Obbligazioni MPS (7 lettori)

fidw99

100% perpetual
Per completare le riflessioni.
Chi è entrate sulle sub recentemente in ottica di trading la strategia è abbastanza facile e anche le possibilità di chiudere l'operazione in gain sono elevate.
Chi invece era già obbligazionista da diversi anni (come me) la strategia si fa più complessa e incerta e le probabilità di gain diminuiscono notevolmente almeno
in una prima fase.
Comunque non precorriamo i tempi intanto domani vado a votare si e così metto il mio piccolo mattoncino per la costruzione di un paese migliore.

al di là di considerazioni politiche troverei abbastanza masochistico che chi ha in mano bond mps vada a votare no, se passa il no è chiaro che la situazione si complica, poi non è del tutto compromessa...
 

MATHEUS

Nuovo forumer
Con adc che va a buon fine, attribuire un valore immediato alla società non è semplice: è fare una previsione a breve termine su un titolo azionario, incidono molto fattori esogeni.
L'azionista dovrebbe guardare al piano industriale ed al medio termine, 2/3 anni almeno. Se i tassi aumentano, se il ns. pil cresce ( un po')... la banca può arrivare a realizzare 1 bil. utili annui, con un valore che potrebbe anche tendere al doppio della capitalizzazione post adc.
Volendo fare una previsione sul valore immediato, esercizio di valore molto relativo, i multipli delle banche italiane ed europee paragonabili sono a 0,7/0,8, quindi potrebbe esserci anche spazio per buon upside.
 

acinorev

Forumer attivo
Sebbene il principio del burden sharing sia condivisibile in linea di principio, il fabbisogno di capitale ricavato da risultati di stress test non può essere equiparato a quello di un AQR. Un AQR condotto nell’ambito di un’azione di vigilanza attua un processo valutativo delle perdite; quelle effettivamente accertate (incurred) devono essere recepite dagli organi aziendali nelle valutazioni di bilancio. Il fabbisogno di capitale quantificato a seguito di uno stress test risulta invece da una perdita solo potenziale, che per definizione ha una bassa probabilità di verificarsi, non riflette né minusvalenze da fair value né rettifiche di valore su crediti e non deve pertanto essere registrata in bilancio in base ai principi contabili internazionali vigenti. In ogni caso l’eventuale conversione o svalutazione forzosa di titoli di debito dovrà rispettare i diritti dei creditori e degli azionisti in coerenza con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo . Il mantenimento di condizioni di certezza del diritto contribuirà a evitare che in una fase di fragilità dei mercati della raccolta all’ingrosso, quale quella attuale, la possibilità di un’applicazione indebitamente estensiva del burden sharing ostacoli la ripresa e lo sviluppo del mercato degli strumenti subordinati.
 

Fabrib

Forumer storico
Ancora sul Monte Paschi - Centro Einaudi

30 Novembre 2016 - Stefano Puppini
Ancora sul Monte Paschi

L’operazione che sta interessando il Monte dei Paschi di Siena (MPS) è particolarmente complessa. E’ possibile individuarne la finalità utilizzando un parametro che dovrebbe chiarire l’obiettivo che si intende raggiungere. Questo parametro è il cosiddetto Patrimonio Libero (PL) definito come il valore contabile ricavato sottraendo al Patrimonio Netto (PN) le Attività Immateriali (AI) e i Crediti Dubbi (CD). E’ un indicatore fondamentale per stabilire le risorse di cui una banca dispone per finanziare la crescita degli impieghi (cosiddetta “crescita interna”) e le eventuali acquisizioni (cosiddetta “crescita esterna”).

Nel caso di MPS la voce AI è oggi ormai irrilevante. Ma è all’origine dei grossi problemi che la banca ha vissuto a causa dell’acquisizione della Banca Antonveneta (BA). Come evidenziato dal grafico, prima dell’ingresso in BA MPS segnalava un valore di PL significativamente positivo, tra i 2 e i 5 miliardi di euro. L’acquisto per 9 miliardi di euro di BA assorbe il PL disponibile che diventa negativo nonostante il primo sostanzioso aumento di capitale (circa 4 miliardi).

Da quel momento in poi MPS non riesce a ricostituire un valore di PL positivo ma sperimenta una continua erosione di risorse patrimoniali nonostante il successivo aumento da circa 2 miliardi del 2011. La situazione peggiora significativamente nel 2012 e negli anni successivi, nonostante altri due aumenti per complessivi 8 miliardi di euro, a causa della forte crescita dei CD.

