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Sulla rete sono in corso numerosissimi dibattiti sul signoraggio; purtroppo prevale la logica del muro contro muro, anche fra persone sicuramente "oneste e disinteressate".
Risulta evidente la presenza di due paradigmi inconciliabili fra loro:
1) è inammissibile che il proprietario di un bene si indebiti per averlo (coloro che sostengono l'esigenza della vera sovranità pubblica della moneta);
2) è inammissibile che venga creato del denaro libero da debito; se venisse violato questo principio l'inflazione non sarebbe controllabile, ecc. (la scuola austriaca, il mondo finanziario, quello accademico e quello politico).
Con questi paradigmi opposti è veramente difficile comprendere il problema, ma questo intervento chiarisce le ragioni di coloro che la pensano diversamente, nonostante il secondo paradigma non sia dimostrato in quanto negli USA di Lincoln l'inflazione non c'era (22) e nell'isola di Guernsey non c'è! (23)

Il Signoraggio
Lino Rossi – 24 agosto ’07
Esistono due tipi di persone:
1) quelli che riscontrando una determinata “stortura” cercano di risolverla con i mezzi che hanno;
2) quelli che per svariati motivi negano l’esistenza stessa della medesima oppure la difendono a spada tratta.
La spaventosa ed evidentissima truffa che in altri paesi ha assunto il nome di “rete del debito” (Web of Debt - How Banks And The Federal Reserve Are Bankrupting The Planet...) o “spirale del debito”, in Italia viene sinteticamente individuata con "signoraggio".
Le persone tipo 2), una parte delle quali avrebbe il bagaglio culturale e l'obbligo (perchè stipendiati dallo Stato – alludo ovviamente ai professori universitari di macroeconomia) di individuare tutti i giusti cavilli tecnici e la terminologia più appropriata per evidenziare al meglio la stortura, si affannano, non tanto a cercare di comprendere le ragioni delle persone tipo 1), ma ad additarle come ignoranti, visionarie, ecc..

Ora emerge sempre più chiaramente che la truffa non consiste tecnicamente nel vero e proprio signoraggio come è stato inteso finora (l'insieme dei redditi derivante dall'emissione di moneta) ma in una accezione più generale, comprendente anche tutti gli interessi (signoraggio) relativi alle monete "creditizie", per loro natura esclusivamente pubbliche, in quanto "emesse" su concessione "pubblica". Ad esempio, se pago il 6% per un mutuo fatto esclusivamente da moneta creata dal sistema bancario, il 4% (costo del denaro interbancario) dovrà andare allo Stato ed il 2% alla banca (21).
Vediamo come se la cava wikipedia.
a) Il signoraggio è la differenza fra il valore nominale di una banconota (o moneta) ed il costo della sua produzione. L'insieme dei redditi derivante dall'emissione di moneta prende il nome di reddito da signoraggio.(1)
b) Bagliano e Marotta, in Economia monetaria, il Mulino, definiscono il signoraggio (pag. 18) come segue:
«In linea di principio, la creazione di base monetaria in condizioni di monopolio dà la possibilità alla banca centrale di ottenere redditi (il cosiddetto signoraggio) pari alla differenza tra i ricavi ottenibili dagl'investimenti in attività finanziarie e reali e i (trascurabili) costi di produzione. Poiché questi redditi derivano dalla condizione di privilegio concessa dallo Stato, i profitti sono in genere incamerati in misura prevalente da quest'ultimo, sotto forma di imposte. Un limite alla produzione, potenzialmente illimitata di base monetaria è posto dall'obiettivo del mantenimento di un livello dei prezzi relativamente stabile, data la relazione diretta che storicamente si è osservata tra inflazione e offerta di moneta.» (1)
c) Nei paesi dell'area euro, il reddito da signoraggio viene incassato dai paesi membri per il conio delle monete, e dalla Banca Centrale Europea (BCE) che emette le banconote in condizioni di monopolio. Tali redditi sono poi ridistribuiti dalla BCE alle BCN (banche centrali nazionali) in ragione della rispettiva quota partecipazione, es. bankitalia 14,57%. In molti casi, fra cui l'Italia, gli utili della Banca Centrale vanno comunque in massima parte allo stato. (1)
d) Si può quindi distinguere il reddito derivante dal diritto di emettere in esclusiva moneta in due grandi categorie: il reddito derivante dall'emissione di monete metalliche dal reddito derivante dall'emissione di altre forme di moneta. Questo viene incassato solitamente dalla banca centrale, il primo dallo Stato. (1)
e) Apprendiamo ancora, questa volta dal prof. Rovelli (2):
.. tre concetti di signoraggio sono stati usati nella letteratura:
- costo opportunità, ossia l’interesse (netto) ricavato dalle riserve della banca centrale;
- signoraggio monetario, ossia il cambiamento della base monetaria;
- tassa da inflazione.”

La definizione di base monetaria è la seguente: (3)
È l'elemento di base dell'offerta di moneta di un sistema economico, ed è composta dalla valuta nazionale in circolazione (circolante) e dalle riserve detenute presso la Banca centrale.
Nel bilancio bankitalia è ben visibile il “costo opportunità”. Lo troviamo nel conto economico a pag. 280, 285 e 286 dell’ultima relazione annuale (4).
Bankitalia introita 3,13 miliardi di €, paga imposte per 0,67 miliardi di € e ripartisce gli utili dando allo Stato altri 0,08 miliardi di €. Il reddito monetario è trascurabile.
Il signoraggio monetario delle banconote create tipograficamente nell’anno non va considerato perché la banca centrale detiene una adeguata riserva fruttifera i cui proventi vanno allo Stato, già considerati nel costo opportunità. In sostanza questo signoraggio acquista significato concreto quando l'emissione monetaria avviene senza un corrispondente indebitamento; nell’attuale procedura, è come congelato nella riserva.

Il signoraggio “tassa da inflazione” è compreso nei primi due.
Quindi tutto regolare! Possiamo stare tranquilli e continuare a tirare il carretto. Tutti coloro che hanno messo in dubbio la bontà dell’attuale procedura dell’approvvigionamento monetario, come Allais (5), Auriti (6), Cook (7), ecc., sono degli “ignoranti”. (8)
Ma visto che “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” e che i conti della serva non tornano, è meglio cercare di capire bene la questione a costo di passare per ignoranti e malfidati.
Innanzitutto si tratta di inquadrare in che razza di sistema siamo capitati.

Ci sono due modelli, secondo l’attuale paradigma: (9)
1. Economia monetaria pura - non esiste credito
2. Economia creditizia pura - le transazioni sono svolte attraverso il credito
Con l’economia monetaria pura vale perfettamente l’equazione di Fisher (24) e la velocità di circolazione della moneta è costante nel medio periodo.
Con l’economia creditizia pura, in astratto, una piccola quantità di moneta può servire a sorreggere tutti gli scambi.
- Tutti i pagamenti sono fatti attraverso il credito
- La velocità di circolazione tende all’infinito

Le banche creano moneta (depositi)
- Le banche non hanno limiti (teorici) alla creazione di credito
- L’offerta di moneta viene creata dalla domanda stessa

Viviamo in un sistema che è una via di mezzo fra questi due ma con netta prevalenza della parte creditizia, pur non avendone mai avuto coscienza e men che meno avendolo scelto democraticamente.
Lo Stato ha divorziato dalla banca centrale (10); tale divorzio ha avuto le conferme del trattato di Maastricht e della costituzione “bancaria” europea, ma non, grazie a Dio, dei Popoli francese ed olandese.
Inoltre siamo chiamati ad infiniti atti di fede per ritenere che i bilanci delle banche centrali siano sempre veritieri, per poi scoprire che necessitano di “condoni”. (11) E troppa premura è stata mostrata dalla Banca d’Italia nel sollecitare il condono fiscale, per sé e per tutte le altre banche. L’impressione che ne è scaturita è che l’intero sistema creditizio avesse più di un peccato da farsi perdonare dal fisco.

