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posted by Fabio Lugano
LO STRANO MONDO DEI CAMBI: L’INFLAZIONE RAFFORZA UNA VALUTA



Oggi è giunta d’oltremaica una notizia attesa ormai da lungo tempo: l’inflazione nel Regno unito è aumentata. Da Bloomberg.



Abbiamo che l’inflazione nel suo complesso è aumentata dell’1%. Penserete che questo sia dovuto alla svalutazione della sterlina di oltre il 20% . Ed invece no, o meglio, non solo. Infatti ad aumentare è stata l’inflazione “Core”, cioè al netto dei prodotti energetici ed importati. A conferma di questo abbiamo che i prezzi alla produzione sono aumentati del 1,2%. Secondo l’ufficio nazionale di statistica non vi è nessun segno che questo aumento dell’inflazione sia dovuto alla svalutazione della sterlina. Se non mi credete beccatevi l’articolo orginale di Bloomberg QUI. E con questo sistemiamo Barisoni che banfava il contrario…

Sarà interessante vedere i dati del terzo trimestre, per vedere cosa sta accadendo a livello di GDP inglese, naturalmente a livello di valori assoluti e di manifattura. Se cresce l’inflazione Core vuol dire che l’economia comincia a muoversi ed a scaldarsi, altro che disastro per il Brexit.

Che l’economia non vada male come vogliono far credere, a parte il record dell’indice FTSE 100 di Londra, notiamo un altro fatto strano. Il giorno in cui si parla di ripartenza dell’inflazione…la sterlina si rafforza verso il dollaro !



Insomma, con una inflazione più alta dovrebbe accadere il contrario, invece….. Probabilmente viene avvertito come un segno di buona salute dell’economia inglese.

Probabilmente il target del 2% dell’inflazione verrà raggiunto nel 2017, anzi la BoE si aspetta un po’ di “Overshooting”, di più del 2 % , ma non interverrà almeno sino al raggiungimento del 3%.

Chissà cosa diranno i soliti del “Se svalutiamo del 20% avremo l’inflazione al 20%” ora….
 

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L'AGONIA DELLA GLOBALIZZAZIONE: TONNELLATE DI "FIABE" MEDIATICHE E L'ITALIA OSTINATAMENTE IRREALE. [/paste:font]


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Da Zerohedge, ricaviamo un'analisi, riportata dalla penna di Raul Ilargi Meijer, un autore che scrive cose sensate come questo "Fascism, Imperialism, Neoliberalism, US Empire"; per la verità, un po' meno rigoroso di quanto abbia sostenuto in queste pagine il nostro Bazaar.
L'analisi commentata su Zerohedge, - a sua volta meno rigorosa di quella compiuta da Chang, nei Bad Samaritans, con riguardo alla memoria storica degli effetti sulla crescita "globale", dell'imperialismo liberoscambista, in ogni sua precedente e attuale manifestazione- viene sotto il titolo "La fine della crescita. Il Falso Elisir".
Ve ne riporto un brano significativo, traducendolo, confidando che ne sarà facile la comprensione per chi abbia seguito le analisi di questo blog, anche e soprattutto relativamente alla situazione USA e ai riflessi politici di larga portata che derivano dalla restaurazione (persino) in quel grande paese del mercato del lavoro perfettamente flessibile e deflazionistico (Walmartizzato (qui, p.7), col conseguente appiattimento verso il basso dei vari segmenti della middle class e la "fine della mobilità sociale". Da cui anche la ottusa e fanatica ottica con cui ci si accanisce sulla "bassa produttività" senza riuscire a capirne le cause effettive. In USA, come in Italia:





2. Ecco l'estratto da Zerohedge tradotto, con qualche commento (pro-domo orizzonte48, ma più che comprensibile, data la faticaccia che abbiamo fatto da anni per prefigurare e anticipare quello che è un mood solo ora dilagante. Anche se non basta mai...):

< Raul Ilargi Meijer, il noto commentatore di questioni economiche, ha scritto in modo sintetico e provocatorio:
"E' finita, L'intero modello su cui si sono basate le nostre società almeno per tutto il tempo della nostra vita (ndr; deve trattarsi di un commentatore relativamente "giovane"..) è finito! Ecco perché c'è Trump."
"Non c'è alcuna crescita, E non c'è stata nessuna reale crescita per anni. Tutto ciò che è rimasto sono vuoti e spenti numeri "ottimistici" dello S&P stock market, sostenuti da un debito ultra conveniente e dai riacquisti delle proprie azioni (buybacks) e forme di lavoro che nascondono milioni di persone occultamente tagliate fuori dalla forza-lavoro. E soprattuto c'è il debito, pubblico e privato, che serve ad alimentare un'illusione di crescita a adesso non ci riesce più"
2.1. "I falsi numeri sulla crescita hanno un'unico scopo: darli in pasto alla pubblica opinione per mantenere i poteri prevalenti nelle loro poltrone imbottite.
Ma ESSI (ndr: traduzione enfatica di "They") non possono far altro che tirare il sipario del Mago di OZ davanti agli occhi della gente, anche se l'hanno fatto troppo a lungo.
"Questo è il significato dell'ascesa di Trump, della Brexit, della Le Pen, a di tutti gli altri. E' finita.
Ciò che ci ha guidato per l'arco delle nostre vite ha perduto sia la sua direzione che la sua energia."
Continua Meijer : “Siamo schiaffeggiati dall'essere nel mezzo del più importante sviluppo globale da decenni, in qualche modo si potrebbe dire da secoli, un'autentica rivoluzione, che continuerà a essere il più importante fattore che darà forma al mondo, e non vedo nessuno che ne parli (ndr; consigliamo a Meijer di leggersi orizzonte48). Questo mi sconcerta".

