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Val

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Informarsi costa fatica mentre disinformarsi è gratis e sbrigativo.

Oggi vanno di moda gli opinionisti, una categoria che finché ciancia di calcio o di talent show e simili non mi infastidisce più di tanto.

Se decine di economisti dicono che le unioni monetarie tra paesi diversi producono storpiature perché avvantaggiano le economie più forti e svantaggiano le più deboli, e a supporto di questa affermazione mostrano studi, dati, grafici, articoli, libri etc, io basandomi su quel materiale posso affermare che l’euro ha rovinato le economie del Sud Europa.

Se vi limitate a dire “L’Italia è in crisi ma secondo me l’euro no c’entra” rientrate tra gli opinionisti e come tali verrete considerati.
 

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Il Professor Bagnai chiede di fornire un paper scientifico pubblicato su una rivista scientifica che smentisca questi signori di passaggio. Ad oggi nessuna risposta. Nessuno è stato capace di fornire un paper scientifico che illustri i vantaggi di una moneta unica per economie diverse per un motivo semplice: non c’è. Non esiste nessuno studio economico-scientifico a supporto della bontà dell’euro, ma esistono giornalisti pagati per scrivere che l’UE è tanto bella e addirittura secondo il Telegraph l’Unione Europea avrebbe speso due milioni di euro per addestrare dei troll a influenzare il dibattito sul web sempre a favore della UE, ovviamente.

E insomma, restando in attesa del paper scientifico pro-euro ricordo che, di contro, ci sono numerosissimi studi riguardanti gli svantaggi di una unione monetaria.
Per esempio questo che trovate addirittura sul sito della Commissione Europea. Si tratta di uno studio di economisti americani che hanno analizzato le economie dell’eurozona dal 1989 al 2002 e le conclusioni che hanno tratto sono sintetizzate nel titolo:
 

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Io cerco di ricostruire fatti, punto. Lo faccio per un motivo semplice, ma a mio avviso importantissimo: quando in ballo ci sono vite umane, è opportuno che ognuno parli solo di cose che conosce per averle studiate e/o messe in pratica e in una crisi economica come quella che stiamo attraversando, di vite umane in ballo ce ne sono migliaia.
 

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Che il Times di Londra arrivi a scrivere un editoriale dove chiama il capo di governo di un Paese europeo “clown” e “buffone sciovinista”, e ciò solo per motivi di indignazione politica, lo lascio credere ai giornalisti, ma noi persone raziocinanti dobbiamo andare oltre. Un quotidiano della portata del Times, storico bastione del conservatorismo mondiale, voce internazionale dei Consigli di Amministrazione più potenti del pianeta, non si muove così violentemente per così poco (Noemi e festini), né è pensabile che abbiano scoperto solo oggi che Silvio Berlusconi alla guida del G8 è come un orango alla guida di un pullman. La scusante ufficiale per quell’editoriale di fuoco ai danni del Cavaliere è un insulto all’intelligenza. Rattrista, ma non stupisce, che in Italia nessuno dei paludati opinionisti pro o anti ci stia pensando.

Paolo Barnard è un giornalista d’inchiesta di lungo corso che conosce perfettamente le tecniche utilizzate dagli spin per far passare un frame (con questo rigo dovreste aver già capito quasi tutto).
L’articolo prosegue, citando sempre le fonti, con una lunga serie di attacchi a Berlusconi.

Quello che avete appena letto è un perfetto esempio di frame che gli spin doctor (al servizio di chi li paga) fanno passare nei media per indirizzare le masse.
 

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E sì, perché, per qualche stranissima ragione, ci si dimentica sempre che i giornali, le radio e le tv, hanno un padrone e che, con buona pace di chi vive su saturno, oggi più che mai i dipendenti sono pagati per dire ciò che il padrone gli ordina di dire.

Un altro esempio famoso di frame lo mise in atto proprio Il Giornale, con il famoso “metodo Boffo“.

