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LA BIBBIA PARLA DI ALIENI - MAURO BIGLINO AGGIORNAMENTO INTERVISTA ACCADEMIA DELLA LIBERTA di stefano zarillo 85.212 visualizzazioni
 

aquilarealeatapple

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che sogno .. meno male che ha attendibilità di sviluppo pari allo 0,0000001% di sviluppo .. [ in numismatica un R7 , praticamente inesistente ] era indice ita fuzzi mib .. arrivato su dopo poderoso rimbalzo [ migliaia e non centinaia di .. ] potevano essere i 18.000 o 19.000 .. inizia a scendere a picchiata libera .. sarà durato una trentina di secondi , forse un minuto .. scendeva e scendeva fino a perdere la bellezza di oltre 13K - 14K punti , oltre il 70% .. borsa chiusura congelata a 4.446 - 4.448 punti .. WOW , meno male era solo un sogno .. pura sognoscienza fantasiesca ..
 
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mototopo

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Una squadra speciale d’investigazione dei servizi segreti Usa aveva scoperto nel 2008 che gran parte del denaro di Al Qaida passava per conti presso la banca svizzera l’Ubs. l’allora senatore Obama era tra quelli che seppero della cosa. Venne tutto insabbiato. Oggi da quei conti passano i soldi dell’Isis.


di Franco Fracassi
I media occidentali ci hanno raccontato che l’Isis è l’organizzazione terroristica più ricca al mondo, ci hanno raccontato che parte delle risorse finanziarie dell’Isis provengono dalle vendita del petrolio, ci hanno spiegato che l’Isis è un gruppo (il più potente, probabilmente) che fa parte della galassia di Al Qaida. Vi siete mai chiesti dove viene custodita questa montagna di denaro? Otto anni fa la Cia e l’Fbi si erano posti la stessa domanda. L’Isis non esisteva, ma Al Qaida sì. Venne messa su una squadra speciale di cui fecero parte membri di tutti i servizi segreti Usa (compresi dei consulenti esterni). Dopo due anni di indagine la cassaforte era stata individuata. I consulenti vennero pagati profumatamente, venne stilato un rapporto, venne tenuta una seduta a porte chiuse presso una sottocommissione del Congresso. E alla fine venne tutto insabbiato. Chi sapeva e tenne la bocca chiusa fece carriera, chi si ribellò finì in galera. La banca in questione era l’Unione banche svizzere (Ubs). Membro di quella commissione era l’allora senatore dell’Illinois Barak Obama. Il principale finanziatore delle sue campagne presidenziali è divenuto il presidente di Ubs Americans. La rete finanziaria e bancaria di Al Qaida è oggi utilizzata dall’Isis. Ma andiamo per ordine.

In piena “guerra al terrore”, promossa dall’Amministrazione Bush, negli Stati Uniti 2006 venne creata una squadra speciale d’investigazione finanziaria su Al Qaida. Cia ed Fbi stavano nel contrasto al terrorismo. E così si pensò che prosciugando i loro fondi bin Laden e gli altri estremisti islamici potessero esaurire la loro spinta bellica. Popoff in passato ha spiegato (documenti alla mano) di come fossero gli stessi servizi segreti statunitensi ad aiutare Al Qaida. Ma come tutte le strutture umane, anche quella dell’Amministrazione Usa non era un monolite: fianco a fianco lavoravano persone che servivano padroni e ideali diversi e che perseguivano scopi talvolta opposti.

A capo della squadra venne messo un consulente esterno. Booz Allen Hamilton era da tempo già consulente per il Pentagono. Era stato lui ad aver selezionato Edward Snowden quando era stato assunto dal National Security Agency. Hamilton era anche esperto di finanza internazionale. Facevano parte della sua squadra anche l’ufficiale dell’esercito Scott Bennett (vice di Hamilton), il capo dell’ente di controllo dei servizi segreti Mike McConnell e altri quattro funzionari del Nsa: James Clapper, Thomas Drake, William Binney e J.Kirk Wiebe.

Nell’anno e mezzo successivo i sette uomini indagarono sotto traccia in tutto il mondo. Seguirono molto tracce. Ma soprattutto trovarono un uomo, un funzionario della seconda banca svizzera: l’Unione banche svizzere, più conosciuta come Ubs. Brad Birkenfeld era il classico banchiere tutto d’un pezzo e (cosa, invece, non comune) convinto che il buon nome del suo istituto di credito fosse più importante della quantità di soldi ammassati nei suoi caveau.