Non solo; viviamo in un sistema nel quale la società per essere monetizzata deve SEMPRE fare ricorso al debito. (12)
Lo Stato paga per interessi circa 70 miliardi di euro all’anno ed incassa per “signoraggio”, comprese le imposte, meno di 1 miliardo di euro all’anno.
Il circolante è circa 113 miliardi di euro, dei quali 105 cartacei e 8 metallici (13).
L’aggregato monetario (17)
- M1 (circolante + depositi a vista) il 31 dicembre ’06 era 667 miliardi di euro,
- M2 (M1 + depositi con scadenza fissa fino a 2 anni + depositi rimborsabili con preavviso fino a 3 mesi) era 941 miliardi di euro
- M3 (M2 + pronti contro termine + quote di fondi di investimento monetario e titoli di mercato monetario + obbligazioni con scadenza fino a 2 anni) era 1.124 miliardi di euro.

La procedura fa sì che lo Stato, proprietario della moneta, si indebiti sempre di più (a nostro discapito) per rincorrere gli interessi sul debito e percepisca gli interessi (quello che secondo loro è il signoraggio) solo di una minima parte delle monete in gioco (le riserve della banca centrale).
Ma gli interessi (signoraggio) da far pervenire allo Stato (collettività) non sono solo quelli; vanno aggiunti TUTTI quelli relativi alle monete creditizie.
È come se un autore (Stato) di un brano musicale di successo venisse pagato per la sola interpretazione dal vivo ed il suo impresario (sistema bancario e finanziario) percepisse legalmente i diritti per tutte le riproduzioni. L’autore vive di stenti e l’impresario ingrassa.

Fintantoché l’establishment dirà che và tutto bene dovremo rassegnarci a vedere l’impresario prosperare e l’autore deperire.
Una volta emersa la debolezza del sistema sarà facile individuare una soluzione per uscirne fuori.
La proposta di Ron Paul (14) di eliminare le banche centrali sembra la più assennata, visti i risultati del loro operato (15), checchè paolo savona ne dica ("Libero" – sabato 18 agosto ’07 – "maggiori poteri alla BCE").

Chi dovrebbe denunciare tutto ciò? A mio modesto avviso dovrebbero essere gli uomini della cultura e della politica con la precedenza dei primi, per ovvi motivi, volendo concedere ai politici l'alibi dell'ignoranza.
Fatte queste osservazioni risulta abbastanza chiaro che le definizioni fatte da wikipedia possono essere veritiere o errate in funzione del contesto nel quale ci collochiamo.
I due passaggi del punto a) sono assai diversi fra loro; il primo nell’attuale sistema è privo di significato pratico, mentre l’avrebbe se NON ci fosse riserva; il secondo invece è una definizione generale sempre valida.
La definizione di Bagliano e Marotta punto b) è corretta, ma sembra più preoccupata a non scoprire gli altarini piuttosto che a fare chiarezza. Lascia intendere: è bene che non siano gli Stati a fare direttamente moneta perchè quando l’hanno fatto si è riscontrata l’inflazione.
I punti c) e d) sono sapienti dosaggi di parole atti ad ottenere un potentissimo rimedio soporifero.
Il punto e) è l’esempio di cosa NON deve fare un professore universitario degno di questo nome.
Si spiega la nozione senza fare nulla per far comprendere il problema fino in fondo. (25)
Ma da un ateneo che ha deciso di infangare la propria gloriosa storia dando la laurea honoris causa a Soros (ottobre ‘95) cos’altro ci si può attendere? (16)
Veniamo ora al protagonista principale del conferimento della suddetta laurea: il prof. Romano Prodi.
L’11 luglio 2005 era su un Eurostar Bologna-Roma; una persona informata sulla questione monetaria lo riconosce e gli chiede; "Professore! Vorrei mostrarle una cosa: questo è un Simec (20). E' una moneta di proprietà del portatore, a differenza di quelle stampate dai banchieri privati".
"E qual 'è la differenza ?" RP.

"Come qualè la differenza? ... all'atto della emissione di questa moneta nessuno si indebita, al contrario di ciò che succede con l'euro".
"Non capisco la differenza tra i due sistemi" RP.
"Se il valore della moneta non sta nell'oro - come lei sa benissimo la convertibilità è stata abolita da 30 anni - allora sta nella sua accettazione da parte dei cittadini. Questo vuol dire che la moneta va accreditata e non addebitata all'atto dell'emissione, il valore siamo noi..."
"Non capisco proprio che vantaggi ci sarebbero" RP.
"Ci si può liberare dalla schiavitù del debito [risatine del Prodi e dei portaborse]. Non sarebbe meglio che lo stato stampasse banconote invece di indebitarsi facendole stampare ad aziende private come Banca d'Italia, che è posseduta dai privati che dovrebbe controllare ? Poi potrebbe distribuire questo denaro ai cittadini".
"Ma no... la quantità di moneta è controllata... dalla Banca Centrale..." RP. (18)

Vediamo ora di capire il motivo dell’incomprensione fra i due interlocutori.
La 4 risposte dell’attuale presidente del consiglio dei ministri sottolineano che, secondo gli attuali paradigmi, non cambia nulla perché:
a) i Simec si creano senza indebitarsi e con le sole spese tipografiche;
b) con gli euro cartacei ci si indebita, ma gli interessi che si pagano vengono restituiti allo Stato attraverso il “costo opportunità”;
a meno di qualche difformità, se tutto funzionasse correttamente, effettivamente non ci sarebbero differenze.

Fatto quindi l’atto di fede che tutti bilanci bancari (centrali e non centrali) siano corretti (11) e che paghino tutti regolarmente le tasse e le imposte (19), la domanda da fare al professore sarebbe: “perché il signoraggio (interessi) relativo alle monete creditizie non viene fatto pervenire allo Stato?”, oppure, in alternativa: “perché non ci collochiamo in una economia monetaria pura (senza credito), in modo che tutti gli interessi su TUTTE le monete “pubbliche” giungano allo Stato?”.
Così facendo rimarremmo entro i confini dell’attuale paradigma (moneta in cambio di debito - per paura dell'inflazione), ma NON alimenteremmo l’attuale spirale perversa del debito.
Ovviamente il sistema finanziario dovrebbe trovare un nuovo equilibrio perchè avrebbe molte meno entrate di oggi, ma non mi sembra questa una argomentazione valida per NON farlo, lasciando inalterate nel contempo le attuali condizioni al contorno.
Non è facilissimo fare i calcoli per stimare quanto ritornerebbe agli italiani ogni anno se si prendesse questa via; la stima è assai elevata (fra costo opportunità ed imposte, almeno 300 miliardi di euro all’anno; 10 volte l’ultima finanziaria); più che sufficiente per ridurre drasticamente l’imposizione fiscale oggi a nostro totale carico.

