un paio d'anni fa'....

superbubola

Forumer storico
ho conosciuto personalmente alberto granado, alla festa che si svolge organizzata dall'operazione mato grosso a cantu.( venne a parlare della sua esperienza cubana come medico e scienziato.laureato un farmacolgia e scienze naturali) parlo' poi della sua esperienza avuta con che guevara negli anni giovanili( x chi avesse visto il film trasmesso su rai tre poco tempo fa:diari della motocicletta).

personaggio di una carica umana straordinaria, fu un piacere ascoltarlo. ma la cosa che colpi' fu questa; ad una domanda sui politici e sui loro compensi a cuba, ..lui rispose::da noi il politico non e' pagato..chi diventa politico lo fa 'esclusivamente x aiutare il suo paese( hanno tutti un'altro lavoro).

ognuno potra' trarre le conclusioni che ritiene opportune, io l'ho fatto, ..gli ho creduto. :)
 
superbubola ha scritto:
personaggio di una carica umana straordinaria, fu un piacere ascoltarlo. ma la cosa che colpi' fu questa; ad una domanda sui politici e sui loro compensi a cuba, ..lui rispose::da noi il politico non e' pagato..chi diventa politico lo fa 'esclusivamente x aiutare il suo paese( hanno tutti un'altro lavoro).

come Silvio? :-? :)
 
superbubola ha scritto:
ho conosciuto personalmente alberto granado, alla festa che si svolge organizzata dall'operazione mato grosso a cantu.( venne a parlare della sua esperienza cubana come medico e scienziato.laureato un farmacolgia e scienze naturali) parlo' poi della sua esperienza avuta con che guevara negli anni giovanili( x chi avesse visto il film trasmesso su rai tre poco tempo fa:diari della motocicletta).

personaggio di una carica umana straordinaria, fu un piacere ascoltarlo. ma la cosa che colpi' fu questa; ad una domanda sui politici e sui loro compensi a cuba, ..lui rispose::da noi il politico non e' pagato..chi diventa politico lo fa 'esclusivamente x aiutare il suo paese( hanno tutti un'altro lavoro).

ognuno potra' trarre le conclusioni che ritiene opportune, io l'ho fatto, ..gli ho creduto. :)

grazie ogni esperienza ha un senso se riportata dettagliatamente.
Io di testimonianze dirette ne ho due:
4-5 anni fa miei zii di acquisto che hanno girato mezzo mondo in moto (vivendo tra l'altro 20 anni in sudafrica) sono andati 10 giorni a Cuba;
bel mare, albergo discreto,gente ospitale;incuriosito sulle storie che si dicevano gli chiesi, ma la gente com'è;è vero che dicono che si fa la fame?:
NON SO. come non sò, "non siete andati in giro a vedere il territorio" no.
perchè ?............"non si poteva uscire dalla zona assegnata"

Seconda esperienza:
amici del paese di Bibiana (Torino);2 estati fa;Cuba è un pò più "aperta"

quindi contatti con la gente, sempre attenta a chi c'è intorno e a chi controlla;poliziotti in rapporto 1 a 1 (compresi quelli in borghese)

Ma è vero che dicono che c'è povertà, che tolte certe zone il mangiare è scarso

Mi racconta
"Siamo ospiti da gente che era già stata altre volte e vanno a casa di una ragazza.
A cena comprano e portano due polli arrosto.

"Mai vista una roba simile;del pollo non è avanzato nulla;gli ossicini,la pelle ,le costole, tutte cose che noi diamo ai cani........sparito tutto"

Forse mio zio Edoardo e Armando di Bibiana si saran divertiti a contarci balle.
Certo la mia idea su Cuba non è cambiata in quei frangenti.
Però nella vita ogni esperienza è utile.
 
Che Guevara, l'altra faccia di un mito

Fidel Castro faceva continuamente riferimento alla Rivoluzione francese:
se la Parigi dei giacobini aveva avuto Saint-Just, L’Avana dei guerriglieri
aveva Che Guevara, la versione latinoamericana di Necaev.

Di buona famiglia, nato a Buenos Aires nel 1928, Ernesto Guevara percorre da giovanissimo il continente sudamericano. Affetto da asma cronica, termina gli studi di medicina dopo aver compiuto in motocicletta un periplo tra le pampas e la giungla dell’America centrale. Conosce la miseria in Guatemala all’inizio degli anni Cinquanta, all’epoca del regime progressista di Jacobo Arbenz che viene rovesciato dagli americani, e Guevara comincia a odiare gli Stati Uniti.

«Per la mia formazione ideologica appartengo a coloro i quali credono che la soluzione dei problemi di questo mondo si trovi dietro quella che viene chiamata la cortina di ferro», scrive a un amico nel 1957.8 Una notte del 1955, in Messico, Guevara incontra un giovane avvocato cubano in esilio che si prepara a rientrare a Cuba, Fidel Castro, e decide di unirsi a quei cubani che sbarcheranno sull’isola nel dicembre dell 1956.

Nominato comandante di una «colonna» si fa presto notare per la sua durezza: un ragazzo, un guerrigliero della sua unità, che ha rubato un po’ di cibo viene fucilato immediatamente, senza alcun processo. «Partigiano dell’autoritarismo fino al midollo», per usare le parole del suo ex compagno dei tempi della Bolivia Régis Debray, Guevara vorrebbe imporre da subito una rivoluzione comunista ma si scontra con i numerosi comandanti cubani autenticamente democratici.

