un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo (2 lettori)

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Vaticano, Rotschild, Rockefeller: al potere i loro uomini

Scritto il 24/5/13 - nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

«La grave congiuntura attuale rappresenta una crisi senza precedenti. Già il crac del 2008 ha messo in evidenza la debolezza del sistema finanziario internazionale. L’Europa è sotto attacco. La si preferisce divisa, con monete deboli. Si sono gettate le premesse per la creazione di un nuovo ordine mondiale». Parola di un banchiere, che ha chiesto di restare anonimo, che per una vita ha lavorato al Banco di Santo Spirito, istituto legatissimo alle finanze vaticane, di cui lo Ior detiene una partecipazione. Nel 1989 il Banco è confluito nella Cassa di Risparmio di Roma con cui, assieme al Banco di Roma, nel 1992 fonderà la Banca di Roma, oggi parte del gruppo Unicredit.

Prosegue il banchiere, intervistato per un libro (“Vaticano Massone”) dai giornalisti Ferruccio Pinotti e Giacomo Galeazzi: «Da tempo la più potente
lobby massonica esistente ha sferrato un attacco globale per il dominio, attraverso il controllo delle politiche monetarie. Chi ha in mano il sistema bancario ha in mano tutto. La moneta oggi è divenuto un mezzo per tenere sotto scacco gli Stati nazionali, che perdono la loro sovranità e cadono, stremati, in uno stato di totale perdita di controllo del proprio Paese. Ogni Stato diventa, quindi, un oggetto nelle mani di poteri occulti che seguono logiche plutocratiche, sovversive».

Ma chi sono oggi i più potenti massoni italiani? «I nomi? Napolitano, Draghi. E poi altri di cui non faccio i nomi. Anche buona parte della stampa è in mano alla massoneria». Tra i massoni chi conta di più in Italia? «Premesso
che i Rothschild sono tuttora al vertice mondiale, l’uomo più potente in Italia, oggi, è Bernabé, che è anche l’uomo Rothschild in Italia. L’uomo dei Rockefeller, invece, è Monti».

(Franco Fracassi, “I massoni più potenti? Napolitano e Draghi”, da “Popoff.Globalist” del 22 maggio 2013, ripreso da “Megachip”. Il libro: Ferruccio Pinotti e Giacomo Galeazzi, “Vaticano massone. Logge, denaro e poteri occulti: il lato segreto della Chiesa di Papa Francesco”, Piemme, 542 pagine, euro 18,50).

:cool::cool::cool::cool:;););););) dedicato agli economisti:prr::prr::prr::prr::prr::prr::benedizione:
 
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Gawronski: stampare denaro, o l’Italia sarà rasa al suolo


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22 giugno 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Fonte: http://www.libreidee.org/2013/06/gawronski-stampare-denaro-o-litalia-sara-rasa-al-suolo/
Il rapporto Istat appena uscito prefigura un crollo di civiltà: la percentuale di concittadini in stato di «grave deprivazione» vola al 14,7. In soli sei anni il Pil pro capite è sceso dell’11,5%; nella graduatoria internazionale l’Italia passa dal 31˚al 45˚posto. Anche il futuro è stato ipotecato: calano infatti la ricchezza (-12%), gli investimenti pubblici (dal 4 al 2,9% del Pil), la capacità produttiva (-16% nell’industria), gli studenti universitari (-17%); crescono il debito pubblico, il debito estero netto (28% del Pil, sul quale l’Italia paga 12 miliardi di interessi l’anno), i giovani senza lavoro (57% fra disoccupati e scoraggiati). Perciò è essenziale a questo punto dire la verità. La crisi non dipende dai nostri vizi storici, bensì – lo dicono i dati – da uno straordinario, diffuso timore di spendere i soldi.
Per uscirne non è perciò necessario «cambiare gli italiani» o la struttura economica: la depressione della domanda, notoriamente, si cura sostenendo la domanda. Terapia tutt’altro che difficile: basta spendere soldi; e i soldi… si stampano. Ma noi abbiamo consegnato le leve macroeconomiche all’Europa. E i trattati europei – concepiti per combattere l’inflazione (l’eccesso di domanda) – offrono ai liberisti europei un inopinato potere di veto su tutto ciò che di significativo si potrebbe e si dovrebbe fare. Perciò resta il problema di fondo, «noto e così riassumibile: l’Italia deve rimanere credibile sul terreno dei conti pubblici, ma deve dare prova concreta di discontinuità in chiave pro crescita» (Guido Gentili). Cioè: deve alimentare la spesa, ma non ha i soldi per farlo. Leggi il resto di questo articolo »

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Col limite all'uso del contante è aumentato il riciclaggio. Complimenti!

di CLAUDIO PREVOSTI


Non era necessario essere soloni per immaginarlo, ma evidentemente i cervelloni di Bruxelles vivono in un mondo tutto loro. E così ora si scopre che in un mercato – sia della finanza che delle persone – globalizzato, aver imposto ai cittadini della zona Euro il limite nell'utilizzo del contante ha finito per favorire il riciclaggio. "Rivedere i limiti alla circolazione del contante significa anche mettere fine alla discriminazione in atto con la normativa del 2011 nei confronti dei cittadini italiani o residenti nei Paesi dell'Ue. Infatti se a questi non e' consentito pagare in contanti oltre mille euro, per gli extraeuropei e' possibile fare acquisti fino ad un massimo di 15mila euro. Si tratta non solo di una discriminazione senza alcuna logica, ma anche di una situazione che alla fine ha creato un canale preferenziale per la criminalita', attraverso il quale porta avanti attivita' di riciclaggio". Lo ha dichiarato la senatrice Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo Economico. "Infatti sia i dati dell'Agenzia delle Entrate che della Guardia di Finanza testimoniano che con i nuovi margini al contante non solo non e' aumentata la lotta all'evasione, ma soprattutto sono cresciute le attivita' di denaro illecito, utilizzando proprio i cittadini extraeuropei. Quindi -conclude Vicari- rivedere i limiti al contante non e' solo un modo per rispondere alla crisi, ma anche per realizzare un'azione piu' efficace contro il riciclaggio delle organizzazioni criminali".
 

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Confucio san :D:D:D:prr::prr::prr::prr::prr::prr:

LE PRINCIPALI TESI LIBERISTE SONO ERRATE




LE PRINCIPALI TESI LIBERISTE SONO ERRATE



1)Non è pensabile un sistema-mondo nel quale alcuni paesi esportano sempre più di quanto importano e viceversa, ma solo sull’equilibrio tendenziale del reciproco export-import.
2)Volere esportare più di quanto si importa vuol dire pretendere di esportare nei paesi “fratelli”, insieme ai propri beni e servizi, anche tanta disoccupazione e tanti fallimenti quanti ne comporta la mancata produzione nazionale che si va a soppiantare con queste esportazioni.
3)il cambio della moneta non deve essere né “forte” né “debole”, ma semplicemente “vero”, ossia in linea con i propri “fondamentali”, concordando la periodica svalutazione delle valute delle aree a maggiore inflazione in misura pari all’eventuale differenziale di inflazione rispetto alle altre aree valutarie.
4)Lo sviluppo di ogni economia va poggiato sul proprio mercato interno in regime di pareggio tendenziale dell’export-import e cambi concordati.
5)Nessuno investe o assume di più solo perché costa di meno farlo se nel contempo non aumentano gli sbocchi di mercato, poiché non sarebbe profittevolmente collocabile quella maggiore produzione che si andasse a conseguire con quei pur meno cari investimenti e occupati aggiuntivi.
6)Se la domanda interna al saldo dell’export-import resta invariato, non serve a nulla favorire le imprese che assumono donne, giovani o al sud, perché non faranno altro che licenziare corrispondente gli uomini, i non giovani e al nord.
7)tagliare retribuzioni e welfare per conseguire una maggiore competitività (in realtà solo “stracciona” perché conseguita sul fronte dei costi e non della qualità del prodotto) funziona necessariamente come un boomerang perché comprime il mercato interno senza potere realisticamente contrastare la concorrenza “sleale” delle imprese delocalizzate in aree dove producono sottocosto nel massimo dispregio della natura e dell’uomo (che andrebbero invece gravate di adeguati dazi compensativi da welfare ed ecologia) ed ha dunque la stessa logica demenziale di segare il ramo su cui si è seduti!
8)Per sostenere investimenti e occupazione occorre espandere la domanda interna stornando risorse dai risparmi inutilmente tesaurizzati verso i consumi privati e pubblici con: una riforma fiscale progressiva e patrimoniale, il calmiere sui canoni della grande proprietà immobiliare, sugli interessi bancari, sui premi assicurativi e sulle tariffe telefoniche, un politica retributiva meno sperequata e altro deficit-spending.
9)Il nostro debito pubblico (circa 2.000 mld) viene da una politica di alti tassi sui btp, di detassazione dei ceti possidenti, dalla tolleranza suicida verso la evasione, la elusione fiscale e i paradisi fiscali.
10)Gli “sprechi” della casta politico-amministrativa pesano sui 25-50 mld annui, laddove gli interessi sui btp quasi 90 mld, almeno 100 l’evasione fiscale e altri 150 la elusione fiscale e i trasferimenti verso i paradisi fiscali.
11)Lo spread si giustifica ufficialmente come sconto per consentire agli acquirenti di btp di assicurarsi contro il nostro default acquistando dei Credit Default Swap, ma, essendo in realtà impossibile il fallimento di uno stato sovrano, nessuno compra CDS a copertura di btp, intascando la differenza a nostro danno, speculando per giunta sul nostro spread per fare crescere questo sconto.
12)E’ folle fare sacrifici popolari pesantemente recessivi per fare calare lo spread, quando ogni 100 punti (ossia 1%) di spread pesano 20 mld l’anno solo “a regime”, mentre, dato che ogni anno di btp ne scade solo la decima parte circa, la contrazione dello spread da 500 a 300 punti ha fatto risparmiare appena 4 mld su base annua a fronte di 40 mld di sacrifici pesantemente recessivi .
13)Dopo un anno di sacrifici popolari inflitti da Monti, il nostro PIL è calato recessivamente di oltre il 3%, facendo calare corrispondentemente le nostre entrate tributarie e quindi facendo aumentare ulteriormente il nostro indebitamento pubblico (+2% circa), per cui il nostro rapporto debito/PIL, anzichè migliorare, è passato dal 120% al 130%.
14)E’ assurdo regalare 90 mld l’anno per insistere a collocare tra il 5,00% (oggi) e il 7,00% (l’anno scorso) i nostri btp sui mercati finanziari internazionali, notoriamente speculativi, anziché risparmiarne oltre 70 collocandoli allo 0,75% (il tasso praticato dalla BCE) presso banche pubbliche (com’è consentito dal trattato di Lisbona), presso la BdI o anche “alla giapponese”, ossia forzosamente presso le banche commerciali che intendono operare in Italia. Ma non è assurdo per chi intasca questi interessi maggiorati!
15)Nel giro di 25 anni, le ricette liberiste hanno consentito all’1% più ricco di triplicare la propria ricchezza mentre si dimezzava quella del restante 99%, e, al suo interno, si riduceva di 2/3 quella del 50% più povero. Non è questo sufficiente per cogliere la vera natura del pensiero liberista?
16)Al fine di fare aumentare la dimensione della “fetta” che va ai ceti possidenti si contrae il diametro della “torta” comune da dividere usando la deflazione recessiva e regressiva come mezzo e la deregulation borsistico-valutaria come “alibi”!
17)Monti, ebbro di liberismo, promette impossibili quadrature di bilancio e fantasiose riprese economiche praticando anche in appresso le stesse ricette recessive, come quel pompiere che crede che gli incendi si spengono con la benzina, e, di fronte al divampare delle fiamme, si rammarica di non avere usato abbastanza benzina!
18)Le ricette liberiste “dello sviluppo”, purtroppo, sono le stesse ricette recessive e regressive del “risanamento”, in quanto si basano sulla iper-remunerazione e detassazione dei ceti possidenti, con contemporanea contrazione indefinita di retribuzioni e welfare, aumento del tempo effettivo di lavoro a parità di retribuzione e precarizzazione.
19)I liberisti credono erroneamente che bisogna comprimere retribuzioni e welfare e precarizzare di più per tenere bassa l’inflazione e acquisire una sempre maggiore competitività (“stracciona”, perchè conseguita sul fronte dei costi e non della qualità del prodotto), che però rincara troppo l’euro e non è comunque in grado di battere la concorrenza “sleale” delle imprese delocalizzate, aggravando inutilmente i conti pubblici e ridistribuendo in modo sempre più regressivo un PIL in continua contrazione recessiva, nel solo interesse dei ceti possidenti.
20)Investimenti, occupazione e PIL non dipendono dai risparmi disponibili e meno che mai ce n’è una tale carenza endemica che bisogna fare sacrifici inenarrabili per attrarne dall’esterno quanti più è possibile detassando i ceti possidenti e perseguendo con la deflazione recessiva la più bassa inflazione possibile e il cambio “forte”.
21)Dati ISTAT alla mano, mentre i risparmi che residuano ogni anno una volta distribuito socialmente l’equivalente monetario che viene ricavato dalla vendita di quanto è stato prodotto sono il 20% circa del PIL, ammontano ad appena il 5% circa del PIL gli investimenti produttivi che vengono effettuati per produrre l’offerta che soddisfa la domanda per consumi restante (80%) al saldo dell’export-import. Altro che “fame” endemica di capitali, dunque!
22)I risparmi disponibili sono circa 4 volte debordanti le necessità produttive, mentre le banche creano elettronicamente dal nulla, grazie alla “riserva frazionaria”, una moneta creditizia decine di volte maggiore rispetto agli assets bancari.
23)L’inflazione dipende dallo “strozzo” della offerta che viene praticato sistematicamente dei trust sulla base dei responsi del marketing per fare salire il prezzo di equilibrio sino al più alto valore che consente loro gli extraprofitti “da oligopolio”, per cui non si contrasta comprimendo la domanda interna (deflazione) ma con il calmiere all’ingrosso e l’anti-trust.
24)Dire che la scala mobile è “fattore” di inflazione è come dire che sia l’apertura degli ombrelli la vera causa della pioggia!
25)L’euro “forte” è un boomerang perché se anche favorisce le nostre importazioni necessarie, favorisce anche quelle non necessarie penalizzando nel contempo tutte le nostre esportazioni.
26)La deregulation borsistica e valutaria ci fa rischiare inutilmente il crack sistemico costringendoci per giunta a sistematiche scelte deflattivo-recessive quale unico modo per contenere la speculazione.
27)Dalla crisi si esce solo rinnegando il liberismo e abbandonando la deflazione recessiva e regressiva in regime di deregulation borsistico-valutaria ed euro “forte”.
28)Occorre diffondere la critica al liberismo e unire tatticamente l’intero mondo del lavoro intorno al sostegno keynesiano della domanda interna in regime di inflazione “controllata”, vincoli borsistico-valutari anti-speculazione ed euro “vero”.
29)Le ricette post-keynesiane possono essere applicate a livello UE, se si riesce a fare convergere su di esse tutti i popoli preunitari, o, in alternativa, dai soli paesi secessionari, plausibilmente i PIIGS più la Francia, che farebbero così nascere l’Europa “a due velocità”, lasciando l’euro “forte” ai paesi del nord e a quelli che comunque volessero insistere nelle attuali suicide politiche liberiste, recessive e regressive, o, in ulteriore subordine, dai singoli paesi secessionari.
30)Uscendo dall’euro, se anche la nuova lira quotasse il 30% in meno, poiché materie prime ed energia pesano circa il 10% sui prezzi finali, il nostro export-import ne ricaverebbe comunque un vantaggio del 27% circa. [email protected]
 
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La Russia tutela i suoi interessi nazionali: Putin dice no al Nuovo Ordine Mondiale dei Rothschild


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23 giugno 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Fonte: http://fractionsofreality.blogspot.it/2013/06/la-russia-tutela-i-suoi-interessi.html
Il Rothschild Cabalista Boris Berezovsky era il più implacabile nemico di Vladimir Putin!FONTE
Tradotto e Riadattato da Fractions Of Reality
Boris Berezovsky, il magnate russo in esilio, è stato trovato morto nella sua casa nel Surrey ,hanno riferito le agenzie di stampa.

Non c’erano informazioni immediate su come Berezovsky, che aveva 67 anni e che ha vissuto nel Regno Unito dal 2000, sia morto.
Capo della banca russa riceve asilo nel Regno Unito

Putin vieta ai funzionari del governo di possedere conti o azioni delle banche Rothschild.

Il Presidente Putin reprime i sicari dei Rothschild John Kerry & Barry Soetoro. La Moria di Api della Monsanto

Della Russia in esilio il magnate Boris Berezovsky si ‘suicida’ a 67 anni

La Russia Dice ai cittadini degli Stati Uniti di non mollare le loro armi: Abbiamo imparato dall’esperienza di combattere i progetti del settore bancario dei Rothschild!QUANDO Putin è stato eletto presidente della Russia , nel 2000, la nazione era in bancarotta. La Russia doveva 16,6 miliardi dollari al Fondo monetario internazionale diretto dai Rothschild, mentre il debito estero alla controllata dai Rothschild di Parigi e Londra, il Club dei creditori era di oltre 36 miliardi di dollari.


I vostri rappresentanti sono stati corrotti. Nigel Farage messaggio ai cittadini europei; “Ritirate i vostri soldi finchè siete in tempo.”


Ma Putin ha approfittato del boom attuale dei prezzi mondiali del petrolio reindirizzando una parte dei profitti di Gazprom, il più grande produttore di petrolio della Russia al fine di pagare il debito del paese.L’aumento continuo del prezzo del petrolio ha notevolmente accelerato la capacità della Russia di ripristinare la sovranità finanziaria.
Nel 2006 Putin aveva pagato il debito della Russia con i Rothschild. La dipendenza finanziaria della Russia sui finanzieri mafiosi era ormai finita. Putin ha quindi potuto gettare le basi per ciò che diventerà lo slogan del suo Partito della Russia Unita: Il Piano di Putin significa vittoria per la Russia. Questo Slogan continua a provocare agitazione e tensione, tanto è vero che i Banchieri più importanti sono molto nervosi … dal 2007!~ politico Vel Craft

La Russia Dice ai cittadini degli Stati Uniti di non mollare le loro armi: Abbiamo imparato dall’esperienza di combattere i progetti del settore bancario dei Rothschild!