2.2. "Lo sviluppo in questione è la fine della crescita economica globale (ndr; seppure mai ci sia stata...come ci insegnano i dati di Chang), che condurrà inesorabilmente alla fine della centralizzazione (inclusa la globalizzazione). Significherà anche la fine dell'esistenza della maggior parte, e specialmente delle più potenti, istituzioni internazionali (qui, p.9)".
Allo stesso modo sarà la fine, o quasi, di tutti i partiti politici tradizionali, che hanno governato i paesi per decenni e lo fanno tuttora ai minimi del loro consenso (se non avete chiaro cosa stia succedendo, guardate là, guardate in Europa!).
Questa non è una questione di ciò che chiunque, o qualunque gruppo di persone, possa volere o preferire; è questione di "forze" che sono fuori dal nostro controllo, che sono più grandi e di vasta portata delle mere opinioni, anche se queste (forze) sono originate dall'uomo.
Tonnellate di "favole" furbe e meno furbe si stanno spaccando la testa laddove hanno origine
Trump e la Brexit e la Le Pen e tutte queste cose "nuove" e terrificanti, e ESSI (ndr; v. sopra), se ne escono con piccole ma traballanti teorie sul come si tratti del voto di gente "vecchia", e più povera, razzista e bigotta, gente stupida, che non aveva mai votato. C'è solo da scegliere".
"...Ma nessuno pare veramente sapere o capire di cosa si tratti. Cosa alquanto singolare, perché non è così difficile. Cioè tutto questo accade perché la crescita è finita. E se la crescita è finita, lo sono altrettanto espansione e centralizzazione nelle miriadi di forme che hanno assunto"
3. < Scrive ancora Meijer : “il "globale" è "andato" come forza trainante principale, il pan-europeismo è andato, e persino il "se" gli Stati Uniti rimarranno "uniti" è ben lontano dall'essere un affare concluso.
Ci stiamo muovendo verso un movimento di massa di dozzine di paesi e Stati separati che guardano al proprio interno. E tutti questi si trovano in qualche forma di incombente situazione difficile.
Ciò che rende la situazione così ardua da afferrare è che nessuno vuole riconoscere nulla di tutto ciò. Anche se le testimonianze di dura povertà si accumulano provenienti proprio dai luoghi dove Trump, la Brexit e la Le Pen si manifestano.
"Che il congegno politico-economico-mediatico miri a far ribollire i messaggi di crescita 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, spiega in qualce modo la mancanza di consapevolezza e di autocritica, ma solo in parte. Il resto è dovuto a ciò che siamo. Pensiamo di meritare una eterna crescita.
...Con la "crescita finita" lo è altrettanto la globalizzazione: persino il Financial Times concorda, come sottolinea Martin Wolf nel suo commento The Tide of Globalisation is Turning: “La globalizzazione è nel migliore dei casi in stallo, Può mai invertire questo corso? Sì. Richiede la pace tra i grandi poteri...E' importante che la globalizzazione sia in stallo? Sì">.

4. Conclusione del commento di Zerohedge: "
< In breve, se la globalizzazione sta cedendo il passo allo scontento, la mancanza di crescita può minare il progetto finanziario globale.
Stiglitz ci dice che questo è stato evidente nei 15 anni scorsi - il mese scorso egli ha rammentato che aveva cercato di avvertire de "la crescente opposizione nel mondo in via di sviluppo alle riforme globalizzatrici". Ciò pareva sorgere misteriosamente: alla gente, nei paesi in via di sviluppo, era stato raccontato che la globalizzazione avrebbe accresciuto il benessere complessivo. Ma allora perché tante persone sono divenute ostili? Come può essere che qualcosa che i nostri leaders politici - e molti "economisti", hanno detto che avrebbe fatto stare tutti meglio, sia così vituperato?
Una risposta occasionalmente sentita dagli economisti neo-liberisti che sostengono queste politiche è che la gente (nei paesi in via di sviluppo) sta meglio. Solo che non lo sanno. Il loro scontento è una questione per psichiatri, non per gli economisti".
Ma Stiglitz ora ci dice che questo scontento si è esteso alle economie avanzate. Forse è questo quello che voleva dire Hadley quando affermava: "la globalizzazione è stato un errore" E ora sta minacciando l'egemonia finanziaria americana, e perciò la sua stessa egemonia politica" >.

5. Tutti questi argomenti, compresa la "intenzionalità" attribuibile alla "predicazione €uropea di Stiglitz", li abbiamo già trattati.
Interessante è il timore della fine della centralizzazione, inevitabilmente organizzativa e anch'essa intenzionale, che sottosta alla globalizzazione: questa è un'importante ammissione confessoria. E ne abbiamo parlato proprio nell'ultimo post (p.3), sicché l'articolo di Zerohdge assume la veste di "lupus in fabula" nel discorso che portiamo avanti in questa sede.
Ovviamente, come altrettanto tristemente constatiamo su queste pagine, questa ammissione confessoria è altrettanto ignorata dalla grancassa mediatica spaghetti-liberista dell'Italia avviluppata da sempre nel conformismo del "Quarto Partito" (qui p.2) imperante e "dell'appello allo straniero (qui, p.2)".
Il diritto internazionale privatizzato, cioè l'istituzionalizzazione della globalizzazione, ben lungi dall'essere una contingenza storico-sociale "spontanea", (alla stregua di un cambiamento climatico...!), non porta alla crescita e provoca drammi di povertà e di distruzione della dignità del lavoro, ovunque.

Il fatto è che non avrebbe mai potuto funzionare.
Tutto sta nel vedere quale prezzo sia disposta l'America a far pagare al mondo intero per non perdere la propria egemonia politico-finanziaria...

Pubblicato da Quarantotto a 12:19 13 commenti: Link a questo post
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Orizzonte48
Le Istituzioni riflettono la società o esse "conformano" la società e ne inducono la struttura? In democrazia, la risposta dovrebbe essere la prima. Ma c’è sempre l'ombra della seconda...il "potere" tende a perpetuarsi, forzando le regole che, nello Stato "democratico di diritto" ne disciplinano la legittimazione. Ultimamente, poi, la seconda si profila piuttosto...ingombrante, nella sintesi "lo vuole l'Europa". Ma non solo. Per capire il fenomeno, useremo la analisi economica del diritto.































OLTR€ L'AUTUNNO-INVERNO, OLTR€ IL Sì E IL NO. TRA MONTI E LA GLOBALIZZAZIONE CREPUSCOLARE [/paste:font]


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1. Chi ci legge sa che le ragioni del "no" che prevalgono nel dibattito referendario sono in questa sede considerate "periferiche".
PoggioPoggiolini ci aveva dato lo spunto per questa precisazione che sintetizza il punto:
"Le ragioni del NO sono e rimangono un epifenomeno assolutamente equivoco sconfinante nel mainstream di pensiero del "costituzionalismo politico". Basta vedere che molti dei suoi sostenitori si abbandonano:
a) alla promessa di fare una riforma ben più "liberale" e rivoluzionaria, a cui l'attuale sarebbe di ostacolo;
b) all'idea che le oligarchie siano collocate all'interno delle nomenklature dei partiti (!), dimenticando la struttura dei rapporti di forza economica che fa di tali nomenklature solo dei più o meno efficienti esecutori dell'indirizzo politico promanante dall'ordine dei mercati €uropeo (v.dibattito con Bazaar, sopra).

