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mototopo

Forumer storico
Euro crisis luglio 31, 2016 posted by Maurizio Gustinicchi
C’ERA LA CINA (o forse non c’è mai stata)

Ma come? Non dovevamo restare nell’euro perché “C’E’ LA CINA”?

Eppure a guardare l’import italiano sembrerebbe che prima dell’Euro ci siano le ben più subdole e vicine Germania e Francia:



La Cina è solo terza mentre davanti c’è la nostra UNICA NEMICA COMMERCIALE, la GERMANIA che paga il suo welfare con i nostri soldi!

Infatti se guardiamo anche l’export italiano:



Si vede che SOLAMENTE LA GERMANIA è sistematicamente IN SURPLUS COMMERCIALE ed è per questo che non vuole il ritorno alla lira dell’Italia (protetta in questo dall’attuale classe politica che altrimenti dovrebbe andare a lavorare nei campi e, si sa, la terra è bassa).

Anche se poi alla fine la Germania sta accumulando crediti elettronici (click su computer di Draghi) registrati dalla BCE nel suo programma TARGET2:



Forse c’era la Cina, o, forse, SEMPLICEMENTE non c’è mai stata!



A riveder la lira!
 

mototopo

Forumer storico
posted by Antonio Maria Rinaldi
PER QUELLI CHE L’EURO NON FUNZIONA PERCHE’ SBAGLIARONO IL CONCAMBIO A 1936,27! Di A.M. Rinaldi





Se si chiede al normale cittadino quale sia il motivo per il quale ci troviamo in questa situazione economica disastrosa, un buon tre quarti risponde senza esitazione essenzialmente per 3 motivi: hanno sbagliato il cambio a 1936,27 lire per euro, perché doveva essere molto più basso, perché non hanno fatto nessun controllo sui prezzi sin dal primo giorno di introduzione dell’euro e perché l’Italia è il paese più corrotto di tutti (naturalmente dopo la Bulgaria!).

Andiamo con ordine: chi aveva 10.000.000 lire con il concambio a 1936,27 si è ritrovato in tasca 5.164,57 euro, se fosse stato 1.750 lira/euro avrebbe avuto 5.714,57 euro e a 1.500 lire 6.666,67 euro. E se invece di aver avuto attivi (cioè depositi C/C, titoli, obbligazioni) avesse avuto debiti? Avrebbe avuto l’esigenza opposta di vedere con buon occhio il concambio più alto possibile! Ad esempio l’entità del debito pubblico, che al 1 gennaio 1999 data dell’introduzione ufficiale del cambio irrevocabile che fissò i valori di concambio fra le varie valute nazionali europe e l’euro, ammontava a 2483 milioni di miliardi di lire, che tramutato in euro divento 1.282,06 Mld (Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza, n.31, ott. 2008), mentre se il concambio fosse stato ad esempio a 1750 lire/euro, sarebbe stato di 1.419 Mld di euro e a 1500 lire/euro a 1.655 Mld di euro, pertanto molto ma molto più alto.

Quindi più il concambio si fissava alto e più sarebbe stato basso l’entità di chi deteneva debito. Viceversa, chi aveva attivi, il discorso sarebbe stato esattamente inverso, cioè più il concambio era alto e meno sarebbe stato valutato il proprio attivo. Quindi quando si recrimina a Prodi e Ciampi di aver accettato un concambio troppo sfavorevole, si sappia che l’hanno fortemente voluto così, al punto che se avessero potuto l’avrebbero ulteriormente preteso più alto. Per la cronaca il concambio fu influenzato dall’andamento sul mercato dei cambi della lira che “veleggiava” in quel periodo sulle 1.000 lire/marco, infatti il valore irrevocabile di 1936,27 scaturì proprio dal rapporto con il marco a 989,999 lire e dal concambio marco/euro a 1,95583 (1,95583 X 989,999 = 1936,27), pertanto gli spazi di manovra erano obiettivamente molto limitati se non nulli. Chi pensa, come ancora molti leader politici, che se fossimo “entrati” a 1.750, o anche meno, sarebbe stato molto meglio per l’economia, non ha assolutamente compreso assolutamente nulla riguardo ai problemi che sono alla base dell’adozione della moneta unica.

Alto problema, ritenuto fondamentale dall’opinione pubblica come “vizio” capitale dell’euro, è stato quello che le Istituzioni non hanno controllato l’aumento dei prezzi generalizzato avvenuto con l’introduzione della moneta comune. Ma qualcuno mi sa dire se esiste per caso una legge che impedisca l’aumento dei prezzi dei beni (forse per qualche servizio) tanto da poter mettere davanti ad ogni serranda di negozio un Carabiniere, un finanziere o un poliziotto?

Per quanto riguarda il tema “corruzione” mi limito a ricordare che il caso più eclatante a riguardo dai tempi di Erode è ad esclusivo appannaggio della SIEMENS, che risulta essere tedesca, e che i casi domestici, pur essendo da sradicare e condannare senza mezzi termini, appaiono in confronto a livello di mancia al bar.

Ma i problemi non sono stati questi…

I presunti disagi del valore di concambio a 1936,27, dell’aumento dei prezzi al consumo perché non ci si ben rapportava con la nuova moneta e perché qualcuno se n’è approfittato un po’ troppo, e per altri aspetti la corruzione, sono problemi che ormai sono stati ampiamente metabolizzati e dopo 14 anni di effettiva circolazione dobbiamo considerarli solo come sgradevoli effetti collaterali (naturalmente per la corruzione il discorso è diverso).

