Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo (4 lettori)

mototopo

Forumer storico
Mitt Dolcino
Su 160’000 migranti arrivati in Grecia ed Italia l’EU ne ha riallocati solo 5’821. Vogliamo morire di austerità e migranti o usciamo dall’euro?



Prima di tutto i numeri. Human Rights Watch (HRW, nella persona del direttore Philippe Dam), una fonte al di sopra di ogni sospetto, conferma che dei 160’000 richiedenti asilo giunti in Grecia ed Italia – via barcone o transumanza umana – solo 5’821 sono stati riallocati negli altri paesi Europei. [leggasi anche, Italia e Grecia hanno circa 154’000 bocche da sfamare a spese dei contribuenti pur essendo noi in pesante crisi economica, bocche che nell’80% dei casi o giù di lì sono migranti economici e NON scappano da guerre] Peggio, sapete chi è il paese che ne ha riallocati di meno, leggasi ne ha accolti di meno rispetto a quanti doveva? La Germania, lo stesso paese che fomentò ai tempi l’apertura delle frontiere accogliendo i migranti soprattutto siriani.

Dunque, ricapitoliamo: 160’000 persone emigrano in EU [toccando terra in Grecia ed Italia] via barconi col supporto dei governi europei (notasi, i partiti al governo in EU non hanno perso tempo a mettere a disposizione le loro macchine organizzative opportunamente privatizzate per accogliere i migranti dietro opportuno pagamento, ossia utilizzando le tasse pagate dai cittadini dei rispettivi paesi per fare arricchire le loro caste politiche, in Italia Mafia Capitale e PD insegnano base quanto emerso dalle indagini).

HRW la definisce bellamente una farsa, anzi una vergogna quella europea… Ecco l’articolo originale:





Aggiungo un ingrediente esplosivo: le fonti pubbliche tedesche che si occupano della politica estera di Berlino già nel 2012/13 durante la crisi di Atene affermavano che, quando nemmeno si immaginava l’esodo biblico di questi ultimi mesi, in assenza di un governo pro-Europa nella penisola ellenica si sarebbe anche potuto attuare un protettorato militare in veste EU per difendere i confini esterni europei dai migranti in arrivo (…).
Ai tempi non capivo, ora capisco benissimo. Ma la domanda è ancora più semplice: come facevano i tedeschi nel 2013 a prevedere cosa sarebbe accaduto 3 o 4 anni più tardi?

Esisteva forse – dunque – un piano?

Fantomas per Mitt Dolcino

.
 

mototopo

Forumer storico
posted by Maurizio Gustinicchi
EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE IN ITALIA RIEQUILIBRANO POPOLAZIONE E SCARSITA’ DI MONETA (ve l’avevamo preannunciato!)

Sono almeno 5 anni, da quando abbiamo iniziato a fare informazione economica in modo serio nel nostro paese, che ve lo diciamo: EMIGRAZIONE, SUICIDI E FALLIMENTI SONO FRUTTO DELL’EURO CHE, PER COLPA DELLA CRISI DA BILANCIA COMMERCIALE, RIDUCE LA MONETA NEL NOSTRO PAESE.



Nel 2013 feci questa slide che, quando presentavo ai convegni, mieteva costantemente un gran numero di vittime! Era relativa ai fallimenti aziendali e alla conseguente crescita disoccupazionale, ma può esser letta anche in funzione dell’emigrazione.

Oggi vogliamo, difatti, affrontare questo aspetto della emigrazione e successiva immigrazione che caratterizza l’Italia in questo momento.

Sin dal 2012, in vari articoli dedicati al debito pubblico americano e mondiale, teorizzammo che la situazione sarebbe precipitata costringendo tantissimi giovani ad emigrare. Ciò è effettivamente avvenuto!

La Germania, manipolando l’inflazione (al ribasso nel suo paese per mezzo della Riforma Hartz IV e al rialzo nel sud europa per il tramite del Ciclo di Frenkel), ha causato l’esplosione dei saldi TARGET2 (ossia dei crediti che via BCE la Germania trasferisce al sud Europa, completamente indebitato con questa).



