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Perchè il pareggio di bilancio è garanzia di fallimento | Imola Oggi



Perchè il pareggio di bilancio è garanzia di fallimento

ECONOMIA, NEWSdomenica, 24, agosto, 2014




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24 agosto – Il pareggio in bilancio imposto dall’UE è stato inserito in costituzione dal Governo Monti. Molti economisti e giuristi hanno spiegato egregiamente il perché il pareggio in bilancio sia un vero suicidio economico, posto che rappresenta la certificazione dell’impossibilità per una nazione di crescere. Spiegazioni estremamente approfondite sono però spesso indigeste al grande pubblico così consentendo la prosecuzione di politiche economiche prive di senso.
Ci si propone dunque in questa sede di sottoporre all’attenzione dei lettori meno avvezzi a considerazioni economiche un esempio che chiarisca meglio cosa comporti il pareggio in bilancio in un paese privo di sovranità monetaria come è oggi l’Italia.
Immaginiamo di essere cittadini di una nuova nazione ed essere all’anno zero dell’introduzione da parte dello Stato della moneta quale mezzo di scambio di beni o servizi. Questo nuovo Stato decide di stampare la propria moneta e di distribuirla alla gente. Come immetterà questa moneta ai fini del nostro esempio semplificato non rileva (normalmente comunque tale emissione avviene con la spesa pubblica). Nel primo anno la nostra nazione immette in circolazione 10 monete decidendo di non applicare alcuna tassazione. Le 10 monete emesse vengono convenzionalmente indicate quale passività nel bilancio dello Stato e prendono fin dal primo anno il nome di debito pubblico.
Tale politica accomodante prosegue per dieci anni. A questo punto è davvero immediato sapere a quanto ammonterà la base monetaria per i cittadini: sarà pari a 100 monete complessive. Dunque pari a 100 sarà anche il valore del corrispondente debito pubblico.
Il nostro Stato dopo questi primi ottimi dieci anni decide di cedere la sovranità monetaria. Da tale data sarà una Banca privata a stampare la moneta ed a prestarla allo Stato al tasso d’interesse che nel nostro esempio immaginiamo essere del 10%. Ma il nostro Stato non si limita a cedere la proprietà della nuova moneta emessa alla banca ma gli cede anche la proprietà di tutta la moneta già circolante.
Nel primo anno successivo all’introduzione del nuovo sistema lo Stato si troverà costretto a pagare gli interessi alla Banca per tutta la moneta circolante ovvero le famose 100 monete. Con un saggio d’interesse annuo del 10% lo Stato dovrà pagare 10 monete alla Banca a fine anno. Ma lo Stato non può più stampare, dunque come farà a restituire la moneta alla Banca?
Facile! La Banca, bontà sua, accetterà quale corrispettivo del debito mere obbligazioni da parte dello Stato. Ecco dunque che nei successivi 5 anni, continuando le medesime politiche di spesa precedenti (sempre 10 monete), il nostro Stato chiederà in prestito 10 monete l’anno sempre senza tassare. Facile calcolare che al termine dei dieci anni il totale della moneta circolante sarà pari a 150. Il paese sarà sempre più ricco e felice. Ma c’è un problema, nel medesimo lasso di tempo, il debito pubblico non sarà più pari alla moneta circolante ma, a causa degli interessi del 10% annui sulle obbligazioni emesse dallo Stato, sarà ben più alto, ovvero pari alla moneta circolante più gli interessi maturati di anno in anno così arrivando ad un totale di 228,20 a fronte di una base monetaria complessiva di appena 150.
Il tasso d’interesse del 10% è più alto di quello realmente pagato dall’Italia sui titoli di Stato in questi anni (si è arrivati al massimo al 7%) ma il dato che conta evidenziare in questa spiegazione per profani è che se tutta la moneta circolante crea interessi il debito diventa immediatamente maggiore del totale della moneta circolante e diviene pacificamente inestinguibile in moneta (ma in beni reali si! Ricordate le privatizzazioni?), salvo il ritorno alla sovranità monetaria nazionale.
Dall’anno successivo, dunque il sedicesimo della nostra simulazione ipotetica, la banca privata proprietaria della moneta circolante (che la crea dal nulla in base alla richiesta come una volta faceva l’Italia) improvvisamente dice allo Stato che il debito è troppo elevato e che dunque, se vuole che la banca continui a comprare le sue obbligazioni, dovrà almeno mantenere invariato il tetto complessivo del debito. Con un debito complessivo di 228,20 monete lo Stato dovrà ogni anno restituire a titolo di interessi il 10% di predetto importo ovvero ben 22,82 monete l’anno. Lo Stato a questo punto deve recuperare attraverso la leva fiscale 22,82 monete l’anno per avere il pareggio in bilancio. Con una base monetaria complessiva di 150 monete è chiaro che a causa dei soli interessi lo Stato terminerà la moneta in meno di 7 anni. La conseguenza del calo di moneta circolante provocherà una violenta recessione fino al completo arresto del sistema economico nel termine suindicato di sette anni (se avete capito il ragionamento ora vi verrà in mente perché l’UE oggi non vuole più tassare i redditi ma le proprietà! Vuole massimizzare l’efficacia di una politica recessiva).
Ovvio dunque, la matematica non è un’opinione, che una nazione per sopravvivere economicamente ad un sistema di moneta debito non può avere il pareggio in bilancio. Solo per mantenere costante la base monetaria circolante sarà necessario ogni anno incrementare il debito della quota interessi complessivamente dovuta. Conseguentemente per aumentare la base monetaria il debito andrà incrementato costantemente e con una progressione non lineare ma esponenziale.
A questo punto si potrebbe obiettare che la nostra nazione immaginaria è fallita per sua colpa! Non ha tassato per 15 anni, se la sono cercata! Nulla di più falso e la matematica ci può aiutare a capire il perché: se anche fin dall’anno zero la nazione avesse tassato, anche moltissimo, sarebbe comunque fallita non appena persa la sovranità monetaria; avrebbe semplicemente impiegato un numero maggiore di anni.
Dunque cosa fa comprendere tutto questo? L’attuale sistema monetario è una follia logica e giuridica (è un crimine!). La sua funzione reale non può che essere una, quella di obbligare le nazioni ad accettare ogni tipo di riforma richiesta dalla banca proprietaria della moneta che, grazie a detta proprietà, ha assunto il controllo assoluto del sistema.
Questo articolo vuole essere un metodo di divulgazione auspicabilmente alla portata di ogni lettore, senza complicati calcoli o formule economiche. Le domande dunque sono ben accette. Spero solo di non aver guastato la giornata a qualcuno…
Studio legale Marco Mori
 