Cioè i problemi che subiamo per la nostra appartenenza all’euro non sono stati originati da quelli sopra esposti in quanto, in poche parole, oggi saremo esattamente nella stessa identica situazione indipendentemente dal valore di concambio o se all’epoca avessero messo i famosi Carabinieri fuori di ogni negozio o se la corruzione fosse a livelli fisiologici. Anzi paradossalmente, come spiegato, se il concambio fosse stato più basso, oggi ci ritroveremo un debito notevolmente più alto! Per la cronaca vale la pena ricordare, sempre attingendo dai dati di Banca d’Italia, che il debito pubblico italiano contratto dalla Prima Repubblica, conclusasi idealmente nel 1992, ammontava a 849,92 Mld espresso negli attuali euro (nonostante il “Divorzio” del 1981), per arrivare ai giorni d’oggi grazie alla Seconda Repubblica, a 2.228,7 Mld, praticamente raddoppiato da quando abbiamo adottato l’euro (nel 1999 era 1.282,06 Mld) e quasi triplicato dalla Prima Repubblica!

Come il vero problema del nostro debito, non riconosciuto dalla maggioranza dei sostenitori a tutti i costi dell’euro, è che espresso in una valuta che è assimilabile a tutti gli effetti ad una valuta estera in quanto non la governiamo. Se fosse in moneta sovrana sarebbe sostenibilissima. Giappone, e per il motivo opposto l’Argentina, docet. Il fatto di avere un debito in valuta estera ricorda un po’ quei poveri italiani inconsapevoli, che indotti dalle proprie banche (la Storia si ripete sempre!), contrassero mutui in ECU attirati dai tassi molto più convenienti rispetto alla lira, ignorando l’enorme pericolo dell’esposizione al rischio di cambio. Sappiamo purtroppo come è andata a finire e, alla luce di cosa poi è accaduto, avrebbero senz’altro preferito pagare tassi più elevati in lire e non aver mai fatto l’operazione in ECU. A conti fatti questa imprudenza gli costò due/tre volte in più rispetto ad un normale mutuo in lire.

Il vero problema che sfugge alla comprensione dell’uomo della strada, e perdonatemi anche alla quasi totalità della classe politica e dei media schiavi del pensiero unico, risiede nel fatto che noi abbiamo dovuto modificare completamente il nostro modello economico per poter adottare l’euro legandoci mani e piedi a dei vincoli esterni che ci condizionano oltremodo in quanto rispettano le nostre peculiari esigenze in termini di politica economica.

Spieghiamoci meglio: il Sistema Italia si basava su un modello economico che aveva come presupposto il perseguimento della piena occupazione e di un welfare di tutela garantito da una moneta che permetteva la determinazione di una autonoma politica economica. In questo contesto l’inflazione era il prezzo accettabile di compromesso e la svalutazione era solo, ripeto solo, una strumento a disposizione della politica economica autonoma per aggiustamenti del cambio. Vorrei aprire una breve parentesi per ricordare, a chi invoca l’euro come protezione ideale agli effetti della globalizzazione, che invece è l’esatto contrario: una moneta autonoma è il rimedio migliore possibile per contrastare gli effetti della globalizzazione generalizzata e senza regole.

Il modello economico su cui verte la sopravvivenza e il mantenimento dell’euro si basa invece sulla stabilità dei prezzi e il rigore dei conti pubblici fino al perseguimento del principio del pareggio di bilancio (tanto da pretenderne l’inserimento in Costituzione) come presupposto per la crescita. Gli effetti di questo modello, tanto caro all’ortodossia economica tedesca, è l’aver gettato in deflazione l’intero Continente ed aver “infettato” della stessa malattia anche mezzo Mondo! Aver previsto per soddisfare il fabbisogno di finanziamento dello Stato solamente la leva fiscale e/o il taglio della spesa pubblica ha avuto come immancabile conseguenza quello di uccidere letteralmente la domanda interna e affidando esclusivamente alle capacità dell’export le sorti di sviluppo dell’economia di un paese quando è acclarato che questa propensione non deve andare oltre al 30% del PIL.

Siamo in completa rotta di collisione perché per soddisfare questo modello siamo stati costretti ad adottare una politica economica completamente diversa da quella necessaria ed idonea alla nostra identità economica e soprattutto in contrasto a quella Costituzione economica prevista all’interno della Costituzione stessa che disegna un modello economico di riferimento ben preciso. Lotta disuguaglianze, occupazione, dignità del lavoratore e del suo salario, tutela risparmi, tutela salute, funzione regolatrice dello Stato nell’economia. Mentre con l’euro tutto questo viene sostituito con la capacità o meno di rendere flessibile il fattore lavoro comprimendo i salari, con la cosiddetta svalutazione interna, essendo ovviamente preclusa quella esterna impossibile dall’appartenenza al regime dei cambi fisso.

Ed è una visione correttissima quello tracciato nella Costituzione Repubblicana perché questo modello è riuscito a mantenere nel bene e nel male per molto tempo il giusto equilibrio fra Democrazia, Stato e Mercato, i tre pilastri fondamentali della società moderna. Se invece si altera questo equilibrio perché si tende a perseguire un modello che prevede e privilegia, ad esempio, il Mercato rispetto allo Stato, ovvero al ruolo regolatore dello Stato, ne risente immancabilmente anche la Democrazia.