2. Siccome fenomenologicamente i fatti ci danno ragione, il senatore Monti ci fornisce prontamente un'ampia conferma di questo frame, uscendosene con un discorso a favore del "no" che ci ha già dato modo di dibattere nei commenti all'ultimo post.
A parte il "cui prodest" inevitabile di quest outing, - così sintetizzato da Mauro Gosmin: "Penso che la scelta del no di Monti abbia come obiettivo preminente quello di privare anticipatamente in caso di vittoria del No ogni connotato anti UE/UEM al voto contrario alla deforma Costituzionale. Poi certamente con la sua impopolarità toglierà di sicuro qualche voto al fronte del No"-, ci piace sottolineare come Monti abbia giustificato la sua opzione in termini rigorosamente hayekian-einaudiani, solo usando un linguaggio più pop, (e vedremo per quali ragioni).
Così Monti:
"A sentire alcuni ormai sembra improponibile qualunque sistema in cui non si conosce il vincitore la sera stessa. Eppure in Germania non solo non lo si conosce la domenica sera, ma a volte bisogna aspettare mesi. Eppure poi si arriva a un programma chiaro, ben definito e tale da limitare patti fra arcangeli o nazareni.
Per quanto mi riguarda mi sono gradualmente convinto sempre più che i problemi dell'Italia non dipendono tanto dalla forma costituzionale e dalla legge elettorale, ma da alcuni connotati fondamentali: l'evasione, la corruzione e una classe politica che usa il denaro degli italiani di domani come una barriera contro la propria impopolarità".

2.1. Così Hayek (che non avrebbe mai sospettato di riscuotere un così ampio riverbero cultural-pop in un paese come l'Italia):
"La discriminazione per assistere i più sfortunati non sembrava vera discriminazione. (Recentemente si è coniato il termine senza senso di "meno privilegiati" per mascherare tale discriminazione.) Per mettere in una posizione materiale più eguale gente inevitabilmente molto diversa nelle condizioni dalle quali in gran parte dipende il loro successo nella vita, è necessario trattarle in modo ineguale.
Tuttavia, rompere il principio di eguale trattamento sotto l'impero della legge anche per motivi caritatevoli, aprì inevitabilmente le porte all'arbitrio, e per mascherarlo ci si affidò alla formula "giustizia sociale"; nessuno sa precisamente a cosa si riferisca tale termine, ma proprio perciò servì da bacchetta magina per spezzare tutte le barriere, in favore di misure parziali. Dispensare gratifiche a spese di qualcun altro che non può essere identificato facilmente, divenne il modo più facile per comperare l'appoggio della maggioranza.
Tuttavia, un governo o un Parlamento che diventi un'istituzione benefica si espone inevitabilmente al ricatto.
Spesso non è più un "compenso" ma diventa esclusivamente una "necessità politica" determinare quali gruppi devono essere favoriti a spese di tutti.
Questa corruzione legalizzata non è colpa dei politici; essi non possono evitarla se vogliono guadagnare posizioni in cui poter fare qualcosa di buono; diventa una caratteristica intrinseca di ogni sistema in cui l'appoggio della maggioranza autorizza misure speciali per soddisfare particolari malcontenti."
(Hayek, Legge, legislazione e libertà, EST (Il Saggiatore), Milano, 2000, pag. 477).


3. Facciamo il punto, in base ad una realistica ricognizione della situazione politica: alla inevitabile premessa implicita della "corruzione legalizzata" insita nell'esistenza stessa dei parlamenti e del processo elettorale, Monti aggiunge una nota ben studiata di ammiccamento alla "nuova politica": la "classe politica che usa il denaro degli italiani di domani come una barriera contro la propria impopolarità" aggancia oggettivamente un cavallo di battaglia (di una parte consistente) della principale forza di opposizione.

Quest'ultima, purtroppo, tranne felici eccezioni che alimentano qualche speranza, coltivando l'idea del conflitto intergenerazionale, non si accorge di aderire all'ideologia €uroimposta della perdita di sovranità democratica (monetaria e fiscale, che ne sono l'essenza) e di propugnare la teoria restauratrice del capitalismo neo-classico (o "sfrenato") imperniata sulla "efficienza allocativa delle risorse limitate" e, dunque, sulla "parodia dell'incubo del contabile" quale stigmatizzata da Keynes:
"Il "circuito monetario" è già idea di una super-etica che pone la creazione di valore, nello svolgimento di qualsiasi attività socio-economica, (in realtà, ormai, anche del mero atto di"consumo") alla mercé di chi ha accumulato, in precedenza e con qualunque mezzo (senza alcuna esclusione, in termini di, pur mutevole, sua liceità) "oro e terra" e tenderà sempre a farne un uso rafforzativo della sua posizione (di "proprietario" allo stato più puro e tradizionale: cioè esattamente il punto di partenza di Hayek di tutto il resto della sua analisi economica e ordinamentale).

Attraverso l'elargizione della fiducia (creditizia) -che contiene in sé sia il concetto di scarsità di risorse (l'accumulo di oro-terra, per quanto enorme è pur sempre un "dato"), che quello di allocazione "efficiente" delle stesse (il fine conservativo è insito nell'equilibrio micro-economico del singolo affare, che diviene parametro unico dell'equilibrio generale dell'economia)-, decisa dal concedente (la fiducia) - si costruisce in profondità, sul piano etico-sociale, il perno morale (praticamente incontestato) di ogni altro valore concepibile (persino la Chiesa vi si è sempre sottomessa e lo stesso rapporto socio-biologico uomo-donna viene posto su questo piano).

La moneta fiduciaria comunitaria (cioè sovrana) è già in sé una leva scardinante di questo modello,, introiettato automaticamente da "noi", per via di quel controllo culturale totalitario "di tutti i mezzi" (di comunicazione) che predica Hayek: ed è scardinante sia perché ri-disloca nello Stato la titolarità originaria del potere di concedere la fiducia (cioè di avviare ogni processo creativo di ricchezza senza dover perseguire un equilibrio allocativo intrinsecamente conservativo della "data" distribuzione della ricchezza e del potere connesso),, sia perché inevitabilmente abolisce la legittimazione data dal possesso di "oro e terra" rispetto alla titolarità privata ed esclusiva, del potere di concedere la fiducia.

L'effetto naturale di questa soluzione sovrana, e pubblicistica nella sostanza economica, al problema monetario, è la funzionalizzazione pubblica dell'intermediazione bancaria, come prescriverebbe l'art.47 della nostra Costituzione.
I banchieri cercheranno sempre di eliminare, istituzionalmente o fisicamente, chi propugni una simile idea...".


4. Solo accettando queste premesse ideologico-economiche - che ricalcano la vetusta visione della "Hazard Circular", quella per cui il mercato del lavoro-merce, in termini di costi e dunque di efficienza allocativa, è preferibile alla schiavitù (sempre qui, p.6)- è possibile parlare di "conflittto intergenerazionale" e di propugnare, anche involontariamente, anche per mancanza di "risorse culturali", l'idea del conflitto intergenerazionale.