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7 ore fahttps://it-it.facebook.com/pages/Abbattiamo-la-Frode-Bancaria-e-il-Signoraggio/208622872545749#

La geoingegneria climatica raccoglie i suoi frutti....ossia piegare ancora di più i paesei al volere dell'elite e ai loro ogm.
Questo è solo un esempio......tutto è andato in malora quest'estate.
Turismo , coltivazioni, strade, costruzioni ...etc......sapete in soldoni cosa significa x chi è già nella ***** fino al collo ?
E cosa singificherà in termini di prezzi quest'autunno ?

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2014-08-25/la-pazza-estate-complica-e-ritarda-vendemmia-vino-biologico-rischio--124922.shtml?uuid=ABo8wDnB

Tramite "Noi - I Diritti del Cittadino" Altro...



La pazza estate complica (e ritarda) la vendemmia. Vino biologico a rischio
www.ilsole24ore.com

Le forti piogge hanno ritardato la maturazione dei grappoli e favorito malattie per le viti

 

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Abbattiamo la Frode Bancaria e il Signoraggio

4 ore fahttps://it-it.facebook.com/pages/Abbattiamo-la-Frode-Bancaria-e-il-Signoraggio/208622872545749#

NON AVENDO LA POSSIBILITÀ DI EMETTERE MONETA, L'UNICO MODO PER RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO È QUELLO DI SACCHEGGIARE I RISPARMI NAZIONALI, VENDERE OGNI BENE PUBBLICO, OPPURE IMPOVERIRE LE NAZIONI VICINE (COME STA FACENDO LA GERMANIA). TALI S...ACCHEGGI RIGUARDANO SIA IL PATRIMONIO PUBBLICO CHE QUELLO PRIVATO E PORTANO ALLO SMANTELLAMENTO DEGLI INVIOLABILI DIRITTI BASILARI DELL'UOMO.

"In ambito monetario abbiamo pacificamente una cessione integrale di sovranità compiuta in favore di un organismo che sfugge a qualsivoglia controllo democratico, la BCE.

In particolare i trattati UE prevedono che sia la banca centrale europea a decidere la politica monetaria ed ad emettere moneta (esclusivamente in favore delle banche commerciali) senza neppur poter prendere consiglio dalle nazioni e addirittura dagli altri organi dell’unione europea.

La nostra banca centrale (Banca d'Italia) inoltre non e’ prestatrice di ultima istanza e non può concedere qualsivoglia tipo di agevolazione creditizia agli Stati.

L’Italia ha pertanto pacificamente ceduto e non solo limitato la propria sovranità monetaria, dovendo così ricorrere ai mercati per soddisfare ogni sua esigenza di cassa. Senza moneta non e’ possibile fare politica economica. Davvero non male per una Repubblica fondata sul lavoro.

In particolare l’Europa ha prima imposto un vincolo massimo di indebitamento annuo rispetto al PIL (3%) prevedendo programmi di sorveglianza da parte della commissione idonei a sanzionare gli Stati inadempienti.

Poi, nonostante che tale tetto avesse creato recessione in molti paesi, ha via via aumentato detti vincoli arrivando ad imporre una riduzione effettiva del debito fino al 60% del P.I.L. ed il pareggio in bilancio per ogni nazione.

Con il trattato "two pack” si e’ completato il PSC (piano di stabilità e crescita) che impone la riduzione del debito in vent’anni proprio entro il parametro del 60% del P.I.L.

Ovviamente non avendo la possibilità di emettere moneta, l’unico modo per ridurre il debito pubblico e’ matematicamente quello di saccheggiare i risparmi nazionali, vendere ogni bene pubblico, oppure impoverire le nazioni vicine (esattamente come ha fatto la Germania fino ad oggi). Non vi sono altri sistemi. Tali saccheggi riguardano sia il patrimonio pubblico che quello privato e portano all’inevitabile smantellamento dei diritti inviolabili dell’uomo che diventano secondari rispetto alle regole economiche imposte. Ogni cosa diviene privata e passa nelle mani di chi emette la moneta.

Un sistema così concepito annulla la sovranità popolare e si propone unicamente lo scopo manifesto di smantellare lo Stato che così soccombe difronte alla logica del liberismo assoluto. Dunque la sovranità non si e’ spostata realmente in organi sovranazionali democratici ma addirittura, in gran parte, e’ letteralmente evaporata e sostituita da altro tipo di sovranità, quella dettata dal monopolio del potere economico. Ovvero la sovranità basata sulla legge del più forte che oggi pende in favore di chi ha la proprietà della moneta al momento della sua creazione. Ecco chi detiene la sovranità in Europa…" (Avv. Marco Mori) Altro...