Dovendo la Germania rientrare in possesso di tali crediti prima di rompere l’Euro, altrimenti le sue banche saltano alla grande e con esse tutto il suo sistema industriale, spinge le nazioni del sud Europa a riequilibrare il sistema finanziario CREANDO UNA POPOLAZIONE DI ITALIANI, CHE SOSTITUISCE GLI AUTOCTONI, CHE ABBIA MOLTE MENO ESIGENZE E, QUINDI, MOLTO MENO BISOGNO DI DENARO.

E come si fa?

Ce lo spiega bene l’amico di Alternativa per l’Italia Carlo Max Botta con le sue meravigliose slide:



Notate bene, se ne vanno specializzati formati nelle nostre scuole per arricchire altri paesi che godranno dei costi sopportati dal nostro paese per formarli (e poi nei bagni delle scuole oggi manca anche la carta igienica!) e arrivano risorse boldriniane senza competenza alcuna.

Questi ultimi, sono quelli che dovrebbero (uah uah uah) pagarci la pensione!

Come? Lavorando come schiavi in attività che oggi gli italiani pare non vogliano fare! Io conosco giovani (ragazzi e ragazze) che per qualunque lavoro, pulizie o magazziniere, sarebbero disposti ad enormi sacrifici ma il mantra televisivo dice altro.

Ma da dove partono quelli che se ne vanno?



Da tutte le regioni, in particolare dalla Lombardia (immagino in Svizzera)!

Ma se guardiamo nel corso degli anni da dove sono partiti gli Italiani, si vede chiaramente che la metà delle persone sono del Sud e delle Isole. Posti che per primi hanno subito la deindustrializzazione del paese conseguente dalla RIVALUTAZIONE DELLA LIRA (perché questo è l’Euro) CHE E’ IN CORSO DAL 1988!

Un simile andamento, nella storia del nostro paese, si è avuto solamente all’alba del 900 quando il Gold Standard (in pratica l’euro di allora – il cui nome era UNIONE MONETARIA LATINA -)



mieteva le stesse vittime di oggi sia sotto i governi di destra, sia sotto quelli di sinistra:



Ad maiora!
 

mototopo

Forumer storico
Claudio Borghi: la grande cazzata del debito pubblico
Borghi-scatenato-a-Rapallo-La-grande-cazzata-del-debito-pubblico-play-140x140.jpg
Hanno deciso che dobbiamo morire, e troviamo consolazione nella libera scelta del modo in cui ci dovremmo suicidare? Uno scatenato Claudio Borghi, a Rapallo, mette in luce tutte le contraddizioni, le ipocrisie e le menzogne della narrazione del debito pubblico descritto come ineluttabile cappio stretto intorno al collo,...GUARDA
 

mototopo

Forumer storico
attualita' ottobre 9, 2016 posted by Mitt Dolcino
Tutti assolti (o quasi) dalle inchieste mediatiche del 2011: i giudici fecero politica per cambiare il governo? Fu un golpe?



Oggi scopriamo che nelle indagini mediaticamente esposte del 2011 tutti o quasi sono stati incredibilmente assolti. Come in Tangentopoli sembra la prova che la magistratura italiana ha fatto politica – un reato costituzionale -, ovvero i giudici sono stati uno strumento per cambiare il colore politico del governo, per destabilizzare il paese. Praticamente tutte le opposizioni, quelle interne e/o gli avversari politici del grande disegno di cambiamento del 2011 sono stati prima messi alla berlina, quindi eliminati dalla scena ed oggi incredibilmente riabilitati perché il fatto non costituisce reato! Non vi dico i danni causati nel mentre…



Più o meno come in Tangentopoli dove però si andò ad incidere su un indubbio malaffare più antropologico che criminale, dopo 50 anni di vacche grasse e sostanziale impunità la classe politica aveva acquisito atteggiamenti nella gestione della cosa pubblica decisamente insostenibili (sebbene anche in tale caso il paese andasse molto bene in comparazione degli altri paesi europei, non a caso anche in tale momento storico una presidenza dem USA forte post JFK vide annichilire il nostro benessere assieme alla svendita del nostro patrimonio industriale, quella precedente aveva visto l’eliminazione di Aldo Moro).