Petreus, Kissinger e Nixon. Il premio Libertà 2013 a chi andrà ?

Il Presidente dell’Islanda Ólafur Ragnar Grímsson ha fatto arrestare 10 banchieri di origine Rothschild.L’Islanda smantella la corruzione, Arrestati 10 banchieri Rothschild. Emanato un mandato di cattura internazionale con l’interpol per il banchiere Inglese Rothschild

Newsweek Copre i legami tra McCain e i Rothschilds.
I media russi hanno riferito che Berezovsky era stato trovato morto nella sua vasca da bagno nella sua casa Surrey alle 11 il Sabato e che i medici legali erano presenti.
L’agenzia di stampa Interfax ha citato un parente, il quale non ha fatto il nome, come dire che la morte era avvenuta a casa sua.
E ‘anche stato citato un avvocato russo per Berezovsky, Alexander Dobrovinsky, che ha confermato come è morto.

Berezovsky è stato a lungo un uomo ricercato in Russia ed è stato un avversario ostico del russo Vladimir Putin per più di un decennio. Egli ancora una volta è venuto alla ribalta l’anno scorso quando ha perso una azione legale di alto profilo contro il collega d’affari russo Roman Abramovich .


Jacob RothschildMiliardario Russo del petrolio: prima di essere arrestato avrebbe passato informazioni ai Rothschild

L’incarcerazione dei banchieri Rothschild è iniziata: L’Islanda è l’apri pista.
In questo caso, Berezovsky ha sostenuto di essere stato intimidito dal sig Abramovich nel vendere le quote azionarie della società petrolifera russa Sibneft.

Berezovsky sosteneva di essere stato danneggiato per 3 miliardi di Sterline ($ 4,7 miliardi). Tuttavia, il giudice ha stabilito in favore del signor Abramovich, con una formula di giudizio sferzante nei confronti Berozovsky, dicendo che è un testimone “intrinsecamente inattendibile”.

Le spese legali di questo caso si pensa possano arrivare alla cifra 100 milioni di sterline e Berezovsky ha anche affrontato in passato spese di altre battaglie giudiziarie perse, oltre ad un divorzio.

Berezovsky è un ex broker molto potente del Cremlino, che è venuto alla ribalta dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991 e l’ascesa di Boris Eltsin. Ma le sue fortune sono diminuite drasticamente dopo che Putin si è affermato come presidente russo .

Berezovsky aveva aiutato Putin nel salire al potere fino al 1990. Ma Berezovsky finì nell’opposizione e poi si auto impose un esilio dopo che il nuovo presidente Putin consolidò il suo potere nel 2000.

Berezovsky è sopravvissuto a numerosi tentativi di assassinio. Era strettamente alleato di Alexander Litvinenko , l’ex agente del KGB ucciso dal polonio nel 2006. Litvinenko, è stato asserito da alcuni funzionari della sicurezza britannici senza nome, fu ucciso per volere dello Stato russo .
Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin


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vladimiro san:cool::cool::cool::cool::cool:.:prr::prr::prr::prr::prr::prr::prr::prr::benedizione::benedizione: arigatooo:D:D:D:D:D
 
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lO BANCARIO, LA FED E " L'AMICIZIA DELLA GERMANIA"


Questo contributo nasce dalla mitica collaborazione di Flavio e si è trasformato in una sorta di post "a quattro mani". Probabilmente non è che la cronaca delle avvisaglie della crisi USA-Germania che si svilupperà nei prossimi mesi.
Lo "spirito" di questa congiutura internazionale, senz'altro "eccezionale", che stiamo vivendo può essere già racchiuso, come chiave di lettura del post, in queste parole diBibow (più sotto linkato):