Idea, purtroppo, accettata acriticamente anche dalla nostra Corte costituzionale, che non si accorge, fin dai tempi in cui lo denunciava Caffè, di aver "ipostatizzato" il paradigma ordoliberista €uropeo del razionamento della moneta da parte dei "mercati".
Tutti questi richiami, che proponiamo ai lettori come ricapitolazione dello scenario in cui ci troviamo, ci dicono una cosa: che vinca il sì o vinca il no, (come dimostra il "tentato" cappello €uropeista di Monti su quest'ultima soluzione), la soluzione della crisi economica, e della democrazia costituzionale, in corso, rimane ancora lontana.
5. Al riguardo, una ricerca compiuta sui post agli albori di questo blog, eravamo al 25 aprile 2013 (!), conduce a riproporre questo avvertimento:
"(Dovremmo...) capire come il PUD€ intenda mantenere la sua presa facendo le concessioni minime indispensabili per lasciare intatto il suo disegno: cioè l'euro, lo smantellamento "emergenziale" dello Stato sociale, la deflazione salariale.
Le "concessioni" saranno chiaramente il fulcro dei "buoni risultati", nel senso di un ingannevole "cambiamento di rotta" che sarà sbandierato dai media in modo da concedere il tempo al nuovo governo per rimuovere l'ostacolo più grande: la Costituzione.
Questa con la sua impalcatura di diritti fondamentali incentrati sulla tutela del lavoro, vede il pareggio di bilancio al suo interno come un corpo spurio incompatibile, inoculato come un virus distruttivo dalla logica dei trattati e dei suoi corollari, cioè il fiscal compact. Per ora.

Quindi nei prossimi mesi assisteremo al massimo sforzo congiunto della grancassa mediatica PUD€ per raccontarci: a) che la crisi è superabile e che l'euro è in sè, sostenibile, utilizzando con ragionevolezza...le regole disfunzionali e ideologicamente connotate che lo caratterizzano; b) che nel frattempo, la Costituzione deve comunque essere cambiata, perchè il paese ha bisogno di "ammodernamento" e nuovi principi istituzionali devono essere introdotti come indispensabili".


Il risultato sarà quello di adeguare definitivamente la Costituzione all'ideologia von Hayek, modulando le istituzioni costituzionali sull'idea che l'intervento dello Stato nell'economia sia da limitare in nome dell'efficienza del settore privato.

La filosofia del mutamento costituzionale, per compiere il quale è appunto indispensabile prendere tempo, sarà quella di spostare, come sempre, l'attenzione sulla ingegneria istituzionale, in nome della riduzione del numero dei parlamentari, dei "costi della politica" e dell'adeguamento di fondamentali istituti che sarà proposto, come un'apparente coerente conseguenza; anzi come rafforzamento della "tutela" di posizioni sociali, ma in realtà volto alla mera cosmesi, che dissimula la sua disattivazione, autonomamente derivante dai meccanismi di Maastricht di per sè".
 

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Orizzonte48
Le Istituzioni riflettono la società o esse "conformano" la società e ne inducono la struttura? In democrazia, la risposta dovrebbe essere la prima. Ma c’è sempre l'ombra della seconda...il "potere" tende a perpetuarsi, forzando le regole che, nello Stato "democratico di diritto" ne disciplinano la legittimazione. Ultimamente, poi, la seconda si profila piuttosto...ingombrante, nella sintesi "lo vuole l'Europa". Ma non solo. Per capire il fenomeno, useremo la analisi economica del diritto.






















6. Non so a voi, ma a me ha fatto una certa impressione rivedere queste righe. Eravamo agli albori del primo governo derivato dalle "strane" elezioni del 2013 e quello attuale non pareva certo all'orizzonte. Ma il "congegno" è andato avanti esattamente come previsto.
Il 16 febbraio 2014, poi, avevamo riassunto così il suo "stato di avanzamento", parlando della Costituzione democratica del 1949 come "vaso di coccio" tra esortazioni riformatrici dall'oltreoceano e la pressione esercitata dalla "mandataria" Germania, la cui imposizione ordoliberista dei trattati funziona automaticamente come potente e inesorabile sistema di svuotamento della Costituzione stessa:
"Intanto possiamo dire che la Germania non ha realisticamente alcun interesse a "uscire" dall'euro (la sua "dote" nel commercio mondiale drang nach ost), quanto, piuttosto può puntare a tirare tatticamete la corda per costringere "altri" a farlo.
Se mai avessero il coraggio (oligarchico nazionale) di farlo; cosa molto improbabile - e su questo puntano anche gli stessi tedeschi per tenere aperta la difficile partita "mondiale"- visto che l'euro stesso è il presupposto emergenziale continuo, badate bene, per fare le riforme strutturali gradite "anche" agli USA in prospettiva Ttip.
Il che ci indurrebbe a pensare "siamo fritti!", almeno come democrazia costituzionale...basterà infatti accelerare le riforme costituzionali, che a questo punto diventano una partita in progressione: dall'aspetto "istituzionale-deliberante" (monocameralismo e legge elettorale per maggioranze "stabili") a quello successivo abrogatore-manipolatore, dei principi fondamentali dello Stato sociale, consentito da un assetto deliberativo più snello ed "efficiente".

Insomma, nel nome della logora parola d'ordine della "governabilità" si punta al "bersaglio grosso" indicato da JP Morgan e Wall Street Journal".


7. In coerenza con ciò, ci è parso più di recente, nella tarda estate del 2016, necessario ribadire questo concetto:
"Spero sia ormai chiaro quanto sia irrealistico credere che, siccome l'economia dell'eurozona non si riprende, e la deflazione appare irrisolvibile (anzi, in riacutizzazione, nonostante qualsiasi QE immaginabile), ciò debba, necessariamente e immediatamente, condurre a qualche forma di allentamento della presa neo-liberista, monetarista e anti-Stato sociale, sulle società occidentali.

Un indicatore ce lo danno le questioni Wolkswagen, Deutschebank e Monsanto-Bayer. Dopo anni di lambiccate analisi sulla prospettiva di un riesplodere delle ostilità tra la Germania e gli USA, dovremmo prendere atto che si tratta di episodi sempre e comunque da contestualizzare.

E il contesto è, come ci ricorda Bazaar, quello della solidarietà di classe, - rafforzata da decenni di recenti inarrestabili successi-, tra gli "operatori razionali" del capitalismo finanziario e oligopolista sovranazionale.

Per cui, in questo contesto, tutto sommato: "...sono segnali contraddittori nel complesso.
E confermano che, negli USA, si ha una prevalente visione non "destabilizzante" dei rapporti con la Germania: perchè ci sono fin troppe questioni intrecciate, e convergenti visioni prevalenti, rispetto ai motivi di dissapore.
In particolare, gli USA non possono non considerare l'enorme utilità della Germania per disciplinare il resto dei paesi UEM, quelli con le "Costituzioni antifasciste", ed eliminare una volta per tutte la tutela del lavoro, flessibilizzandolo e privandolo del welfare (salario indiretto di "resistenza" alla durezza del vivere), e liquidare anche solo una parvenza di senso del sindacato".