Quanto accaduto è gravissimo, alcuni asseriscono fu un vero golpe. Notasi che i fatti del 2011 sono molto più gravi e lampanti rispetto al 1993/95 (sebbene ai tempi venne svenduta la spina dorsale dell’industria privata italiana), oggi non una ma tutte le procure italiane hanno agito all’unisono, Milano, Roma, Torino, Venezia, Taranto… Ed il finale è da ridere, tutti assolti o quasi – anche in mafia capitale – perché il fatto, ripeto, non costituisce reato, memento la farsa degli scontrini di Marino e Cota.

Nella valutazione di cosa è accaduto tralascio l’etica, morta. Lascio perdere anche il bene dello stato, parole vuote che nessuno capirebbe.
Mi fermo ai danni materiali: oggi l’accaduto ha definitivamente ammazzato il benessere del paese abbattendo un governo democraticamente detto per volere ed interessi stranieri. Grazie a tale blitz “molto mediatico” si è fermata la crescita italiana! Infatti nel 2010/11 l’Italia era messa molto meglio degli altri paesi EU, di fatto non avevamo subito nessuna ripercussione dalla crisi subprime ed avevamo un amico ricco (Gheddafi) che ci salvava sempre quando c’era l’emergenza. Forse per questo andavamo abbattuti.

Oggi siamo in parabola discendente assoluta, non ci siano mai ripresi dal 2011 e quello che doveva essere un impulso momentaneo per cambiare l’indirizzo politico (ripeto, cambiamento voluto dall’estero e più precisamente dall’amministrazione Obama per conto dei paesi europei vistisi sorpassati dal Belpaese nel post subprime) non si è fermato ed anzi si è trasformato in uno strumento di continuità per uccidere il benessere di Roma ovvero del principale alleato USA non anglosassone in Europa.



Infatti la vera condanna italiana post 2011 è quella dell’emigrazione, italiani giovani e preparati, imprenditori che se ne vanno e non ritorneranno più nell’inferno fiscale italiano, col cavolo che vorranno farsi statassare per tenere su una baracca ormai in crollo. Forse per questo sono arrivati i migranti, per sostituire gli italiani che se ne vanno e dunque per indebolire a termine l’Italia, rendendola accessibile in tutto e per tutto… Insomma il piano per una colonia, tempo 10 anni.
Dopo quanto successo nessuno crede più nell’indipendenza della magistratura, alcuni la considerano addirittura in contrapposizione con gli interessi del paese. Chiaramente, esistesse un diritto i colpevoli andrebbero processati per alto tradimento: sembra incredibile che dopo tale immenso danno al Paese da parte dei giudici italiani – asserviti ad un progetto straniero – nessuno chieda oggi la sacrosanta separazione delle carriere in magistratura o quanto meno di far loro pagare in sede civile per i danni causati per dolo o colpa grave nell’esercizio delle loro funzioni. Si, perché un golpe sarebbe doloso…



Spero abbiate capito cosa è successo. Oggi l’emergenza giudiziaria italiana è rientrata solo perché Brexit e fine del mandato obamiano hanno costretto a cambiare registro i burattinai che permisero gli eventi dall’esterno: finalmente si sono accorti che tale sciagurata decisione del 2011 sta oggi andando contro i loro stessi interessi e dunque a vantaggio dell’asse franco-tedesco che vuole sostituirsi agli anglosassoni in Europa (la storia ci dirà come il vero colpevole sia stato Cameron – non a caso ostracizzato dalla politica UK per leso interesse sovrano -, si sa che dopo la seconda guerra mondiale, da Portella della Ginestra in avanti, l’ultima parola sulle operazioni geostrategiche italiane passa da Londra e da una certa nobiltà romana, la stessa che il giudice Priore sospettò implicata nell’affaire Moro).

Comprendo i burattinai stranieri che non essendo italiani hanno fatto (più o meno, chi la fa l’aspetti…) i loro interessi. Non vanno invece perdonati i traditori nazionali, i veri colpevoli, parlo dei nostri connazionali asserviti al progetto. Che andrebbero processati per tale enorme misfatto. Ossia per alto tradimento.
Vedremo.

Jetlag per Mitt Dolcino
 

mototopo

Forumer storico
il Contatti
attualita' ottobre 9, 2016 posted by Maurizio Gustinicchi
RAGIONI MACROECONOMICHE PER IL NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE

Sino ad oggi, parlando di riforma costituzionale, ci siamo sempre e solo concentrati sull’aspetto del Diritto e della Democrazia.