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Abbattiamo la Frode Bancaria e il Signoraggio

4 ore fahttps://it-it.facebook.com/pages/Abbattiamo-la-Frode-Bancaria-e-il-Signoraggio/208622872545749#

NON AVENDO LA POSSIBILITÀ DI EMETTERE MONETA, L'UNICO MODO PER RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO È QUELLO DI SACCHEGGIARE I RISPARMI NAZIONALI, VENDERE OGNI BENE PUBBLICO, OPPURE IMPOVERIRE LE NAZIONI VICINE (COME STA FACENDO LA GERMANIA). TALI S...ACCHEGGI RIGUARDANO SIA IL PATRIMONIO PUBBLICO CHE QUELLO PRIVATO E PORTANO ALLO SMANTELLAMENTO DEGLI INVIOLABILI DIRITTI BASILARI DELL'UOMO.

"In ambito monetario abbiamo pacificamente una cessione integrale di sovranità compiuta in favore di un organismo che sfugge a qualsivoglia controllo democratico, la BCE.

In particolare i trattati UE prevedono che sia la banca centrale europea a decidere la politica monetaria ed ad emettere moneta (esclusivamente in favore delle banche commerciali) senza neppur poter prendere consiglio dalle nazioni e addirittura dagli altri organi dell’unione europea.

La nostra banca centrale (Banca d'Italia) inoltre non e’ prestatrice di ultima istanza e non può concedere qualsivoglia tipo di agevolazione creditizia agli Stati.

L’Italia ha pertanto pacificamente ceduto e non solo limitato la propria sovranità monetaria, dovendo così ricorrere ai mercati per soddisfare ogni sua esigenza di cassa. Senza moneta non e’ possibile fare politica economica. Davvero non male per una Repubblica fondata sul lavoro.

In particolare l’Europa ha prima imposto un vincolo massimo di indebitamento annuo rispetto al PIL (3%) prevedendo programmi di sorveglianza da parte della commissione idonei a sanzionare gli Stati inadempienti.

Poi, nonostante che tale tetto avesse creato recessione in molti paesi, ha via via aumentato detti vincoli arrivando ad imporre una riduzione effettiva del debito fino al 60% del P.I.L. ed il pareggio in bilancio per ogni nazione.

Con il trattato "two pack” si e’ completato il PSC (piano di stabilità e crescita) che impone la riduzione del debito in vent’anni proprio entro il parametro del 60% del P.I.L.

Ovviamente non avendo la possibilità di emettere moneta, l’unico modo per ridurre il debito pubblico e’ matematicamente quello di saccheggiare i risparmi nazionali, vendere ogni bene pubblico, oppure impoverire le nazioni vicine (esattamente come ha fatto la Germania fino ad oggi). Non vi sono altri sistemi. Tali saccheggi riguardano sia il patrimonio pubblico che quello privato e portano all’inevitabile smantellamento dei diritti inviolabili dell’uomo che diventano secondari rispetto alle regole economiche imposte. Ogni cosa diviene privata e passa nelle mani di chi emette la moneta.

Un sistema così concepito annulla la sovranità popolare e si propone unicamente lo scopo manifesto di smantellare lo Stato che così soccombe difronte alla logica del liberismo assoluto. Dunque la sovranità non si e’ spostata realmente in organi sovranazionali democratici ma addirittura, in gran parte, e’ letteralmente evaporata e sostituita da altro tipo di sovranità, quella dettata dal monopolio del potere economico. Ovvero la sovranità basata sulla legge del più forte che oggi pende in favore di chi ha la proprietà della moneta al momento della sua creazione. Ecco chi detiene la sovranità in Europa…" (Avv. Marco Mori) Altro...






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IN GIRO PER IL MONDO
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LA FAZ MINACCIA DRAGHI: ''VACILLA, E POTREBBE PENTIRSI DI QUEL CHE STA FACENDO''.

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25 agosto - Il Frankfurter Allgemeine Zeitung, il più autorevole quotidiano della Germania, in un editoriale firmato da Philip Plickert e intitolato ''Draghi vacilla'', sostiene che Italia e Francia hanno chiesto per mesi di allentare le regole sul deficit imposte dall'Europa, ''ma se ora traballa anche la banca centrale europea, gli argini si rompono e Draghi'' potrebbe pentirsi di quel che sta causando. Praticamente, l'annuncio della sfiducia a Draghi da parte di Berlino.
 