A questo punto vien da chiedersi cosa intendono i politici quando dicono: “pagare tutti (le imposte) per pagare di meno”. Quel “tutti” non è proprio CHIARO!
Concludendo, sia che si prenda la strada dell’emissione monetaria diretta da parte dello Stato senza indebitamento, sia che si rimanga entro i confini dell’attuale paradigma (moneta in cambio di debito) è possibile pervenire ad una Società degna di questo nome, nella quale gli Stati sarebbero TUTTI quasi esclusivamente liberi dal debito. È solo una questione politica, non tecnica.
E' quindi corretto che la BC ponga al passivo le banconote in circolazione, perchè pone corrispondentemente all'attivo dello Stato Patrimoniale una congrua riserva, ma non è corretto che al popolo sovrano vengano sottratti gli interessi sulle monete creditizie. Così come l'acqua che scorre nei canali irrigui privati è "pubblica", la moneta creditizia creata dai sistemi finanziari privati è "pubblica". Così come la BC corrisponde il "costo opportunità" della moneta circolante allo Stato (o della corrispondente riserva, che è la stessa cosa), il costo opportunità della moneta creditizia creata dai sistemi finanziari deve essere corrisposto allo Stato.
(1)
 

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- La questione monetaria
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La questione monetaria
Ing. Lino Rossi​
1 – Messa al passivo delle “banconote in circolazione” Estratto dal bilancio presentato dal governatore Mario Draghi il 31 maggio 2006.
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/ricec/relann;internal&action=_framecontent.action&Target=_top
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È la Banca d’Italia stessa che nella definizione delle “BANCONOTE IN CIRCOLAZIONE” ci racconta che esse sono REDDITO.1)
Nel momento in cui si pongono nelle passività i suddetti “redditi” succede che gli stessi vengono sottratti al CONTO ECONOMICO, così come definito dall’art. 2425 del C.C.. Significa due cose:
1) il reddito così trattato non viene sottoposto a nessun tipo di imposizione fiscale, né a nessun tipo di rientro nelle casse dello Stato;
2) lo stesso viene fatto sparire dalla contabilità per prendere la misteriosa via del “NERO”.
Il mondo accademico prova a correre in soccorso a bankitalia spiegando meglio la faccenda. Dal libro universitario di economia aziendale (Produzione e Mercato - A. Birolo G. Tattara - Ed. Il Mulino - 1991 - ISBN 88-15-02961-3): "Si osservi che il biglietto di banca rappresenta un debito della banca centrale nei confronti di chi lo possiede. Quando un biglietto torna alla banca centrale, il debito che esso rappresenta è automaticamente estinto; l'eliminazione del debito comporta dunque la distruzione della moneta".
Quindi è tutto chiaro!? Bankitalia si è sbagliata a definire le “banconote in circolazione” come “reddito” perché in realtà è un debito e quindi fa benissimo a mettere quelle somme nelle passività. La banconota che torna alla banca centrale viene distrutta.
Vengono spontanee alcune domande:
a) da quando in qua un soggetto percepisce gli interessi di un debito da esso stesso contratto?
b) quando un debito non viene richiesto da nessuno è ancora tale? Nessuno infatti ha titolo per andare alla Banca d’Italia ad esigere la restituzione di quel “debito”!
c) da quando in qua un debitore “distrugge” il credito altrui? Quelle banconote sono della collettività e servono per scambiare i beni che la collettività stessa produce. Ciò verrà spiegato in seguito.
Il mondo accademico in questo caso ha sicuramente svolto l’ingrato compito di “Avvocato delle cause perse”.
Vediamo di quali cifre stiamo parlando. Dai bilanci ufficiali presenti sul sito della nostra banca centrale troviamo:
anno​
Banconote in circolazione [€]​
1996​
54.799.175.735​
1997​
58.914.304.307​
1998​
63.220.005.474​
1999​
70.614.050.000​
2000​
75.063.752.000​
2001​
64.675.772.000​
2002​
62.835.488.000​
2003​
73.807.446.000​
2004​
84.191.125.720​
2005​
94.933.679.360​
2006*​
100.000.000.000*​
* stima
Si tratta quindi di circa il triplo della manovra finanziaria in esame questi giorni. Sottolineo la misteriosa forte contrazione degli anni 2001 e 2002. Si comprenderà meglio in seguito l’assurdità di questa stranezza.
Quando troviamo:
- nella seconda edizione di “Euroschiavi” di Marco Della Luna ed Antonio Miclavez, Arianna editore –
alle isole Cayman sono stati trovati i seguenti conti:
700 26891 A01 N BANCA D'ITALIA UFFICIO RISCONTRO VIA NAZIONALE, 91 I-00184 ROMA ITALIA
709 27154 A01 N BANCA D'ITALIA SERVIZIO RAPPORTI CON L'ESTERO, UFFICIO RISCONTRO 2484 VIA NAZIONALE, 91 I-00184 ROMA ITALIA;
- sul web - http://spazioinwind.libero.it/cobas/finanzaloro/bancaditalia.htm - La Banca d'Italia nel 1994, tramite l'Ufficio italiano cambi (Uic), è entrata - con 100 milioni di dollari - in una società controllata dall'Hedge Fund Ltcm e costituita nel paradiso fiscale delle CAYMAN ISLAND dai soci promotori dello stesso Ltcm !!!
- nel Corsera del 26-10-95 il Financial Time ha scritto che per questo investimento la Banca d'Italia ha perso la sua "credibilità morale";
- ne Il Sole 24 Ore dell’ 8-10-98 - "E' assurdo utilizzare riserve nazionali per investire su un fondo come Ltcm, che era chiaramente speculativo", dichiara Edward Thorp, "padre" degli Hedge Fund americani;
- nel libro “Il Potere del denaro svuota le democrazie” di Giano Accame, ed. Settimo Sigillo – un esplicito riferimento alla presenza della Banca d’Italia alle isole Cayman.
COSA POSSIAMO PENSARE?
Possono essere informazioni vere o false; poco importa; andare a rintracciare i fondi neri è sempre un’impresa complessa. Ciò che conta è che quei soldi non sono dove dovrebbero essere, ovvero nelle casse dello Stato a lenire il nostro enorme debito pubblico.
Ma l’argomento del contendere è “solo” di 100 miliardi di euro?
Dal sito http://www.dt.tesoro.it/Aree-Docum/Debito-Pub/index.htm scopriamo che il debito pubblico nazionale il 31/12/2005 era pari a 1.511 miliardi di € dei quali l’80% sono titoli di Stato; oltre 1.200 miliardi di €.
http://www.dt.tesoro.it/Aree-Docum/Debito-Pub/Dati-Stati/Composizio/2005/Composizione-dei-Titoli-di-Stato-in-11.pdf
Quindi apparentemente lo Stato è indebitato con i Cittadini possessori di tutti questi titoli di debito pubblico. È questa solo una parte della verità. La verità completa è scritta fra le righe degli atti ufficiali.
Dalla sentenza con la quale il tribunale di Roma ha condannato il Prof. Giacinto Auriti per temerarietà, il 20 settembre 1994, apprendiamo: " .... la Banca d'Italia cede la proprietà dei biglietti, i quali, in tale momento, come circolante, vengono appostati al passivo nelle scritture contabili dell'Istituto di emissione, acquistando in contropartita, o ricevendo in pegno, altri beni o valori mobiliari (titoli, valute, ecc.) che vengono, invece, appostati nell'attivo. "
Della seduta della Camera dei Deputati tenutasi il 17/03/1995, il deputato Pasetto rivolse una interrogazione al Ministro del Tesoro per sapere se non intendesse promuovere una riforma legislativa diretta a definire la moneta un bene reale conferito, all'atto dell'emissione, a titolo originario di proprietà di tutti i cittadini appartenenti alla collettività nazionale italiana, con conseguente riforma dell'attuale sistema dell'emissione monetaria, che trasforma la banca centrale da semplice ente gestore ad ente proprietario dei valori monetari. Nel rispondere a tale interrogazione, il Sottosegretario di Stato per il Tesoro, Carlo Pace, ha affermato: è inesatto sostenere che la banca centrale è proprietaria dei valori monetari, avendo per legge il compito istituzionale di emettere moneta e quindi crearla e di immetterla in circolazione "mediante il trasferimento ad altri soggetti, normalmente verso il corrispettivo di titoli o valute estere, attraverso le operazioni a tal fine legislativamente previste (quali, ad esempio, quelle di risconto o di anticipazioni, disciplinate dagli articoli 27 - 30 del Regio Decreto 28 Aprile 1910, n. 204, e successive modificazioni)"; ciò premesso, "in sostanza, per tutta la durata della circolazione, la moneta rappresenta un debito una passività dell'Istituto di Emissione; e come tale è iscritta, nel suo Bilancio, fra le poste passive".
Proviamo a seguire la procedura vigente passo dopo passo. La collettività ha prodotto nuovi beni e servizi che non può immettere con successo sul mercato perchè manca la necessaria monetizzazione pari ad esempio a 5 miliardi di €. Lo Stato emette titoli di debito pubblico pari a 5 mld di € per il quale l’autorità monetaria emette nuova moneta.
Prima di questo istante ci trovavamo in questa configurazione:
- debito dello Stato: 1.500 mld di €;
- banconote in circolazione al passivo della situazione patrimoniale della Banca d’Italia: 100 mld di euro.
