Macroeconomia Usa-Europa strategie di investimento (1 Viewer)

Dal momento che si è decisamente usciti fuori dal tema centrale del thread, provo a rimetterlo sui binari giusti. Si parla di strategie di investimento, e in special modo di quelle relative al FOREX. Ebbene la mia considerazione è che non esiste una strategia che possa essere replicata da più trader producendo gli stessi risultati, per il semplice fatto che ogni trader ha una sua testa, una sua reazione agli eventi, una su forma di gestione del capitale e del rischio.
Clonare (come quelli che fanno trading automatico) o provare a prendere spunto da una strategia altrui secondo me è il modo peggiore di fare Forex trading, dal momento che ogni investitore è un microcosmo a se stante. Ognuno dovrebbe prendere dei bei manuali e mettersi a studiare come si opera sul serio nei mercati, realizzando una propria strategia. Questa è la sola possibilità di avventurarsi nel forex market sperando di non finirne schiacciati.
 

mariougo

Forumer storico
Il rally delle quotazioni del petrolio è instabile, malgrado incendi catastrofali abbiano fatto crollare la produzione di petrolio canadese di circa un terzo, cioè di circa 3.5 milioni di barili al giorno. Di fatto un sollievo per il mercato del petrolio, che soffre un’eccedenza di offerta di 105 milioni di barili al giorno. Che i prezzi del petrolio continuino a produrre utili è soprattutto riconducibile al fatto che una distensione sostenibile della situazione non è in vista. La divergenza tra prezzo del petrolio e impianti di scisto statunitensi attivi dovrebbe quindi rivelarsi temporanea. Infatti, molte imprese di fracking riescono a produrre utili anche a un prezzo di 40 USD al barile, e questo fatto dovrebbe limitare un’ulteriore ripresa del prezzo. Di primaria importanza è pure la nomina del nuovo ministro del petrolio saudita Khalid alFalih nel quadro di un’aspirata diversificazione dell’economia del regno. Infatti, al-Falih sembra essere un duro, oltre che confidente del ministro alla difesa Bin Salman, responsabile della politica di espansione aggressiva dell’Arabia Saudita. Il corso alla confrontazione tenuto da Riad dovrebbe quindi proseguire e rendere improbabile la decisione di limitare la quota di produzione alla seduta dell’OPEC in giugno. Rimaniamo quindi scettici e manteniamo un posizionamento neutrale. Ulteriore spazio verso l’alto per l’oro Malgrado le dichiarazioni di singoli rappresentanti della Fed che sostengono il contrario, in generale la retorica ufficiale dei rappresentati all’apice della Banca centrale statunitense è divenuta più riservata per quanto concerne ulteriori aumenti dei tassi. In aggiunta al dollaro indebolito, questo fatto ha creato un potenziale notevole per l’oro, confermando la validità di un posizionamento sovraponderato. Nel T1, l’oro ha mostrato la sua performance migliore da circa tre decenni. Poiché nemmeno per il 2016 ci attendiamo un aumento dei tassi o prevediamo una netta rivalutazione del dollaro, l’oro dovrebbe restare favorito. Riteniamo inoltre che nei prossimi mesi gli investitori agiranno in maniera poco rischiosa – nell’azzardo di un’ulteriore tranche di aiuti alla Grecia o della decisione sulla Brexit è decisamente insito il potenziale di inquietudine sui mercati finanziari. In questo contesto, l’oro come investimento in tempo di crisi dovrebbe continuare a guadagnare spazio verso l’alto. Manteniamo perciò il nostro posizionamento sovraponderato nel metallo giallo. Strategie alternative sempre interessanti Come nel caso degli investimenti immobiliari indiretti, restiamo sovraponderati anche nelle strategie alternative. Riteniamo in particolare consigliabili strategie hedge funds, che potrebbero reagire in maniera dinamica a eventi macroeconomici mutevoli e specifici del mercato, nel contesto deformato dalle Banche centrali e considerando il pericolo di una volatilità in aumento.
 