Birkenfeld era anche un uomo interessato al denaro. E i centoquattro milioni di dollari versati dalla squadra di Hamilton su un suo conto furono un argomento molto convincente. Lo svizzero fornì i numeri di diciannovemila conti bancari, e poi numeri di cellulare, numeri di stanze d’albergo, date di appuntamenti, indirizzi email e altre informazioni in grado di smantellare la rete finanziaria del terrorismo.
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«Ci vollero sei mesi per verificare tutte le informazioni dateci da Birkenfeld e per scrivere il rapporto finale. Finalmente, all’inizio del 2008 eravamo pronti per essere ascoltati dalla sottocommissione presieduta dal senatore democratico del Michigan Carl Levin», ha spiegato Benett a Popoff.

Le audizioni si tennero a porte chiuse. Solo i nove senatori poterono ascoltare tutta la storia e leggere il rapporto, intitolato “Shell Game” (127 pagine che Popoff ha avuto modo di visionare). Tra questi c’era il senatore dell’Illinois Barak Hussein Obama, futuro presidente degli Stati Uniti.

Ancora Bennett: «Ascoltarono Birkenfeld, ascoltarono me, ascoltarono altri testimoni chiave. E poi che cosa fecero? Minacciarono l’Ubs e la Hsbc? Le comminarono una multa? Denunciarono pubblicamente la cosa? Si rivolsero al governo svizzero e a quello britannico? Non fecero nulla di tutto questo. Insabbiarono tutto, sbatterono in galera me e Birkenfeld, secretarono “Shell Game” e si dimenticarono della faccenda. Ecco quello che fecero».

I due colossi bancari (l’Hsbc è la quarta banca del pianeta, l’Ubs la quattordicesima) non subirono alcun contraccolpo e i diciannovemila conti proseguirono nel veder transitare i soldi del terrorismo islamico. Bennett: «La cosa che scopersi solo dopo è che parte di quei conti era talvolta utilizzati anche dalla Cia. Ecco perché è stato insabbiato tutto, pensai. Ma forse c’erano anche altre ragioni più importanti, di valore geopolitico».
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IL RELATORE DEL DOCUMENTO “SHELL GAME”, SCOTT BENNETT, HA LAVORATO PER ANNI PER I SERVIZI SEGRETI STATUNITENSI.


Che cosa ne è stato dei membri della sottocommissione e di tutti coloro che hanno messo gli occhi su quel rapporto? C’è chi è diventato ambasciatore, chi capo dell’antiterrorismo, chi presidente di commissione e chi inquilino della Casa Bianca.

Lo sapete chi è stato il principale finanziatore singolo della campagna presidenziale di Obama del 2008 e di quella che ha portato alla sua rielezione? Un certo Robert Wolf, presidente della Ubs Americas, il ramo statunitense dell’Unione banche svizzere. Ha donato mezzo milioni di dollari la prima volta e 434.800 dollari la seconda.

Ha concluso Bennett: «Oggi Quei diciannovemila conti sono la linfa vitale dell’Isis. Si sarebbe potuto evitare tutto questo. E, invece… Gli stiamo permettendo di finanziarsi e gli facciamo guerra al tempo stesso». Li hanno anche addestrati e armati, come ha dimostrato Popoff in diversi articoli già pubblicati da questo giornale.

Dichiarazione del generale statunitense Martin Dempsey, capo degli stati maggiori riuniti di fronte alla commissione senatoriale di controllo delle Forze armate.
Senatrice repubblicana Lindsey Graham: «Lei è al corrente che i nostri principali alleati arabi si sono alleati all’Isil?».
Dempsey: «Sono a conoscenza del fatto che i nostri maggiori alleati arabi li stanno finanziando».
Graham: «Sì, ma sono diventati alleati?».

Dempsey: «Li finanziano perché l’Esercito di liberazione siriano non è in grado di combattere contro Assad».
Tratto da:http://popoffquotidiano
 

mototopo

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giovedì 23 ottobre 2014

USA: GIORNALISTI MAINSTREAM, BUTTA MALE...LA GENTE E' PROPRIO STUFA DELLE BALLE





VEDI ANCHE: A QUESTO LINK

Udo Ulfkotte, giornalista tedesco: noi giornalisti siamo comprati. Sono stato corrotto per non dire la verità.