Dopo l’effettuazione dell’operazione ci troveremo in questa configurazione:
- debito dello Stato: 1.505 mld di €;
- banconote in circolazione al passivo della situazione patrimoniale della Banca d’Italia: 105 mld di euro;
- nuovi 5 mld di € di titoli di debito pubblico all’attivo della situazione patrimoniale della Banca d’Italia;
- nuovi 5 mld € virtuali monetizzano la società.
Qualora la Banca d'Italia decidesse o avesse la possibilità di trasferire ai risparmiatori quei nuovi titoli di debito pubblico in cambio di 5 mld di €, cosa succederebbe nella sua Contabilità in termini di situazione patrimoniale, conto economico e trattamento fiscale?
Succederebbe che la banca d'Italia incasserebbe 5 mld di € che stornerebbe dalle banconote in circolazione, così come pure stornerebbe dall'attivo i titoli di Stato.
Ma i 5 miliardi di € ricevuti dai risparmiatori che fine fanno? Essi sono annullati contabilmente dalla messa al passivo delle monete emesse a costi pressoché nulli nel passaggio precedente. La parola “Cayman” in questi casi risulta particolarmente sinistra per la collettività ed interessante per chi smaneggia quelle somme. Otterremmo quindi la seguente configurazione:
- debito dello Stato: 1.505 mld di €;
- banconote in circolazione al passivo della situazione patrimoniale della Banca d’Italia: 100 mld di euro;
- ritorno alla configurazione di partenza dei titoli di debito pubblico all’attivo della situazione patrimoniale della Banca d’Italia;
- 5 mld di € in nero da sistemare da qualche parte.
Il mondo accademico giura che quei 5 mld vengono distrutti, ma qualche dubbio appare lecito. Ipotizziamo che gli si creda e si creda anche alle tiepide ed incerte dimostrazioni presentate da bankitalia nei suoi bilanci. Otterremmo la seguente configurazione:
- debito dello Stato: 1.505 mld di €;
- banconote in circolazione al passivo della situazione patrimoniale della Banca d’Italia: 100 mld di euro.
Ma questo non è ciò che serve alla collettività; ad essa serve una monetizzazione di 5 mld di euro SENZA contrarre nessun indebitamento, perché è essa che ha prodotto quei nuovi beni e quindi quei 5 mld di € sono dello Stato che la rappresenta.
La procedura è identica anche nei paesi “comunisti”. Non è difficile ora comprendere la genesi del pressoché generalizzato indebitamento pubblico di tutti gli Stati.
Se invece lo Stato emettesse per proprio conto le monete oppure la banca centrale gli cedesse le monete emesse a costi tipografici e questi ne postasse l’importo all’attivo del proprio bilancio, la configurazione che si otterrebbe sarebbe la seguente:
- lo Stato non si indebiterebbe;
- il corpo sociale beneficerebbe dei 5 mld di € per effettuare le transazioni necessarie alla messa sul mercato dei nuovi beni prodotti da esso stesso.
È proprio questo ciò che serve alla collettività.
2 – Perché lo Stato ha delegato ad un organismo privato sovranazionale la gestione della moneta?
Il motivo “ufficiale” è che storicamente spesso è successo che il potere politico non ha operato ragionevolmente con le proprie monete, provocando fenomeni negativi quali gli aumenti dei prezzi determinati dalla produzione di troppa moneta.
In risposta a due interrogazioni del 3 novembre e 1° dicembre 1994, rispettivamente dei senatori Natali e Orlando (appartenenti il primo al gruppo di Alleanza Nazionale, ed il secondo al gruppo di Rifondazione Comunista), il Sottosegretario di Stato per il Tesoro, Vegas, ha ripetuto quale fosse il compito istituzionale dell'Istituto di Emissione ed ha ribadito che questo non fosse proprietario dei valori monetari e che per tutta la durata della circolazione la moneta rappresentasse un debito, come tale iscritto nel bilancio dell'istituto fra le poste passive.
Come ulteriore argomentazione il Sottosegretario Vegas ricordò come nella attuale dottrina economica e nelle opinioni pubbliche degli Stati europei fosse avvertita e radicata l'esigenza "di non concentrare nelle mani di uno stesso soggetto politico, quale potrebbe essere l'autorità di governo, il potere di creare moneta e quello di spenderla, onde impedire che la moneta diventi strumento di lotta politica"; e ricordò che tale esigenza aveva trovato esplicito riconoscimento giuridico nel Trattato di Maastricht, che "sancisce il principio cardine dell'autonomia delle banche centrali dalle autorità governative statali, affidando in via esclusiva alle prime le funzioni monetarie e lasciando invece alle seconde la cura della politica fiscale e di bilancio".
Infatti un sistema economico si ha:
P.I.L.
=
V
*
M
=
P
*
B
Dove: P.I.L. è il prodotto interno lordo, espresso in €/anno;
V è la velocità della circolazione monetaria, espressa in utilizzi/anno;
M è la massa monetaria presente sul mercato, compresi i risparmi correttamente impiegati negli investimenti ad esempio dal sistema bancario, espressa in €;
P sono i prezzi dei beni e servizi prodotti e commercializzati in un anno, espressi in €;
B sono i beni ed i servizi prodotti in un anno;
nel momento in cui uno Stato mette in circolazione troppa moneta, cedendo alle richieste sindacali e/o corporative e/o lobbistiche, “gonfiando” M, a parità di beni e servizi prodotti, succede automaticamente che i prezzi aumentano.
Ma è anche vero che se una collettività produce nuovi beni e servizi, deve disporre di una adeguata monetizzazione senza indebitamento, perché altrimenti l’equilibrio non verrà mai raggiunto (esattamente ciò che accade a noi).
Si aprono ora due scenari, quello attuale e quello che dovrebbe essere se si rispettasse la Costituzione ed il Diritto Naturale.
COME FUNZIONA OGGI
Lo Stato monetizza il sistema economico indebitandosi della necessaria nuova moneta, introducendo un grave elemento di instabilità progressiva: la MONETA DEBITO. La banca centrale di emissione in cambio di titoli di debito pubblico crea le banconote dal nulla a costi tipografici, posta al passivo il valore nominale delle suddette banconote ed aggrava perennemente e progressivamente la situazione finanziaria dello Stato. Non è dato conoscere la destinazione delle banconote ottenute dalla vendita dei titoli di debito pubblico ai risparmiatori, azzerate contabilmente dalla suddetta fittizia messa al passivo del loro valore facciale.
COME DOVREBBE FUNZIONARE
Lo Stato monetizza il sistema economico stampando la necessaria nuova moneta e ponendo il valore nominale delle stesse all’attivo della Sua contabilità: MONETA CREDITO.
ULTERIORI OSSERVAZIONI
Ipotizzando che sia corretto definire l’inflazione come l’aumento dei prezzi P, perché l’autorità monetaria agisce su di essa sempre restringendo l’accesso al credito, ovvero contenendo M, quando non è l’eccesso di M a cagionare l’inflazione stessa?
Quando i prezzi P aumentano a causa del rincaro di alcune materie prime importanti come ad esempio il petrolio, il rame, ecc. non abbiamo certamente la circolazione monetaria in eccesso; anzi, per avere l’equilibrio bisognerebbe aumentarla proporzionalmente senza indebitare nessuno. Gli attuali aumenti del TUS sono del tutto ingiustificati; determineranno un peggioramento del debito pubblico, con tutte le ricadute che conosciamo. L’emissione di “moneta credito” risolve agevolmente il problema ristabilendo il necessario equilibrio senza alcuna sorta di problema sociale.
Quando i prezzi P aumentano a causa di carenze strutturali come ad esempio la mancanza di un adeguato numero di punti vendita rispetto al fabbisogno (come in Italia negli anni ’70 ed ‘80), non abbiamo certamente la circolazione monetaria in eccesso; anzi, per avere l’equilibrio bisognerebbe aumentarla proporzionalmente senza indebitare nessuno. Gli aumenti di quegli anni del TUS erano del tutto ingiustificati; hanno drasticamente contribuito al peggioramento del debito pubblico. L’emissione di “moneta credito” risolve agevolmente il problema ristabilendo il necessario equilibrio senza alcuna sorta di problema sociale.
Quando i prezzi P aumentano a causa dell’aumento del debito pubblico, alimentato dalla spirale perversa della “moneta debito” (come in Italia negli anni ’70 ed ’80, ma soprattutto in America Latina ed in alcuni Paesi in via di sviluppo), non abbiamo certamente la circolazione monetaria in eccesso; anzi, per avere l’equilibrio bisognerebbe aumentarla proporzionalmente senza indebitare nessuno. Gli aumenti del TUS sono del tutto ingiustificati; contribuiscono tragicamente al peggioramento del debito pubblico ed al collasso sociale. L’emissione di “moneta credito” risolve agevolmente il problema ristabilendo il necessario equilibrio senza alcuna sorta di problema sociale.
Prima domanda per i negazionisti:
come si può monetizzare un sistema economico in stato di carenza monetaria, senza indebitarlo?