Nell’autunno del 1958 Guevara apre un secondo fronte nella piana di Las Villas, al centro dell’isola, e ottiene un successo clamoroso attaccando a Santa Clara un treno di rinforzi militari inviato da Batista: i militari fuggono rifiutandosi di combattere. Una volta conseguita la vittoria gli viene affidato l’incarico di «procuratore», ed è lui che decide delle domande di grazia. La prigione della Cabana, in cui Guevara officia, diventa teatro di numerose esecuzioni, soprattutto di ex compagni d’armi conservatisi democratici.

Nominato ministro dell’Industria e presidente del Banco nacional de Cuba (la banca centrale), Guevara coglie l’occasione per mettere in pratica la sua dottrina politica imponendo a Cuba il «modello sovietico». Dichiara di disprezzare il denaro ma sceglie di abitare in un quartiere residenziale dell’Avana; ministro dell’Economia ma totalmente privo delle più elementari nozioni economiche, finirà per causare la rovina della banca centrale. E' invece più a suo agio nell’istituire le «domeniche di lavoro volontario», frutto della sua ammirazione per l’URSS e la Cina, di cui saluterà con entusiasmo la Rivoluzione culturale. Régis Debray osserva: «E stato lui e non Fidel a ideare nel 1960, sulla penisola di Guanaha, il primo “campo di lavoro correzionale” (noi diremmo di lavoro forzato)...».

Nel suo testamento Guevara, da buon allievo della scuola del terrore, elogia «l’odio, che rende l’uomo un’efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere». «Non posso essere amico di qualcuno che non condivida le mie idee», confessa Guevara, che in omaggio a Lenin ha chiamato il proprio figlio Viadimir. Dogmatico, freddo e intollerante, il «Che» (è un’espressione argentina) non ha nulla da spartire con la natura calorosa e aperta dei cubani. A Cuba è uno degli artefici deH’irreggimentazjone della gioventù, sacrificata al culto dell’uomo nuovo.

Desideroso di esportare la rivoluzione nella sua versione cubana e accecato da un antiamericanismo sommario, Guevara si adopera a diffondere la guerriglia nel mondo, fedele al suo motto: «Creare due, tre... mille Vietnaml» (maggio 1967). Nel 1963 è in Algeria, poi a Dar es Salam prima di raggiungere il Congo dove s’incontra con un certo Désiré Kabila, un marxista oggi diventato capo dello Zaire e a cui non ripugnano i massacri di civili.

Castro si serve di lui a fini tattici. Dopo la rottura il «Che» si reca in Bolivia. Tenta di applicare la strategia del foco (focolaio di lotta armata), disdegna la politica del Partito comunista boliviano ma non riceve alcun appoggio da parte dei contadini, nessuno di loro si unisce al suo gruppo di resistenza itinerante. Isolato e braccato, Guevara verrà catturato e quindi giustiziato il 9 ottobre 1967.
 
superbubola ha scritto:
ho conosciuto personalmente alberto granado, alla festa che si svolge organizzata dall'operazione mato grosso a cantu.( venne a parlare della sua esperienza cubana come medico e scienziato.laureato un farmacolgia e scienze naturali) parlo' poi della sua esperienza avuta con che guevara negli anni giovanili( x chi avesse visto il film trasmesso su rai tre poco tempo fa:diari della motocicletta).

personaggio di una carica umana straordinaria, fu un piacere ascoltarlo. ma la cosa che colpi' fu questa; ad una domanda sui politici e sui loro compensi a cuba, ..lui rispose::da noi il politico non e' pagato..chi diventa politico lo fa 'esclusivamente x aiutare il suo paese( hanno tutti un'altro lavoro).

ognuno potra' trarre le conclusioni che ritiene opportune, io l'ho fatto, ..gli ho creduto. :)
la prossima volta chiedigli anche dei dissidenti politici in carcere :eek:
 
la prima volta

che sentii parlare di Cuba era nel ,70.Durante la contestazione Cuba era portata ad esmpio di rivoluzione contro una dittatura che si diceva appoggiata dall' "imperialismo americano".

Fui molto stupito qualche anno dopo trovare una intervista a pag3 di "Lotta Continua"
(giornale che più di sinistra non si poteva")
a Carlos Franqui.
Era uno dei capi della rivolta con Fidel;
come tutti i suoi compagni finì in galera (quando non erano fucilati) per "aver tradito la rivoluzione" ,per non ricordo se 10 o 13 anni.Dopo fu mandato in esilio.In questa intervista (di cui ho ancora copia da qualche parte) raccontava la sua storia con i nomi di tutti i suoi compagni eliminati o esiliati.

Forse Carlos Franqui era un traditore,......................come tutti i compagni di Fidel,
forse Lotta Continua non era di sinistra.... :eek:
ma io a Gianni Minà e Diliberto continuo a non credere


dal Sole24ore, pag 11.giugno 2007

Bertinotti dichiara

"Per molti anni ho pensato che il bene e la sinistra fossero equivalenti, che la cultura di sinistra potesse procedere senza errore, che ogni buona ricerca fosse una ricerca di sinistra. Credo purtroppo che questo elemento rassicurante non si può più sostenere, così come quello secondo cui la destra sia sempre priva di capacità di ricerca"
 

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