8. Né la sensibilità attuale di Obama, nè, tantomeno, la prospettiva di una Clinton come POTUS, paiono scalfire queste prospettive.
Una soluzione "dignitosa" a questo piano inclinato potrebbe scaturire solo da una visione consapevole di queste pesantissime ipoteche sulla democrazia italiana: in base alla chiara rivendicazione della natura e del senso profondo della nostra Costituzione, che sia abbracciato con chiarezza e con forza da forze sociali e politiche rimpolpate nelle proprie "risorse culturali"; e non chiuse nell'inconsapevole gioco "periferico" di spartizione della politica nazionale: un gioco interno al globalismo neo-liberista che, però, è nella sua più pericolosa fase terminale.
Senza che in Italia ci sia un significativo risveglio capace di cogliere questo momento di transizione così eccezionale.
(Se mai ciò si manifestasse, potremmo ridiscutere della "ipotesi frattalica").

Pubblicato da Quarantotto a 13:11 28 commenti: Link
 

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Forumer storico
  • Difesasauditi e cinesi si sbarazzano di 346 miliardi di titoli degli USA
ottobre 21, 2016 Lascia un commento

Zerohedge 18 ottobre 2016

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Un mese fa, quando osservano l’ultimo aggiornamento della FED sui titoli del Tesoro detenuti, notammo qualcosa di preoccupante: erano scesi drasticamente, di oltre 27,5 miliardi in una settimana, la maggiore riduzione in una settimana dal gennaio 2015, portando il totale delle riserve a 2830 miliardi di dollari, il minimo dal 2012.
Un mese dopo, aggiorniamo i dati scoprendo che nell’ultimo aggiornamento settimanale, le banche centrali straniere continuano a liquidare i titoli degli Stati Uniti tenuti in conto deposito dalla FED, scendendo di altri 22,3 miliardi la scorsa settimana, arrivano a titoli detenuti per 2805 miliardi di dollari, il nuovo minimo dal 2012.
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Poi oggi, oltre ai dati sui titoli della FED, vi sono gli ultimi dati mensili del Treasury International Capital che mostrano che la stessa tendenza preoccupante del mese prima accelera. Ricordiamo che negli ultimi 12 mesi abbiamo osservato una non così furtiva, ma difatti massiccia vendita, per 343 miliardi di dollari, di titoli del Tesoro da parte delle banche centrali estere nel periodo luglio 2015- luglio 2016; senza precedenti per dimensioni e ambito. Arrivando ad oggi, nell’ultimo aggiornamento mensile, di luglio, si scopriva che quello ciò che un mese prima era “semplicemente” il record di 343 miliardi di vendite delle banche centrali estere nel periodo LTM, terminato il 30 luglio, un mese dopo il dato era balzato a 346,4 miliardi, cioè oltre un terzo di triliardo di titoli del Tesoro venduti negli ultimi 12 mesi.
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Tra i maggiori venditori, secondo i prezzi di mercato, non a caso vi era la Cina, che a luglio “vendette” 34 miliardi di titoli degli Stati Uniti (se la cifra effettiva è diversa, in quanto questa particolare serie viene regolata dalle variazioni di mercato (MTM), sarà simile), la più grande svendita mensile dal 2012, portando il totale a 1185 miliardi di dollari, il più basso dal 2012.
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Non solo la Cina: l’Arabia Saudita continua a vendere i suoi TSY, e ad agosto i titoli dichiarati (ancora una volta regolati dal MTM), scendevano da 96,5 a 93 miliardi, il minimo dall’estate del 2014.
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Come sottolineammo un mese fa, è sempre più evidente che banche centrali estere, fondi sovrani, gestori di riserve e praticamente ogni altra istituzione ufficiale in possesso di titoli degli Stati Uniti, liquidano le partecipazioni a un ritmo molto preoccupante. In alcuni casi, come la Cina, ciò viene compensato dalla pressione della svalutazione; in altri, come l’Arabia Saudita, fornisce i fondi necessari per compensare il crollo del petrodollaro e colmare il deficit di bilancio impennatosi nel Paese. Allora, a chi vendono? La risposta, almeno per ora, sono i privati, in altre parole, proprio come nel mercato azionario l’investitore al dettaglio è il detentore finale, nel caso dei titoli del Tesoro degli USA “gli investitori privati” esteri e nazionali ne depositano a centinaia di miliardi nelle banche centrali. Chissà se lo farebbero sapendo chi glieli vende. Nel frattempo, se solo due mesi prima i rendimenti erano ai minimi storici, improvvisamente il quadro s’invertiva e i titoli detenuti improvvisamente preoccupano BoJ, FED e fors’anche BCE, riducendo presto gli acquisti a lungo termine. Cosa succederà se, oltre alle vendita delle istituzioni ufficiali estere, anche i privati cesseranno di acquisire. La risposta? Altra monetizzazione del debito dalla FED degli Stati Uniti sarà il risultato più probabile, cioè più Quantitative Easing. Badiamo a questo perché, divertente, la FED ancora cova l’ingenua speranza di alzare i tassi nelle prossime settimane.
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
 

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Forumer storico
Perkins: dopo il terzo mondo, ora stanno depredando noi
Scritto il 15/10/16 • nella Categoria: idee Condividi