mariougo

Forumer storico
....................... fragile fiducia sul mercato azionario

Negli scorsi giorni, sui mercati azionari si è diffusa la fiducia. Le preoccupazioni per i tassi e per la congiuntura sono passate in secondo piano, il che ha favorito anche lo Swiss Market Index (SMI). L'indice è ancora sotto il livello dell'inizio dell'anno, ma con un rendimento dei dividendi di oltre il 3% e con l'andamento degli ultimi giorni le perdite sono state di nuovo parzialmente compensate.. A nostro avviso però i fattori che potrebbero determinare maggiori oscillazioni non vanno trascurati. L'aumento del prezzo del petrolio è sicuramente un motivo principale per l'attuale ottimismo sulle borse. Per l'industria statunitense e molti paesi emergenti, con un prezzo del petrolio attorno a USD 50 al barile le preoccupazioni sono enormemente diminuite. Il recente calo delle scorte di petrolio, che ha alimentato ancora il rally del petrolio, dovrebbe però essere di breve durata. Infatti, i produttori statunitensi sono estremamente rapidi nell'adeguare la produzione e, ai prezzi attuali, aumenteranno di nuovo l'offerta. La fiducia è stata creata anche dal fatto che i mercati azionari nonostante le aspettative di aumenti dei tassi di nuovo in rialzo non si sono fatti mettere in ginocchio. I mercati a termine su tassi scontano di nuovo per luglio il prossimo aumento dei tassi della Fed, mentre ancora a metà maggio non si prevedeva più alcun aumento dei tassi per il resto dell'anno. Ancora all'inizio dell'anno la crescita economica della Cina era motivo per vendite incontrollate sui mercati azionari. Anche se il raffreddamento procede in modo controllato, non prevediamo alcun impulso sorprendente dalla Cina e da altri paesi emergenti. La congiuntura globale rimane moderata e quindi anche per il resoconto aziendale del T2 non prevediamo un'inversione di tendenza della negativa dinamica degli utili. Non da ultimo, attualmente sono fattori tecnici a essere determinanti per una continuazione degli attuali aumenti dei mercati azionari. Tra i penalizzanti fattori di rischio e il supporto dei bassi tassi, lo SMI oscilla da febbraio tra 7'600 e 8'200 punti, dove attualmente sta tentando di salire. Anche il DAX è alle prese attualmente con il livello tecnicamente importante di 10'000 punti, mentre per lo S&P 500 la soglia critica è a 2'100 punti. A nostro avviso, un superamento duraturo di questi livelli richiederebbe però un aumento dei prezzi del petrolio o migliori dati congiunturali e aziendali, che per il momento non prevediamo, per cui manteniamo una quota azionaria neutrale.
 