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From a global perspective, not only is Euroland shamelessly freeloading on external growth to offset suffocation of domestic demand through mindless area-wide austerity (see Figure 19), but adding insult to injury, Euroland is also hijacking the IMF as global sponsor in backstopping the EFSF/ESM (European Stability Mechanism) “firewall” for its purely homemade internal crisis.German mercantilism had given rise to regional imbalances and global tensions in the pre-EMU past.
The euro has multiplied Germany’s weight—and the gravity of German policy views—in the global economy. Effectively, Germany, the world champion of moral hazard talk, is holding the world community hostage to a “too big to fail” global risk “made in Germany” today: arising as the potentially lethal mix of a dysfunctional monetary union paired with the economic consequences of Germany’s denial of her euro trilemma. It is one thing that, by freeloading on external growth, Euroland is reneging on its commitments to the G-20 process of global rebalancing. It is quite another for Euroland to create the world’s foremost threat to stability by self-inflicted folly and to not even be ashamed of “marshalling support from countries that are either more fiscally challenged or a lot poorer than the eurozone itself” to bail it out (Bibow 2012b).”.
Persino La Repubblica inizia ad accorgersene (registrando il tutto con una algida equidistanza, senza capire i risvolti potenzialmente favorevoli alla nostra dignità di democrazia, una volta, almeno formalmente indipendente di gestire i propri interessi sociali ed economici; anche se c'è chi ancora crede che la Nato sia un problema di sovranità limitata più urgente del fiscal compact o dell'ESM, ancora ignorando il significato del pareggio di bilancio imposto "esogenamente" nella nostra Costituzione). E così commentava la visita di Obama a Berlino:
"Il clima resta amichevole, ma la freddezza lo rende sempre più irriconoscibile, ogni anno che passa. Quando ieri il capo della Casa Bianca ha affermato che «per l'eurozona non c'è una soluzione unica», ha trovato in Merkel orecchie fredde, quasi ostili: quel giardino di casa è tedesco, non americano. Il pretesto per la loro svolta a 180 gradi, i leader tedeschi lo usano sfacciati: l'America comunque guarda più verso l'Asia, affermano.
È con la Cina che Volkswagen, Siemens, i responsabili di Istruzione e ricerca scientifica firmano le intese più importanti a raffica. La conclusione del settimanale di Amburgo (Sueddeutsche Zeitung, ndr.) non lascia dubbi: «I tempi in cui Usa e Germania si sentivano legati da una comunità di destino e sorpassavano piccoli disaccordi appartengono ormai al passato»."
Qualche mese fa, nell'ambito di questa analisi, avevamo ricordato:
"...la Germania ha radicalmente riconsiderato il proprio posizionamento strategico, avvicinandosi ai nuovi centri di gravità del pianeta – i BRICS – che stanno trasferendo l’asse della crescita mondiale dall’Atlantico all’Oceano Indiano e al Pacifico, aprendo prospettive nuove e profondamente rivoluzionarie per l’intero continente europeo. Qualora la Germania si cimentasse seriamente nel tentativo di trainare l’Europa sul solco tracciato da Berlino, potrebbe ipoteticamente prendere forma uno dei pericoli contro cui Zbigniew Brzezinski ha ostinatamente messo in guardia gli Stati Uniti. «Per dirla in una terminologia che richiama l’età più brutale degli antichi imperi – scrive Brzezinski – , i tre grandi imperativi della geostrategia imperiale statunitense sono impedire la collusione e mantenere la dipendenza della sicurezza tra i vassalli, tenere i tributari deboli e protetti, e impedire ai barbari di unirsi». Una “unione dei barbari” che potrebbe comportare significative “discontinuità” negli scenari futuri."
Ora, in questo quadro molto attuale, che si proietta anche sullo scenario cooperativo con i partners europei che gli USA vorrebbero mantenere rispetto alla crisi in Medio-oriente, (dove rischia fortemente di acuirsi una riedizione della contrapposizione con la Russia), le mosse geopolitiche della Germania si sommano ad un atteggiamento conflittuale del suo sistema bancario con le autorità finanziarie USA.
La cosa è aggravata dal fatto che, dell'istituto principale protagonista di questa frizione ormai esasperata, cioè la "solita" Deutschebank, lo Stato federale è ormai un azionista non di secondo piano (nell'ambito di una sostanziale compartecipazione su Deutsche-Postbank, operazione che ha dato vita all'acquisizione statale della partecipazione). Così come, anche a seguito del noto salvataggio di Hypo Real Estate, lo Stato tedesco è il crescente azionista di sistema dell'intero sistema bancario (v. Commerzbank, KFW, equivalente alla nostra Cassa Depositi e Prestiti, e centinaia di altri istituti bancari di livello locale).
La conflittualità, ormai chiaramente intrecciata, tra USA-Germania-membri UEM(specie PIGS) non è estranea a questo ruolo dello Stato federale, interessato alla copertura delle relative "colossali" magagne di bilancio, e conferma come il terreno finanziario sia quello dove oggi si esplicano i conflitti tra "aree economiche", pur sempre nazionali, anche se dissimulate, nel caso dell'UEM, sotto le vesti dell'ipocrita sogno internazionalista europeo.
Le "torsioni" geopolitiche tedesche sono quindi l'altra faccia della medaglia dello scontro bancario mondiale: la Germania "esporta" l'instabilità finanziaria mediante una condotta bancaria spregiudicata e spesso poco accorta, ma finchè si rimane in UEM, la fa pagare ai partners commerciali, su cui esercita ormai una ferrea "presa" (col "tallone"), ma poi negli USA il discorso cambia e si assomma alla strategia del Drang Nach Ost commercial-finanziaria.
Ed è qui, col suo eloquente significato di contrapposizione accelerata praticamente su...tutto, che si colloca la questione Fed-Deutschebank, su cui ci dà lumi l'analisi diFlavio.
Prendiamo spunto dai due commenti di Paolo Giusti e Matteo Di Felice per porci due ottimi quesiti in chiave “frattalica”. Paolo si chiede: c’è già stata, a livello globale, una Casablanca come nella Seconda Guerra Mondiale? Marco invece sottolinea: oh, Deutsche Bank è “orribilmente sottocapitalizzata” ?
Cercheremo di essere veloci, chiari e concisi e tenteremo di saldare insieme le due cose. Perdonate le sbrigatività ma, di questi tempi, alle volte essa sembra essere davvero tutto. Innanzitutto partiamo dall'interessante articolo di Mauro Bottarelli, che utilizza la fonteZerohedge per inquadrare bene come e dove “stiamo andando”. Il suo ottimo articolo dà un quadro generale della situazione che si sta delineando nell’attuale contesto economico mondiale, soprattutto nella parte finale dove si dice chiaro e tondo una cosa: come durante il primo dopoguerra, dove sussidiando la macchina bellica nazista diede il via all’escalation che portò al secondo conflitto mondiale, anche al giorno d’oggi il modello finanziario tedesco è messo sotto accusa, per la sua spregiudicatezza e per l’idiosincrasia recondita a qualsivoglia forma di controllo, sia da parte dell’amministrazione americana che, soprattutto, dagli organi di controllo federali statunitensi: v. http://dealbook.nytimes.com/2013/01/31/deutsche-banks-lonely-fight-with-the-fed/ .Perché? Cosa c’è dietro questa amicizia di facciata, dimostrata all’ultimo G8 nonostante le frecciatine di Obama alla Merkel sulla fine dell’austerità, che sotto le ceneri nasconde invece un crescente nervosismo fra la classe dirigente americana e la cancelleria tedesca?
Il soggetto della nostra discussione è, come già accaduto, Deutsche Bank. Dobbiamo quindi aver ben presente cosa abbiamo già riportato su questo blog in merito a tale argomento e come essa si muova nel contesto europeo e mondiale. Sappiamo bene d’essere di fronte ad un colosso finanziario globale. Ma, per illustrare al meglio la situazione paradossale in cui ci troviamo, cerchiamo di partire dal principio. Tutto, o quasi, ha inizio all’indomani del collasso della Lehman Brothers del 2008.
Negli USA il debito privato esplode dopo decenni di redditi in caduta libera, cioè un frutto liberista che oggi essi stessi trovano sempre più avvelenato, i mutuatari subprime non riescono più a far fronte alle rate dei loro mutui, le banche si ritrovano con crediti inesigibili e case invendibili, il sistema finanziario americano (e non) collassa.
La FED si vede costretta ad intervenire e mette sul piatto tutte le risorse disponibili per evitare il peggio, cercando di salvare tutti, o quasi, gli istituti più importanti, nazionali e stranieri. Diviene quello che potremmo definire “the global lender of last resort” . Come avviene ciò? La Fed seleziona quattordici banche centrali straniere e garantisce lorolinee di swap in dollari con lo scopo di fornire liquidità (in dollari) alle banche con controllate sotto giurisdizione estera (statunitense), inoltre presta soldi direttamentealle filiali americane delle banche europee facenti parte della Federal Reserve System per garantire loro tutta la liquidità necessaria ad evitare il peggio.
La BCE riceve fondi nella misura dell’80% elargito alle 14 BC estere selezionate dalla FEDmentre le banche inglesi e tedesche assorbono rispettivamente il 27% ed il 24% dei fondi prestati alle sussidiarie straniere.
Perché la FED ha agito in tal modo? Per preservare l’integrità finanziaria statunitense (e globale) all’indomani del collasso Lehman “salvando” le banche estere su cui le banche americane stesse erano più esposte (cfr. pag. 14 primo .pdf). La Fed ha concesso prestitidi ultima istanza alle banche straniere poichè hanno sperimentato gravi carenze di fondi in dollari dopo che i mercatiinterbancari a breve termine si erano di fatto congelatinell’ottobre 2008. Queste carenze di dollari sono state una conseguenza diretta dellacrescita esplosiva delle attività bancarie transfrontaliere dopo il 1999.
Le banche estere, in particolare quelle europee, hanno cominciato ad accumulare grandi quantità di attività denominate in dollari, tra cui titoli garantiti da ipoteca (MBS), tramite ilsistema bancario “ombra”, raggiungendo il picco di oltre 10.000 miliardi dollari poco prima della crisi, un importo pari al totale degli attivi del settore bancario commerciale degli Stati Uniti. Le banche estere finanziavano i loro subprime assets, tutti di lungo periodo, con sul breve via swap, sul mercato monetario o acquistando valuta nazionale americana. Nell’ottobre 2008, con l’interbancario congelato, non avevano di fatto più fondi per poter rinnovare le loro posizioni.
E’ qui che la Fed ha agito da prestatore di ultima istanza globale, garantendo attraverso le linee di swap dollari alle banche centrali selezionate, girati poi agli istituti richiedenti, oppure garantendo accesso diretto ai prestiti alle sussidiarie straniere operanti sul suolo americano secondo quanto affermato nel Federal Reserve Act del 1913, secondo cui la FED ha la responsabilità di impostare la politica monetaria e garantire la stabilità dei mercati finanziari.

Parliamo di una cifra vicina ai 30mila miliardi di dollari di cui le banche straniere (e loro controllate) furono le maggiori beneficiarie. Diamo un po’ di numeri: 77,5 i miliardi sul totale dei 110,5 totali prestati al picco delle richieste nell’ottobre 2008 agli istituti “stranieri”; 290 e 287 i miliardi, con acquisto di MBS, elargiti rispettivamente a Deutsche Bank e Credit Suisse; il picco di debiti, come paese, nei confronti della FED da parte di UK e Germania, rispettivamente di 355 e 325 miliardi di dollari. Non male!!!
A tali cifre aggiungiamoci l’oramai tristemente famoso affare Taunus Corp.,controllata americana della Deutsche Bank, che a fronte di assets pari a 396 miliardi di dollari aveva un patrimonio netto passivo di 1400 miliardi (cioè le sue passività erano maggiori delle sue attività), salvata con ben 66 miliardi di dollari dalla FEDNY nel 2008. Oltre a ciò aggiungiamoci pure gli 11,8 miliardi per il salvataggio della AIG, che direttamente ha beneficiato sia la Deutsche Bank che la Taunus. Leggendo quanto affermano Simon Johnson e Mark Jarsulic sul blog del New York Times la questione diventa più chiara:
“Gran parte delle sue (della Taunus Corp.) passività, all’incirca 294mld di dollari, consisteva in indebitamento a breve in dollari… attraverso depositi non assicurati, repo, ecc… Non è chiaro di quanto aiuto la controllante (Deutsche Bank ndr.) avrebbe dovuto o voluto fornire alla sottocapitalizzata Taunus. Ma il governo degli Stati Uniti non ha scelto di scoprirlo, perché il fallimento accompagnato da vendite forzate di centinaia di miliardi di dollari in attività denominate in dollari avrebbe potuto produrre un altro scivolone in stile Lehman… la Federal Reserve è intervenuta per sostituire i creditori a breve termine che hanno scelto di mollare Taunus. L’Indebitamento della Taunus - attraverso la finestra di sconto, la Term Auction Facility, la Primary Dealer Credit Facility, la Term SecuritiesLending Facility, Single-Tranche Open Market Operations – raggiunse i 66 miliardi dollari nel mese di ottobre 2008. La Federal Reserve ha anche iniziato enormi currency swap con la Banca centrale europea, rendendo possibile per la Deutsche Bank scambiareeuro per dollari e soddisfare le esigenze di finanziamento in dollari di Taunus ... Deutsche Bank (e indirettamente Taunus) è stata fortemente favorita dalla decisione da parte della Fed e del Tesoro di attuare il salvataggio del gigante assicurativo AIG per cui Deutsche Bank ha ricevuto 11,8 miliardi dollari (quali pagamenti relativi ai CDS AIG e a prestiti che altrimenti non sarebbero stati saldati). Taunus ha ricevuto questo aiuto da parte delgoverno degli Stati Uniti perché il suo fallimento avrebbe intensificato una situazionefinanziaria già caotica… la Federal Reserve sapeva che, una volta passata la tempesta, le attività del Taunus sarebbero state sufficienti a ripagare i suoi creditori. Ma i dati contabili dicevano ben altro, e non è stato possibile per la Fed o chiunque altro poter stimare i valori fondamentali delle attività situate nelle 180 e più filiali Taunus. Taunus ha ottenutoil sostegno del governo Stati Uniti perché era semplicemente troppo grande e troppointrecciata con il sistema finanziario americano per poter fallire.”.
Detto in parole povere, la FED ha praticamente salvato la Taunus Corp., la Deutsche Bank e la Germania stessa. Pazzia? Vogliamo dare uno sguardo all’esposizione sui derivati della DB o ai suoi “fondamentali” ? Praticamente la DB sembra avere i tratti “somatici” di una dead bank walking. Vogliamo immaginare cosa succerebbe se passasse una nuova legislazione che ricalcasse ed implementasse il Glass Steagall Act entrato in vigore negli anni ’30 ed abolito dall’amministrazione Clinton? Possiamo dire che DB si troverebbe tutto a un tratto fallita? Non siamo molto lontani dalla realtà.
Eppure, nonostante tutto ciò ed i grossi rischi corsi in passato, lontano dai nostri sguardi,Deutsche Bank non ha perso la sua voglia di business, dimenticandosi alla grande dei “piccoli” problemi causati a livello globale (Deutsche Bank Seeks to Avoid Law Suits With Board Changes - Bloomberg). Lasciando da parte i presunti scandali di sessismo, dalle parti di Francoforte ci sono problemi con:
- “amici” di vecchia data che reclamano soldi Deutsche Bank Says Vik Is Seeking $8 Billion Over Fund Losses - Bloomberg;
- ex- dipendenti gole profonde IL BUCO DEL CRUCCO - ORA CHE LA SEC DI OBAMA HA MESSO SOTTO;
- cause intentate dall’amministrazione metropolitana di L.A. per l’acquisto di oltre 2.200 case lasciate poi andare in rovina nei bassifondi della cittàhttp://www.bloomberg.com/news/2013-06-18/deutsche-bank-settles-los-angeles-slumlord-lawsuit.htm;
- Le autorità di regolamentazione bancaria americana: Deutsche Bank e altre banche estere con importanti controllate negli Stati Uniti sono sotto la lente della FED, che tenta di costringerle a soddisfare gli standard di capitale locali causando, a detta loro,maggior propensione al fallimento.La Fed richiede infatti che tali banche stabiliscanodelle holding intermedie a capo delle loro filiali statunitensi, come indicato dal Dodd-Frank Act del 2010.
Alla pari delle banche degli Stati Uniti, tali holding dovrebbero soddisfare gli standard di capitale e sottostare agli stress test a cui verrebbero sottoposte. La regola entrerebbe in vigore 1 luglio 2015 e, viste le esposizioni e le scarne capitalizzazioni degli istituti tedeschi,danno il mal di testa a DB e soci, visto che per la sola Taunus mancherebbero ben 12 miliardi di euro;