La situazione è molto peggiorata negli ultimi 12 anni, rispetto a quando pubblicai “Confessioni di un sicario dell’economia”. Gli assassini economici e gli sciacalli si sono diffusi tremendamente, anche in Europa e negli Stati Uniti. In passato si concentravano essenzialmente sul cosiddetto Terzo Mondo, o sui paesi in via di sviluppo, ma ormai vanno dappertutto. E infatti, il cancro dell’impero delle multinazionali ha metastasi in tutta quella che chiamo la moribonda economia fallita globale. Questa economia è basata sulla distruzione di quelle stesse risorse da cui dipende, e sul potere militare. E’ ormai completamente globalizzata, ed è fallimentare. Siamo passati da essere beneficiari di questa economia assassina ad essere ora le sue vittime. In passato, questa economia di assassini economici era propagandata per poter rendere l’America più ricca e presumibilmente per arricchire tutti i cittadini, ma nel momento in cui questo processo si è esteso agli Stati Uniti e all’Europa, il risultato è stato una enorme beneficio per i molto ricchi a spese di tutti gli altri. Su scala globale sappiamo che 62 persone hanno ormai in mano gli stessi mezzi della metà più povera del mondo.
Naturalmente in America vediamo come il governo sia paralizzato, semplicemente non funziona. Viene controllato dalle grandi multinazionali. Queste hanno capito che il nuovo obiettivo, la nuova risorsa, sono gli Usa e l’Europa, e gli orribili avvenimenti successi in Grecia, e Irlanda e Islanda, stanno ormai avvenendo anche da noi, negli Usa. Le statistiche ci mostrano una crescita economica, ma allo stesso tempo aumentano i pignoramenti di case e la disoccupazione. Si tratta della stessa dinamica debitoria che porta a amministratori di emergenza, i quali consegnano le redini dell’economia alle multinazionali private: lo stesso meccanismo che vediamo nei paesi del terzo mondo. Quando ero un “sicario dell’economia”, una delle cose che facevamo era concedere enormi prestiti a questi paesi, ma quei soldi non finivano mai davvero ai paesi, finivano alle nostre stesse multinazionali che vi costruivano le infrastrutture. E quando i paesi non riuscivano a ripagare i loro debiti, imponevamo la privatizzazione della gestione dell’acqua, delle fognature e della distribuzione elettrica. Ormai vediamo succedere la stessa cosa negli Stati Uniti. Flint nel Michigan ne è un ottimo esempio.
Non stiamo parlando di un impero degli Stati Uniti, si tratta di un impero delle multinazionali protette e appoggiate dall’esercito Usa e dalla Cia. Ma non è un impero degli americani, non aiuta gli americani. Ci sfrutta nella stessa maniera in cui noi abbiamo sfruttato gli altri paesi del mondo. Viaggiando attraverso gli Usa e nel mondo, vedo davvero che la gente si sta svegliando. Stiamo capendo. Capiamo che viviamo in una stazione spaziale molto fragile: non abbiamo alcuna navetta spaziale, e non possiamo andarcene. Dobbiamo risolvere la situazione, dobbiamo prendercene carico, perché stiamo distruggendo la stazione spaziale. Le grandi multinazionali la stanno distruggendo, ma queste vengono gestite da persone, e queste sono vulnerabili. Se ci pensiamo bene, i mercati sono una democrazia, se li usiamo nel modo giusto. Certo, gli accordi come il Ttip sono devastanti, danno alle multinazionali la sovranità sui governi. E’ ridicolo. Vediamo i popoli dell’America Centrale terribilmente disperati, cercano di uscire da un sistema marcio, in primo luogo a causa degli accordi commerciali e delle nostre politiche nei confronti dell’America Latina.
E naturalmente vediamo queste stesse politiche nel Medio Oriente e in Africa, queste onde migratorie che stanno investendo l’Europa dal Medio Oriente. Questi problemi terribili sono stati creati dall’ingordigia delle multinazionali. Sono appena stato in America Centrale e quello che da noi viene definito un problema di immigrazione, in realtà è un problema di accordi commerciali. Non si possono imporre dazi a causa degli accordi commerciali – Nafta e Cafta – ma gli Usa possono dare aiuti di Stato ai loro agricoltori. Gli altri governi non si possono permettere di aiutare i propri agricoltori. Perciò i nostri agricoltori riescono ad avere la meglio sui loro, a questo distrugge le altre economie, e anche altre cose, ed ecco perché si creano problemi di immigrazione. Tre o quattro anni fa la Cia ha organizzato un colpo di Stato contro il presidente democraticamente eletto dell’Honduras, Zelaya, perché non si è piegato a multinazionali grandi, globali e con legami con gli Usa come Dole e Chiquita.
Il presidente voleva alzare il salario minimo a un livello ragionevole, e voleva una riforma agraria che garantisse che queste persone riuscissero a guadagnare dalla loro terra, anziché assistere alle multinazionali che lo facevano. Le multinazionali non l’hanno potuto tollerare. Non è stato assassinato, ma è stato disarcionato con un colpo di Stato, e spedito in un altro paese, rimpiazzandolo con un dittatore brutale. Oggi l’Honduras è uno dei paesi più violenti e sanguinari dell’emisfero. Quello che abbiamo fatto fa paura. E quando una cosa così accade a un presidente, manda un messaggio a tutti gli altri presidenti dell’emisfero, e anzi di tutto il mondo: non intralciate i nostri piani. Non intralciate le multinazionali. O cooperate e vi arricchite, e tutti i vostri amici e le vostre famiglie si arricchiscono, oppure verrette disarcionati o assassinati. Si tratta di un messaggio molto forte.
(John Perkins, dichiarazioni rilasciate a Sarah van Gelder per l’intervista “Nuove confessioni di un sicario dell’economia: stavolta vengono a prendersi la democrazia”, pubblicata da “Yes Magazine” e ripresa da “Voci dall’Estero” il 6 ottobre 2016. Perkins è celebre per il bestseller “Confessioni di un sicario dell’economia”, ora aggiornato con una nuova edizione).
La situazione è molto peggiorata negli ultimi 12 anni, rispetto a quando pubblicai “Confessioni di un sicario dell’economia”. Gli assassini economici e gli sciacalli si sono diffusi tremendamente, anche in Europa e negli Stati Uniti. In passato si concentravano essenzialmente sul cosiddetto Terzo Mondo, o sui paesi in via di sviluppo, ma ormai vanno dappertutto. E infatti, il cancro dell’impero delle multinazionali ha metastasi in tutta quella che chiamo la moribonda economia fallita globale. Questa economia è basata sulla distruzione di quelle stesse risorse da cui dipende, e sul potere militare. E’ ormai completamente globalizzata, ed è fallimentare. Siamo passati da essere beneficiari di questa economia assassina ad essere ora le sue vittime. In passato, questa economia di assassini economici era propagandata per poter rendere l’America più ricca e presumibilmente per arricchire tutti i cittadini, ma nel momento in cui questo processo si è esteso agli Stati Uniti e all’Europa, il risultato è stato una enorme beneficio per i molto ricchi a spese di tutti gli altri. Su scala globale sappiamo che 62 persone hanno ormai in mano gli stessi mezzi della metà più povera del mondo.

Naturalmente in America vediamo come il governo sia paralizzato, semplicemente non funziona. Viene controllato dalle grandi multinazionali. Queste hanno capito che il nuovo obiettivo, la nuova risorsa, sono gli Usa e l’Europa, e gli orribili avvenimenti successi in Grecia, e Irlanda e Islanda, stanno ormai avvenendo anche da noi, negli Usa. Le statistiche ci mostrano una crescita economica, ma allo stesso tempo aumentano i pignoramenti di case e la disoccupazione. Si tratta della stessa dinamica debitoria che porta a amministratori di emergenza, i quali consegnano le redini dell’economia alle multinazionali private: lo stesso meccanismo che vediamo nei paesi del terzo mondo. Quando ero un “sicario dell’economia”, una delle cose che facevamo era concedere enormi prestiti a questi paesi, ma quei soldi non finivano mai davvero ai paesi, finivano alle nostre stesse multinazionali che vi costruivano le infrastrutture. E quando i paesi non riuscivano a ripagare i loro debiti, imponevamo la privatizzazione della gestione dell’acqua, delle fognature e della distribuzione elettrica. Ormai vediamo succedere la stessa cosa negli Stati Uniti. Flint nel Michigan ne è un ottimo esempio.