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mariougo

Forumer storico
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Nel periodo precedente al referendum UE della settimana prossima in GB, la volatilità sui mercati finanziari globali è aumentata ancora nettamente. Nel frattempo, la maggior parte dei sondaggi attuali vedono i contrari all'UE prevalere di poco. La preoccupazione per una possibile Brexit penalizza i mercati azionari e determina una fuga verso investimenti sicuri. Di conseguenza, la remunerazione dei titoli di stato svizzeri e giapponesi a 10 anni è ulteriormente scesa in settore negativo, toccando nuovi minimi record. Per la prima volta il rendimento è negativo anche per le obbligazioni CH a 30 anni e per i Bund tedeschi a 10 anni. L'elevata avversione al rischio dovrebbe continuare almeno fino al referendum (v. p. 2). Questa settimana, la possibile Brexit è stata un tema importante anche nelle riunioni delle banche centrali. La BNS ha sottolineato oltre ai rischi per la crescita globale anche il pericolo di ulteriori turbolenze del mercato finanziario, se si dovesse verificare una Brexit. Essa ha di nuovo ribadito la sua disponibilità a intervenire. Tuttavia, nel complesso, la valutazione della situazione non è quasi cambiata rispetto a marzo. L'obiettivo per i tassi continua a rimanere a -0.75%. Solo la previsione sull'inflazione per quest'anno è stata aumentata come previsto da -0.8% a -0.4% a seguito dell'aumento del prezzo del petrolio. Nella valutazione della situazione della Fed anche il referendum sulla Brexit è stato uno dei motivi per la decisione di non aumentare i tassi. Tuttavia, il fattore determinante è stato sicuramente soprattutto il raffreddamento della crescita dell'occupazione, che ha indebolito la fiducia nella congiuntura. La maggioranza del Comitato del mercato aperto continua a prevedere per quest'anno due aumenti dei tassi. Nel frattempo, però, sei dei diciassette membri del FOMC, quindi cinque in più rispetto a prima, prevedono un solo aumento dei tassi nel 2016. Secondo Janet Yellen non sarebbe impossibile che i tassi aumentino già a giugno, se i dati congiunturali migliorassero entro allora. Per questo sarebbe però necessario soprattutto un solido aumento dei posti di lavoro a giugno, sufficientemente forte per ridurre ulteriormente la sottoccupazione. Noi stimiamo questo livello a circa 150'000 unità. Nonostante questa affermazione, sui mercati a termine, per quest'anno, non è più scontato alcun aumento dei tassi. Già da molto tempo non prevediamo alcun aumento dei tassi nel 2016. Da un lato, l'economia USA rimane divisa in due. Mentre ultimamente i fatturati della vendita al dettaglio sono di nuovo aumentati e indicano una robusta propensione ai consumi, la produzione industriale è stata un'altra volta in calo. Continuano a non esserci quasi segnali di una ripresa nell'industria manifatturiera e nel settore dell'energia. Di recente, l'attività di trivellazione dei produttori petroliferi è, per la prima volta dopo molto tempo, di nuovo aumentata. Non prevediamo tuttavia che questo andamento accelererà, poiché l'incremento dell'offerta ha un effetto frenante immediato sul prezzo del petrolio. D'altra parte, anche le alternanti incertezze globali dovrebbero far ulteriormente esitare la Fed. Questa settimana, i deboli dati relativi all'attività d'investimento privata in Cina sono un po' passati in secondo piano nella discussione del mercato. Il rallentamento della crescita nel Regno di Mezzo ha però il potenziale per determinare di nuovo, in ogni momento, turbolenze sui mercati finanziari. Questa settimana, anche la BoJ ha effettuato la sua valutazione della situazione. La decisione di non attuare alcun altro allentamento della politica monetaria ha fatto salire drasticamente uno yen comunque già sotto pressione rialzista contribuendo al nervosismo sui mercati azionari. Nell'attuale contesto di mercato caratterizzato da movimenti di fuga verso investimenti sicuri, nuove misure della BoJ non avrebbero probabilmente de terminato alcun sensibile indebolimento dello yen. Secondo il consenso di mercato, la BoJ, quindi, dovrebbe però diventare attiva nella prossima riunione a fine luglio. In considerazione del referendum UE in GB, la prossima settimana gli indicatori congiunturali passeranno un po' in secondo piano. Vi sono nuovi dati soprattutto sull'umore nell'Eurozona. L'incertezza riguardante la GB non ha finora penalizzato la fiducia delle imprese sul continente. La previsione di una continuazione della ripresa congiunturale nell'EZ è sempre intatta grazie al robusto consumo. Inoltre, la prossima settimana, la BCE comunicherà di nuovo quante obbligazioni societarie ha comprato. Il volume d'acquisto del primo giorno finora noto, stimato su base mensile, ammonta a circa EUR 7 miliardi.
 

mariougo

Forumer storico
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I dati congiunturali restano per il momento un po' in ombra. Questa settimana gli indicatori del sentiment in Europa esibiscono un andamento nel complesso laterale su livelli corrispettivi. In particolare in Germania gli ordinativi sono molto migliorati. Permangono vari altri fattori di incertezza sul mercato, quali il rallentamento della crescita in Cina. Si prevede inoltre che l'indice manifatturiero PMI Caixin cinese della settimana prossima sarà di nuovo sotto la soglia di 50 punti. Anche in altri paesi emergenti la situazione resta tesa, continuando a pesare sulle esportazioni europee. Ad esempio in Russia non si intravede alcun miglioramento dopo la decisione dell'UE di protrarre le sanzioni. Ci si attende altresì poco sostegno all'economia mondiale da parte dei paesi produttori di petrolio, i quali hanno beneficiato nelle ultime settimane di un rally del prezzo del greggio, ma questo slancio a breve non basta per una ripresa duratura, tanto più che la quotazione del petrolio rimane ancora relativamente bassa. A fronte della fine della crescita dei prezzi non si prevede un aumento nemmeno dell'inflazione nell'Eurozona. L'inflazione core potrebbe registrare un trend laterale restando sotto l'1.0%. Per contrastare tale situazione, la BCE conferma il suo programma di acquisto di obbligazioni. Questa settimana anche la corte costituzionale tedesca ha deciso sull'ammissibilità del programma sulle operazioni monetarie definitive (OMT). Come ampiamente atteso, il programma avviato dalla BCE ma non ancora applicato non collide fondamentalmente con le condizioni piuttosto vaghe dei giudici di Karlsruhe
 