Oggi, grazie al suggerimento del sempre ottimo Gustavo Rinaldi, cercheremo di sviluppare il punto di vista macroeconomico.

Lo spunto ci viene offerto dalla brillante concettualizzazione, di quanto dentro ognuno di noi già sappiamo, di uno dei più importanti economisti internazionali:



Egli, in un post, ha concentrato tutte le idee che da tempo avevo in testa ma che mai avevo pensato di concettualizzare in un pezzo su scenarieconomici.

Partiamo dicendo che, come affermano oramai tutti i giornalisti, la DEFORMA COSTITUZIONALE è voluta dai mercati finanziari per il tramite di JP Morgan:



E come mai questi signori si preoccupano di cambiare le nostre costituzioni? Per farci avere immensi risparmi economici? Per garantire velocità alle leggi? Per gestire meglio il paese?

Niente di tutto questo, il problema è GARANTIRE LA VELOCITA’ DI CIRCOLAZIONE DEL CAPITALE FINANZIARIO!



  1. LA POSSIBILITA’ DI DELOCALIZZARE DELLE MULTINAZIONALI E IL RAPIDO DEFLUSSO DEI CAPITALI FINANZIARI IN CASO DI POLITICHE FISCALI NECESSARIE PER RIDURRE LE INEGUAGLIANZE SOCIALI IN UN PAESE RICHIEDE CHE LA FINANZA E I MERCATI SIANO REGOLAMENTATI
  2. SE LE POLITICHE INDUSTRIALI DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO SONO TALI PER CUI GLI STANDARD LAVORATIVI DI UN PAESE SONO EROSI DALLA COMPETIZIONE INTERNAZIONALE DEI PAESI IN CUI I LAVORATORI HANNO POCHI DIRITTI, IL COMMERCIO INTERNAZIONALE VA REGOLAMENTATO;
  3. SE GLI INVESTITORI INTERNAZIONALI CHIEDONO PER GLI I.D.E. (INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI) SPECIALI PROTEZIONI DI FRONTE AL SISTEMA LEGALE INTERNO DI UN PAESE LA RISPOSTA DOVREBBE ESSERE NO
  4. LE RIFORME STRUTTURALI ANDREBBERO FATTE SOLO IN CASO DI MERITO EFFETTIVO, NON PERCHE’ SERVONO PER COMPETERE NEL MERCATO GLOBALE
  5. I POLITICI DOVREBBERO, PER QUANTO SOPRA, SMETTERE DI NASCONDERSI DIETRO IL MANTRA DELLA GLOBALIZZAZIONE PER FARE OGNI COSA CHE COLLABORA ALLA DISTRUZIONE DELLA SITUAZIONE ECONOMICA DELLA CLASSE MEDIA.
Come vedete, non si parla affatto di centralizzazione dello stato piuttosto che di federalismo o di autonomia, non si parla di utilities sotto la politica piuttosto che privatizzate. Ciò di cui ci parla Rodrick è:

  • REGOLAMENTAZIONE DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE
  • REGOLAMENTAZIONE DELLA FINANZA INTERNAZIONALE
  • NO A FONTI DEL DIRITTO IN CONTRASTO CON QUELLE NAZIONALI SOLO PER PROTEGGERE GLI INVESTIMENTI ESTERI IN UN PAESE
  • RIFORME STRUTTURALI SOLO SE OTTIME PER IL POPOLO!
A buon intenditore, poche parole!

Ad maiora
 

mototopo

Forumer storico
posted by admin
SIA LODATA LA LIRA CHE PORTA L’INFLAZIONE E SALVA LE PENSIONI, ALLA FACCIA DEI PORNOLIBERISTI di Eriprando Sforza