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FRANCIA SBRIDELLATA: VALLS SI DIMETTE, HOLLANDE RESPINGE, RIMPASTO E LITI

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25 agosto - Il presidente francese François Hollande ha chiesto al primo ministro Manuel Valls di ''costituire un nuovo governo'' che sara' presentato domani. Lo ha annunciato l'Eliseo con un comunicato. Il gabinetto sara' composto ''in coerenza con gli orientamenti che lui stesso ha definito per il nostro Paese'', aggiunge l'Eliseo, precisando che Valls ha gia' presentato al Capo dello stato le dimissioni dei ministri del suo governo, dopo i ripetuti attacchi del ministro dell'Economia Montebourg contro Valls
 

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THE GUARDIAN: ''BISOGNA TORNARE AL 1997 IN ITALIA PER CONDIZIONI DI VITA BUONE''fonye il nord quotidiano

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24 agosto - ''In Francia e' stato nel 2006. In Irlanda e Spagna il 2003. In Grecia il 2001. In Portogallo e Cipro il 2000. In Italia il 1997. Ecco quanto si deve tornare indietro per trovare l'anno in cui le condizioni di vita hanno toccato il massimo per questi Paesi''. Si apre cosi' un lungo articolo sul blog economico del The Guardian, che sottolinea come il presidente Bce, Mario Draghi, ora debba stupire i mercati con qualcosa di non convenzionale, perche' ''un po' di quantitative easing non basterebbe''
 
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Meyssan: il Califfato Usa, le trame per rovesciare Putin