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«Per 17 anni sono stato pagato dalla Cia». Udo Ulfkotte è il più famoso giornalista della Germania, vincitore di tanti premi internazionali. «Io e altri centinaia abbiamo lavorato per favorire la Casa Bianca». Ulfkotte è stato uno dei più importanti corrispondenti esteri del più prestigioso quotidiano tedesco, “Frankfurter Allgemeine”.
Il reporter ha messo nero su bianco le sue confessioni in un libro, dal titolo eloquente: “Giornalisti comprati”
(Per chi vuole saperne di piu’ su CIA e informazione, qui un dettagliato articolo di CARL BERNSTEIN, in inglese)
I media tedeschi e americani stanno cercando di portare la guerra in Europa e di portarla in Russia. Siamo a un punto di non ritorno e io voglio alzare la voce e dire.. che non è giusto quello che ho fatto in passato, ho manipolato le persone e ho fatto propaganda contro la Russia.” “Sono stato corrotto da miliardari e dagli americani per non riferire la verità”
Ulfkotte racconta che, in Europa e negli Stati Uniti, la maggior parte delle aziende di comunicazione, le cosiddette “non-official-cover”, lavorano per un’agenzia di intelligence. “Penso che sia, più di ogni altro, il caso dei giornalisti inglesi perché hanno un legame più stretto. È ancora il caso dei giornalisti israeliani e ovviamente di quelli francesi. È il caso di quelli Australiani, di quelli della Nuova Zelanda, di Taiwan.. ci sono molti paesi coinvolti” afferma Ulfkotte.
Ecco cosa ci dice il reporter in questo video, di cui riportiamo una traduzione sommaria.
Non è giusto quello che ho fatto finora…boicottare e screditare la Russia per alzare un muro per l’Europa.
Non è giusto quello che ho scritto e quello che hanno scritto e scrivono i miei colleghi.
Noi abbiamo spinto per entrare in guerra, io non voglio più guerre.
Io sono diventato cittadino americano onorario dello stato dell’Oklahoma …perchè?
Perchè ho scritto pro-USA… ero imbeccato dalla CIA come tutti.

Gli iraniani sono stati gasati con agenti chimici tedeschi…io lo sapevo, avevo le prove. E’ inumano, criminale, e sono stato zitto.
Io mi sento manipolato, non mi hanno permesso di dire quello che sapevo. Ci sono centinaia di migliaia di persone gasate con quel gas.
Non sono un giornalista, sono un agente dei servizi americani, anche se la CIA non lo ammetterà mai.

Il Frankfurter Allgemeine non riporta mai la verità.
Non so cosa sarebbe successo se avessi scritto un articolo in favore di Putin per il mio giornale, io sono così dispiaciuto.
Noi abbiamo un’informazione puramente americana, siamo di fatto una loro colonia.

Tutti i giornalisti che scrivono per i media occidentali sono di fatto membri di questa organizzazione transatlantica… loro ti invitano a vedere gli USA, pagano tutto, ti riempiono di benefit, ti corrompono.
Sono contatti non ufficiali, collaborazioni non ufficiali, ti dicono che sono “amici”, sono scambi di favori continui e il tuo cervello viene lavato. Ho molti contatti con i giornalisti britannici e francesi: hanno tutti fatto lo stesso percorso.
Anche a Taiwan, in Australia, in Nuova Zelanda, in Oman….succede dappertutto la stessa cosa…

Siamo tutti collaboratori della CIA, spesso vengono a trovarti in redazione, vogliono che scrivi un pezzo.
Anche i servizi tedeschi sono venuti, mi hanno chiesto di scrivere su Gheddafi e la Libia, ma io non avevo informazioni… me le hanno date loro!! e io ho scritto sulla base delle loro fonti NON verificate (che schifo!)

Ho detto che Gheddafi stava cercando di costruire una centrale segreta per la produzione di gas letali, ma io NON sapevo nulla di quello!! Me l’hanno detto loro!
Un pilota di una squadriglia di elicotteri ha detto no ai servizi tedeschi, era degli Yellow Angels… gli hanno fatto perdere subito il lavoro perché non ha voluto collaborare.