Infatti, lo squilibrio avvenuto in modo sempre più evidente fra questi tre pilastri, sta provocando effetti ancora più devastanti rispetto alle motivazioni economiche sopra esposte. Il progetto di dotare una moneta unica l’intero Continente europeo prevede che per il suo mantenimento e sopravvivenza vengano sempre più sospese e annullate le garanzie previste e sancite dalla democrazia. I Parlamenti nazionali sono sempre più estraniati da qualsiasi potere decisionale, spezzando il rapporto di delega con i cittadini, degli organismi sovranazionali non eletti si sostituiscono sempre più in toto nelle decisioni di politica economica dei rispettivi paesi imponendo decisioni di ogni genere, si attivano dei meccanismi automatici che sono sempre più assimilabili a organismi bio-giuridici che dettano regole e vincoli senza possibilità di correzione o d’interpretazione il tutto solo in virtù di accordi e Trattati Internazionali che vengono di fatto utilizzati come arma di ricatto verso chi non riesce a rispettarli. L’Europa in questo modo ha creato la nuova figura del “sovrano-despota” dematerializzato, che non ha più figura fisica, ma si cela dietro organismi automatici e regole da rispettare, il tutto gestito da persone non elette e che fanno riferimento a non precisati poteri. L’unica certificazione che avanzano è sempre più quella nel proclamare che si sta realizzando finalmente il “sogno europeo” ed è quanto mai necessario “più Europa”!

Tutto questo con l’unica conseguenza effettivamente tangibile di creare all’interno della stessa area valutaria aree sempre più ricche ed aree sempre più povere senza aver previsto effettivi meccanismi di trasferimento e di mutualità per compensare gli squilibri e non mettendo al centro degli interessi i cittadini, ma quello delle lobby e delle multinazionali.

La stessa ipotesi di riformare genericamente i Trattati o di rivedere le attribuzioni della BCE non tengono conto del fatto che è impossibile modificare il vero problema che rende insostenibile l’euro, cioè tutta la sua architettura che si basa su un modello economico errato, ovvero per la stragrande maggioranza delle reali esigenze dei paesi aderenti. Sono riusciti a creare una moneta i cui rigidi dogmi condizionano l’economia reale, mentre deve essere la moneta a plasmarsi al servizio dell’economia reale e dei cittadini.

L’euro e la sua costruzione imploderà per il semplicissimo motivo che è un progetto insostenibile e che paradossalmente farà più danni a chi ora se ne sta avvantaggiando rispetto a chi i danni li subisce da tanto. L’importante è essere pronti a gestire una situazione di emergenza con dettagliati piani di ritorno alle sovranità nazionali affidandosi a uomini in grado di realizzarli nel miglior modo possibile per evitare di esporre i cittadini, e quello che ne sarà rimasto del tessuto produttivo nazionale, a più severe e devastanti prove.

Noi saremo come oggi in prima linea.

Antonio M. Rinaldi
 

mototopo

Forumer storico
"Doing business" della World Bank: non mi soffermerei sul "balzo" in avanti del ranking italiano, asseritamente dovuto alle "riforme", ma in realtà anche derivante dal cambiamento di taluni criteri nell'applicazione degli indicatori. Le 11 posizioni guadagnate rispetto al 2014 sono nell'ambito di due classifiche consecutive non perfettamente omogenee e, di conseguenza appaiono inutili sia qualsiasi trionfalismo che la solita litania autodenigratoria "siamo dietro a"... (nel caso alle Mauritius, all'Armenia o alla Macedonia...).[/paste:font]
Questo perchè tale classifica, risente di scelte ideologiche e di limiti metodologici talmente rilevanti da non indicare praticamente nulla di oggettivo e veramente significativo, che non sia un complessivo vincolo psicologico di massa: bisogna fare le riforme, costi quel che costi, noi teniamo il punteggio e stimoliamo così la frenesia collettivo-governativa di arrivare in alto, di vincere la competizione, non importa dove questa conduca le comunità sociali nella loro qualità di vita e nel loro benessere economico.
Al riguardo suggerisco la rilettura di questi due post di Arturo:

LE RIFORME 2 - GLI INDICI (Parte I): MUTILARE I DATI E IGNORARE LE COSTITUZIONI
LE RIFORME 2- GLI INDICI (Parte II): UN'UNICA CLASSIFICA "PER DOMARLI TUTTI"
2. Vi riporto, a titolo esemplificativo, tra i tanti, un passaggio significativo:
"...dal quadro legale esaminato restano ovviamente fuori gli eventuali principi-fini contenuti nell’eventuale Costituzione: si rivela chiaramente tutta l’ideologicità di un’operazione che sarà debole sul piano euristico in quanto opaca su quello politico, cioè fintamente tecnica/neutrale.