In pensione a 70 anni con non più di mille euro al mese. Questo è il futuro immediato che si prospetta per il 99 per cento degli italiani. Questo destino non può essere evitato tagliando le pensioni dei parlamentari o togliendo l’invalidità a qualche finto cieco, come sostengono gli amici di Luigi Di Maio. I lettori di Scenari economici sanno benissimo che l’unico modo per cercare di rianimare l’economia italiana è quello di riconquistare la sovranità monetaria uscendo dell’euro. Così alla svalutazione salariale si sostituisce quella della lira per recuperare la competitività e la flessibilità indispensabili per riconquistare quote di mercato senza dover abbattere i consumi interni. Forse non tutti sanno, perché questo piccolo particolare viene sottaciuto dai media mainstream, che il ritorno alla lira è anche l’unico modo per sperare di avere una pensione dignitosa e addirittura di percepirla una volta raggiunta la tenera età di 65 anni, altro che 70. Il fatto è che la politica dei tassi zero, unita al celebre QE, ovvero l’acquisto da parte della Bce (ma anche della Banca d’Inghilterra e della Banca del Giappone) di titoli di Stato e di obbligazioni societarie in molti casi ha spinto i loro rendimenti sotto zero. Nel caso dei titoli di Stato tedeschi persino il rendimento del Bund decennale è negativo, mentre due giorni fa la Bce ha reso noti i dati del QE relativo ai corporate bond: ebbene, il 20% di quelli acquistati ha un rendimento inferiore allo zero. In un ambiente del genere come fa un fondo pensioni ad aumentare il valore dei suoi asset? Come ha detto Bill Gross, uno dei più grossi gestori di fondi obbligazionari, i tassi d’interesse troppo bassi «distruggono i risparmi e i modelli di business basati sulla responsabilità. Le banche, le compagnie assicurative, i fondi pensione e i nostri genitori vengono spogliati della loro capacità di pagare i debiti futuri e le prestazioni pensionistiche. Le banche centrali sembrano ignorare il lato oscuro dei bassi tassi d’interesse. Se questi vengono mantenuti per troppo tempo, l’economia reale ne viene influenzata in quanto le attese sui redditi non riescono a materializzarsi e gli investimenti ristagnano». Ci troviamo quindi di fronte a un’economia che nella migliore delle ipotesi è destinata a viaggiare con una crescita tra lo zero e l’1 per cento. Si tratta della stagnazione secolare di cui tanto parlano gli economisti pornoliberisti (perché chiamarli neo? Il mondo da loro descritto in quanto ardentemente vogliono che sia così, è semplicemente osceno, quindi porno) che ci priverà delle pensioni e quindi di un futuro accettabile. Ma lo stesso Gross sostiene che se i tassi sotto zero non portano a una crescita del pil annuo di Eurolandia fra il 3 e il 4 per cento, «in ultima analisi questo tipo di economia si trasforma in uno schema Ponzi destinato a un certo punto a implodere». Vale la pena ricordare che il QE è stato lanciato da Mario Draghi con l’obiettivo ufficiale di riportare l’inflazione a un livello di poco inferiore al +2%. Ebbene, a luglio l’inflazione era allo 0,2%, distanti anni luce dall’obiettivo, che secondo le stime della stessa Bce, non verrà centrato nemmeno nel 2018. Ebbene, siamo di fronte al fallimento conclamato del QE, ma se leggete Repubblica o il Corrierone non troverete nessuno che ve lo faccia notare. E così l’italiano semicolto guarda sconsolato il panorama di macerie che lo circonda, allarga le braccia e dice sospirando: «Che ci possiamo fare, è la stagnazione secolare». La verità è che il QE serve solo a tenere bassi rendimenti dei titoli di Stato italiani, consentendo al governo Renzi (e domani a Di Maio) di gestire il problema del debito pubblico. In caso contrario l’Italia, paralizzata dai tassi di cambio fissi all’interno dell’area euro, andrebbe dritta sparata verso la bancarotta. Bancarotta che farebbe saltare in aria anche l’euro. Pertanto Draghi ci propina i tassi zero e il QE, che portano deflazione e stagnazione e stanno minando in maniera forse irrimediabile il sistema pensionistico, solo per tenere in vita l’euro. Così ci sacrifichiamo per la moneta unica, negando un futuro dignitoso a noi e ai nostri figli, altro che scontro generazionale come dicono i pornoliberisti. E allora sia benedetto lo spettro evocato da questi ultimi quando i sovranisti propongono l’uscita dall’euro: l’inflazione. Non è per niente uno spettro. Se si mantiene entro certi livelli, che comunque non verranno mai superati in caso di uscita dell’Italia dall’euro (soprattutto in uno scenario di stagnazione falsamente secolare come quello attuale nel mondo occidentale), l’inflazione è segno di vitalità dell’economia. E, particolare non trascurabile, l’aumento dei prezzi al consumo porta con sé l’aumento dei tassi d’interesse, rendendo quindi ancora possibile per tutti noi avere una pensione dignitosa. Alla faccia dei pornoliberisti.