- la rabbia degli azionisti a cui è stato chiesto di partecipare ad un aumento di capitale di 2,8 miliardi tre mesi dopo che l’attuale amministratore delegato Anshu Jain aveva detto che tale operazione non era nel loro interesse: Jain Halts Speech as Deutsche Bank Protestors Vent Anger - Bloomberg;
- i problemi per soddisfare i parametri di Basilea III Deutsche Bank Cut by JPMorgan on Concern Over Capital - Bloomberg e la relativa sottocapitalizzazione.
Bottarelli al termine del suo articolo si chiede quali siano le cause di questo attacco a Deutsche Bank e, di conseguenza, al sistema finanziario tedesco. Difficile capirlo. Ma i fatti parlano chiaro. Vista l’abnorme esposizione di Deutsche Bank e delle sue controllate, gli Stati Uniti stanno chiedendo una massiccia ricapitalizzazione e controlli sugli operati delle banche. Un po’ come accade in UE dove si vorrebbe l’Unione bancaria che è vista dalla BuBa di Weidmann come fumo negli occhi. Dare il via a tali controlli significherebbe aprire il vaso di pandora delle omissioni dell’istituto di Francoforteproprio mentre i tedeschi impongono manovre lacrime e sangue per rientrare dai loro crediti al consumo sparsi in tutta Europa.
Gli Usa hanno praticamente salvato le terga della Germania all’indomani dello scoppio del bubbone Lehman, ed ora pretendono, a ragione o torto non sta a noi dirlo, di poter in qualche modo avere voce in capitolo anche nelle questioni dell’Eurozona.
Se non altro assistiamo a una pressione USA anti-austerity, che non passa certo, come da certi commentatori italiani si vorrebbe indurre, per la richiesta all'Italia di riforme strutturali che involgano, in questa fase, drastici tagli della spesa pubblica (si invocano 73 miliardi di tagli, senza sapere bene quale sia l'attendibilità del calcolo effettuato dall'Istat rispetto alla variazione comparata dei costi e senza sapere bene quali siano i volumi del bilancio statale su cui operare la comparazione: ma sul punto torneremo prossimamente). Gli USA, col fiscal cliff, stanno sperimentando senza obre di dubbio, da parte loro, quali siano gli effetti di tagli alla spesa come più "violenta" misura PRO-ciclica e non vogliono certo contrraddirsi chiedendo a noi di peggiorare le cose (a parte la fattibilità contabile-finanziaria della misura e la sua dimensione in base a criteri tecnicamente corretti).

Che lo vogliamo ammettere o no, gli studi citati, fra cui anche Bibow (v.introduzione) indicano una cosa chiara: la crisi viene si dal settore finanziario, ma a spingere sull’acceleratore dopo la Dot.Com Bubble del 2000 (e qui un succoso risvolto reso noto da Richard Koo di Nomura: RICHARD KOO: The Entire Crisis In Europe Started With A Big ECB Bailout Of Germany - Business Insider, traetene voi le conseguenze), preludio dell’attuale recessione in corso, sono state le banche europee e le loro controllate in terra statunitense.
Ora, le suicide politiche di austerità stanno tagliando l’erba della ripresa sotto i piedidell’amministrazione Obama, mentre in ambito finanziario le frizioni molto ampie all’interno del contesto delle regolamentazioni bruciano le relazioni fra SEC-FED e BuBa. La deindustrializzazione in atto in UEM e la contemporanea frenata della Cina, allontananosia la speranza di una ripresa globale sia il miraggio di una possibile ripresa degli scambi proficua tra Eurozona e Stati Uniti. Il messaggio sembra essere chiaro: ragazzi, il tempo è agli sgoccioli, vi abbiamo già salvato le chiappe una volta, non ci sembra il caso che vi rimettiate nei guai. E’ da capire ora fino a quando la Germania avrà il coraggio di giocare col fuoco e quale sarà:
a) la nuova Casablanca
b) chi sarà il ventre molle da colpire.
La Germania ha, nei fatti, un conto in sospeso con gli USA ma le politiche di austerità e la riottosità ai controlli finanziari sembrano essere il modo migliore per tentare di non onorarlo.
Di certo il "gioco" della Germania, che mira ad accentuare la propria veste di global player, spostandosi a Oriente per allacciare rapporti privilegiati con Cina e Russia, con ciò mirando a svincolare l'intero sistema commerciale mondiale dall'influenzamento del dollaro, e tirandosi indietro rispetto agli interventi strategici USA nelle varie aree del mondo (giunti probabilmente agli sgoccioli, vista la crescente autonomia energetica che l'America sta raggiungendo), è qualcosa di più di un "moral hazard" finanziario.
Tratto da: orizzonte48.blogspot.it
 
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mototopo

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DOMINIO E POTERE | STAMPA LIBERA
6 ore fa ... Pubblicato in DOMINIO E POTERE | Nessun commento » .... Ha subito fatto il giro
di YouTube lo scambio di domande e risposte avvenuto tra il ...
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Bravo Sibilia: “Chi è il proprietario di questa moneta? A chi dobbiamo pagare il debito??? Ce lo dica una volte per tutte, Sig. Letta.


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25 giugno 2013 |
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Autore Nicoletta Forcheri | Stampa articolo:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D un temerario. onore. :prr::prr::prr::prr::prr::prr::prr::prr::prr: ti.. e sti caxxi look look loooooooooooooooooooooook il video. avanti savoia
 

mototopo

Forumer storico
venerdì 21 giugno 2013:D:D:D:D:D:D:D:cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::prr::prr::prr::prr::prr::prr::prr::prr::prr::prr::prr::prr:si attendono sempre gli economisti

LO SCENARIO BANCARIO (FRATTALICO) INTERNAZIONALE, LA FED E L' "AMICIZIA" DELLA GERMANIA: LA MORAL "HAZARDED" GEOPOLITICA



Questo contributo nasce dalla mitica collaborazione di Flavio e si è trasformato in una sorta di post "a quattro mani". Probabilmente non è che la cronaca delle avvisaglie della crisi USA-Germania che si svilupperà nei prossimi mesi.
Lo "spirito" di questa congiutura internazionale, senz'altro "eccezionale", che stiamo vivendo può essere già racchiuso, come chiave di lettura del post, in queste parole di Bibow (più sotto linkato):
From a global perspective, not only is Euroland shamelessly freeloading on external growth to offset suffocation of domestic demand through mindless area-wide austerity (see Figure 19), but adding insult to injury, Euroland is also hijacking the IMF as global sponsor in backstopping the EFSF/ESM (European Stability Mechanism) “firewall” for its purely homemade internal crisis. German mercantilism had given rise to regional imbalances and global tensions in the pre-EMU past.
The euro has multiplied Germany’s weight—and the gravity of German policy views—in the global economy. Effectively, Germany, the world champion of moral hazard talk, is holding the world community hostage to a “too big to fail” global risk “made in Germany” today: arising as the potentially lethal mix of a dysfunctional monetary union paired with the economic consequences of Germany’s denial of her euro trilemma. It is one thing that, by freeloading on external growth, Euroland is reneging on its commitments to the G-20 process of global rebalancing. It is quite another for Euroland to create the world’s foremost threat to stability by self-inflicted folly and to not even be ashamed of “marshalling support from countries that are either more fiscally challenged or a lot poorer than the eurozone itself” to bail it out (Bibow 2012b).”.