Un esempio chiarissimo di questa strategia si rivela nell’analisi dei costi: Venn, che nel paper linkato difende a spada tratta la bontà degli indici Ocse relativi alla protezione del lavoro - tra l’altro proprio in ragione dei nuovi apporti tratti dalla prassi, in particolare la contrattazione collettiva che vi sono stati immessi - ammette tuttavia (pag. 37) che “al momento è molto difficile misurare i costi di attuazione (enforcing) delle regole del mercato del lavoro su una base internazionale confrontabile”; l’autore individua però subito la possibile soluzione: “Procedure semplificate, insieme con misure che incoraggino le parti a risolvere le controversie rapidamente, mantengono i costi al minimo”.
Resta lecito domandarsi che cosa resterebbe dell’effettività delle regole in discussione una volta che il costoso (forse: perché in realtà non si sa) art. 24 della Costituzione sia stato finalmente disattivato (non “lasciando ai giudici” le decisioni in materia di licenziamento, come ha detto Renzi) e se questa cancellazione non costituisca una posta che meriterebbe una qualche considerazione.
Grave è anche l’esclusione dal computo dei costi sia delle “norme private”, che le imprese adotterebbero in contesti non regolamentati, sia “della non regolamentazione”.
Per esempio, “non è noto al grande pubblico che i costi amministrativi di questi sistemi [quelli di previdenza pubblica] ammontano a meno del 2% dei contributi versati, rispetto al 30-40% [sì, avete letto bene] delle compagnie di assicurazione private” (N. Acocella, Economic Policy in the Age of Globalization, Cambridge, Cambridge University Press, 2005, pagg. 150-151). Costi amministrativi similmente elevati si possono riscontrare nella sanità privata (vedi per esempio qui e qui).
Simili omissioni rendono in effetti il gioco un po’ scoperto: “In base alla logica che ispira le compagnie europee per la semplificazione amministrativa per cui solo i costi della gestione pubblica determinano oneri burocratici, gli oneri amministrativi della sanità privata verrebbero contati come redditi (e profitti delle società di assicurazione).” (Zenezini, op. cit., pag. 14). "
3. Vladimiro Giacchè su twitter segnala questo articolo di Alessandro Somma sulla pubblicazione dell'ultima classifica Doing Business: vi si dice, tra l'altro, che, - allo scopo di stabilire la superiorità delle leggi economiche del mercato su quelle dello Stato, cioè l'esigenza di adeguamento incondizionato del diritto statuale alla suprema Legge naturale ad applicazione riservata agli unici soggetti di diritto "pleno jure" (essendo tutti gli altri, non "businessmen" solo dei sub-soggetti le cui prerogative giuridiche si atteggiano a privilegi parassitari e portatori di "inefficienze")-, si afferma la implicita superiorità del common law sul civil law.
A questa conclusione tendenziale si può aderire a condizione di rammentare che il civil law, incentrato sul sistema delle codificazioni (il cui apice storico è il code Napoleon), era anch'esso in grado di riportare l'assetto sociale alla piena realizzazione degli interessi dell'oligarchia capitalista: il fulcro di ciò si incentrava sulla piena assimilazione del rapporto di lavoro al contratto di diritto comune (regolato appunto dal codice civile), senza alcuna sostanziale differenza dal regime contrattuale generale, in modo tale da affermare (soltanto) la formale parità delle parti (nel negoziare, liberamente, durata del contratto, compenso e condizioni, apparentemente paritarie, di risoluzione del rapporto di durata così instaurato).