mariougo

Forumer storico
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Una maggioranza di 51.9% ha votato per l’uscita della Gran Bretagna dall’UE. Il distacco rispetto ai sostenitori del “remain” è stato di più di un milione di voti. Un risultato sorprendente dato che le quote dei bookmaker, solitamente molto affidabili, prevedevano con molta probabilità una vittoria di questi ultimi. E non solo per questo motivo il risultato del referendum ha scatenato forti reazioni nei mercati finanziari. A farne le spese prima di tutto la Sterlina così come le azioni bancarie. In fine, i timori relativi a un incidente congiunturale in Europa e in particolare in Gran Bretagna hanno scatenato forti cali dei corsi nei mercati azionari. Dopo la forte reazione iniziale la situazione dei mercati si è pressoché stabilizzata nel corso della settimana. Le azioni bancarie sono le più colpite Secondo il nostro avviso, anche eventi apocalittici sulla congiuntura economica sono perlopiù improbabili, poiché attualmente non è cambiato nulla nei rapporti commerciali tra la Gran Bretagna e gli altri membri dell’UE. La Gran Bretagna, per intanto, rimane un membro a pieno titolo del mercato interno europeo, con tutti i diritti e tutti i doveri. Ma anche un recupero veloce e durevole delle perdite di cambio non è allo stesso tempo realistico, dato che dopo il “si” alla Brexit rimangono comunque tante le incertezze. E questo si tramuta in veleno per la sicurezza nel pianificare degli imprenditori. Soprattutto sulle Isole Britanniche molti piani di investimento sono stati accantonati per il momento. Inoltre, la prospettiva di altre uscite o addirittura di uno sfaldamento dell’UE potrebbero ulteriormente turbare gli animi. Nonostante l’avanzare negli ultimi anni di partiti anti-UE in numerosi paesi membri e il loro addio all’UE dopo la Brexit nessun altro governo persegue al momento l’uscita dall’unione - malgrado i malumori dovuti alla politica sui rifugiati. Tendenzialmente positive sono invece state le elezioni parlamentari anticipate in Spagna di domenica scorsa. La situazione iniziale per la formazione del governo con i partiti in disaccordo non è cambiata molto rispetto alle elezioni di dicembre, tuttavia i partiti oppositori all’UE hanno perso voti. Un vuoto a livello politico si è invece creato in Gran Bretagna subito dopo il referendum. Il Primo Ministro David Cameron ha annunciato le sue dimissioni per settembre non appena sarà eletto il suo successore nel partito conservatore. Fino ad allora non prevede di formulare nessuna richiesta formale di uscita all’UE come previsto dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona. L’UE allo stesso modo non ha intenzione di iniziare nessuna trattativa informale. Boris Johnson, finora il successore favorito e fautore della campagna a favore della “Brexit”, dopo una forte resistenza non si candida più. Anche all’interno del partito Laburista oppositore, sostenitore dell’Europa, vige una lotta per la leadership. Tirando le somme si può dire che il popolo britannico è profondamente spaccato. Al referendum una buona maggioranza della popolazione giovane ha votato contro la Brexit. Lo stesso vale a livello regionale per l’Irlanda del Nord, la Scozia e Londra. Rispettivamente in Scozia ci si sta dando da fare per intraprendere un referendum atto a separarsi dalla Gran Bretagna. Inoltre hanno avuto inizio delle deliberazioni con Bruxelles per rimanere nell’UE. Anche in Inghilterra ci sono votazioni e petizioni a favore di un nuovo referendum, il quale però non avrà luogo dato il risultato del referendum precedente, ottenuto in modo pienamente democratico. Anche se il referendum non è vincolante e il Parlamento potrebbe ancore scegliere di non inoltrare alcuna richiesta formale di uscita. Il compito degli elettori per il governo futuro Britannico è quello di avviare velocemente le trattative, ma arrivare ad un accordo in modo rapido sembra però poco probabile visto i differenti punti di vista. La Gran Bretagna vuole mantenere possibilmente più privilegi possibili ma Bruxelles non ne vuole concedere e questo soprattutto per intimidire eventuali emulatori. I risultati di negoziazioni o una sospensione dei colloqui dopo un periodo di 2 anni, come previsto dall’articolo 50, riporterebbero gli scambi commerciali a quelli dell’OMC e ciò potrebbe dare luogo a un nuovo referendum dove i Britannici potrebbero scegliere se uscire a tali condizioni concrete. Anche elezioni anticipate, nelle quali si deciderebbe indirettamente sulla attuazione da fare sono probabili. Le conseguenze definitive del “si” alla Brexit saranno pertanto ancora per molto ignote e dipenderanno inoltre dalle riforme future all’interno dell’UE. Pertanto le incertezze dovrebbero perdurare anche se il primo fumo dopo il voto storico si è pressoché dileguato. E questo può causare in ogni momento un aumento della volatilità dei mercati finanziari.
 

