto un esempio per spiegare il livello di aberrazione europea raggiunta e del rischio che corriamo: oggi Atene ha ricevuto l’ultima tranche dell’agognato prestito concesso dall’ESM, leggasi dall’Europa, 2.8 mld di euro che di fatto saranno impiegati per servire il debito detenuto da chi ha concesso ed erogato il prestito, a fronte di promesse elleniche di rendere l’austerità ancora più mortale di quello che sia stata fino ad oggi. Ad esempio seguendo fino in fondo le ricette austere, privatizzando le aziende di Stato per un tozzo di pane (molte aziende sono state – guarda caso – comprate dal sistema franco-tedesco, ndr) o aumentando le tasse e/o riducendo le pensioni. Lo avete capito, sto parlando di quello che è successo con l’ultimo prestito dell’ESM ad Atene concesso negli scorsi giorni.

Follia.

Mi domando, cosa succederà in Grecia quando prima o poi (non se) un governo non ricattato come fu invece quello del predecessore e forse anche dello stesso Tsipras (ad es. tramite le liste Lagarde artefatte per poter stringere la corda al collo alle elites politiche locali così costrette ad implementare misure suicide) semplicemente si rifiuterà di ripagare interessi e debito all’EU. Il Paese verrà invaso? O magari Berlino chiederà al suo alleato turco – alleato da cent’anni – di invaderlo per interposta persona? Chi vivrà vedrà, certamente l’unica cosa che possiamo oggi dire è che questo sistema eurocentrico governato da Berlino per propri interessi basato sull’austerità NON è sostenibile.
Punto.



Dunque, che fare? Prima di tutto rendersi conto che senza uscire dalla moneta unica – che nella sua forma austera e non solidale è uno strumento neocoloniale a puro vantaggio tedesco – non se ne esce. Parallelamente bisogna realizzare che Berlino NON può mollare sull’austerità in quanto ciò significherebbe di fatto mutualizzare il debito dei periferici, svolta impossibile dopo aver ripetuto all’inverosimile negli scorsi 5 anni agli 80 milioni di tedeschi che i teutonici mai e poi mai pagheranno il debito delle fortunate popolazioni che vivono al sole, al contrario degli attivi tedeschi che per la maggior parte dell’anno svernano in mezzo alle brume nordiche.
Or dunque, se di ricetta per trovare soluzioni per la tragica situazione del Belpaese si può parlare questa deve giocoforza passare per un leader politico locale non attaccabile dalla magistratura – ossia deve essere della sinistra, ndr – che possa avere la forza, lo standing ed il supporto per sfidare Berlino portandoci verso la rottura dell’Europa.
Si perché, non so se l’avete capito, ma il modo migliore per fare implodere l’EU è ucciderla dal di dentro, ad esempio mettendo il veto al bilancio EU o stigmatizzando gli eccessi altrui nel solito diritto asimmetrico che protegge i benedetti di Berlino: che faranno ci invaderanno? Penso proprio di no, con tutte le base USA che abbiamo sul nostro territorio…
Appunto.
Spero abbiate capito come e dove si giocherà la sfida all’EU franco tedesca che ha cercato col tradimento di sostituirsi a Washington in Europa.

Mitt Dolcino
 

gilles1

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CUBA PRIMA DI CASTRO

uno stupendo documentario con immagini originali

che mostrano come è stato possibile distruggere una bellissima isola
ricca di tutto

e ora solo povera e in vendita

HASTA PRONTO COMANDANTE MOTO !
 

mototopo

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produzione culturale, produzione multimediale, Social media, theme
Le e-mail di Clinton: sauditi e CIA hanno creato il terrorismo