Persino La Repubblica inizia ad accorgersene (registrando il tutto con una algida equidistanza, senza capire i risvolti potenzialmente favorevoli alla nostra dignità di democrazia, una volta, almeno formalmente indipendente di gestire i propri interessi sociali ed economici; anche se c'è chi ancora crede che la Nato sia un problema di sovranità limitata più urgente del fiscal compact o dell'ESM, ancora ignorando il significato del pareggio di bilancio imposto "esogenamente" nella nostra Costituzione). E così commentava la visita di Obama a Berlino:
"Il clima resta amichevole, ma la freddezza lo rende sempre più irriconoscibile, ogni anno che passa. Quando ieri il capo della Casa Bianca ha affermato che «per l'eurozona non c'è una soluzione unica», ha trovato in Merkel orecchie fredde, quasi ostili: quel giardino di casa è tedesco, non americano. Il pretesto per la loro svolta a 180 gradi, i leader tedeschi lo usano sfacciati: l'America comunque guarda più verso l'Asia, affermano.
È con la Cina che Volkswagen, Siemens, i responsabili di Istruzione e ricerca scientifica firmano le intese più importanti a raffica. La conclusione del settimanale di Amburgo (Sueddeutsche Zeitung, ndr.) non lascia dubbi: «I tempi in cui Usa e Germania si sentivano legati da una comunità di destino e sorpassavano piccoli disaccordi appartengono ormai al passato»."
Qualche mese fa, nell'ambito di questa analisi, avevamo ricordato:
"...la Germania ha radicalmente riconsiderato il proprio posizionamento strategico, avvicinandosi ai nuovi centri di gravità del pianeta – i BRICS – che stanno trasferendo l’asse della crescita mondiale dall’Atlantico all’Oceano Indiano e al Pacifico, aprendo prospettive nuove e profondamente rivoluzionarie per l’intero continente europeo. Qualora la Germania si cimentasse seriamente nel tentativo di trainare l’Europa sul solco tracciato da Berlino, potrebbe ipoteticamente prendere forma uno dei pericoli contro cui Zbigniew Brzezinski ha ostinatamente messo in guardia gli Stati Uniti. «Per dirla in una terminologia che richiama l’età più brutale degli antichi imperi – scrive Brzezinski – , i tre grandi imperativi della geostrategia imperiale statunitense sono impedire la collusione e mantenere la dipendenza della sicurezza tra i vassalli, tenere i tributari deboli e protetti, e impedire ai barbari di unirsi». Una “unione dei barbari” che potrebbe comportare significative “discontinuità” negli scenari futuri."


Ora, in questo quadro molto attuale, che si proietta anche sullo scenario cooperativo con i partners europei che gli USA vorrebbero mantenere rispetto alla crisi in Medio-oriente, (dove rischia fortemente di acuirsi una riedizione della contrapposizione con la Russia), le mosse geopolitiche della Germania si sommano ad un atteggiamento conflittuale del suo sistema bancario con le autorità finanziarie USA.
La cosa è aggravata dal fatto che, dell'istituto principale protagonista di questa frizione ormai esasperata, cioè la "solita" Deutschebank, lo Stato federale è ormai un azionista non di secondo piano (nell'ambito di una sostanziale compartecipazione su Deutsche-Postbank, operazione che ha dato vita all'acquisizione statale della partecipazione). Così come, anche a seguito del noto salvataggio di Hypo Real Estate, lo Stato tedesco è il crescente azionista di sistema dell'intero sistema bancario (v. Commerzbank, KFW, equivalente alla nostra Cassa Depositi e Prestiti, e centinaia di altri istituti bancari di livello locale).
La conflittualità, ormai chiaramente intrecciata, tra USA-Germania-membri UEM (specie PIGS) non è estranea a questo ruolo dello Stato federale, interessato alla copertura delle relative "colossali" magagne di bilancio, e conferma come il terreno finanziario sia quello dove oggi si esplicano i conflitti tra "aree economiche", pur sempre nazionali, anche se dissimulate, nel caso dell'UEM, sotto le vesti dell'ipocrita sogno internazionalista europeo.
Le "torsioni" geopolitiche tedesche sono quindi l'altra faccia della medaglia dello scontro bancario mondiale: la Germania "esporta" l'instabilità finanziaria mediante una condotta bancaria spregiudicata e spesso poco accorta, ma finchè si rimane in UEM, la fa pagare ai partners commerciali, su cui esercita ormai una ferrea "presa" (col "tallone"), ma poi negli USA il discorso cambia e si assomma alla strategia del Drang Nach Ost commercial-finanziaria.
Ed è qui, col suo eloquente significato di contrapposizione accelerata praticamente su...tutto, che si colloca la questione Fed-Deutschebank, su cui ci dà lumi l'analisi di Flavio.


Prendiamo spunto dai due commenti di Paolo Giusti e Matteo Di Felice per porci due ottimi quesiti in chiave “frattalica”. Paolo si chiede: c’è già stata, a livello globale, una Casablanca come nella Seconda Guerra Mondiale? Marco invece sottolinea: oh, Deutsche Bank è “orribilmente sottocapitalizzata” ?
Cercheremo di essere veloci, chiari e concisi e tenteremo di saldare insieme le due cose. Perdonate le sbrigatività ma, di questi tempi, alle volte essa sembra essere davvero tutto. Innanzitutto partiamo dall'interessante articolo di Mauro Bottarelli, che utilizza la fonte Zerohedge per inquadrare bene come e dove “stiamo andando”. Il suo ottimo articolo dà un quadro generale della situazione che si sta delineando nell’attuale contesto economico mondiale, soprattutto nella parte finale dove si dice chiaro e tondo una cosa: come durante il primo dopoguerra, dove sussidiando la macchina bellica nazista diede il via all’escalation che portò al secondo conflitto mondiale, anche al giorno d’oggi il modello finanziario tedesco è messo sotto accusa, per la sua spregiudicatezza e per l’idiosincrasia recondita a qualsivoglia forma di controllo, sia da parte dell’amministrazione americana che, soprattutto, dagli organi di controllo federali statunitensi: v. http://dealbook.nytimes.com/2013/01/31/deutsche-banks-lonely-fight-with-the-fed/ . Perché? Cosa c’è dietro questa amicizia di facciata, dimostrata all’ultimo G8 nonostante le frecciatine di Obama alla Merkel sulla fine dell’austerità, che sotto le ceneri nasconde invece un crescente nervosismo fra la classe dirigente americana e la cancelleria tedesca?


Il soggetto della nostra discussione è, come già accaduto, Deutsche Bank. Dobbiamo quindi aver ben presente cosa abbiamo già riportato su questo blog in merito a tale argomento e come essa si muova nel contesto europeo e mondiale. Sappiamo bene d’essere di fronte ad un colosso finanziario globale. Ma, per illustrare al meglio la situazione paradossale in cui ci troviamo, cerchiamo di partire dal principio. Tutto, o quasi, ha inizio all’indomani del collasso della Lehman Brothers del 2008.
Negli USA il debito privato esplode dopo decenni di redditi in caduta libera, cioè un frutto liberista che oggi essi stessi trovano sempre più avvelenato, i mutuatari subprime non riescono più a far fronte alle rate dei loro mutui, le banche si ritrovano con crediti inesigibili e case invendibili, il sistema finanziario americano (e non) collassa.
La FED si vede costretta ad intervenire e mette sul piatto tutte le risorse disponibili per evitare il peggio, cercando di salvare tutti, o quasi, gli istituti più importanti, nazionali e stranieri. Diviene quello che potremmo definire “the global lender of last resort” . Come avviene ciò? La Fed seleziona quattordici banche centrali straniere e garantisce loro linee di swap in dollari con lo scopo di fornire liquidità (in dollari) alle banche con controllate sotto giurisdizione estera (statunitense), inoltre presta soldi direttamente alle filiali americane delle banche europee facenti parte della Federal Reserve System per garantire loro tutta la liquidità necessaria ad evitare il peggio.
La BCE riceve fondi nella misura dell’80% elargito alle 14 BC estere selezionate dalla FED mentre le banche inglesi e tedesche assorbono rispettivamente il 27% ed il 24% dei fondi prestati alle sussidiarie straniere.