mariougo

Forumer storico
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In linea generale non ci attendiamo o prevediamo pochi impulsi positivi dalla congiuntura globale per i mercati azionari. A nostro avviso non si giustificano scenari congiunturali d’orrore per l’Europa. I rischi di evoluzione negativa sono tuttavia aumentati dopo la Brexit. I dati più recenti del settore industriale tedesco hanno agitato il sentiment di mercato. Dopo il primo trimestre forte, nel mese di maggio le commesse in entrata e la produzione si sono indebolite più del previsto. Solo i dati congiunturali americani hanno superato le aspettative di mercato. Gli indici manifatturieri di ISM per l’industria di trasformazione e il settore dei servizi sono entrambi cresciuti. Associati alla ripresa nei consumi privati, consentono di prevedere un aumento più accentuato del PIL nel T2 dopo un inizio d’anno modesto. Considerato il contesto tuttora difficile per gli esportatori e l’industria ci attendiamo come finora una crescita leggermente inferiore sull’arco dell’anno.
In linea generale non ci attendiamo o prevediamo pochi impulsi positivi dalla congiuntura globale per i mercati azionari. A nostro avviso non si giustificano scenari congiunturali d’orrore per l’Europa. I rischi di evoluzione negativa sono tuttavia aumentati dopo la Brexit. I dati più recenti del settore industriale tedesco hanno agitato il sentiment di mercato. Dopo il primo trimestre forte, nel mese di maggio le commesse in entrata e la produzione si sono indebolite più del previsto. Solo i dati congiunturali americani hanno superato le aspettative di mercato. Gli indici manifatturieri di ISM per l’industria di trasformazione e il settore dei servizi sono entrambi cresciuti. Associati alla ripresa nei consumi privati, consentono di prevedere un aumento più accentuato del PIL nel T2 dopo un inizio d’anno modesto. Considerato il contesto tuttora difficile per gli esportatori e l’industria ci attendiamo come finora una crescita leggermente inferiore sull’arco dell’anno.
L’indice SMI è in genere più difensivo rispetto agli indici azionari europei e americani, ciò che si rispecchia non da ultimo anche nella reazione meno accentuata a seguito del voto sul Brexit. La stabilità politica ed economica della Svizzera non è la sola ragione. I mastodonti difensivi Nestlé, Novartis e Roche detengono quasi il 64% della capitalizzazione dell’indice SMI. Contrariamente all’indice di riferimento svizzero, i due settori principali dell’Euro STOXX 50 sono titoli bancari e industriali ciclici, mentre l’indice S&P 500 è dominato in larga misura dai settori IT e finanze.
La ripartizione settoriale può essere talora imprecisa soprattutto nei mercati più piccoli come la Svizzera. Il settore SPI „Oggetti personali e domestici“ non presenta le caratteristiche difensive classiche. Cie Financiere Richemont rappresenta più dei due terzi dell’indice. I beni di lusso oscillano tuttavia fortemente a seconda della congiuntura. D’altro canto, il settore del commercio al dettaglio, normalmente ciclico, in Svizzera è dominato da Galenica, un’azienda attiva nel settore della sanità e quindi difensiva. Di conseguenza occorre analizzare con attenzione la composizione del portafoglio azionario (singoli titoli o fondi). Considerati i numerosi focolai di rischio dei mercati finanziari globali i settori difensivi sarebbero meno esposti alle turbolenze rispetto a quelli ciclici. Si tratta tuttavia anche in questo caso di una preferenza relativa, infatti anche il settore difensivo è giudicato oneroso sia rispetto ai settori ciclici che tenendo conto del rapporto corso-valore contabile della media propria a lungo termine
 