Questo fenomeno è senz’altro condiviso a livello di sistema bancario ma è particolarmente amplificato in MPS a causa del cattivo portafoglio crediti ereditato da BA e dell’allentamento dell’attenzione al merito di credito derivante anche dalla eccessiva focalizzazione sull’area finanza di MPS (Alexandria, Santorini & C.). Questa è storia ormai vecchia anche se un altro protagonista di quella vicenda, la Royal Bank of Scotland, ancora oggi non ha superato gli stress test della Bank of England dopo avere acquisito nel 2007 ABN AMRO, che controllava BA, per la astronomica cifra di 71 milardi di euro ed essendo ancora oggi controllata dal governo inglese con oltre il 70% delle azioni (*).

Ritornando all’operazione di oggi possiamo ipotizzare che l’obiettivo dei tre passaggi richiesti e complementari sia quello di ridare finalmente a MPS un PL positivo. I tre passaggi sono: 1) cessione della quasi totalità delle sofferenze nette per circa 9,6 miliardi di euro, 2) conversione volontaria di obbligazioni fino ad un massimo di circa 4 miliardi, 3) aumento di capitale fino ad un massimo di 5 miliardi. Questi tre passaggi, tra loro inscindibili, permetterebbero ad MPS di ritornare ad un valore di PL positivo per circa 1,5 miliardi nell’ipotesi che venga convertito solo un quarto delle obbligazioni, riportando questo indicatore per la prima volta ai valori pre-acquisizione BA.

(*) Equity ownership statistics

MPS.PNG
 

Fabrib

Forumer storico
Utente Magician, da altro Forum:

Test sul rischio, Mps tiene
Banche venete in risalita
Gli «esercizi» dell’Eba su 131 istituti europei, 15 italiani. Dalla European Banking Authority arrivano segnali positivi: il «Total risk exposure amount» del Monte è rimasto sostanzialmente stabile. Calo dell’esposizione al rischio per gli istituti veneti

Alla vigilia del voto sul referendum, da cui molti fanno dipendere la tenuta del settore bancario italiano, dalla European Banking Authority arrivano segnali positivi, soprattutto per gli istituti che sono nell’occhio del ciclone. Mps, che deve affrontare un aumento da 5 miliardi, tiene e migliorano le banche venete salvate dal Fondo Atlante. Il «Total risk exposure amount» del Monte è rimasto sostanzialmente stabile dai 70,8 miliardi di fine 2015 a 70,9 miliardi di giugno mentre il coefficiente di capitalizzazione è all’11,83% dall’11,84.

La «salute» dei big

Per quanto riguarda i «big», pressoché stabile l’esposizione al rischio di Intesa (da 281 miliardi ai 286 miliardi; Tier 1 dal 12,4% al 12,09%). L’esposizione di Unicredit passa da 390 a 399 miliardi (coefficiente di capitalizzazione da 10,38% a 10,33%). L’Autorità europea guidata da Andrea Enria ha pubblicato il rapporto annuale sulla valutazione dei rischi («Risk assessment»), accompagnato per la prima volta dai cosiddetti «esercizi di trasparenza» condotti su 131 banche europee, di cui 15 italiane. Lo studio, un approfondimento degli stress test basati sui bilanci, mostra in particolare per la Popolare di Vicenza un aumento del Common equity Tier 1 capital ratio dal 6,1% di fine 2015 al 10,3% di giugno, Veneto Banca passa dal 6,9% al 10,2 per cento. Gli istituti veneti mostrano anche un calo dell’esposizione al rischio: Pop Vicenza (che il 13 dicembre vota l’azione di responsabilità sugli ex vertici e che nella relazione inviata ai soci calcola un danno di diverse centinaia di milioni) scende da 22 a 20 miliardi, Veneto Banca da 23 a 21. «Ci sono segni di miglioramento, ma serve un mercato per i non performing loans e una riforma del sistema giudiziario per accelerare le azioni di recupero crediti», commenta Sabrina Bruno, consigliere di Veneto Banca e docente alla Luiss. Infatti, gli Npl sono il tasto dolente per l’Europa (lo dice l’Eba, che cita tra i problemi anche la bassa redditività) ma soprattutto per l’Italia, che rimane sopra la media in quanto a incidenza dei crediti deteriorati: il Npl ratio è sceso al 16,4% dal 16,8% di fine 2015, ma è molto al di sopra del dato medio europeo pari al 5,4%.

http://www.corriere.it/economia/16_dicembr...865283c9e.shtml
 

lagonzaga

Forumer attivo
al di là di considerazioni politiche troverei abbastanza masochistico che chi ha in mano bond mps vada a votare no, se passa il no è chiaro che la situazione si complica, poi non è del tutto compromessa...

Condivido in pieno.
Sul Fol trovi Caligola che è strapieno di sub Mps e vota no.................contento lui
 

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