Per chi non è negazionista la risposta è immediata: lo Stato stampa la moneta necessaria al raggiungimento dell’equilibrio, postandone il valore facciale all’attivo.
La risposta dei negazionisti non è nota.
Seconda domanda per i negazionisti:
vista l'autonomia delle banche centrali dalle autorità governative statali, qual è l’autorità che valuta il comportamento delle banche centrali stesse? A chi rispondono del loro operato? Che senso ha parlare di democrazia se lo strumento fondamentale di gestione della cosa pubblica non è nelle mani dei rappresentanti del popolo?
Va sicuramente sottratta al potere politico la facoltà di violare il Diritto Naturale, ma non si ravvisano certamente nelle questioni monetarie gli estremi per effettuare questa sottrazione. La questione monetaria è un tutt’uno con la “res publica”.
Ing. Lino Rossi
P.S.:
Numerosi lettori mi hanno invitato a trarre le conclusioni della prima parte, peraltro “ovvia” ed a portata di chiunque abbia avuto la pazienza di seguire tutti i passaggi; infatti Loro stessi Vi sono pervenuti. Esse si possono sintetizzare in questa maniera:

- il danno che ha subito lo Stato da questa procedura illegale è pari all’ammontare dei titoli del debito pubblico in essere, ovvero oltre 1200 miliardi di euro, dei quali 1100 già fatti sparire in nero e 100 sotto forma di banconote in circolazione; non ci sono elementi per determinare la genesi e la sorte dei 300 miliardi di euro rimanenti di debito, diversi dai titoli di debito pubblico;
- la convinzione che lo Stato è debitore nei confronti dei risparmiatori possessori dei titoli del debito pubblico è assolutamente incompleta e quindi errata e fuorviante. La realtà è ben espressa dalla presente affermazione, dedotta dai documenti ufficiali con il metodo matematico-deduttivo posto a fondamento della nostra civiltà:
lo Stato è debitore dei confronti dei risparmiatori possessori dei titoli del debito pubblico dell’importo dei titoli stessi ma è pure creditore per lo stesso importo nei confronti della propria banca centrale di emissione, perché la stessa gli ha sottratto negli anni quelle risorse in base ad una procedura ingannevole e contraria alla Costituzione, al buon senso ed al Diritto Naturale.

NOTE
1) A pagina 441 del bilancio bankitalia 2005 infatti troviamo:
BANCONOTE IN CIRCOLAZIONE
La BCE e le dodici BCN dell’area dell’euro, che insieme compongono l’Eurosistema, emettono le banconote in euro dal 1° gennaio 2002 (Decisione BCE 6 dicembre 2001, n. 15 sulla emissione delle banconote in euro, in Gazzetta ufficiale delle Comunità europee L 337 del 20.12.2001, pp.52-54, e successive modifiche). Con riferimento all’ultimo giorno lavorativo di ciascun mese l’ammontare complessivo delle banconote in euro in circolazione viene redistribuito sulla base dei criteri di seguito indicati.
Dal 2002 alla BCE viene attribuita una quota pari all’8 per cento dell’ammontare totale delle banconote in circolazione, mentre il restante 92 per cento viene attribuito a ciascuna BCN in misura proporzionale alla rispettiva quota di partecipazione al capitale della BCE (quota capitale). La quota di banconote attribuita a ciascuna BCN è rappresentata nella voce di stato patrimoniale Banconote in circolazione. La differenza tra l’ammontare delle banconote attribuito a ciascuna BCN, sulla base della quota di allocazione, e quello delle banconote effettivamente messe in circolazione dalla BCN considerata, dà origine a saldi intra Eurosistema remunerati. Dal 2002 e sino al 2007 i saldi intra Eurosistema derivanti dalla allocazione delle banconote sono rettificati al fine di evitare un impatto eccessivo sulle situazioni reddituali delle BCN rispetto agli anni precedenti. Le correzioni sono apportate sulla base della differenza tra l’ammontare medio della circolazione di ciascuna BCN nel periodo compreso tra luglio 1999 e giugno 2001 e l’ammontare medio della circolazione che sarebbe risultato nello stesso periodo applicando il meccanismo di allocazione basato sulle quote capitale. Gli aggiustamenti verranno ridotti anno per anno fino alla fine del 2007, dopodiché il reddito relativo alle banconote verrà integralmente redistribuito in proporzione alle quote, versate, di partecipazione delle BCN al capitale della BCE (Decisione BCE 6 dicembre 2001, n. 16, sulla distribuzione del reddito monetario delle BCN degli Stati membri partecipanti a partire dall’esercizio 2002, in Gazzetta ufficiale delle Comunità europee L 337 del 20.12.2001, pp.55-61, e successive modifiche).
Gli interessi attivi e passivi maturati su questi saldi sono regolati attraverso i conti con la BCE e inclusi nella voce di conto economico interessi attivi netti.
Il Consiglio direttivo della BCE ha stabilito che il reddito da signoraggio della BCE, derivante dalla quota dell’8 per cento delle banconote a essa attribuite, venga riconosciuto separatamente alle BCN il secondo giorno lavorativo dell’anno successivo a quello di riferimento sotto forma di distribuzione provvisoria di utili (Decisione BCE 17 novembre 2005, n. 11, in Gazzetta ufficiale delle Comunità europee L 311 del 26.11.2005, pp.41-42). Tale distribuzione avverrà per l’intero ammontare del reddito da signoraggio, a meno che quest’ultimo non risulti superiore al profitto netto della BCE relativo all’anno considerato o che il Consiglio direttivo della BCE decida di ridurre il reddito da signoraggio a fronte di costi sostenuti per l’emissione e la detenzione di banconote. Il Consiglio direttivo della BCE può altresì decidere di accantonare l’intero reddito in discorso o parte di esso a un fondo destinato a fronteggiare i rischi di cambio, di tasso di interesse e di prezzo dell’oro. La distribuzione dell’acconto sugli utili da parte della BCE, corrispondente alla quota di reddito da signoraggio della BCE stessa riconosciuta all’Istituto, è registrata per competenza nell’esercizio cui tale reddito si riferisce, in deroga al criterio di cassa previsto in generale per i dividendi e gli utili da partecipazione.
Per l’esercizio 2005 il Consiglio direttivo della BCE ha deciso che l’intero ammontare del reddito da signoraggio resti attribuito alla BCE stessa.