Perché la FED ha agito in tal modo? Per preservare l’integrità finanziaria statunitense (e globale) all’indomani del collasso Lehman “salvando” le banche estere su cui le banche americane stesse erano più esposte (cfr. pag. 14 primo .pdf). La Fed ha concesso prestiti di ultima istanza alle banche straniere poichè hanno sperimentato gravi carenze di fondi in dollari dopo che i mercatiinterbancari a breve termine si erano di fatto congelati nell’ottobre 2008. Queste carenze di dollari sono state una conseguenza diretta della crescita esplosiva delle attività bancarie transfrontaliere dopo il 1999.
Le banche estere, in particolare quelle europee, hanno cominciato ad accumulare grandi quantità di attività denominate in dollari, tra cui titoli garantiti da ipoteca (MBS), tramite il sistema bancario “ombra”, raggiungendo il picco di oltre 10.000 miliardi dollari poco prima della crisi, un importo pari al totale degli attivi del settore bancario commerciale degli Stati Uniti. Le banche estere finanziavano i loro subprime assets, tutti di lungo periodo, con sul breve via swap, sul mercato monetario o acquistando valuta nazionale americana. Nell’ottobre 2008, con l’interbancario congelato, non avevano di fatto più fondi per poter rinnovare le loro posizioni.
E’ qui che la Fed ha agito da prestatore di ultima istanza globale, garantendo attraverso le linee di swap dollari alle banche centrali selezionate, girati poi agli istituti richiedenti, oppure garantendo accesso diretto ai prestiti alle sussidiarie straniere operanti sul suolo americano secondo quanto affermato nel Federal Reserve Act del 1913, secondo cui la FED ha la responsabilità di impostare la politica monetaria e garantire la stabilità dei mercati finanziari.


Parliamo di una cifra vicina ai 30mila miliardi di dollari di cui le banche straniere (e loro controllate) furono le maggiori beneficiarie. Diamo un po’ di numeri: 77,5 i miliardi sul totale dei 110,5 totali prestati al picco delle richieste nell’ottobre 2008 agli istituti “stranieri”; 290 e 287 i miliardi, con acquisto di MBS, elargiti rispettivamente a Deutsche Bank e Credit Suisse; il picco di debiti, come paese, nei confronti della FED da parte di UK e Germania, rispettivamente di 355 e 325 miliardi di dollari. Non male!!!


A tali cifre aggiungiamoci l’oramai tristemente famoso affare Taunus Corp., controllata americana della Deutsche Bank, che a fronte di assets pari a 396 miliardi di dollari aveva un patrimonio netto passivo di 1400 miliardi (cioè le sue passività erano maggiori delle sue attività), salvata con ben 66 miliardi di dollari dalla FEDNY nel 2008. Oltre a ciò aggiungiamoci pure gli 11,8 miliardi per il salvataggio della AIG, che direttamente ha beneficiato sia la Deutsche Bank che la Taunus. Leggendo quanto affermano Simon Johnson e Mark Jarsulic sul blog del New York Times la questione diventa più chiara:
“Gran parte delle sue (della Taunus Corp.) passività, all’incirca 294mld di dollari, consisteva in indebitamento a breve in dollari… attraverso depositi non assicurati, repo, ecc… Non è chiaro di quanto aiuto la controllante (Deutsche Bank ndr.) avrebbe dovuto o voluto fornire alla sottocapitalizzata Taunus. Ma il governo degli Stati Uniti non ha scelto di scoprirlo, perché il fallimento accompagnato da vendite forzate di centinaia di miliardi di dollari in attività denominate in dollari avrebbe potuto produrre un altro scivolone in stile Lehman… la Federal Reserve è intervenuta per sostituire i creditori a breve termine che hanno scelto di mollare Taunus. L’Indebitamento della Taunus - attraverso la finestra di sconto, la Term Auction Facility, la Primary Dealer Credit Facility, la Term Securities Lending Facility, Single-Tranche Open Market Operations – raggiunse i 66 miliardi dollari nel mese di ottobre 2008. La Federal Reserve ha anche iniziato enormi currency swap con la Banca centrale europea, rendendo possibile per la Deutsche Bank scambiare euro per dollari e soddisfare le esigenze di finanziamento in dollari di Taunus ... Deutsche Bank (e indirettamente Taunus) è stata fortemente favorita dalla decisione da parte della Fed e del Tesoro di attuare il salvataggio del gigante assicurativo AIG per cui Deutsche Bank ha ricevuto 11,8 miliardi dollari (quali pagamenti relativi ai CDS AIG e a prestiti che altrimenti non sarebbero stati saldati). Taunus ha ricevuto questo aiuto da parte del governo degli Stati Uniti perché il suo fallimento avrebbe intensificato una situazione finanziaria già caotica… la Federal Reserve sapeva che, una volta passata la tempesta, le attività del Taunus sarebbero state sufficienti a ripagare i suoi creditori. Ma i dati contabili dicevano ben altro, e non è stato possibile per la Fed o chiunque altro poter stimare i valori fondamentali delle attività situate nelle 180 e più filiali Taunus. Taunus ha ottenuto il sostegno del governo Stati Uniti perché era semplicemente troppo grande e troppo intrecciata con il sistema finanziario americano per poter fallire.”.
Detto in parole povere, la FED ha praticamente salvato la Taunus Corp., la Deutsche Bank e la Germania stessa. Pazzia? Vogliamo dare uno sguardo all’esposizione sui derivati della DB o ai suoi “fondamentali” ? Praticamente la DB sembra avere i tratti “somatici” di una dead bank walking. Vogliamo immaginare cosa succerebbe se passasse una nuova legislazione che ricalcasse ed implementasse il Glass Steagall Act entrato in vigore negli anni ’30 ed abolito dall’amministrazione Clinton? Possiamo dire che DB si troverebbe tutto a un tratto fallita? Non siamo molto lontani dalla realtà.