mariougo

Forumer storico
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Questa settimana una serie di fattori ha migliorato lo stato d'animo dei mercati finanziari e ha permesso alla maggior parte degli indici azionari di crescere. Tra questi rientra in particolare il forte e sorprendente aumento negli USA dei posti di lavoro in giugno. Hanno avuto però un effetto positivo anche l'aspettativa relativa alle ulteriori misure da parte della BCE e della BoJ nonché l'annuncio del Primo Ministro Abe relativo agli aiuti congiunturali fiscali per l'economia giapponese. Inoltre, questa settimana la Brexit non ha più suscitato grande nervosismo. La fine sorprendentemente veloce della lotta al potere per occupare la posizione di Primo Ministro ha migliorato il clima. Invece di ritirarsi a ottobre, come preannunciato, David Cameron ha già lasciato la sua funzione questa settimana. Il ritiro dell'ultima candidata avversaria ha spianato la strada a Theresa May, da subito in carica quale nuova leader del partito e Primo Ministro. La sterlina britannica si è nel frattempo stabilizzata dopo la caduta libera. La Bank of England non ha ancora abbassato i tassi di riferimento nella sua seduta di luglio; ha però preventivato eventuali misure di allentamento per la prossima valutazione della situazione in agosto. Secondo il nostro punto di vista, la prematura tendenza al rialzo dei mercati azionari è però illusoria. Con la ripresa nelle cifre volatili del mercato del lavoro, le precedenti preoccupazioni relative alla crescita dell'economia USA appaiono esagerate. Lo sviluppo congiunturale rimane tuttavia poco esaltante, poiché solo il consumo privato appare in una situazione solida, mentre altri settori dell'economia come l'industria e le esportazioni rimangono deboli. Gli utili delle aziende si attestano sempre in calo e questo frena la propensione agli investimenti. Nel rapporto sui profitti appena iniziato, per il T2 gli utili delle aziende dovrebbero ridursi per la quinta volta consecutiva rispetto all'anno scorso. Nonostante ciò, i corsi azionari USA aumentano ancora, ultimamente hanno addirittura raggiunto un nuovo record; ciò significa che le valutazioni non sono favorevoli. In aggiunta, insieme alla maturazione del ciclo congiunturale USA anche il tema Brexit occuperà a lungo i mercati e porterà con sé altre insicurezze. Dopo il cambio al potere in Gran Bretagna non è ancora stata fatta chiarezza sui piani per l'uscita dall'UE. È soprattutto troppo presto per affermare che l'allarme relativo alla congiuntura britannica ed europea sia rientrato. Dopo la Brexit, la fiducia dei consumatori britannici si è ad esempio nettamente offuscata. Vi sono tracce evidenti anche nell'ambito degli investimenti immobiliari . I primi indizi su come si presenta l'umore dei consumatori e delle imprese in seguito al referendum sul territorio continentale europeo seguiranno la prossima settimana con i PMI e l'indice francese relativo al clima imprenditoriale. L'effetto negativo dovrebbe essere minore rispetto a quello nella stessa Gran Bretagna. Tuttavia, dopo il sì alla Brexit e le relative turbolenze, l'unione monetaria è sempre più al centro dell'attenzione dei mercati. Il motivo: le preoccupazioni sempre più diffuse di una crisi nel settore bancario europeo e in particolare in quello italiano. Dal sì alla Brexit, le azioni bancarie europee si sono sviluppate negativamente rispetto al mercato globale e si trovano a una quota di circa il 30% sotto il livello attestato prima della votazione. La prospettiva di un ulteriore allentamento della politica monetaria e quindi di interessi ancora più inferiori aggrava il settore bancario. In Italia vi si aggiunge il numero più alto di crediti deteriorati, che raggiunge quasi il 20% dei finanziamenti totali. Settimana prossima dalla seduta del Consiglio della BCE non ci si aspetta però nessuna nuova misura. Dovrebbe tuttavia richiamare l'attenzi
one sugli elevati rischi di evoluzione negativa per la congiuntura nonché eventualmente prevedere un ulteriore giro di allentamenti nel corso dell'anno. Il mercato si concentra ora anche sull'autorità di sorveglianza delle banche europee che a fine luglio renderà noti i risultati dello stress test europeo per le banche. Essi potrebbero provocare nuove insicurezze sui mercati. Anche la Cina rimane ancora un importante fattore di rischio, anche se la crescita del PIL nel T2 rimane stabile al 6,7% rispetto all'anno precedente. Senza ampi aiuti congiunturali da parte dello Stato, che non sono sostenibili, la crescita sarebbe stata inferiore. Gli investimenti nel settore privato hanno nuovamente rallentato la marcia e nel T2 sono cresciuti solamente di appena il 3%, dopo il 10% di inizio anno.
 