Fonte:
 

mototopo

Forumer storico
iulius, attendo le sue controdeduzioni di carattere tecnico giuridico,che sapra' sicuramente fornici in pochi istanti. la saluto cordialmente
 

mototopo

Forumer storico
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In questa data avvengono due fatti estremamente importanti per la realizzazione del progetto:
viene varata la legge 82 con cui il ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore della Banca d’Italia), attribuisce alla Banca d’Italia la “facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più concordare con il Tesoro”. Ovvero dal 1992 la Banca d’Italia decide autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro; Giulio Andreotti come presidente del Consiglio assieme al ministro degli Esteri Gianni de Michelis e al ministro del Tesoro Guido Carli firmano il Trattato di Maastrich, con il quale vengono istituiti il Sistema europeo di Banche Centrali (SEBC) e la Banca Centrale Europea (BCE). Il SEBC è un’organizzazione, formata dalla BCE e dalle Banche Centrali nazionali dei Paesi dell’Unione Europea, che ha il compito di emettere la moneta unica (euro) e di gestire la politica monetaria comune con l’obiettivo fondamentale di mantenere la stabilità dei prezzi.

I cittadini italiani non si rendono conto della gravità delle conseguenze che questi atti hanno, ed avranno, sulle loro vite. Ne subiscono le conseguenze e quando si domandano “perchè”, ogni volta viene loro proposto un capro espiatorio diverso. L’importante è che i cittadini non riescano a capire quanto sta avvenendo.

I potenti, nel frattempo, continuano a lavorare al loro progetto e, il 13 ottobre 1995, il governo italiano, con il Decreto Ministeriale numero 561, pone il segreto su:
“articolo 2) atti, studi, analisi, proposte e relazioni che riguardano la posizione italiana nell’ambito di accordi internazionali sulla politica monetaria…;
d) atti preparatori del Consiglio della Comunità europea;
e) atti preparatori dei negoziati della Comunità europea…
Articolo 3. a ) atti relativi a studi, indagini, analisi, relazioni, proposte, programmi, elaborazioni e comunicazioni… sulla struttura e sull’andamento dei mercati finanziari e valutari…; ecc. …)”.

Insomma, quanto il Governo sta facendo per realizzare il progetto europeo non si deve sapere, men che meno in ambito di politica monetaria.

Il 1 gennaio 2002 l’Italia ed altri Paesi europei (non tutti) adottano come moneta l’euro. I prezzi raddoppiano, gli stipendi no. La crisi economica si acuisce. Anche in questo caso viene offerto ai cittadini qualche capro espiatorio per giustificare una crisi che, invece, secondo alcuni analisti, è stata pianificata da tempo.

Il 4 gennaio 2004 Famiglia Cristiana rende note le quote di partecipazione alla Banca d’Italia. Si scopre così, per la prima volta (le quote di partecipazione di Banca d’Italia erano riservate) che l’istituto di emissione e di vigilanza, in palese violazione dell’articolo 3 del suo statuto (“In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici) è, per il 95% in mano a banche private e società di assicurazione (Intesa, San Paolo, Unicredito, Generali, ecc..). Solo il 5% è dell’INPS.

Da quando la Banca d’Italia è in mano ai privati? Come è potuto succedere tutto ciò? La risposta è semplice: con la privatizzazione degli istituti di credito voluta con la legge numero 35/1992 Amato- Carli, cui, l’ex governatore della Banca d’Italia, ha fatto subito seguire la legge 82/1992, che dava facoltà alla Banca d’Italia di decidere autonomamente il costo del denaro.
In altri termini con queste due leggi la Banca d’Italia è divenuta proprietà di banche private che si decidevano da sole il costo del denaro sancendo così, definitivamente, il dominio della finanza privata sullo Stato. A questo stato di cose seguono i noti scandali bancari (Bond argentini, Cirio, Parmalat, scalata Unipol con il rinvio a giudizio del governatore di Banca d’Italia Fazio, ecc..) con grande danno per migliaia di risparmiatori.
Non è possibile che il ministro Carli, ex governatore della Banca d’Italia, non si sia accorto di tutto ciò. Ed ancora: è possibile che i politici, ministri del Tesoro, governatori non si siano accorti, per ben 12 anni, di questa anomalia? Comunque se ne accorgono alcuni cittadini, che citano immediatamente in giudizio la Banca d’Italia.

Il 26 settembre 2005 un giudice di Lecce, con la sentenza 2978/05, condanna la Banca d’Italia a restituire ad un cittadino (l’attore) la somma di euro 87,00 a titolo di risarcimento del danno derivante dalla sottrazione del reddito monetario.

Nella sentenza viene sottolineato, inoltre, come la Banca d’Italia, solo nel periodo 1996-2003, si sia appropriata indebitamente di una somma pari a 5 miliardi di euro a danno dei cittadini. Ma ancora non basta, perché la perizia del CTU nominato dal giudice mette in evidenza:

Per quanto concerne la Banca d’Italia:
come questa sia, in realtà, un ente privato, strutturato come società per azioni, a cui è affidata, in regime di monopolio, la funzione statale di emissione di carta moneta, senza controlli da parte dello Stato;
come, pur avendo il compito di vigilare sulle altre banche, Banca d’Italia sia in realtà di proprietà e controllata dagli stessi istituti che dovrebbe controllare;
come, dal 1992, un gruppo di banche private decida autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro.

Per quanto concerne la BCE:
come questa sia un soggetto privato con sede a Francoforte;
come, ex articolo 107 del Trattato di Maastricht, sia esplicitamente sottratta ad ogni controllo e governo democratico da parte degli organi dell’Unione Europea.
come la succitata previsione faccia si che la BCE sia un soggetto sovranazionale ed extraterritoriale;
come, tra i sottoscrittori della BCE, vi siano tre Stati (Svezia, Danimarca ed Inghilterra) che non hanno adottato come moneta l’euro, ma che, in virtù delle loro quote, possono influire sulla politica monetaria dei Paesi dell’euro.

In altri termini la sentenza mette in evidenza come lo Stato, delegato dal popolo ad esercitare la funzione sovrana di politica monetaria, dal 1992 l’abbia ceduta a soggetto diverso dallo Stato: prima alla Banca d’Italia (di proprietà al 95% di privati), quindi alla BCE (soggetto privato, soprannazionale ed extraterritoriale).

Così facendo lo Stato ha violato due articoli fondamentali della Costituzione:
L’articolo 1 che recita: “… La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Infatti il popolo aveva delegato i suoi rappresentanti ad esercitare la funzione sovrana di politica monetaria, non a cederla a soggetti privati;
L’articolo 11 della Costituzione che recita: “L’Italia … consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

L’articolo 11 della Costituzione consente limitazioni (non già cessioni) della sovranità nazionale.
Inoltre, la sovranità monetaria non è stata ceduta a condizioni di parità (le quote di partecipazione alla BCE non sono paritarie), vi fa parte anche la Banca d’Inghilterra che non fa parte dell’euro e partecipa alle decisioni di politica monetaria del nostro Stato, senza che lo Stato italiano possa in alcun modo interferire nella politica monetaria interna.
Ed ancora. Tale limitazione (non cessione) può essere fatta ai soli fini di assicurare “la pace e la giustizia tra le Nazioni”. I fini della BCE non sono quelli di assicurare pace e giustizia fra le nazioni, ma quello di stabilire una politica monetaria. La sentenza è, quindi, estremamente importante e, per taluni, anche estremamente pericolosa, visto che ai politici che illegittimamente hanno concesso la sovranità monetaria prima alla Banca d’Italia e poi alla BCE potrebbero essere contestati i reati di cui agli articoli:
241 codice penale: “Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza dello Stato, è punito con l’ergastolo”.
283 codice penale: “Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo con mezzi non consentiti dall’ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni”.