Scritto il 26/8/14 • nella Categoria: segnalazioni



Gli Usa hanno organizzato il caos in Medio Oriente creando il Califfato Islamico, cioè l’ultima versione di Al-Qaeda: un pretesto perfetto per riprendere i bombardamenti. Obiettivo: destabilizzare Russia e Cina, agitando le loro popolazioni musulmane. Grande obiettivo americano: imporre il dollaro come moneta unica sul mercato del gas, la fonte energetica del XXI secolo, così come fu per il petrolio. Di qui la doppia offensiva in corso da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele: attacco simultaneo in Iraq, Siria, Libano e Palestina, e offensiva nell’Est Europa per separare Mosca dall’Ue, attraverso la crisi promossa in Ucraina, di cui i media non raccontano le reali proporzioni (entità dei combattimenti, vittime, presenza di militari Usa, mezzo milione di profughi già accolti da Mosca). Nel mirino, scrive Thierry Meyssan, c’è la Russia, ovvero «la principale potenza in grado di guidare la resistenza all’imperialismo anglosassone». Con la Russia si schierano i Brics, protagonisti di una spettacolare contromossa: la creazione di una loro banca in alternativa al Fmi e alla Banca Mondiale, cioè al sistema basato sul dollaro.
«Già prima di questo annuncio – rileva Meyssan in un’analisi tradotta da “Megachip” – gli anglosassoni avevano messo in atto la loro risposta: la trasformazione della rete terroristica di Al-Qa’ida in un califfato». Per questo, gli Usa e i loro alleati hanno proseguito la loro offensiva in Siria, espandendola poi contemporaneamente sia in Iraq che in Libano, mentre hanno fallito nell’espulsione di una parte dei palestinesi verso l’Egitto e nel destabilizzare la regione ancor più profondamente. «Infine, si tengono lontani dall’Iran per dare la possibilità al presidente Hassan Rohani di indebolire la corrente anti-imperialista dei Khomeinisti». Due giorni dopo l’annuncio dei Brics, gli Stati Uniti hanno accusato la Russia di aver abbattuto il volo Mh17 della Malaysia Airlines nel Donbass, uccidendo 298 persone. «Su questa base, puramente arbitraria, hanno imposto agli europei di intraprendere una guerra economica contro la Russia». Come fosse un tribunale, l’Ue ha processato e condannato Mosca, «senza alcuna prova e senza darle la possibilità di difendersi», promulgando “sanzioni” contro il sistema finanziario russo.
«Consapevole del fatto che i governanti europei non lavorano nell’interesse dei propri popoli, ma di quello degli anglosassoni – prosegue Meyssan – la Russia ha morso il freno e si è trattenuta fino ad ora dall’entrare in guerra in Ucraina. Sostiene con armi e intelligence gli insorti, e accoglie più di 500.000 rifugiati, ma si astiene dall’inviare truppe e dall’entrare nell’ingranaggio. È probabile che non interverrà prima che la grande maggioranza degli ucraini si ribelli al presidente Poroshenko, a costo di entrare nel paese soltanto dopo la la caduta della Repubblica popolare di Donetsk». Di fronte alla guerra economica, aggiunge Meyssan, Mosca ha scelto di rispondere con misure analoghe, ma riguardanti l’agricoltura e non la finanza. «A breve termine, gli altri paesi Brics possono mitigare le conseguenze delle cosiddette “sanzioni”». Poi, a medio e lungo termine, «la Russia si prepara alla guerra e intende ricostruire completamente la sua agricoltura per poter vivere in autarchia».