mariougo

Forumer storico
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Gli indici PMI dell’eurozona si sono mostrati già alla fine della settimana scorsa resistenti e quasi per non toccati dall’Esito del referendum “Brexit”. Ciò è stato confermato da ulteriori sondaggi questa settimana. Gli indici di fiducia delle imprese (IFO) sonoleggermente calati dopo il forte rialzo del mese precedente. Il livello rimane al disopra della media a lungo termine. A luglio l’indice di fiducia delle imprese secondo l’ISTAT italiano è persino leggermente aumentato. Anche gli ultimi dati sulla fiducia dei consumatori nei maggiori paesi dell’eurozona dimostrano una robusta e invariata propensione agli acquisti. Ciò è favorito ulteriormente dalla debole inflazione. A luglio i prezzi al consumo erano solo lo 0.2% al di sopra del valore dell’anno precedente. Inoltre i dati più recenti che riguardo il prezzo del greggio non fanno presagire alcun aumento significativo a breve termine. A sostenere il ristabilimento sui mercati azionari è stato soprattutto il clima di fiducia stabile nelle imprese. In Gran Bretagna invece le ultime pubblicazioni di dati non sono state così positive. Al contrario: dopo che la settimana scorsa il sondaggio della Banca d’Inghilterra tra i suoi partner commerciali dava risultati pressoché ottimisti e le imprese britanniche intendevano proseguire i loro affari come di consueto, questa settimana sono crollati gli indici PMI e i dati del sondaggio relativi alle previsioni degli affari della CBI britannica. Il PMI composito è calato ai suoi livelli minimi dal crac Lehman. Inoltre anche la fiducia dei consumatori ha ceduto fortemente. I dati negativi hanno fatto aumentare le aspettative così che la Banca d’Inghilterra forse già settimana prossima dopo allenterà la sua politica monetaria. Questa settimana anche la Banca del Giappone ha ampliato ulteriormente la sua politica monetaria dopo l’annuncio del Governo giapponese di introdurre altre misure di stimolo. Negli USA invece dopo ulteriori dati congiunturali positivi sono aumentate le aspettative di crescita. Nonostanteciò, nella seduta di luglio, la banca centrale Fed ha lasciato invariati come previsto i tassi di interesse guida. La valutazione della situazione economica è stata ulteriormente positiva e secondo la Fed i rischi “a breve termine” sono diminuiti, soprattutto per via del rapido ristabilimento dei mercati finanziari dopo il primo shock post “Brexit”. Indipendentemente dalle previsioni a breve termine perdurano comunque rischi a livello globale, inoltre vige maggiore insicurezza per via delle conseguenze delle elezioni presidenziali negli USA. Conformemente la Fed, nell’attuale valutazione della situazione, non si è espressa in modo concreto su un prossimo aumento dei tassi di interesse. Lascia aperte tutte le possibilità per le prossime sedute. Così, dopo la decisione della Fed, le aspettative sui tassi sono rimaste pressoché invariate e il dollaro ha addirittura ceduto. Le aspettative relative a un gap dei tassi di interesse nella prossima seduta a settembre rimangono basse. La settimana prossima saranno i sondaggi ISM e il settore del mercato del lavoro a dare altre importanti informazioni ai banchieri centrali sullo stato dell’economia statunitense. I recenti sondaggi regionali nelle imprese sono migliorati e le aspettative sull’occupazione sono positive sia nel settore dell’industria che in quello dei servizi.
 