I politici, infatti, hanno ceduto un potere indipendente e sovrano ad un organismo privato e, per quanto riguarda la BCE , anche esterno allo Stato. Il pericolo c’è, ma la paura di un possibile rinvio a giudizio per questi gravi reati dura poco. Per una strana coincidenza, a soli 5 mesi dalla sentenza che condanna la Banca d’Italia, nell’ultima riunione utile prima dello scioglimento delle camere in vista delle elezioni, con la legge 24 febbraio 2006 numero 85 dal titolo “Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione” vengono modificati proprio gli articoli 241 (attentati contro l’indipendenza, l’integrità e l’unità dello Stato); 283 (attentato contro la Costituzione dello Stato); 289 (attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali), ovvero le figure di attentato alle istituzioni democratiche del Paese, che, diciamolo, con i reati di opinione hanno ben poco a che vedere.

Cosa cambia con questa modifica? Nella sostanza le figure di attentato diventano punibili solo se si compiono atti violenti. Se invece si attenta alla Costituzione semplicemente abusando di un potere pubblico non si commette più reato. I politici, dunque, non solo sono salvi per quanto concerne il passato, ma, da ora in poi, potranno abusare del loro potere pubblico violando la Costituzione senza più rischiare assolutamente nulla. Certo, questa modifica priva la nostra repubblica di qualsiasi difesa, ma di questo pare nessuno se ne accorga.

Pochi mesi dopo questa modifica arriva la sentenza 16.751/2006 della Cassazione a Sezioni Unite, che accoglie il ricorso di Banca d’Italia avverso la succitata sentenza del giudice di Lecce. Nelle motivazioni si legge: “… al giudice non compete sindacare il modo in cui lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria, di adesione a trattati internazionali e di partecipazione ad organismi sovranazionali: funzioni in rapporto alle quali non è dato configurare una situazione di interesse protetto a che gli atti in cui esse si manifestano assumano o non assumano un determinato contenuto”.

In altri termini il giudice non può sindacare come lo Stato esercita le sue funzioni sovrane, neanche quando queste arrechino un danno al cittadino.

Ma, come abbiamo appena visto, il cittadino è rimasto privo di difese anche nel caso in cui, abusando di poteri pubblici, la sua sovranità venga svenduta a soggetti privati. E allora che fare? Al cittadino resta un’ultima flebile speranza? Può aggrapparsi alla violazione dell’articolo 3 dello Statuto della Banca d’Italia? Assolutamente no, anche l’articolo 3 dello Statuto, ovviamente, è stato modificato a dicembre del 2006. Ora non è più necessaria nessuna partecipazione pubblica in Banca d’Italia. Tutto in mano ai privati per Statuto.
La sovranità monetaria è persa. Ma l’inganno è solo all’inizio, anche se è stato portato a termine un tassello importante del progetto, in fondo si sa, è il denaro che governa il mondo.

Lisbona
I potenti, sicuri della loro totale impunità, proseguono nel grande inganno e, visto che nel 2005 la Costituzione Europea (che presentava palesi violazioni con le maggiori costituzioni europee e pareva scritta per favorire le grandi lobby affaristiche in danno dei cittadini) era stata bocciata da francesi ed olandesi al referendum, decidono che, per far passare il testo, si deve agire in due modi:

evitare di far votare la popolazione;
rendere il testo illeggibile.

Il loro progetto prevede di lasciare la Costituzione Europea immutata e, per evitare il referendum, di chiamarla Trattato. Poi, per non far capire al cittadino che nulla è cambiato, rendono il testo illeggibile inserendo migliaia di rinvii ad altre leggi e note a piè pagina, come hanno confessato:
l’ex presidente francese Valéry Giscard D’Estaing: “Il Trattato è uguale alla Costituzione bocciata. Solo il formato è differente, per evitare i referendum”;
il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori”;
il nostro Giuliano Amato: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile… Fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum”.

Nel 2007 tutto è pronto e il 13 dicembre i capi di governo si riuniscono a Lisbona per firmare il Trattato, ovvero la Costituzione Europea bocciata nel 2005 e resa illeggibile. Ora manca solo la ratifica dei vari Stati.

Il parlamento italiano ratifica il trattato di Lisbona l’8 agosto del 2008, approfittando della distrazione dei cittadini dovuta al periodo feriale. Nessuno spiega ai cittadini cosa comporti la ratifica del Trattato, ed i media, ancora una volta, tacciono.
In realtà con quella ratifica abbiamo ceduto la nostra sovranità in materia legislativa, economica, monetaria, salute e difesa ad organi ( Commissione e Consiglio dei Ministri) che non verranno eletti dai cittadini. Il solo organo eletto dai cittadini, il Parlamento Europeo, non avrà, nei fatti, alcun potere.
Ancora una volta i nostri politici, abusando del loro potere pubblico, hanno violato l’articolo 1 e 11 della nostra Costituzione.
L’articolo 1 perchè, come detto, lo Stato ha la delega ad esercitare la funzione sovrana in nome e per conto dei cittadini, non a cederla. E’ come se una persona avesse il compito di amministrare un immobile e lo vendesse all’insaputa del proprietario, abusando del potere che gli è stato conferito.

Inoltre ha violato l’articolo 11 perché, come abbiano visto: “L’Italia… consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità”.

Lo Stato, invece, ancora una volta ha ceduto la sovranità e l’ha ceduta non in condizioni di parità. Infatti l’Inghilterra, che già non ha aderito all’euro, in sede di negoziato ha ottenuto diverse e importanti esenzioni per aderire al Trattato di Lisbona, eppure pare che il primo presidente europeo sarà proprio l’ex primo ministro inglese Tony Blair. La nomina a presidente europeo di Blair deve far riflettere, sopratutto in ordine alla cosiddetta Clausola di Solidarietà presente nel Trattato di Lisbona. Detta Clausola prevede che ogni nazione europea sia tenuta a partecipare ad azioni militari quando si tratti di lottare contro “azioni terroristiche” in qualunque altra nazione. Il problema e che nessuno ha definito cosa si intenda per “azioni terroristiche”. Chi deciderà chi è un terrorista e perchè? Persone come Tony Blair, in passato coinvolto nello scandalo sulle inesistenti armi di distruzione di massa in mano a Saddam con cui è stata giustificata la guerra all’Iraq? A quante guerre ci sarà chiesto di partecipare solo perché qualche politico non democraticamente eletto avrà deciso di usare la parola “terrorista” o “azione terroristica”?

Si consideri che già, oggi, basta definire un cittadino “presunto terrorista” per poterlo privare dei diritti umani e permettere che i servizi segreti possano sequestrarlo a fini di tortura, attività criminale che potrà poi essere coperta con il segreto di Stato, come ha recentemente confermato con la sentenza 106/2009 anche la nostra Corte Costituzionale.

Ma il dato più allarmante è che con il Trattato di Lisbona viene reintrodotta la pena di morte. Ovviamente tale dicitura non è chiaramente presente nel testo, ma in una noticina a piè pagina (si continua nell’inganno).
Leggendo attentamente questa noticina, e seguendo tutti i rimandi, si arriva alla conclusione che con il Trattato di Lisbona accettiamo anche la Carta dell’Unione Europea, la quale dice “La morte non si considera cagionata in violazione del presente articolo se è il risultato di un ricorso alla forza resosi assolutamente necessario: Per eseguire un arresto regolare o per impedire l’evasione di una persona regolarmente detenuta; per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o un’insurrezione” (articolo 2, paragrafo 2 della CEDU).
La cosa è di estrema gravità. Infatti, anche in questo caso, chi deciderà che una protesta è sfociata in disordini tali da rendere lecito un omicidio? (l’Italia, poi, ha un triste primato in fatto di “agenti provocatori” pagati per trasformare una manifestazione in guerriglia). In quali casi si potrà sparare sulla folla disarmata? Chi deciderà quando potranno essere sospesi i diritti umani? Perché di questo si tratta.

Ecco la storia di un grande inganno, un inganno che inizia

- con il cedere illecitamente, proteggendosi con il segreto, la funzione sovrana dell’esercizio della politica monetaria a privati:
- nello sfuggire alle responsabilità del proprio operato depenalizzando le figure di attentato alla Costituzione;
- nell’approfittare delle ferie estive per ratificare un Trattato con cui vengono cedute le nostre restanti sovranità (legislativa, economica, monetaria, salute, difesa, ecc.) ad una oligarchia non eletta e che nessuno conosce;
- ed, in ultimo, nel dare il potere a qualche politico di poter privare i cittadini dei loro diritti umani semplicemente con una parola.