Epirando Sforza
!
 

mototopo

Forumer storico
STIGLITZ TRA "RIFORME" E "LE RIFORM€": UN PROBLEMINO DI DEMOCRAZIA NO? [/paste:font]


R600x__Il-Sole-24-Ore4.jpg


Sole24Ore in crisi irreversibile? Ecco i retroscena- Il quotidiano economico di Confindustria ha perso il 95% del suo valore in Borsa dal 2007. Le responsabilità di Marcegaglia, Montezemolo e Squinzi.

1. Fingiamo per un attimo che Stiglitz non sia parte di un establishment USA, storicamente connotato dal nuovo modo di essere "democrat" (e cioè liberal, ben radicato nella upper middle class); e fingiamo pure, per un attimo che Stiglitz non sia il terminale spendibile, - in un'€uropa sempre più squassata dal dramma della disoccupazione e della dottrina ordoliberista al potere-, di un blocco di potere che, pur annoverando tra le sue fila, per l'appunto, persone di oggettivo valore, non riesce a produrre altro che Hillary Clinton come sua punta di diamante politica e la prospettiva, sempre più concreta, di una guerra globale nucleare.
Forti (...) di questa "ipotesi" di laboratorio, andiamo dunque a esaminare senza pregiudizi (determinati dal contesto che abbiamo scartato), le interessantissime risposte date da Stiglitz a questa intervista (disponibile fortunatamente in italiano): Referendum, Stiglitz: "Se Renzi perde parte fuga dall'euro".

2. Esaminiamo la prima risposta del Nobel per l'economia, che segue ad una domanda circa la pericolosità (addirittura!) del suo ultimo libro, per aver "fornito munizioni a tutti i populismi", ripiombando l'€uropa nella sue "paure" (cioè la domanda tendeva ad affermare che senza l'euro gli europei non sarebbero capaci di mantenere rapporti civili e cooperativi nei reciproci confronti!!!):
"Si riferisce al mio libro, L’euro e la sua minaccia sul futuro dell’Europa? L’ho presentato ovunque – risponde Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001, consigliere di Hillary Clinton, a Bologna per la Biennale dell’Economia cooperativa – da Friburgo alla Francia, dalla Gran Bretagna a Amsterdam, discutendo con il ministro olandese Dijsselbloem ( presidente dell’Eurogruppo e dell’European Stability Mechanism , ndr) e con altri vertici europei. Tutti hanno detto che sbagliavo, ma si sono dichiarati d’accordo sulle mie analisi. L’economia europea rallenta, la disoccupazione è in aumento, la produzione industriale ristagna e sempre più gente si scaglia contro l’euro. Tutti hanno detto che sanno bene quali riforme bisognerebbe fare, ma sono molto difficili da realizzare. ‘E comunque l’euro ce lo teniamo’, è la loro conclusione unanime".
Intendiamoci: le "riforme" cui si riferisce Stiglitz non sono quelle che vogliono proseguire i governi attualmente in carica nell'eurozona, come obiettivo irrinunciabile, che, ovviamente, sarebbero agevolate dal "sì" alla riforma costituzionale in Italia. Quelle "riforme", lanciate sull'altra parte dell'Atlantico proprio dalla guida neo-(anarco)-liberista apprestata dagli USA, sono il problema perché sono praticate all'interno di un'area valutaria volutamente imperfetta. Stiglitz se n'è accorto e ci ha scritto un libro su.