ottobre 26, 2016 Lascia un commento

Kurt Nimmo Newsbud, 24 ottobre 2016
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Le e-mail di Hillary Clinton al responsabile della campagna John Podesta del 17 agosto 2014 indicano Qatar e Arabia Saudita quali principali sostenitori “logistici e finanziari” dello Stato islamico. Nelle e-mail, Clinton raccomanda gli Stati Uniti ad usare le “risorse d’intelligence diplomatiche e tradizionali per fare pressione sui governi di Qatar e Arabia Saudita” mettendoli “in posizione di bilico politico e in concorrenza continua nel dominare il mondo sunnita, subendo di conseguenza serie pressioni dagli Stati Uniti”. La proposta della segretaria di Stato Clinton sembra la reazione alla crescente consapevolezza del ruolo giocato dalle monarchie del Golfo nel sostenere e finanziare non solo Stato islamico e al-Nusra, ma una costellazione di gruppi jihadisti in Medio Oriente. Una cosa non menzionata da Clinton è il fatto gli Stati Uniti nel corso di varie amministrazioni collaborarono con le monarchie del Golfo nel diffondere il wahabismo nel mondo musulmano. L’élite finanziaria occidentale ebbe un ruolo diretto nella diffusione del wahabismo. Nel 1976 il principe saudita Muhamad al-Faysal creò la Faysal Islamic Bank of Egypt (FIBE). Molti fondatori erano esponenti dei Fratelli musulmani, tra cui lo “Sceicco Cieco” Umar Abdurahman, implicato nel primo attentato al World Trade Center del febbraio 1993. La Fratellanza musulmana fu l’agente dell’MI6 e poi della CIA nella guerra segreta e negli attentati contro il leader panarabo nazionalista egiziano Gamal Abdal Nasir. La FIBE e l’ascesa del sistema bancario islamico dopo il drammatico aumento dei prezzi del petrolio nel 1973, sono strettamente associate alle politiche finanziarie neoliberiste, alla filosofia economica della Scuola di Chicago e alle prescrizioni monetarie del Fondo monetario internazionale. FIBE collaborò con la famigerata Banca di Credito e Commercio Internazionale (BCCI), banca criminale utilizzata per finanziare il terrorismo, riciclare denaro, contrabbandare armi e droga. Dopo che la BCCI crollò e si bruciò nel 1991, gli investigatori scoprirono 589 milioni di dollari di “depositi non registrati”, 245 collocati dalla FIBE. “BCCI consisteva in un’alleanza complessa tra agenzie d’intelligence, multinazionali, commercianti di armi, narcotrafficanti, terroristi, banchieri globali e alti funzionari governativi“, scrive David DeGraw. I Fratelli musulmani inoltre crearono al-Taqwa Bank nel 1988, che finanziava i gruppi radicali wahabiti come al-Qaida. La banca fu associata a Said Ramadan, uno dei principali leader della Fratellanza Musulmana. Ramadan era il genero di Hasan al-Bana, fondatore dei Fratelli musulmani, ed aiutò la monarchia saudita a creare la Lega musulmana mondiale nel 1962. L’organizzazione finanziò poi al-Qaida e numerosi altri gruppi terroristici. I documenti svizzeri del 1960 declassificati rivelano che Ramadan era una risorsa di CIA e servizi segreti inglesi. “Non è esagerato dire che Ramadan sia il nonno ideologico di Usama bin Ladin. Ma Ramadan, Fratelli musulmani e loro alleati islamisti non avrebbero mai potuto piantare i semi che generarono al-Qaida se non fossero stati alleati degli Stati Uniti durante la Guerra Fredda, e se non avessero ricevuto supporto palese e occulto da Washington“, scrive il giornalista investigativo Robert Dreyfuss.
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Oltre a finanziare gruppi islamisti, i sauditi crearono il cosiddetto Safari Club nel 1976. Il principale istigatore del gruppo era Alexandre de Marenches, capo dell’intelligence francese SDECE. Come la BCCI, il Safari Club finanziò operazioni terroristiche e collaborò con il Muqabarat al-Amah, l’intelligence saudita di Qamal Adham e suo nipote principe Turqi. Adham era il canale tra Henry Kissinger e Anwar Sadat, il presidente egiziano ed ex-membro dei Fratelli musulmani. Il Safari Club fu gestito dal trafficante d’armi saudita Adnan Khashoggi nel noto caso Iran-Contra. Inoltre aveva collegamenti con la BCCI. Secondo l’autore Joe Trento, il Safari Club preferì lavorare con una fazione della CIA composta da agenti vicini all’ex-direttore della CIA George Bush Sr. e all’ufficiale della CIA Theodore Shackley. L'”organizzazione privata ombra” nella CIA, secondo Trento, fu organizzata nel tentativo dell’amministrazione Carter di riformare l’agenzia dopo le rivelazioni del Comitato Church degli anni ’70. (Vedasi Peter Dale Scott: La strada per l’11 settembre: ricchezza, impero e futuro dell’America) Bush “cementò forti rapporti con i servizi segreti saudita e dello Shah. Collaborò con Qamal Adham, il capo dell’intelligence saudita, cognato di re Faysal e insider della BCCI”, scrive Scott. Nella riunione del