Eppure, nonostante tutto ciò ed i grossi rischi corsi in passato, lontano dai nostri sguardi, Deutsche Bank non ha perso la sua voglia di business, dimenticandosi alla grande dei “piccoli” problemi causati a livello globale (http://www.bloomberg.com/news/2013-05-21/deutsche-bank-seeks-to-avoid-law-suits-with-board-changes.html). Lasciando da parte i presunti scandali di sessismo, dalle parti di Francoforte ci sono problemi con:
- “amici” di vecchia data che reclamano soldi http://www.bloomberg.com/news/2013-04-22/deutsche-bank-margin-call-on-vik-turns-into-2-5-billion-dispute.html;
- ex- dipendenti gole profonde http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/il-buco-del-crucco-ora-che-la-sec-di-obama-ha-messo-sotto-inchiesta-47807.htm;
- cause intentate dall’amministrazione metropolitana di L.A. per l’acquisto di oltre 2.200 case lasciate poi andare in rovina nei bassifondi della città http://www.bloomberg.com/news/2013-06-18/deutsche-bank-settles-los-angeles-slumlord-lawsuit.htm;
- Le autorità di regolamentazione bancaria americana: Deutsche Bank e altre banche estere con importanti controllate negli Stati Uniti sono sotto la lente della FED, che tenta di costringerle a soddisfare gli standard di capitale locali causando, a detta loro, maggior propensione al fallimento.La Fed richiede infatti che tali banche stabiliscano delle holding intermedie a capo delle loro filiali statunitensi, come indicato dal Dodd-Frank Act del 2010.
Alla pari delle banche degli Stati Uniti, tali holding dovrebbero soddisfare gli standard di capitale e sottostare agli stress test a cui verrebbero sottoposte. La regola entrerebbe in vigore 1 luglio 2015 e, viste le esposizioni e le scarne capitalizzazioni degli istituti tedeschi, danno il mal di testa a DB e soci, visto che per la sola Taunus mancherebbero ben 12 miliardi di euro;
- la rabbia degli azionisti a cui è stato chiesto di partecipare ad un aumento di capitale di 2,8 miliardi tre mesi dopo che l’attuale amministratore delegato Anshu Jain aveva detto che tale operazione non era nel loro interesse: http://www.bloomberg.com/news/2013-05-23/jain-halts-speech-as-deutsche-bank-protestors-vent-anger.html;
- i problemi per soddisfare i parametri di Basilea III http://www.bloomberg.com/news/2013-05-21/deutsche-bank-cut-by-jpmorgan-on-concern-over-capital.html e la relativa sottocapitalizzazione.
Bottarelli al termine del suo articolo si chiede quali siano le cause di questo attacco a Deutsche Bank e, di conseguenza, al sistema finanziario tedesco. Difficile capirlo. Ma i fatti parlano chiaro. Vista l’abnorme esposizione di Deutsche Bank e delle sue controllate, gli Stati Uniti stanno chiedendo una massiccia ricapitalizzazione e controlli sugli operati delle banche. Un po’ come accade in UE dove si vorrebbe l’Unione bancaria che è vista dalla BuBa di Weidmann come fumo negli occhi. Dare il via a tali controlli significherebbe aprire il vaso di pandora delle omissioni dell’istituto di Francoforte proprio mentre i tedeschi impongono manovre lacrime e sangue per rientrare dai loro crediti al consumo sparsi in tutta Europa.
Gli Usa hanno praticamente salvato le terga della Germania all’indomani dello scoppio del bubbone Lehman, ed ora pretendono, a ragione o torto non sta a noi dirlo, di poter in qualche modo avere voce in capitolo anche nelle questioni dell’Eurozona.
Se non altro assistiamo a una pressione USA anti-austerity, che non passa certo, come da certi commentatori italiani si vorrebbe indurre, per la richiesta all'Italia di riforme strutturali che involgano, in questa fase, drastici tagli della spesa pubblica (si invocano 73 miliardi di tagli, senza sapere bene quale sia l'attendibilità del calcolo effettuato dall'Istat rispetto alla variazione comparata dei costi e senza sapere bene quali siano i volumi del bilancio statale su cui operare la comparazione: ma sul punto torneremo prossimamente). Gli USA, col fiscal cliff, stanno sperimentando senza obre di dubbio, da parte loro, quali siano gli effetti di tagli alla spesa come più "violenta" misura PRO-ciclica e non vogliono certo contrraddirsi chiedendo a noi di peggiorare le cose (a parte la fattibilità contabile-finanziaria della misura e la sua dimensione in base a criteri tecnicamente corretti).
Che lo vogliamo ammettere o no, gli studi citati, fra cui anche Bibow (v.introduzione) indicano una cosa chiara: la crisi viene si dal settore finanziario, ma a spingere sull’acceleratore dopo la Dot.Com Bubble del 2000 (e qui un succoso risvolto reso noto da Richard Koo di Nomura: http://www.businessinsider.com/richard-koo-the-entire-crisis-in-europe-started-with-a-big-ecb-bailout-of-germany-2012-6, traetene voi le conseguenze), preludio dell’attuale recessione in corso, sono state le banche europee e le loro controllate in terra statunitense.
Ora, le suicide politiche di austerità stanno tagliando l’erba della ripresa sotto i piedi dell’amministrazione Obama, mentre in ambito finanziario le frizioni molto ampie all’interno del contesto delle regolamentazioni bruciano le relazioni fra SEC-FED e BuBa. La deindustrializzazione in atto in UEM e la contemporanea frenata della Cina, allontanano sia la speranza di una ripresa globale sia il miraggio di una possibile ripresa degli scambi proficua tra Eurozona e Stati Uniti. Il messaggio sembra essere chiaro: ragazzi, il tempo è agli sgoccioli, vi abbiamo già salvato le chiappe una volta, non ci sembra il caso che vi rimettiate nei guai. E’ da capire ora fino a quando la Germania avrà il coraggio di giocare col fuoco e quale sarà:
a) la nuova Casablanca
b) chi sarà il ventre molle da colpire.
La Germania ha, nei fatti, un conto in sospeso con gli USA ma le politiche di austerità e la riottosità ai controlli finanziari sembrano essere il modo migliore per tentare di non onorarlo.
Di certo il "gioco" della Germania, che mira ad accentuare la propria veste di global player, spostandosi a Oriente per allacciare rapporti privilegiati con Cina e Russia, con ciò mirando a svincolare l'intero sistema commerciale mondiale dall'influenzamento del dollaro, e tirandosi indietro rispetto agli interventi strategici USA nelle varie aree del mondo (giunti probabilmente agli sgoccioli, vista la crescente autonomia energetica che l'America sta raggiungendo), è qualcosa di più di un "moral hazard" finanziario.
 

mototopo

Forumer storico

z


LA BANCA TORNA A 0,1870...SOFFERENZE, INCAGLI, PERDITE NON ANCORA CONTABILIZZATE (gli uffici crediti ricevono precise direttive per TENERE in vita alcuni debitori..onde evitare di far aumentare le perdite su cediti)..
IL LIMITE DEL 4% NON VIENE ANCORA TOLTO...LA FONDAZIONE TORNA A NON AVERE QUASI PIU' CAPITALE ...IN QUANTO A 0,125 LE BANCHE ESCUTERANNO LA GARANZIA)...
I BTP PERDONO DI VALORE E FANNO PRECIPITARE LE QUOTAZIONI DELLA BANCA
OVVIAMENTE LA PROCURA CONTINUA A TENERE LA VERITA' NASCOSTA O RALLENTA LE INDAGINI CHE NON HANNO PORTATO ALLA PRIGIONE MUSSARI (ALTRIMENTI IL CAFFE' CHE AVREBBE BEVUTO POTEVA ESSERE AMAROGNOLO)
GLI IMMOBILI CROLLANO E LE GARANZIE IMMOBILIARI CHE LA BANCA HA A FRONTE DI CREDITI INCAGLIATI SVANISCONO (E LA COPERTURA DI QUESTO CREDITO E' QUASI NULLA..E BANCA D'ITALIA VIGILA...O CHIUDE GLI OCCHI)
PER NON PARLARE DEL PRESTITO DA 4 MILIARDI DELLO STATO CON UNA CEDOLA DA PAGARE DEL 9%....
RICORDO A TUTTE LE PERSONE CHE E' ULTRAPERICOLOSO INVESTIRE IN
-AZIONI DELLA BANCA
-OBBLIGAZIONI SUBORDINATE DELLA BANCA
-OBBLIGAZIONI SENIOR DELLA BANCA
- LASCIARE LIQUIDITA' SUI CONTI CORRENTI (anche inferiore ai 100.000 euro famosi..)
INFINE E' ULTRAPERICOLOSO AVER FIRMATO IL CONTRATTO DI PRESTITO TITOLI CON IL MONTEPASCHI.IN CASO DI DEFAULT DELLA BANCA..I VOSTRI TITOLI CHE LORO AVRANNO PRESO A PRESTITO NON SARANNO PIU' VOSTRI E DIVERRETE UNO DEI TANTI CREDITORI...
MERCATO LIBERO URLA QUESTE COSE DA ANNI..MA CENTINAIA DI MIGLIAIA DI FAMIGLIE HAN ANCORA IL CONTO AL MONTEPASCHI..
 

mototopo

Forumer storico
DIPENDENTI UNICREDIT MILANO: I NUOVI SCHIAVI! IL TITOLO UNICREDIT E' UN DERIVATO..E COME TALE PUO' AZZERARSI!



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DUE NOTE SU UNICREDIT...TANTO PER INFONDERE DEL SANO OTTIMISMO..
E' LA BANCA CHE HA IL MAGGIOR AMMONTARE DI CREDITI INCAGLIATI E SOFFERENZE A BILANCIO (QUELLI NASCOSTI NON SI CONOSCONO) PARI A OLTRE 80 MILIARDI.
2) questo
grafico mette a confronto la performance delle principali banche europee, asiatiche e statunitensi in termini di Price to Book Value e di ROE (o meglio Return on Tangible Common Equity). s
alta subito all’occhio che Unicredit (UCG) unica banca italiana considerata nel confronto è con largo distacco in fondo alla lista guidata da Bank of New York e da State Street Corporation.


E POI PARLIAMO DI CAPITALIZZAZIONE....OGGI A 20 MILIARDI, MA DOPO LA INIEZIONE DI CAPITALE DI 7,5 MILIARDI NEL GENNAIO 2012.. SENZA LA QUALE CAPITALIZZEREBBE SOLO 12,5 MILIARDI. POST AUMENTO DI CAPITALE..IL TITOLO QUOTA 3,5 EURO, MOLTO DI PIU' DEI MINIMI RAGGIUNTI DURANTE L'AUMENTO'AUMENTO DI CAPITALE (2,28).
Ricordo che, come vedete dal grafico...I PREZZI DI OGGI NON POTRANNO MAI RAGGIUNGERE I PREZZI TOCCATI NEL 2007..
Il prezzo di 2,28 sembra lontano...EPPURE RAPPRESENTA SOLO IL 30% DI CAPITALIZZAZIONE..OVVERO CIRCA 7 MILIARDI...
PENSATE CHE LA BANCA HA IN PANCIA ALMENO 50 MILIARDI DI BTP (supponiamo duration media 4 ANNI)
(Nei dodici mesi terminati a marzo 2013 le banche italiane hanno puntato decisamente sui titoli di Stato, aumentando la loro esposizione di circa 72 miliardi. L'accelerazione è stata notevole a inizio anno (30 miliardi solo da dicembre). Nei portafogli delle banche, secondo i dati della Banca d'Italia, ci sono così circa 362 miliardi di euro contro i 290 di un anno prima) BASTA UNA SALITA DEI TASSI DA 4,6% DI IERI AL 5,6% CHE LA PERDITA DI PORTAFOGLIO SAREBBE DI 2 MILIARDI. SENZA CONTARE CHE L'IMMOBILIARE SCENDEREBBE DI UN 10% ANCORA AFFOSSANDO IL VALORE DELLE GARANZIE IMMOBILIARI CHE LA BANCA DETIENE IN PANCIA CON PERDITE DI QUALCHE MILIARDO...CHE IN POCO MENO DI UN MESE O DUE POTREMMO TROVARCI CON IL TITOLO A VALORI INFERIORI AI MINIMI DI SEMPRE DEL 2012.


 

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