mariougo

Forumer storico
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Nella valutazione della situazione, la banca centrale USA non ha aumentato il tasso di riferimento come generalmente previsto. Gli argomenti a favore di un incremento erano cresciuti, visto il miglioramento dei dati congiunturali dopo la debolezza del primo semestre. Si è voluto tuttavia attendere per vedere se vi erano progressi sul mercato del lavoro e nell'ambito dell'inflazione. La Fed resta come di consueto vaga, senza chiare prospettive a breve. Stando alle nuove stime sui tassi, la maggior parte del FOMC si attende un aumento ancora quest'anno. Tre dei dieci presidenti delle banche centrali aventi diritto di voto si sono persino espressi a favore di un rialzo immediato. Ci sono però anche di nuovo segnali “dovish” (ossia di una linea morbida), per cui le attese del mercato per dicembre restano praticamente invariate al 60%. La Fed ha rivisto leggermente al ribasso le stime sull'andamento dei tassi a lungo termine. Alla conferenza stampa, Janet Yellen ha sottolineato soprattutto che l'ampio tasso di disoccupazione U-6 non è ulteriormente migliorato negli ultimi mesi. Questo parametro comprende, oltre ai disoccupati ufficiali, anche chi desidera un posto di lavoro a tempo pieno, ma ha un impiego part-time. Secondo Yellen sussiste ancora potenziale di miglioramento sul mercato del lavoro, pertanto in settembre si rinvia ulteriormente l'inasprimento della politica monetaria. Con l'argomento del tasso di disoccupazione più ampio, la Fed relativizza i dati positivi sulle nuove occupazioni. Ciò significa che sembra preoccupata della solidità della congiuntura, nonostante le dichiarazioni contrarie. Ne comprendiamo bene i motivi, dato che ultimamente gli indicatori anticipatori hanno deluso, segnalando un'accelerazione limitata della congiuntura nel secondo semestre. A nostro parere la Fed seguiterà a temporeggiare e prevediamo tuttora un aumento dei tassi solo verso metà 2017. Nella valutazione della situazione questa settimana non vi è stato alcun colpo di scena da parte della Bank of Japan. L'annunciata verifica approfondita delle misure attuali è sfociata in alcuni adeguamenti degni di nota della politica monetaria oltremodo espansiva. La banca centrale continuerà ad acquistare titoli di Stato per 80'000 miliardi di yen l'anno (circa 770 miliardi di CHF), ma la massa monetaria non è più il valore target operativo. Ora la BoJ si concentra sulla curva dei tassi, ovvero intende influire sui tassi a lungo termine oltre che su quelli a breve. Nello specifico, per ora si è deciso di lasciare il rendimento delle obbligazioni statali a dieci anni all'attuale livello, ossia vicino allo 0%. Vi sono state modifiche anche per la forward guidance. Per il raggiungimento dell'inflazione target del 2% non sussiste più una data obiettivo. Di contro, la BoJ promette di ampliare la massa monetaria fino al superamento duraturo del 2% di rincaro, se non un chiaro superamento. Dopo anni di politica monetaria oltremodo espansiva senza che abbia sortito grandi aumenti dell'inflazione, questa dichiarazione non ha causato alcuna reazione forte del mercato. Lo yen è persino salito, visto che il tasso negativo è stato lasciato al - 0.1%. Inoltre, il mancato rafforzamento dell'allentamento quantitativo suggerisce che si sta lentamente, ma sicuramente raggiungendo il limite in termine di volume degli acquisti di titoli di Stato, considerato che la BoJ detiene già un terzo di tutte le obbligazioni governative giapponesi. Dopo la settimana delle banche centrali, nei prossimi ggiorni torneranno al centro dell'interesse del mercato i dati congiunturali, ma anche le notizie politiche. Dal 26 al 28 settembre l'OPEC discute con i Paesi non membri del cartello sulla possibile limitazione della quantità di estrazioni, anche se riteniamo poco probabile un rispettivo accordo (v. Focus). Il prossimo lunedì è altresì atteso il primo di tre dibattiti televisivi tra Hillary Clinton e Donald Trump. Negli USA tali duelli in TV influiscono in parte fortemente sui risultati delle elezioni. Donald Trump ha registrato considerevoli progressi negli ultimi sondaggi. Tuttavia, finora la lotta elettorale USA ha lasciato più o meno indifferenti i mercati finanziari. Sul fronte dei dati congiunturali, la prossima settimana le cifre sull'inflazione europea e giapponese dovrebbero confermare la pressione sui prezzi costantemente bassa. Inoltre, è attesa anche la pubblicazione di alcuni dati sul sentiment per settembre. Sorprendentemente l'indice IFO del clima degli affari e il barometro congiunturale svizzero del KOF hanno registrato in agosto una chiara flessione, e quest'ultimo è persino sceso sotto la media di lungo termine. La fiducia dei consumatori britannici si è ripesa decisamente meno rispetto al sentiment delle imprese. La debolezza della sterlina rappresenta in parte un grande vantaggio per le imprese, ma uno svantaggio per i consumatori.
 

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