3.1. Ciò che ha portato al mutamento di paradigma socio-economico che le "classifiche" WB o OCSE si premurano implacabilmente di smantellare, sono state le Costituzioni democratiche del welfare.
In definitiva, sintetizzando, è proprio la metodologica rimozione - come segnala il passaggio di Arturo sopra riportato- delle Costituzioni dal quadro rilevante a costituire lo scopo ideologico di queste classifiche: camuffato da tecnicismo neutrale, e, allo stesso tempo, indicativo dell'intenzionale e grossolano "buco" metodologico che le caratterizza.
Con l'implicita premessa che, le stesse Costituzioni, siano esattamente l'ostacolo da annichilire per instaurare la liberalizzazione regolatoria e la privatizzazione del diritto e della ricchezza pubblica, che consentono alla business community sovranazionale di affermare il proprio Potere Costituente globale, svincolato dai popoli che, in precedenza, pretendevano di esserne i depositari.
4. Ma c'è un altro aspetto: queste classifiche, in particolare quella Doing Business, non sono neppure (e non per caso, anzi) in grado di definire la sostenibilità del modello socio-economico che intendono imporre: i paesi che figurano al top della predicata efficienza regolatoria pro-mercati, rivelano tutt'altra realtà, se li si colloca nelle diverse classifiche del debito complessivo, pubblico e privato, che grava sulle rispettive comunità sociali e in quella del saldo rispettivo delle partite correnti.
Questa è la classifica "Doing Business" da ultimo pubblicata:
"Economy Rankings
Economies are ranked on their ease of doing business, from 1–189. A high ease of doing business ranking means the regulatory environment is more conducive to the starting and operation of a local firm. The rankings are determined by sorting the aggregate distance to frontier scores on 10 topics, each consisting of several indicators, giving equal weight to each topic. The rankings for all economies are benchmarked to June 2015.
Singapore 1 10 1 6 17 19 1 5 41 1 27
New Zealand 2 1 3 31 1 1 1 22 55 15 31
Denmark 3 29 5 12 9 28 20 12 1 37 9
Korea, Rep. 4 23 28 1 40 42 8 29 31 2 4
Hong Kong SAR, China 5 4 7 9 59 19 1 4 47 22 26
United Kingdom 6 17 23 15 45 19 4 15 38 33 13
United States * 7 49 33 44 34 2 35 53 34 21 5
Sweden 8 16 19 7 11 70 14 37 17 24 19
Norway 9 24 26 18 13 70 14 14 45 8 6
Finland 10 33 27 16 20 42 66 17 32 30 1
Taiwan, China 11 22 6 2 18 59 25 39 65 16 21
Macedonia, FYR
12 2 10 45 50 42 14 7 26 26 37
Australia 13 11 4 39 47 5 66 42 89 4 14
Canada 14 3 53 105 42 7 6 9 44 49 16
Germany 15 107 13 3 62 28 49 72 35 12 3
Estonia 16 15 16 34 4 28 81 30 24 11 40
Ireland 17 25 43 30 39 28 8 6 48 93 20
Malaysia 18 14 15 13 38 28 4 31 49 44 45
Iceland 19 40 45 8 15 59 20 36 64 35 15
Lithuania 20 8 18 54 2 28 47 49 19 3 70
Austria 21 106 47 17 26 59 36 74 1 6 18
Latvia 22 27 30 65 23 19 49 27 22 25 43
Portugal 23 13 36 25 27 97 66 65 1 20 8
Georgia 24 6 11 62 3 7 20 40 78 13 101
Poland
25 85 52 49 41 19 49 58 1 55 32
Switzerland 26 69 56 5 16 59 105 19 40 46 44
France 27 32 40 20 85 79 29 87 1 14 24
Netherlands 28 28 85 43 30 79 66 26 1 91 11
Slovak Republic 29 68 84 48 5 42 88 73 1 63 33
Slovenia 29 18 71 35 36 126 7 35 1 117 12
United Arab Emirates 31 60 2 4 10 97 49 1 101 18 91
Mauritius 32 37 35 41 99 42 29 13 66 27 39
Spain
33 82 101 74 49 59 29 60 1 39 25
Japan * 34 81 68 14 48 79 36 121 52 51 2
Armenia 35 5 62 99 14 42 49 41 29 28 71
Czech Republic 36 93 127 42 37 28 57 122 1 72 22
Romania 37 45 105 133 64 7 57 55 1 34 46
Bulgaria 38 52 51 100 63 28 14 88 20 52 48
Mexico *
38 65 67 72 106 5 57 92 59 41 28
Croatia 40 83 129 66 60 70 29 38 1 10 59
Kazakhstan 41 21 92 71 19 70 25 18 122 9 47
Hungary 42 55 88 117 29 19 81 95 1 23 65
Belgium 43 20 54 53 132 97 57 90 1 53 10
Belarus 44 12 34 89 7 109 57 63 25 29 69
Italy
45 50 86 59 24 97 36 137 1 111 23
Montenegro
46 59 91 163 79 7 36 64 42 43 36
Cyprus 47 64 145 67 92 42 25 44 43 143 17
Chile 48 62 24 51 56 79 36 33 63 56 58
Thailand 49 96 39 11 57 97 36 70 56 57 49
Peru 50 97 48 64 35 15 49 50 88 69 74
Russian Federation *
51 41 119 29 8 42 66 47 170 5 51
Moldova
52 26 170 104 21 28 36 78 33 67 60
Israel 53 56 96 91 127 42 8 103 58 77 29
Colombia
54 84 38 69 54 2 14 136 110 180 30
Turkey 55 94 98 36 52 79 20 61 62 36 124
Mongolia 56 36 25 134 44 59 8 91 74 80 89
Puerto Rico (U.S.) 57 51 135 57 164 7 88 134 93 100 7
Costa Rica
58 121 49 23 53 7 166 80 67 124 87
Serbia
59 65 139 63 73 59 81 143 23 73 50
Greece 60 54 60 47 144 79 47 66 27 132 54
Luxembourg 61 80 14 28 89 167 122 21 1 17 80
Rwanda 62 111 37 118 12 2 88 48 156 127 72
Azerbaijan 63 7 114 110 22 109 36 34 94 40 84
Jamaica 64 9 72 80 122 7 57 146 146 107 35
Bahrain 65 140 9 77 25 109 111 8 85 101 85
Kosovo
66 47 136 124 32 28 57 67 71 48 163
Kyrgyz Republic 67 35 20 160 6 28 36 138 83 137 126
Qatar 68 109 8 111 28 133 122 1 119 112 51
Panama
69 44 70 32 84 19 66 166 54 148 132
Oman 70 149 46 60 33 126 134 10 69 70 105
Bhutan 71 91 79 50 51 79 115 28 21 50 189
Botswana 72 143 97 122 70 70 81 71 51 128 56
South Africa
73 120 90 168 101 59 14 20 130 119 41
Tunisia 74 103 57 38 86 126 105 81 91 81 57
Morocco
75 43 29 55 76 109 105 62 102 59 130
San Marino 76 113 64 10 80 181 122 32 18 82 106
St. Lucia 77 67 50 26 104 152 66 83 72 67 109
Tonga 78 53 22 61 154 42 115 82 87 97 131
Bosnia and Herzegovina
79 175 171 119 97 42 66 154 28 66 38
Malta 80 132 83 86 96 174 36 25 39 61 83
Guatemala
81 101 106 21 75 15 174 50 78 173 153
Saudi Arabia 82 130 17 24 31 79 99 3 150 86 189
Ukraine 83 30 140 137 61 19 88 107 109 98 141
Brunei Darussalam 84 74 21 68 148 79 134 16 121 113 98
China *
 

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5. Ma questa è la classifica, al 2014, dei paesi (secondo il FMI, e a cui si attiene la "sorella" WB), redatta in base al saldo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti: notare come Stati posti al vertice del buon "doing business" se la passino piuttosto male, inclusi molti importanti paesi che adottano il common law.
"List of countries by current account balance as a percentage of GDP"

This article includes a list of countries of the world sorted by current account balance as a percentage of gross domestic product (nominal GDP).
Negative percentages mean that the country is in debt.
The first list includes 2014 data for members of the International Monetary Fund. The UN World Bank sites the IMF as the source for their data on Current Account Balance, and so is not included separately on this page.