Non stiamo parlando di un impero degli Stati Uniti, si tratta di un impero delle multinazionali protette e appoggiate dall’esercito Usa e dalla Cia. Ma non è un impero degli americani, non aiuta gli americani. Ci sfrutta nella stessa maniera in cui noi abbiamo sfruttato gli altri paesi del mondo. Viaggiando attraverso gli Usa e nel mondo, vedo davvero che la gente si sta svegliando. Stiamo capendo. Capiamo che viviamo in una stazione spaziale molto fragile: non abbiamo alcuna navetta spaziale, e non possiamo andarcene. Dobbiamo risolvere la situazione, dobbiamo prendercene carico, perché stiamo distruggendo la stazione spaziale. Le grandi multinazionali la stanno distruggendo, ma queste vengono gestite da persone, e queste sono vulnerabili. Se ci pensiamo bene, i mercati sono una democrazia, se li usiamo nel modo giusto. Certo, gli accordi come il Ttip sono devastanti, danno alle multinazionali la sovranità sui governi. E’ ridicolo. Vediamo i popoli dell’America Centrale terribilmente disperati, cercano di uscire da un sistema marcio, in primo luogo a causa degli accordi commerciali e delle nostre politiche nei confronti dell’America Latina.

E naturalmente vediamo queste stesse politiche nel Medio Oriente e in Africa, queste onde migratorie che stanno investendo l’Europa dal Medio Oriente. Questi problemi terribili sono stati creati dall’ingordigia delle multinazionali. Sono appena stato in America Centrale e quello che da noi viene definito un problema di immigrazione, in realtà è un problema di accordi commerciali. Non si possono imporre dazi a causa degli accordi commerciali – Nafta e Cafta – ma gli Usa possono dare aiuti di Stato ai loro agricoltori. Gli altri governi non si possono permettere di aiutare i propri agricoltori. Perciò i nostri agricoltori riescono ad avere la meglio sui loro, a questo distrugge le altre economie, e anche altre cose, ed ecco perché si creano problemi di immigrazione. Tre o quattro anni fa la Cia ha organizzato un colpo di Stato contro il presidente democraticamente eletto dell’Honduras, Zelaya, perché non si è piegato a multinazionali grandi, globali e con legami con gli Usa come Dole e Chiquita.

Il presidente voleva alzare il salario minimo a un livello ragionevole, e voleva una riforma agraria che garantisse che queste persone riuscissero a guadagnare dalla loro terra, anziché assistere alle multinazionali che lo facevano. Le multinazionali non l’hanno potuto tollerare. Non è stato assassinato, ma è stato disarcionato con un colpo di Stato, e spedito in un altro paese, rimpiazzandolo con un dittatore brutale. Oggi l’Honduras è uno dei paesi più violenti e sanguinari dell’emisfero. Quello che abbiamo fatto fa paura. E quando una cosa così accade a un presidente, manda un messaggio a tutti gli altri presidenti dell’emisfero, e anzi di tutto il mondo: non intralciate i nostri piani. Non intralciate le multinazionali. O cooperate e vi arricchite, e tutti i vostri amici e le vostre famiglie si arricchiscono, oppure verrette disarcionati o assassinati. Si tratta di un messaggio molto forte.

(John Perkins, dichiarazioni rilasciate a Sarah van Gelder per l’intervista “Nuove confessioni di un sicario dell’economia: stavolta vengono a prendersi la democrazia”, pubblicata da “Yes Magazine” e ripresa da “Voci dall’Estero” il 6 ottobre 2016. Perkins è celebre per il bestseller “Confessioni di un sicario dell’economia”, ora aggiornato con una nuova edizione).

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mototopo

Forumer storico
I media nascondono i fatti, H. Clinton teme di essere “appesa” ed il programma di Trump è convincente: Trump può vincere



Resto uno dei pochi convinti che Trump può vincere. Poco male, ero solo – o quasi – anche a credere nel Brexit.

Prima di tutto è chiaro che al contrario del Brexit il rischio brogli nelle presidenziali USA è altissimo ed a favore di H. Clinton. Infatti Trump va decisamente contro l’ordine costituito e dunque le rendite consolidate sono tutte contro il candidato repubblicano, ecco perché i media e chi davvero conta lo boicottano.
Di come siano veramente andati i primi due dibattiti TV ho già scritto (nota i), a favore di Trump secondo i sondaggi online (ed anche secondo lo scrivente, per quel che può valere). Del terzo dibattito, beh, tutti i media dicono Clinton ed io encore dico chiaramente Trump. Pensate che ho seguito la diretta su cnbc.com e post dibattito è comparso un sondaggio che dava Trump vittorioso al 70%: anche i commentatori politici incluso un professore del Naval College si interrogavano sulla valenza di una chiara vittoria Trumpiana. Bene, 5 ore dopo di quel sondaggio si era persa traccia, Hillary aveva vinto.
Non sono pazzo. Oggi finalmente ne abbiamo la conferma: un instant poll tenuto dopo il dibattito della CNN afferma lo stesso, contrariamente a quanto sostenuto dai media il giorno dopo i vari Joe che avevan visto il dibattito interrogati dalla CNN avevano votato per una vittoria schiacciante di Trump. Ecco la prova:



http://www.zerohedge.com/news/2016-10-22/heres-30-seconds-after-last-debate-cnn-would-rather-you-didnt-see

Passiamo ai timori di Hillary Clinton: post intervista TV con un noto commentatore di NBC [Matt Lauer] che ebbe l’ardore di chiedere in diretta chiarimenti sulle sue mails cancellate pur dopo aver concordato preventivamente le domande (!), la reazione della candidata Dem è stata furente nel fuorionda con insulti e minacce di licenziamento al cronista, aggiungendo che doveva essere chiaro che se Trump fosse stato eletto “ci appenderebbe tutti per il naso” (vedasi nota iii). Questo stando a quanto riportato in articoli comparsi sui media americani e regolarmente taciuti dei nostri valorosi media italici, manco fossimo noi a votare (italiani schiavi dentro…).


Forse così si capisce meglio perché tutti i media e tutta l’élite, che praticamente hanno contribuito in toto alla Clinton Foundation, siano contro Trump a prescindere.