In questo articolo il Post conclude dicendo: “L’espressione “metodo Boffo” è entrata da allora nel lessico della politica italiana, diventando sinonimo di campagna di stampa basata su illazioni e bugie allo scopo di screditare qualcuno per ragioni politiche.“

Ricapitolando: gli spin doctor decidono di cosa devono parlare i mass media affinché passi il frame del momento (momento che può durare un’ora o un mese, in base alle necessità del padrone o del mandante che a sua volta paga il padrone).

Ci sono decine di esempi che vanno dalle piccole riviste alle TV passando per twitter.
Ve ne riporto qualcuno.

Lo Spin Doctor del premier Renzi è Filippo Sensi.
Il giornalista Marcello Foà, esperto di tecniche di spin, spiega magistralmente come lo spin doctor di Renzi manipoli l’intera informazione italiana.

In sintesi: Filippo Sensi, manda per sms a dei giornalisti privilegiati quella che è la linea del giorno, con una notizia in particolare da pompare. Chi non fa quanto richiesto viene automaticamente escluso da questa lista e non verrà più invitato a nessuna conferenza stampa, quindi non avrà più notizie da dare: il cosiddetto buco, l’incubo di ogni giornalista.
 

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È evidente che le tecniche utilizzate dagli spin per lanciare frame volti a screditare qualcuno, possono essere usate anche per accreditare qualcun altro.
Volete ridere (amaramente)? Stavolta non è il Times, ma addirittura il Time che, per chi non lo sapesse, è considerato uno dei più autorevoli e prestigiosi settimanali del mondo.
In questo eccellente articolo, Marcello Foà ci spiega come è nato il fenomeno Renzi, quello che per molti è il conquistatore, lo scalatore.
Vi riporto quello che, a mio avviso, è il passaggio più importante:

La domanda da porsi è: ma Matteo Renzi da che parte sta? Come si parametra con le lobby sovranazionali? La risposta non è rassicurante. Matteo Renzi viene da lontano, da molto lontano. Il paragone più appropriato è con Barack Obama. E non è irriverente.

Ricordate? Nel 2008 Obama sembrava il rottamatore della politica americana, l’uomo che dava speranza, che prometteva lotta dura alle lobby della grande finanza Usa e del Pentagono. All’epoca seguivo in America la campagna elettorale e decisi di non lasciarmi annebbiare dalla retorica collettiva ma di analizzare l’indole del personaggio e, soprattutto, le sue reali relazioni con il potere che conta. Trovati i riscontri, scrissi, in perfetta solitudine, che Obama non avrebbe fatto nulla di quanto prometteva e che le lobby messe sotto accusa per il crash del 2008 avrebbero mantenuto la propria influenza; una verità che oggi è una banalità. Sei anni fa era eresia.

Ho applicato lo stesso approccio a Renzi.
 

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Lo scoprii nel febbraio 2009, quando era solo il presidente della Provincia di Firenze, del tutto sconosciuto a livello nazionale.
Lo scoprii perché il settimanale « Time » gli dedicò un articolo presentandolo come « l’Obama italiano ».

Ne scrissi subito sul blog (vedi qui). Il mondo dei giornali è il mio mondo, come quello dello spin, e conosco molto bene le logiche della stampa americana.
E’ assolutamente inverosimile che un inviato speciale paracadutato a Roma da Washington possa scoprire, grazie al suo fiuto, le potenzialià di un giovanissimo presidente di Provincia.
Quando avvengono questi miracoli c’è una ragione ovvero qualcuno ha fatto sì che alla redazione del settimanale arrivasse, nei modi appropriati, la dritta giusta.
E un articolo su «Time» è una consacrazione ; il viatico per salire ancora più su o perlomeno per provarci.

Avrete capito il peso che gli spin doctor, con i loro frame, hanno nel panorama attuale.
Questo articolo non è e non può essere esaustivo.
L’argomento spin-frame è troppo vasto per essere trattato in un post e in particolare il frame in TV meriterebbe un approfondimento (lo farò appena posso) ma credo di avervi fornito sufficienti basi per mettere in pratica uno dei principi fondamentali dello spirito critico: dubitare. Sempre e di tutti.
 
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