IMF World Economic Outlook[1]
Country Current account balance
(% of GDP)
 

mototopo

Forumer storico
"principali a "common law", saranno pure molto bravi nel favorire il business, a deregolare l'interesse pubblico, a non conteggiare le esternalità che derivano dalla privatizzazione e dalla liberalizzazione, ma poi la competitività commerciale non pare essere il loro forte, almeno se si esce dalla logica della (mera) apertura delle rispettive economie agli investitori esteri, che non sono un bene in sè, a quanto pare, e della finanziarizzazione.
Nella "fiera" del debito gli operatori finanziari globali prosperano e si avvantaggiano. Lo stesso non si può dire di chi, via consumi e mutui e assicurazioni sanitarie e previdenziali, si indebita con il sistema finanziario.
Effetto dello spiazzamento del risparmio derivante proprio dalla finanziarizzazione, dalle liberalizzazioni selvagge del mercato del lavoro, dalla caduta dei livelli salariali rispetto alla produttività, e dalla conseguente caduta del risparmio e degli investimenti nell'economia reale generati dalle comunità territoriali nel loro complesso.
6. I maggior paesi a common law, USA e UK, sono al vertice degli squilibri delle partite correnti all'interno dei paesi economicamente più rilevanti.
La Germania, che adotta (pur nella sua peculiarità storica) il civil law, al contrario è al vertice del surplus. E, peraltro, non se la cava benissimo nell'ambito della classifica doing business; non malaccio, ma certo non ai livelli di...Singapore che starebbe al vertice sia del doing business che dell'attivo CAB. Ma questo risultato non possono certo vantarlo l'Albania o la "common law" Australia, che ci surclassano nella classifica doing business.


Switzerland’s problem isn’t an expensive currency but anemic consumption | FT Alphaville
Global-imbalances-biggest-contributors-2014-590x261.png

7. Questo poi è il contributo per principali Stati e aree economiche agli squilibri mondiali del commercio:
Global-imbalances-biggest-contributors-historically1-590x358.png

Gli Stati Uniti sono l'importatore di ultima istanza mondiale e Australia e Canada fanno la loro considerevole parte (tenuto conto del loro peso demografico e della grandezza del PIL), nella parte inferiore dei "deficitari". In essa si distingue pure la Spagna, paese di civil law, che, però nel doing business ci sopravanza di 12 posizioni.

Se avete seguito sin qui, si ha la conferma che il problema è l'effettività dell'applicazione delle Costituzioni sociali, sia che si applichi il common law che il civil law.
Dove prevale il primo, o, comunque, le Costituzioni sociali vengono buttate al macero in nome dell'efficienza dei mercati,
- e parliamo di un processo di accelerazione di lungo periodo e cioè, più o meno, il periodo di riscontro dello "zelo", rispettivo, nell'applicare il Washington Consensus-, il debito gravante sulle rispettive comunità sociali semplicemente dilaga.
Il Giappone fa eccezione rispetto a tutti i parametri e a tutte le impostazioni generalmente condivise nel resto del pianeta: ma, come abbiamo visto, tra Arbaito e imprese globali delocalizzate (cioè caduta dei salari e delle precedenti "sicurezze", ci dice il New York Times), sta arrivando al punto di non riuscire più a produrre un risparmio capace di assorbire il debito pubblico detenuto, fin'ora, quasi totalmente entro i propri confini.
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8. Da questo articolo "Seven Years Later, Global Debt Keeps Piling Up, $57 Trillion More Than 2007", traiamo questi due ulteriori grafici-tabelle che collocano esattamente l'Italia, (in una sorta di "in medio stat virtus", involontario e contrastato dalla classifica punitiva "doing business"), negli effetti "benefici" dello stimolare la deregolazione normativa (liberalizzazione) dell'economia e della privatizzazione degli interessi che governano le istituzioni (nonchè delle privatizzazioni della ricchezza pubblica tout-court): ancora una volta i paesi che figurano in alto nel ranking del "doing business" non sono certo delle "eccellenze", certamente non quanto alla situazione diffusa di benessere e conseguente solvibilità dei relativi cittadini: masse di debitori il cui destino dipende dalle banche, dalla finanza (globale), le quali banche, - nei futuri e decrescenti redditi dei cittadini-consumatori indebitati, cioè nei loro futuri sforzi per guadagnare e riuscire a pagare le tasse-, trovano la loro garanzia.
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Pubblicato da Quarantotto a 15:25
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21 commenti:
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    winston smith1 novembre 2015 17:18
    Insomma, semplificando, si può
 

mototopo

Forumer storico
by Ulrich Anders
Clamorosa intercettazione: la guerra di Sarkozy a Gheddafi e all’Italia



Sono oramai note – ai più avveduti – le vere ragioni dell’attacco a Gheddafi del 2011 da parte di Sarkozy e Blair e della NATO, al fianco di una titubante ma obbediente Italia, attacco militare che portò alla morte del dittatore libico e all’attuale caos di tipo ‘irakeno’ alle porte di casa nostra. Ragioni che non vengono certo spiegate sui TG e sulla stampa mainstream, in questo vergognoso regime europeo che sacrifica le nostre libertà e i nostri interessi nazionali in nome dell’ideologia e degli interessi di un’élite transnazionale.