Intanto, Mosca dovrà vedersela con le trame Usa per destabilizzare il Cremlino, a cominciare dalla contestazione mediatica in occasione delle elezioni municipali del 14 settembre. «Considerevoli somme di denaro sono state fornite a tutti i candidati di opposizione nelle circa 30 grandi città interessate, mentre almeno 50.000 agitatori ucraini, mescolati ai rifugiati, si stanno raggruppando a San Pietroburgo». La maggior parte di loro ha doppia cittadinanza, ucraina e russa. «Si tratta chiaramente di replicare nella provincia le proteste che erano seguite alle elezioni a Mosca nel dicembre 2011 – aggiungendoci la violenza – e di impegnare il paese in un processo di “rivoluzione colorata”, al quale una parte dei funzionari e della classe dirigente è favorevole». Per fare questo, spiega Meyssan, Washington ha nominato un nuovo ambasciatore in Russia: John Tefft, lo stesso che aveva preparato la “rivoluzione delle rose” in Georgia e il colpo di stato in Ucraina. Per Putin sarà quindi fondamentale poter contare sul suo primo ministro, Dmitry Medvedev, «che Washington sperava di reclutare per rovesciarlo».
Considerando l’imminenza del pericolo, sostiene Meyssan, Mosca sarebbe riuscita a convincere Pechino ad accettare l’adesione dell’India in cambio di quella dell’Iran (ma anche quelle di Pakistan e Mongolia) all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Mossa che «dovrebbe porre fine al conflitto che oppone da secoli India e Cina e impegnarle in una cooperazione militare». Un cambiamento che «metterebbe ugualmente fine alla luna di miele tra Nuova Delhi e Washington, che sperava di allontanare l’India dalla Russia dandole, com’è noto, accesso alle tecnologie nucleari». L’adesione di Nuova Delhi è anche una scommessa sulla sincerità del suo nuovo primo ministro, Narendra Modi. Inoltre, l’adesione dell’Iran – che per Washington è una provocazione – dovrebbe portare russi e cinesi a controllare finalmente i movimenti jihadisti, togliendo agli Usa una decisiva pedina terroristica. L’Iran di Rohani rinncerà dunque a «negoziare una tregua con il “Grande Satana”»? Sarebbe una scommessa sull’autorità del capo supremo della Rivoluzione Islamica, l’ayatollah Ali Khamenei. Di fatto, dice Meyssan, queste gigantesche evoluzioni geopolitiche segnerebbero l’inizio di una spettacolare inversione di rotta, spostando verso Oriente il baricentro del mondo.
Gli Usa hanno organizzato il caos in Medio Oriente creando il Califfato Islamico, cioè l’ultima versione di Al-Qaeda: un pretesto perfetto per riprendere i bombardamenti. Obiettivo: destabilizzare Russia e Cina, agitando le loro popolazioni musulmane. Grande obiettivo americano: imporre il dollaro come moneta unica sul mercato del gas, la fonte energetica del XXI secolo, così come fu per il petrolio. Di qui la doppia offensiva in corso da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele: attacco simultaneo in Iraq, Siria, Libano e Palestina, e offensiva nell’Est Europa per separare Mosca dall’Ue, attraverso la crisi promossa in Ucraina, di cui i media non raccontano le reali proporzioni (entità dei combattimenti, vittime, presenza di militari Usa, mezzo milione di profughi già accolti da Mosca). Nel mirino, scrive Thierry Meyssan, c’è la Russia, ovvero «la principale potenza in grado di guidare la resistenza all’imperialismo anglosassone». Con la Russia si schierano i Brics, protagonisti di una spettacolare contromossa: la creazione di una loro banca in alternativa al Fmi e alla Banca Mondiale, cioè al sistema basato sul dollaro.
«Già prima di questo annuncio – rileva Meyssan in un’analisi tradotta da “Megachip” – gli anglosassoni avevano messo in atto la loro risposta: la trasformazione della rete terroristica di Al-Qa’ida in un califfato». Per questo, gli Usa e i loro alleati hanno proseguito la loro offensiva in Siria, espandendola poi contemporaneamente sia in Iraq che in Libano, mentre hanno fallito nell’espulsione di una parte dei palestinesi verso l’Egitto e nel destabilizzare la regione ancor più profondamente. «Infine, si tengono lontani dall’Iran per dare la possibilità al presidente Hassan Rohani di indebolire la corrente anti-imperialista dei Khomeinisti». Due giorni dopo l’annuncio dei Brics, gli Stati Uniti hanno accusato la Russia di aver abbattuto il volo Mh17 della Malaysia Airlines nel Donbass, uccidendo 298 persone. «Su questa base, puramente arbitraria, hanno imposto agli europei di intraprendere una guerra economica contro la Russia». Come fosse un tribunale, l’Ue ha processato e condannato Mosca, «senza alcuna prova e senza darle la possibilità di difendersi», promulgando “sanzioni” contro il sistema finanziario russo.