maggio 1979 del gruppo globalista Bilderberg, lo storico inglese Bernard Lewis presentò la strategia anglo-statunitense che “sosteneva il movimento radicale dei Fratelli musulmani nell’Iran di Khomeini, per promuovere la balcanizzazione del Vicino Oriente su linee tribali e religiose. Lewis sostenne che l’occidente doveva incoraggiare gruppi autonomi come curdi, armeni, maroniti libanesi, copti etiopi, azeri turchi, e così via. Il caos si sarebbe diffuso in ciò che egli definiva ‘Arco della Crisi’, sconfinando nelle regioni musulmane dell’Unione Sovietica” (Vedasi F. William Engdahl, Un secolo di guerra: Politica petrolifera anglo-statunitense e Nuovo ordine mondiale. Londra: Pluto Press, 2004: pag. 172). L’anno precedente, la CIA avviò l’addestramento degli islamisti in Pakistan per destabilizzare l’Afghanistan e trascinarvi l’Unione Sovietica. Robert Gates, che divenne direttore della CIA e segretario della Difesa di Obama, ricordò un incontro tenutosi il 30 marzo 1979, dove il segretario alla Difesa Walter Slocumbe propose “di risucchiare i sovietici nel pantano vietnamita“. Il presidente Carter approvò formalmente l’aiuto segreto ai mujahidin afgani della CIA a luglio. (Vedasi Robert Gates, Nell’ombra: la storia dell’Insider di cinque presidenti e di come vinsero la guerra fredda, New York, Simon & Schuster, 2007, pag 145). “La CIA divenne il grande coordinatore: acquistava o ordinava la produzione di armi di tipo sovietico da Egitto, Cina, Polonia, Israele e altrove, o forniva le proprie; organizzava l’addestramento da parte di statunitensi, egiziani, cinesi e iraniani; raccoglieva nei Paesi del Medio Oriente le donazioni, in particolare dall’Arabia Saudita che versò centinaia di milioni di dollari ogni anno, per un totale probabile di oltre un miliardo; corruppe il Pakistan, con cui i rapporti si erano ridotti di molto, affittando il Paese come area di supporto militare e santuario, e mettendo il direttore delle operazioni militari pakistano, brigadiere-generale Mian Mohammad Afzal, sul libro paga della CIA per garantirsi la cooperazione del Pakistan“, scrive Phil Gasper. Secondo Dreyfuss, “L’alleanza degli Stati Uniti con gli islamisti afghani precedette di molto l’invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1979 e nacque dalle attività della CIA in Afghanistan negli anni ’60 e primi anni anni ’70. La jihad afgana scatenò la guerra civile in Afghanistan alla fine degli anni ’80, creando i taliban e permettendo ad Usama bin Ladin di costruire al-Qaida“. Il nesso tra Islam radicale in Afghanistan negli anni ’80 e Stato Islamico è intatto. Esiste una correlazione diretta tra al-Qaida in Afghanistan, al-Qaida in Iraq (AQI) e Stato Islamico in Iraq, nato dal Jamat al-Tawhid wa al-Jihad, alias al-Qaida in Iraq. AQI fu oggetto di una black operation e della propaganda del Pentagono verso la resistenza irachena all’invasione di Bush nel 2003.
Le e-mail di Hillary Clinton indicano la monarchia saudita prima responsabile del supporto “logistico e finanziario” allo Stato islamico. Di fatto, lo Stato islamico non è la minaccia monolitica ritratta da governo e suoi media. È una confederazione di gruppi jihadisti che condividono un’ideologia simile al wahhabismo saudita. Molti di tali gruppi ricevono aiuto finanziario e militare direttamente da Arabia Saudita, Qatar, Stati Uniti ed altri. Mentre era segretaria di Stato, Clinton guidò il tentativo di armare e addestrare i jihadisti siriani “moderati” e di rovesciare il governo di Bashar al-Assad. Dopo che Obama autorizzò la CIA ad addestrare e armare i jihadisti nel 2013, l’agenzia usò il denaro saudita per finanziare il piano. Il New York Times osservò a gennaio: “Oltre a vaste riserve di petrolio e al ruolo di guida spirituale del mondo musulmano sunnita dell’Arabia Saudita, la vecchia relazione tra intelligence spiega perché gli Stati Uniti sono riluttanti a criticare apertamente l’Arabia Saudita su violazioni dei diritti umani, trattamento delle donne e sostegno all’estremismo islamico wahhabita, che ha ispirato molti gruppi terroristici che gli Stati Uniti combattono“. Più esattamente, gli Stati Uniti sono riluttanti a criticare il partner wahhabita e a danneggiare sul serio l'”Arco della Crisi” accuratamente progettato dai neocon per dividere e balcanizzare il Medio Oriente. Hillary Clinton ne ha chiarito l’obiettivo in una e-mail del 30 novembre 2015. “Il modo migliore per aiutare Israele ad affrontare la crescente capacità nucleare dell’Iran è aiutare il popolo della Siria a rovesciare il regime di Bashar Assad“, scrisse. “Abbattere Assad non solo sarebbe un enorme vantaggio per la sicurezza d’Israele, ma ne ridurrebbe anche la comprensibile paura di perdere il monopolio nucleare“.
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora


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Andrea Greco per “la Repubblica”



GIUSEPPE GUZZETTI resize

Cosa succede al fondo Atlante? Forse è una crisi di crescita, acuita dalla melina pre-referendaria, che spinge molti investitori a star lontani dalle attività tricolori. Il titano nato in primavera per aiutare le banche italiane più fragili ha vissuto sei mesi intensi e ora ha il fiatone. Eppure l’opera non è terminata, anzi c’è il nuovo fronte della richiesta di intervento sui crediti deteriorati delle good bank in vendita.



Giuseppe Guzzetti, di Atlante un padre nobile, ha suonato la carica alla 92° Giornata del risparmio: «Il contenuto numero di adesioni rischia di vanificare in larga misura lo scopo per cui Atlante è nato: non solo strumento per governare alcune emergenze, ma intervento per creare un vero mercato dei crediti deteriorati».



mps

Il leader di Acri ed ente Cariplo parlava di Atlante 2, fondo replica di quello nato a primavera per comprarsi le popolari Vicenza e Veneto «che altrimenti sarebbero fallite», ha detto secco il dirigente, sempre più collettore delle operazioni “di sistema” della finanza nostrana. Visti i guai delle banche venete la colletta degli altri operatori fu istantanea, per 4,25 miliardi, di cui 2,5 usati per tenere in vita le vittime delle gestioni di Gianni Zonin e Vincenzo Consoli.



Veneto Banca

A luglio, venuti al pettine i guai del Montepaschi, partiva la seconda raccolta per il fondo gestito da Quaestio Sgr (di cui peraltro Cariplo è anche primo socio al 37,6%, davanti ad Alessandro Penati e i manager al 22%). Servivano 1,6 miliardi da investire nella tranche di medio rischio dei crediti inesigibili del Monte, che ne ha troppi ed è stato costretto dalla Bce a venderli; un piano che parte a novembre, con alti rischi di esecuzione.



Ma il primo closing del fondo 2, annunciato per fine settembre con 2,5-3 miliardi in cassa, è stato rinviato due volte perché la colletta di denaro reale è di soli 200 milioni, da Poste Vita. Oltre al gruppo dei pacchi e ad Atlante 1, che girerà al 2 tra 800 e 1.000 milioni della raccolta, è stato trasferito il residuo della Sga in capo al Tesoro (400 milioni rimasti nella vecchia bad bank del Banco di Napoli). Poi ci sono i 155 milioni a testa di Unicredit e Intesa Sanpaolo, residuo del miliardo a testa deliberato per Atlante 1.



philippe donnet gabriele galateri di genola alberto minali

Per il resto è in corso un gioco di rimpiattino che può diventare una spirale perversa. Bnp Paribas e Crédit Agricole, diversamente dai primi avvisi, nicchiano, e hanno attirato l’ira di Guzzetti. «Sono personalmente rammaricato e dispiaciuto per le sue parole», ha detto Andrea Munari, ad di Bnl. Dietro le quinte gli stranieri - ma anche qualche socio italiano di Atlante - incolpano Penati di poca condivisione delle scelte, e di sottovalutazione dei problemi.



Anche tra gli italiani comunque la corsa all’obolo per Atlante 2 non c’è. Generali deve mettere 200 milioni, ma prima vorrebbe conoscere i termini dell’offerta di scambio dei bond subordinati Mps in azioni (è esposta per quasi mezzo miliardo, e Atlante 2 proprio da Siena inizierà a investire).



zombie

La rivale Unipol deve 100 milioni, ma non vorrebbe versarli prima del Leone. Poi ci sono i 250 milioni di Cassa depositi: che però non entreranno nel fondo prima di un congruo contributo privato, altrimenti la maggioranza diventerebbe pubblica e l’Ue attiverebbe i ceppi dell’aiuto di Stato. Le settimane passano, e forse altre ne passeranno, fino al referendum costituzionale del 4 dicembre, che può determinare una seria crisi politica e finanziaria e non è certo un magnete per investire.



ALESSANDRO PENATI

Intanto Penati corre sul filo che lega Siena, Vicenza, Montebelluna e Francoforte. Lo ha detto il 14 ottobre all’Università Cattolica, una delle tante dove insegnava: «Il tempo è fondamentale. La Bce teme che stiamo creando delle zombie bank, e siccome queste prima o poi saltano, ci dà tempi stretti nel ristrutturarle, perché non vuole future responsabilità se saltano».

assemblea pop vicenza



Chi conosce i patemi di Vicenza e Veneto Banca sa a chi vanno quelle parole. E sa che dopo le ferie la Bce premeva sul socio unico Atlante perché “scegliesse” quale delle due banche venete mandare in risoluzione. Penati avrebbe controproposto una moratoria fino a settembre 2017 per ripulire i crediti, tagliare i costi e rimettere in asse i due istituti, prima di venderli o fonderli. Comunque serve un altro miliardo per ricapitalizzarli. La colletta continua.
 

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