Elite che non esitano a scatenare guerre con centinaia di migliaia di morti, a fabbricare prove e creare pretesti per abbattere governi stranieri, a bombardare per lustri popolazioni civili in plaghe remote, a creare imperi del male per procura come Daesh e poi ritirarsi magari a vita privata senza rendere conto a nessun tribunale. Nuove potenze coloniali, ancora peggiori se possibile di quelle ottocentesche.

Le vere ragioni dell’ennesimo disastro geopolitico in terre di petrolio – in sintesi, un attacco all’Italia e ai nostri interessi per mano degli ‘alleati’ francesi e inglesi – sono però note oggi in maniera completa attraverso alcune delle 3.000 email di Hillary Clinton pubblicate dal Dipartimento di Stato il 31 dicembre scorso su ordine di un tribunale.

Email che delineano con chiarezza il quadro geopolitico ed economico che portò la Francia e il Regno Unito alla decisione di rovesciare un regime stabile e tutto sommato amico dell’Italia: due terzi delle concessioni petrolifere nel 2011 erano dell’ENI, che aveva investito somme considerevoli in infrastrutture e impianti di estrazione trattamento e stoccaggio. Ricordiamo che la Libia è il maggior paese produttore africano, e che l’Italia era la principale destinazione del gas e del petrolio libici.

Non troverete traccia di queste mail, come detto, nella stampa di regime eurocolonizzatrice né in quella eurosottomessa di casa nostra. E nemmeno delle telefonate di Blair, nelle quali Gheddafi aveva messo in guardia del rischio di un nuovo Iraq alle porte dell’Europa in caso di sua caduta. Profezia puntualmente avverata.

Scenari Economici ve ne dà notizia in anteprima italiana.

La email UNCLASSIFIED U.S. Department of State Case No. F-2014-20439 Doc No. C05779612 Date: 12/31/2015 inviata il 2 aprile 2011 dal funzionario Sidney Blumenthal (stretto collaboratore prima di Bill e poi di Hillary) alla allora segretaria di stato USA Hillary Clinton, dall’eloquente titolo “France’s client & Qaddafi’s gold”, racconta i retroscena dell’intervento franco-inglese.

Li sintetizziamo qui.

  • La Francia ha chiari interessi economici per l’attacco alla Libia.
  • Il governo francese ha organizzato le fazioni anti-Gheddafi alimentando inizialmente i capi golpisti con armi, denaro, addestratori delle milizie (anche quelle sospette di legami con Al-Qaeda), intelligence e forze speciali al suolo.
  • Le motivazioni dell’azione di Sarkozy sono soprattutto economiche e geopolitiche, e il funzionario USA le riassume in 5 punti:
1. Il desiderio di Sarkozy di ottenere una quota maggiore della produzione di petrolio della Libia (a danno dell’Italia, NdR),

2. Aumentare l’influenza della Francia in Nord Africa

3. Migliorare la posizione politica interna di Sarkozy

4. Dare ai militari un’opportunità per riasserire la posizione di potenza mondiale della Francia

5. Rispondere alla preoccupazione dei suoi consiglieri circa i piani di Gheddafi per soppiantare la Francia come potenza dominante nell’Africa Francofona.

Ma la stessa mail illustra un altro pezzo dello scenario dietro all’attacco franco-inglese, se possibile ancora più stupefacente, anche se alcune notizie in merito circolarono già all’epoca.

La motivazione principale dell’attacco militare francese fu il progetto di Gheddafi di soppiantare il Franco francese africano (CFA) con una nuova valuta pan-africana.

In sintesi Blumenthal dice:

  • Le grosse riserve d’oro e argento di Gheddafi, stimate in “143 tonnellate d’oro e una quantità simile di argento”, pongono una seria minaccia al Franco francese CFA, la principale valuta africana.
  • L’oro accumulato dalla Libia doveva essere usato per stabilire una valuta pan-africana basata sul dinaro d’oro libico
  • Questo piano doveva dare ai paesi dell’Africa Francofona un’alternativa al franco francese CFA
  • La preoccupazione principale da parte francese è che la Libia porti il Nord Africa all’indipendenza economica con la nuova valuta pan-africana.
  • L’intelligence francese scoprì un piano libico per competere col franco CFA subito dopo l’inizio della ribellione, spingendo Sarkozy a entrare in guerra direttamente e bloccare Gheddafi con l’azione militare.






La nobile dottrina del “Responsibility to Protect” (R2P) diffusa a beneficio del pubblico europeo fu quindi – secondo Blumenthal – solo uno schermo per coprire la vera motivazione dell’attacco a Gheddafi: l’oro delle sue riserve e gli interessi economici francesi in Africa. Si noti infatti che la “protezione di vite civili” è totalmente assente dai rapporti diplomatici. Altra mail rilevante qui soprattutto sugli aspetti militari.

Sarebbe interessante capire dove sono le riserve auree di Gheddafi, insieme a valuta e diamanti.