«Consapevole del fatto che i governanti europei non lavorano nell’interesse dei propri popoli, ma di quello degli anglosassoni – prosegue Meyssan – la Russia ha morso il freno e si è trattenuta fino ad ora dall’entrare in guerra in Ucraina. Sostiene con armi e intelligence gli insorti, e accoglie più di 500.000 rifugiati, ma si astiene dall’inviare truppe e dall’entrare nell’ingranaggio. È probabile che non interverrà prima che la grande maggioranza degli ucraini si ribelli al presidente Poroshenko, a costo di entrare nel paese soltanto dopo la la caduta della Repubblica popolare di Donetsk». Di fronte alla guerra economica, aggiunge Meyssan, Mosca ha scelto di rispondere con misure analoghe, ma riguardanti l’agricoltura e non la finanza. «A breve termine, gli altri paesi Brics possono mitigare le conseguenze delle cosiddette “sanzioni”». Poi, a medio e lungo termine, «la Russia si prepara alla guerra e intende ricostruire completamente la sua agricoltura per poter vivere in autarchia».
Intanto, Mosca dovrà vedersela con le trame Usa per destabilizzare il Cremlino, a cominciare dalla contestazione mediatica in occasione delle elezioni municipali del 14 settembre. «Considerevoli somme di denaro sono state fornite a tutti i candidati di opposizione nelle circa 30 grandi città interessate, mentre almeno 50.000 agitatori ucraini, mescolati ai rifugiati, si stanno raggruppando a San Pietroburgo». La maggior parte di loro ha doppia cittadinanza, ucraina e russa. «Si tratta chiaramente di replicare nella provincia le proteste che erano seguite alle elezioni a Mosca nel dicembre 2011 – aggiungendoci la violenza – e di impegnare il paese in un processo di “rivoluzione colorata”, al quale una parte dei funzionari e della classe dirigente è favorevole». Per fare questo, spiega Meyssan, Washington ha nominato un nuovo ambasciatore in Russia: John Tefft, lo stesso che aveva preparato la “rivoluzione delle rose” in Georgia e il colpo di stato in Ucraina. Per Putin sarà quindi fondamentale poter contare sul suo primo ministro, Dmitry Medvedev, «che Washington sperava di reclutare per rovesciarlo».
Considerando l’imminenza del pericolo, sostiene Meyssan, Mosca sarebbe riuscita a convincere Pechino ad accettare l’adesione dell’India in cambio di quella dell’Iran (ma anche quelle di Pakistan e Mongolia) all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Mossa che «dovrebbe porre fine al conflitto che oppone da secoli India e Cina e impegnarle in una cooperazione militare». Un cambiamento che «metterebbe ugualmente fine alla luna di miele tra Nuova Delhi e Washington, che sperava di allontanare l’India dalla Russia dandole, com’è noto, accesso alle tecnologie nucleari». L’adesione di Nuova Delhi è anche una scommessa sulla sincerità del suo nuovo primo ministro, Narendra Modi. Inoltre, l’adesione dell’Iran – che per Washington è una provocazione – dovrebbe portare russi e cinesi a controllare finalmente i movimenti jihadisti, togliendo agli Usa una decisiva pedina terroristica. L’Iran di Rohani rinncerà dunque a «negoziare una tregua con il “Grande Satana”»? Sarebbe una scommessa sull’autorità del capo supremo della Rivoluzione Islamica, l’ayatollah Ali Khamenei. Di fatto, dice Meyssan, queste gigantesche evoluzioni geopolitiche segnerebbero l’inizio di una spettacolare inversione di rotta, spostando verso Oriente il baricentro del mondo.
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Parigi? I Rothschild al potere