3. Le riforme che egli indica come un rimedio alla crisi €uropea sono invece relative ai trattati: ma non proprio a tutta l'impostazione dei trattati, quanto, in concreto, relativamente alle regole applicate nell'eurozona. Si tratta in pratica del governo fiscale, federale, capace di operare i trasferimenti in modo che l'unione monetaria sia connessa ad un'unione politica compiuta, capace di provvedere ai bisogni territorialmente differenziati (dagli squilibri economici determinati proprio da "questa" moneta unica) delle popolazioni coinvolte nell'eurozona.
Come abbiamo anticipato varie volte, e da anni, Stiglitz prende atto che "i vertici europei" sono ben consci che queste "riforme" sarebbero necessarie ma che siano difficili da realizzare. Quindi si deve andare avanti così.
Ovvio: il giochino sottinteso nel linguaggio diplomatico (in senso lato) utilizzato da Stiglitz e dai suoi interlocutori è che le riforme (dei trattati) sono impossibili, in quanto fuori da ogni agenda e concretezza politica.

Addio Stati Uniti d'Europa Juncker: "Colpa dei cittadini"
Il presidente della Commissione Ue: «Non ci saranno mai, nazioni e popoli amano le proprie tradizioni»



4. Seriamente: riformare l'UEM è politicamente impensabile. Sia perché non lo vuole la Germania (anche per i chiari vincoli della sua Costituzione al riguardo (qui. p.2)), una Germania che ha assunto il ruolo di azionista di maggioranza nella Holding imperial-€urista, sia perché non lo vogliono i responsabili di governo, e quindi le elites, dei vari Stati dell'eurozona.

E di questo Stiglitz appare tanto cosciente che a una successiva domanda sull'euro a due velocità, risponde: "Non credo sia possibile in Europa. L’ideologia dei banchieri centrali e della Commissione Europea è fortemente contraria alla doppia valuta. Ma nel mio libro indicavo la strada di una valuta diversa per il mercato dei beni e per quello dei capitali".
In questa risposta, Stiglitz, che pure è uno dei più autorevoli e approfonditi critici delle banche centrali indipendenti, rende atto che i banchieri centrali e gli omogenei tecnocrati della Commissione UE sono quelli che decidono: anzi, gli unici che decidono quali politiche monetarie e fiscali adottare. E in definitiva, sono già stati gli "autori" dei trattati: sicché, non hanno alcuna intenzione di smettere di difenderli (anche perché, ai loro occhi, stanno funzionando fin troppo bene).
Rammentiamo come sia sempre di stretta attualità l'essersela presa col solo Barroso per i suoi futuri rapporti professionali con Goldma&Sachs dopo essere stato presidente della Commissione, dimenticando completamente che l'emergere di un conflitto di interessi getta un'ombra, proprio e principalmente, sui passati rapporti con il potere economico al quale si rivela ex post la propria vicinanza, e in relazione agli atti di governo e alle prese di posizione adottati mentre si era in carica.
Ma le "porte girevoli" (v. qui, nel gran finale) sono una specialità molto americana, e Stiglitz ha imparato a proprie spese che è meglio non sollevare troppo apertamente questo genere di problemi (rammentiamo in proposito "l'epopea" Stiglitz vs. Summers, sulle politiche imposte dal FMI).

5. Ma è la successiva risposta di Stiglitz che ci fornisce un chiarimento, "di merito", sulla sua visione delle riforme intraprese sotto l'egida (formale) dell'€uropa di Maastricht- riforme che, come abbiamo visto innumerevoli volte, sono incentrate sulla flessibilizzazione neo-classica (o neo-keynesiana) del mercato del lavoro e sulla connessa privatizzazione del welfare:
"La Germania ha imposto il rigore che ha ucciso la crescita in Europa. Credo sia molto difficile fare le riforme quando il popolo soffre. Molti tedeschi, invece, credono che il tempo migliore per fare le riforme sia proprio quando c’è crisi. Secondo me, quando le riforme sono fatte con la pistola puntata alla testa vengono partorite male, non sono accettate dai cittadini e diventano insostenibili".
Sintesi fenomenologica della posizione assunta da Stiglitz e alla quale appare funzionale il suo libro: il rigore fiscale, in una situazione in cui non è permessa la svalutazione del cambio perché si è in una moneta unica (e per di più con i tedeschi!), porta a un grado di "sofferenza" popolare - oltre che....bancaria, elemento da non trascurare e che Stiglitz, proprio lui, non può non avere ben presente-, tali da divenire "insostenibile".
Quindi, almeno per l'Europa, le riforme, cioè l'abolizione della tutela del lavoro, dell'autonomia collettiva del sindacato, la drastica riduzione pro-mercati (finanziari) di tutela sanitaria e previdenziale, non sono un male in sè, ma risultano esserlo per l'eccesso di "durezza del vivere", concentrato nel tempo, di cui sono portatrici quando sono adottate dentro un'area valutaria cui non corrispondano istituzioni politico-economiche comuni adeguate.