Io so cosa succede se non vuoi collaborare con loro. Per sei volte la mia casa è stata perquisita da cima a fondo perchè ero stato accusato di rivelare segreti di stato.
Non mi interessa cosa succederà, non ho figli. Se qualcuno vorrà gettarmi in cella va bene, va bene affinchè venga ristabilita la verità.

fonte: http://www.imolaoggi.it/2014/10/13/video-il-piu-famoso-giornalista-tedesco-mi-dettava-tutto-la-cia-siamo-di-fatto-una-colonia/
 

mototopo

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Renzi se ne può fregare, della lettera della Commissione europea. Ben altro, è in ballo.

giovedì 23 ottobre 2014
E così, alla fine la lettera è arrivata, da Bruxelles, e Renzi e Padoan l'hanno ricevuta compiendo nel contempo un gesto inedito: l'hanno resa pubblica. Berlusconi e Tremonti, nel 2011, non fecero lo stesso. La sostanza della missiva è indiscutibile, si tratta di qualcosa di molto simile alla pagella di fine anno con scritto rimandato a settembre in tutte le matiere. Difficile, evitare la bocciatura? Forse.
La Commissione europea fa notare all'Italia la mancata applicazione del Fiscal Compact e l'aumento anzichè la diminuzione del deficit pubblico, con un disavanzo anch'esso in crescita oltre le regole pattuite, che prevedevano tutto al contrario la sua diminuzione. E' grave? Può darsi.
In più, Bruxelles pretende che il governo italiano fornisca in 24 ore le giustificazioni, le spiegazioni, il senso ultimo delle proprie scelte in merito alla manovra 2015, come se non bastasse quanto già inviato.E' uno sgarbo? Potrebbe.
In verità, una fonte interna ai vertici dell'Unione ci ha raccontato in camera caritatis che quanto sta accadendo è tutta una manfrina.
Dietro il balletto delle lettere - già, perchè oltre all'Italia l'hanno ricevuta altri quattro stati della UE - c'è "il caos". Juncker ha promesso 300 miliardi di investimenti per creare occupazione, ma in cassa la Commissione non ha più neppure un euro. Addirittura, ha un buco di 26 miliardi a cui si aggiungono le voragini create dall'Ucraina che batte cassa (di ieri la richiesta di altri 2 miliardi per pagare il gas alla Russia, altrimenti inverno al gelo) e l'impossibilità per veto tedesco di usare le palate di miliardi accantonate nel Fondo salva stati, al quale l'Italia ha contribuito per non meno di 50 miliardi presi a prestito dai mercati finanziari gonfiando ulteriormente il debito pubblico.
Quindi il caos innanzitutto è finanziario, ci viene detto.
E in questa situazione, che l'Italia sfori o non sfori il limite del 3% risulta indifferente, tanto quanto il fatto che il debito pubblico non si riduca nè in percentuale nè in valore assoluto. La Commissione europea è alla prese con la sua sopravvivenza, non con la gestione della Ue, che ormai le è sfuggita di mano. La Francia va per conto suo e a nulla varranno le reprimende di Bruxelles, la Spagna continua e continuerà ad avere un rapporto debito/pil ben oltre il 3% con una disoccupazione molto al di sopra del 20%, la Gran Bretagna per principio non accetta alcuna indicazione Ue, nè per l'economia, nè per i rapporti politici e sociali. Cameron ha già detto che se vincerà le elezioni, il referendum per uscire dalla Ue sarà indetto nel 2015 e addio. Gli altri Paesi del sud Europa e le new entry balcaninche sono combinati in un modo tale da rendere impossibile qualsiasi intervento per riportarli entro i parametri di Maastricht. Andrà già di lusso se nessuno di loro dichiarerà default nel 2015.
La situazione è questa. Quindi, Renzi e l'Italia se ne possono ampiamente strafregare della lettera di oggi e anche delle successive, casomai arrivassero. Ma non arriveranno.
Finita qui? No, c'è dell'altro, ci ha detto la nostra fonte.
La vera partita che si sta giocando nel buio delle segrete stanze di Bruxelles vede in campo da una parte un solo giocatore, dall'altra un'agguerrita squadra formata da Germania, Olanda, Belgio, Lussembugo, Danimarca, Svezia e Finlandia. Quel giocatore, è Draghi. E lo vogliono non solo battere, ma buttare fuori dal campo, che è la BCE.
Le ragioni sono note, notissime, e si possono riassumere nel fallimento delle politiche monetarie messe in atto dall'italiano, incapaci di dare veri stimoli alla ripresa economica e contemporaneamente inutili per salvaguardare gli interessi del "capitano" tedesco. Ce n'è abbastanza per una guerra senza esclusione di colpi. Guerra che infatti sta per scoppiare.
Quando? Lunedì prossimo, quando per l'appunto riapriranno i mercati prendendo atto degli "stress test" resi pubblici il giorno precedente, 26 ottobre 2014.
Segnatevi la data. Cambieranno molte cose, domenica.
max parisi

 

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