Passando al programma elettorale di Trump per i primi 100 giorni, va detto che è molto convincente, molto. Anzi impressionante per la concretezza. Da leggere (nota ii ). Certo che affermare che verranno cancellati tutti i provvedimenti di Obama che vanno contro la Costituzione o che per ogni nuova legge bisognerà cancellarne due, o che limiterà la possibilità di rielezione dei membri delle Camere, finendo con la minaccia secondo cui gli ex politici non potranno “a vita” fare lobby per stranieri, beh, significa davvero scavare nel portafoglio di tante persone importanti… Encore, altri nemici…



Tecnicamente va specificato che il voto popolare sarà per Trump, la stragrande maggioranza degli americani numericamente voterà per lui (anche George Soros lo ha confessato). Poi tali risultati vanno mediati per i seggi statali e qui la musica cambia a favore di Hillary. Per farla breve, se il voto popolare supererà il 62-63% per Trump sarà possibile COMUNQUE una vittoria per il candidato repubblicano. Bisognerà vedere se, come ritengo accadrà e nel segreto dell’urna, ci sarà un ampissimo voto popolare per Trump anche da parte di molti votanti oggi etichettati come democratici. Sarà comunque difficile vincere per il tycoon newyorkese, soprattutto a causa dei brogli attesi.

In tutto questo temo che, per quanto ci riguarda, come ha detto Oliver Stone la candidata Dem ci porterà ad una guerra mondiale. Anche in questo i media italiani – pur senza dover votare – sembrano preferire il candidato che ci farebbe più danni….
O più semplicemente le nostre elites che detengono anche i media del Belpaese fanno tutte parte della stessa famiglia globale che non ha interesse a che venga eletto Donald Trump.

Mitt Dolcino
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mototopo

Forumer storico
PS 2 : RIMANDATA LA DECISIONE SULLA BANCA D’ITALIA La causa dell’avvocato Paolo Emilio Falaschi




doc-bankitalia

Rimandata la decisione sul processo alla Banca d’Italia per il disastro del Monte dei Paschi di Siena

Il 13 ottobre si è tenuta a Roma un’udienza per decidere qualora la Banca d’Italia debba essere rimandata a giudizio per le responsabilità nel disastro del Monte dei Paschi di Siena. L’avvocato Paolo Emilio Falaschi, azionista MPS, aveva presentato un esposto nei confronti della Banca d’Italia in merito all’autorizzazione rilasciata a MPS per l’acquisizione della Banca Antonveneta dalla Banca Santander.

La Banca d’Italia, allora sotto il governatore Mario Draghi, avrebbe commesso due frodi:

1) Ha certificato che il “costo” dell’acquisizione sarebbe stato di 9 miliardi di Euro. Non occorre essere esperti di giurisprudenza per conoscere la differenza tra costo e prezzo; mentre 9 miliardi era il prezzo imposto da Santander, i costi hanno invece superato i 17 miliardi, come documentato dall’avv. Falaschi;

2) Ha certificato l’acquisizione come conforme ai criteri della “sana e prudente gestione”, nonostante un’ispezione della Banca d’Italia del 9 marzo 2007 avesse riscontrato “rilevanti anomalie nei profili della rischiosità creditizia e della redditività” di Antonveneta ed avesse espresso un “giudizio sfavorevole” sulla situazione finanziaria dell’istituto.

Falaschi è stato sentito per un’ora e mezzo ed ha prodotto la documentazione originale della vigilanza di Banca d’Italia e dei versamenti di MPS che attestano il costo complessivo dell’operazione Antonveneta. Solitamente in questi casi il giudice decide immediatamente se rimandare a giudizio o meno. In questo caso, la decisione è stata rinviata.

La procura ha chiesto l’archiviazione motivando che, se la Banca d’Italia avesse bloccato l’acquisizione di Antonveneta, ne avrebbe sofferto l’intero sistema bancario italiano. I fatti dimostrano esattamente il contrario.

Le implicazioni dell’accusa sono devastanti. Se infatti l’autorizzazione di Bankitalia a MPS per acquistare Antonveneta fosse falsa, sarebbe giuridicamente illecita e pertanto nulla e quindi anche il contratto di acquisto di MPS con Santander è nullo. Ne consegue che MPS e l’Italia avrebbero diritto di ottenere da Santander la restituzione degli oltre 17 miliardi di euro pagati dalla banca senese per Antonveneta senza due diligence, sostiene con forza l’avv. Falaschi.

Uno degli aspetti dimenticati della vicenda, è che i problemi di Antonveneta furono in parte originati con la bancarotta del Banco Ambrosiano. Il Banco Ambrosiano, l’istituto privato guidato da Roberto Calvi, era stato acquisito da Antonveneta. L’Ambrosiano era il membro italiano del gruppo Inter-Alpha, l’alleanza di banche formatasi all’inizio degli anni settanta per egemonizzare il futuro sistema finanziario europeo in funzione anti-Stati nazionali. E la Santander, l’istituto che ha venduto Antonveneta a MPS, è un altro membro fondatore dell’Inter-Alpha.

E’ noto come i padrini politici di MPS si collochino storicamente nella fazione politica filo-britannica che fa capo all’ex Primo Ministro italiano, nonché architetto del Trattato di Lisbona, Giuliano Amato, e al suo alleato Franco Bassanini. Fu Amato, insieme a Mario Draghi, a rimuovere la separazione bancaria in stile Glass-Steagall in Italia nel ’93, permettendo a MPS ed altri istituti italiani di espandersi in attività ad alto rischio. Questo ha condotto anche alla disastrosa acquisizione di Antonveneta, le cui perdite furono poi nascoste da contratti derivati.

La settimana scorsa alcuni ex manager del MPS hanno patteggiato nel processo milanese su quelle operazioni finanziarie che permisero di occultare le perdite.. Lo stesso caso era stato archiviato dal Tribunale di Siena; i procuratori milanesi erano di diverso avviso. I procuratori senesi, ciò nonostante, avevano ammesso che sia Mussari che Vigna avevano gestito il MPS con un modus operandi “asservito al soddisfacimento di interessi in generale distonici rispetto a quelli dell’ente. Ciò vale con particolare riferimento alla presenza di interessi e sollecitazioni esterne alla banca e ascrivibili in prima battuta al panorama politico locale e nazionale”.

L’avvocato Falaschi, da noi sentito, ha sottolineato la gravità di tali affermazioni. “Io mi ero abituato a vedere e verificare se i PM di Siena avevano indizi o prove di quello che hano scritto, e avrei chiamato subito a chiarimenti i due ex sindaci Ceccuzzi e anche Cenni che lo aveva sostituito. E se i PM di Siena avevano indizi e prove per scrivere di interessi (sarebbero soldi) e sollecitazioni, mi sarei immaginato che essi procedessero in sede penale.”

“Quanto poi ad interessi e sollecitazioni ascrivibili al panorama politico nazionale, io avrei subito chiamato a chiarimenti coloro che comandavano a livello nazionale e cioè – se non sbaglio – D’Alema e Bersani”.





() fonte scenari economici
 

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