Implicita, ma necessaria, in questa visione di Stiglitz, è la logica del "sapersi fermare quando i risultati ottenuti sono ragionevolmente buoni": usare in dosi aggiuntive (e letali) lo strumento dell'euro per mettere in pericolo, per via di un collasso economico e del consenso, questi stessi risultati, rischiando un arretramento della linea restaurativa dello Stato "ridotto", per arrivare allo "Stato minimo", non ha mai portato fortuna. Ed è comunque un rischio troppo alto visti i precedenti analoghi in Europa (basti citare la seconda guerra mondiale).

6. In tutto questo discorso, dunque, riemerge il clou del neo-keynesianesimo a epicentro USA: l'unione europea risponde a dei vantaggi geopolitici di lungo ed ampio scenario, e consente più efficacemente di rendere il vecchio continente simile all'America.
L'omogeneità raggiunta (considerando l'effettiva situazione di paesi, citati da Stiglitz, come Grecia e Italia), è già un risultato notevole: perché "esagerare" (benedetti tedeschi)?
Il problema di "democrazia", in tutto questo, non è presente
: tanto che in una successiva risposta Stiglitz aggiunge, un po' genericamente e cripticamente, se non in modo incoerente, che di fronte alla Brexit, Juncker:
"avrebbe dovuto spiegare i fattori positivi e le opportunità dello stare insieme, piuttosto che puntare sulla paura".
Sì però, a Juncker la lista delle cose non terroristiche che dovrebbero tenere insieme l'€uropa proprio non gli viene in mente: è troppo abituato a mettere le scelte sul tavolo, attendere che la gente non ci capisca un tubo e poi portare la decisione già presa al "punto di non ritorno".
Elementi del quadro €uropeo, storicamente molto abusati ormai, che Stiglitz pare del tutto ignorare: per lui le riforme non sono un male in sè e la teorizzazione che possano comunque, euro o non euro, rigore o non rigore, essere accettabili solo se alla gente non viene fatto capire nulla, pare sfuggirgli nella sua fondamentale importanza.

7. Al termine di questo commento ad uno Stiglitz in missione €uropea, dunque, mi permetto un piccolo commento finale sul problemino di democrazia: pensare a un'uscita dell'euro "da sinistra", è un controsenso, perché questa uscita automaticamente ripristina la potenziale e recuperata applicabilità del modello costituzionale. E, quindi, determina la possibilità di porre in fuorigioco, cioè di far riemergere la illegittimità costituzionale, delle riforme, antisociali e antilavoristiche imposte dall'appartenenza all'Unione europea. In nome dell'euro: che non è "solo una moneta" (come dicono gli spaghetti-liberisti più estremi) e neppure, "solo" il nemico della crescita, come nota Stiglitz...nel 2016. E' il disegno da lungo tempo perseguito dalla oligarchia per abbattere le Costituzioni democratiche.

8. Stiglitz, semplicemente, non risulta (voler essere) cosciente di questo ordine di problemi, pur potendo vantare un "realismo" di visione sociale certamente molto più avanzato della media della ruling class d'oltreoceano (inclusa la Clinton, ovviamente): la parte più importante del malcontento che viene definito "populismo" non è altro che l'aspirazione ad una democrazia inclusiva dei più deboli che non è più compatibile con ulteriori dosi di riforme.
Riforme che, tra l'altro, negli USA stanno già manifestamente portando all'apice della instabilità finanziaria e, più ancora, sociale, di cui lo stesso Stiglitz dovrebbe preoccuparsi. Molto (e probabilmente già se ne preoccupa: per questo gira l'€uropa in tempo di elezioni presidenziali...).


Pubblicato da Quarantotto a 09:37 Nessun commento: Link a questo post
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest
domenica 9 ottobre 2016
LA RICOSTRUZIONE[/paste:font]
 

Users who are viewing this thread

Alto