di Leonardo Martinelli | 26 agosto 2014 Commenti (8)



Più informazioni su: Francois Hollande, Parigi.









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Il denaro, lo stupendo romanzo di Emile Zola, pubblicato nel 1891, narra le vicende di un affarista parigino, negli anni del Secondo Impero, tal Aristide Saccard. Zola ne descrive il carattere, ambiguo e ammaliatore, charmeur come dicono i francesi. Sembra un Madoff qualunque, un truffatore della finanza dei nostri tempi. Nel romanzo Saccard si trova ad affrontare i campioni della finanza del tempo, i Rothschild in particolare. Anche in quello è cambiato ben poco: la Rothschild è ancora una delle banche d’affari che dominano la piazza parigina. Niente cambia.
Oggi il presidente francese (di sinistra) François Hollande ha addirittura nominato ministro dell’Economia Emmanuel Macron, classe 1977. Non è altri che un ex banchiere della Rothschild, già enfant prodige di quella banca. Sapete le accuse ricorrenti rivolte ai governi di mezza Europa, che sarebbero tutti espressioni dei desideri delle banche, “governi di banchieri”? Il socialista Hollande ha fatto outing. E ha messo direttamente un ex banchiere della compassata Rothschild a dirigere l’economia del suo Paese. Punto e basta.
D’altra parte il barone Edouard de Rothschild, che a 57 anni tiene oggi in mano le redini della banca, allude sempre al fatto che lui, dall’alto dei suoi jet privati e delle ville stratosferiche di proprietà, è uno di sinistra, soprattutto sotto l’influenza della moglie Arielle, sempre pronta a fare beneficenza. Questo, però, Zola ce lo aveva risparmiato. I Rothschild banchieri di sinistra? No, sono solo cose dei nostri tempi.
 

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