Così, quando i cittadini si renderanno conto che hanno perso tutto, che la loro vita viene decisa da una oligarchia di potenti non eletti democraticamente, quando si renderanno conto del grande inganno in cui sono caduti non sarà loro concesso neanche reagire o protestare, perchè basterà una sola parola per trasformare la reazione in “azione terroristica” o la protesta in “insurrezione”, legittimando così la sospensione dei diritti umani e l’applicazione della pena di morte. Il tutto, poi, verrà coperto con il segreto di Stato.

La crisi non esiste,la crisi è provocata dalla banche che chiedono rientri e non rilasciano presiti,questo provoca un’economia ferma e senza sbocchi.

Diffondete l’informazione AIUTATECI AD AIUTARVI. fonte stampa libera
 
Ultima modifica:

iulius

Forumer storico
Il guaio molto grosso e fondamentale è che accanto a siti
giornalistici "normali", cioè che riferiscono le notizie quali sono,
vengono citati degli orrendi "agit-blog" che perseguono degli
obiettivi utili alla loro personalissima causa.

La conclusione è che non si riesce più a distinguere il vero
dal falso.
 

mototopo

Forumer storico
nn e' il caso suddetto. due magistrati, un ex dirigente banca italia e un parlamentare europeo, se conosce la disciplina.nulla e' più semplice.li contatti ,gli comunichi che per lei cio che dicono e'.......... poi senta la risposta. attendo sempre una sua spiegazioni tecnico giuridica sulla moneta, sui sistemi target e sepa , sulla emissione della moneta,da quando viene emessa a quando viene depositata ecc ecc ecc
 

mototopo

Forumer storico
cosa avviene il giorno 30 negli isituti di credito, il giorno 15 del mese e cosi via dicendo.......................................
 

mototopo

Forumer storico
Follia UE: In programma il “Debt Redemption Found”: 1.000 euro all’anno di tasse per persona per 20 anni



22 mar 2014

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AutoreRedazione
Pubblicato inEconomia


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Follia UE: In programma il “Debt Redemption Found”: 1.000 euro all’anno di tasse per persona per 20 anni

Pubblichiamo una interessante analisi sui nuovi strumenti finanziari predisposti dalla Commissione Europea
di Andrea Succi
Alzi la mano quanti hanno sentito parlare dell’ultima, mostruosa, follia targata Unione Europea: il Debt Redemption Fund. I giornaloni nostrani, tutti protesi a contarci le gesta renziane, si sono “dimenticati” di svelare l’arcano. Potevano non sapere? No, perché persino il quotatissimo Financial Times, nel novembre 2011, descriveva “l’urgenza europea di creare un Debt Redemption Fund”. Ma tutti i nodi vengono al pettine e Marzo 2014 è il termine ultimo che il Gruppo di Esperti, incaricati da Bruxelles, si è dato per presentare il report finale su DRF. Cerchiamo, allora, di capire cos’è e perché (quasi) tutti ce lo tengono nascosto.

La migliore descrizione di quanto folle, stupida e pericolosa sia l’idea del Debt Redemption Fund l’ha data Alessandro Guzzini su Micromega.
“Si è fatta strada negli ultimi tempi l’idea di un Fondo di Redenzione come alternativa agli Eurobond. Ma se davvero fosse attuato, il 10% del PIL italiano dovrebbe, per 20 anni, andare al servizio (e all’estinzione) del debito: una follia per chiunque abbia una minima nozione di Macroeconomia e di Fiscalità.”
Guzzini è amministratore delegato e presidente del comitato investimenti di FinLABO Sim, società d’investimenti. Laureato con lode in ingegneria e diplomato al Master ISTAO in gestione di impresa, ha iniziato la sua carriera come consulente di direzione alla JMAC Europe. E’ socio AIAF (Associazione Italiana Analisti Finanziari) e membro del consiglio di amministrazione di Fimag Spa (Gruppo Guzzini), della IGuzzini Spa e di Finlabo Investments Sicav SA.
Non è, quindi, un anti-europeista alla Grillo o un “complottista” alla Barnard, per capirci.
“L’idea dei tedeschi – continua Guzzini su Micromega – è di creare un fondo che acquisti il debito pubblico di ogni paese che ecceda il 60% del PIL dello stesso. Secondo i piani, il fondo dovrebbe avere una garanzia congiunta di tutti i paesi dell’Eurozona e dovrebbe finanziarsi emettendo titoli di debito sul mercato. (…) Il fondo andrebbe ammortizzato in 20 anni, quindi ogni anno ogni paese si dovrebbe impegnare a versare gli interessi (che rimarrebbero ugualmente elevati, non è previsto infatti una rimodulazione degli stessi essendo i titoli già emessi sul mercato) ed una quota del debito stesso.
Facendo l’esempio dell’Italia quindi, il fondo acquisterebbe un ammontare di debito pubblico pari a circa il 65% del PIL (quindi circa 1000 miliardi): ogni anno l’Italia dovrebbe versare al fondo quindi circa 50 miliardi come rimborso del capitale ed altri 40 circa a titolo di interesse; in pratica al fondo andrebbe versato ogni anno quasi il 6% del PIL. Da notare che all’Italia poi rimarrebbe sempre in carico il 60% del proprio debito (sempre in rapporto al PIL): questo debito diventerebbe di fatto subordinato al primo ed è quindi evidente che i tassi di interesse sui nuovi titoli emessi salirebbero invece di scendere! È probabile quindi che per servire il debito che rimarrebbe in carico direttamente al paese l’Italia dovrebbe, con tutta probabilità, spendere circa un altro 3-4% del proprio PIL. In totale quindi il 10% del PIL italiano dovrebbe, per 20 anni, andare al servizio (e all’estinzione) del debito: chiunque abbia la minima nozione di Macroeconomia e di Fiscalità pubblica può capire come sia del tutto assurdo che ciò possa essere realizzabile!”
50 miliardi all’anno fa, less or more, circa 1.000 euro a testa all’anno, compressi vecchi in punto di morte e neonati.
Gli esperti, o presunti tali, che compongono il gruppo di lavoro sul Debt Redemption Fund sono undici: qui trovate tutti i nomi. Su cui spicca un nome in particolare, perché esaustivo del sistema alla base del DRF: parliamo di Beatrice Weder di Mauro, tecnocrate con un passato lavorativo prima al Fondo Monetario Internazionale poi alla Banca Mondiale. Oggi la signora siede nel board della ThyssenKrupp, l’azienda tedesca condannata al risarcimento danni per il rogo di Torino e la morte di 7 operai, ed nel board di Hoffman-La Roche, l’azienda svizzera accusata, insieme a Novartis, di disastro doloso per aver fatto “cartello” sui farmaci.
Ora, la domanda è questa: possono siffatti “esperti” decidere, senza condizionamenti, del destino di un’Europa intera?
La risposta la avremo a breve. E ci sarà poco da stare allegri.
Fonte: Infiltrato.it
 

iulius

Forumer storico
nn e' il caso suddetto. due magistrati, un ex dirigente banca italia e un parlamentare europeo, se conosce la disciplina.nulla e' più semplice.li contatti ,gli comunichi che per lei cio che dicono e'.......... poi senta la risposta. attendo sempre una sua spiegazioni tecnico giuridica sulla moneta, sui sistemi target e sepa , sulla emissione della moneta,da quando viene emessa a quando viene depositata ecc ecc ecc

Facevo un discorso di carattere generale.
Il caso dei "due magistrati" sarà pure un fulgido esempio di rappresentazione
della verità ma siccome ne appaiono mischiati anche quelli degli "agit-blog", il risultato è che non credo a nessuno.
 

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