Per finire con un dettaglio minimo ma significativo notiamo l’accenno di Sid Blumenthal a “l’occasionale emissario di Sarkozy, intellettuale e auto-promotore Bernard Henri-Levy, considerato dagli esponenti della NLC (National Libyan Council, fazione libica anti-Gheddafi finanziata e addestrata dalla Francia, NdR) un personaggio a metà utile e a metà ridicolo”. La triste vicenda del fondatore della Nouvelle Philosophie, auto-proclamato difensore dei diritti umani, come parabola dell’estinzione dell’intellighenzia progressista europea sostituita dagli ideologi del mercato e dell’iperfinanza e degli interessi delle élite., via u.s.a

 

mototopo

Forumer storico
posted by Antonio Maria Rinaldi
LA GERMANIA METTE IN CIRCOLAZIONE LA MONETA DA 5 EURO, PERCHE’ L’ITALIA NON LA CARTAMONETA DA 1 E 2 EURO? (di A.M.Rinaldi)



E’ notizia che la Germania sta emettendo monete bi-metalliche da 5 euro di valore facciale. Di per se la cosa non sarebbe più di tanto interessante se non che per la prima volta, oltre che ad una emissione riservata esclusivamente ai collezionisti, le monete potranno liberamente circolare anche a corso legale almeno sul solo territorio nazionale tedesco.

Infatti sin dall’inizio dell’introduzione dell’euro tutti gli stati membri si sono sbizzarriti ad emettere coni di monete riservate ai collezionisti con valori nominali anche stravaganti in occasione di eventi o anniversari: 1,5, 3, 5, 10, 20,25, 50, 100 euro, utilizzando anche materiali pregiati come argento ed oro e in versione proof (fondo specchio). Ma questa volta la vera novità è che la Germania è la prima ed unica nazione eurodotata che conierà una moneta metallica da 5 euro liberamente circolabile a corso legale.

Infatti oltre ad una limitata serie riservata ai collezionisti (tiratura 250.000 pezzi) con finitura fondo specchio acquistabile a 15,50 euro cadauna, la Banca Centrale tedesca (BUBA) metterà in circolazione 2,5 ml. di pezzi da 5 euro normalmente spendibili come qualsiasi altro taglio di moneta dell’euro, con il solo limite di poter essere utilizzata esclusivamente nel territorio nazionale in quanto, gli accordi di circolazione monetaria fra i paesi euro, non prevedono anche questo valore fra le monete in circolazione comunitaria.

la novità inoltre è che la Germania percepirà tutto il signoraggio sull’emissione di questa moneta in quanto gli accordi prevedono che sulle banconote cartacee sia esclusivamente la Banca Centrale Europea ad incassarlo mentre gli Stati sulle monete metalliche. A questo punto ritorna in mente come ad iniziare dal 1966 e fino al 1979 il Tesoro italiano, per sopperire alla carenza di banconote da 500 lire non stampate più dalla Banca d’Italia, provvedette all’emissione di Biglietti di Stato con l’indicazione di Repubblica Italiana e non dell’Istituto di emissione e firmate dal Direttore Generale del Tesoro e non dal Governatore della Banca d’Italia. Praticamente si emisero biglietti di Stato a corso legale senza creare debito e ne furono messe in circolazione per un importo totale di circa 500 Mld di lire.

Se ne occuparono Saragat, Leone e Moro…

Ora sulla scia dell’iniziativa dei nostri cari amici tedeschi a cui è permesso tutto, perché non emettiamo anche noi biglietti a corso legale da 1 e 2 euro e magari anche monete bi-metalliche da 5 euro come i tedeschi (sicuramente molto più belle del solito pollo ad ali aperte!)?

Oppure Mattarella, Renzi e Padoan hanno paura di fare la stessa fine dei loro predecessori?

Antonio M. Rinaldi
 

mototopo

Forumer storico


IL MISTERO DEL MONTEPASCHI CONTINUA [/paste:font]

le obbligazioni subordinate sono PERICOLOSE lo sanno tutti. E allora perche' non azzerarE QUELLE DEL MONTEPASCHI? PERCHE' non trasformarle in azioni ?
LO SAPETE PERCHE'?
PERCHE' NON SERVIREBBE A NULLA
LA BANCA INFATTI NON HA BISOGNO DI AZZERARE I DEBITI MA HA ESTREMANETE BISOGNO DI LIQUIDITA', DI SOLDI FRESCHI
PERCHE' SERVONO 14,2 MILIARDI DI LIQUIDITA'???
PERCHE' CERCARE 14,2 MILIARDI DI LIQUIDITA' ? FORSE PER PAGARE LE CEDOLE AGLI AZIONISTI.
se sommiamo gli aumenti di capitale precedenti post antonveneta ai 14,2 del piano americano superiamo i 30 miliardi di euro....
CAPITE BENE FINO A UN ANNO FA LA BANCA DI ITALIA DICEVA CHE ANDAVA TUTTO BENE , LA BCE DICEVA CHE ANDAVA TUTTO BENE
GLI STRESS TEST DICEVANO CHE ANDAVA TUTTO BENE
E IN UN SOLO ANNO SI CHIEDE AL MONTEPASCHI DI INCASSARE 14,2 MILIARDI DI LIQUIDITA' PER SOPRAVVIVERE
9,2 MILIARDI VENGONO INCAMERATI DALLA VENDITA DEGLI NPL E 5 DALL0AUMENTO DI CAPITALE..


QUALCOSA NON TORNA ..ANCHE PERCHE' NEL FRATTEMPO IL PIL IN ITALIA E' CRESCIUTO...O ANCHE QUESTA E' UN'ALTRA INVENZIONE? fonte m.l.
 

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