News, Dati, Eventi finanziari sara' vero................ (1 Viewer)

mototopo

Forumer storico
ciao mat..........eh ,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,, semper laudatus sit........il dio priapo,che ci sorregga in quei pochi secondi
 

mototopo

Forumer storico
mercoledì 7 maggio 2014

FORTEZZA EUROPA 3- DAL BRITANNIA ALLE "DELENDAE" PMI LA CORRUZIONE AD ITALIAM NELL'€UROPA DELLA PAC€ (Tsunami su misura)



21134.jpg

La situazione attuale ricorda molto quella del 1992, l'anno in cui sul panfilo “Britannia” si organizzò la più grande opera di spoliazione di ricchezza pubblica che un paese occidentale ricordi; aziende statali come IRI, INA e IMI vennero trasformate da enti pubblici in Società per Azioni con un decreto legge elaborato in 3 ore, come ha ricordato l'avv. Natalino Irti.
Seguì poi la stagione di Tangentopoli e l'industria statale italiana, esposta al pubblico ludibrio come un ricettacolo di corruzione e malaffare, venne smembrata e svenduta; nel suo libro Assalto alla diligenza”, Gianluigi Da Rold – storico giornalista del Corriere della Sera – scrive: “[...] il messaggio che arriva al grande pubblico è quello di una classe politica profondamente corrotta, che letteralmente saccheggia l'apparato industriale statale, con la complicità dei manager pubblici, e che impone balzelli ai 'bravi' industriali privati.[...] Da questa analisi schematica, nasce come risposta immediata l'urgenza di privatizzare, di smantellare il colosso industriale pubblico, di mettere in vendita le aziende dei grandi enti di Stato. Su quest'ultimo punto, che è realmente nevralgico, il dibattito mediatico si limita solamente a delle enunciazioni, a un dato di fatto inevitabile e scontato.
Oggi come allora, il nostro Paese è fatto oggetto della concupiscenzadelle grandi multinazionali e banche d'affari straniere che hanno piazzato i loro avatar nelle posizioni ottimali, sperando che ricalchino le gloriose vestigia di Prodi, Draghi, Ciampi, Amato e degli altri ardimentosi “padri della patria”.
Questa volta il compito si presenta più difficile per una serie di motivi: innanzitutto la presa di coscienza – ancorché confusa e frammentata – da parte di un'ampia fetta della popolazione sulla inanità delle privatizzazioni, quella salvifica medicina che ha condannato il Paese a un declino industriale di cui non si riesce a intravedere la fine; rispetto a vent'anni fa, la possibilità di accedere alle informazioni – altrimenti sottaciute o depotenziate – è cresciuta esponenzialmente grazie al Web, con blogs e social networks che consentono la costruzione di potenziali movimenti d'opinione.
Proprio l'avvento di Internet ha consentito lo smascheramento della menzogna autoinflittaci dal circuito mainstream italico che ha sempre tratteggiato il Belpaese come incapace di decidere autonomamente della propria sorte, bisognoso delle amorevoli e disinteressate cure dei fratelli alemanni, la sola genìa capace di mondare i nostri atavici peccati, perché gli italiani sono corruttori irredimibili, Untermenschen per definizione.

“La realtà è il più abile dei nemici”, scrisse Marcel Proust ne “La Recerche”, un aforisma che – oggigiorno - ben si attaglia al “Barnum” politico-mediatico nostrano, una colluvie di clowns e bagonghi riccamente assortita, immemori prosseneti che continuano vanamente a nasconderla, considerando l'oramai facile reperibilità di notizie che vedono la Germania pagare - come e più di altri - tangenti; una vicenda di finanziamenti illeciti accumulati durante i suoi 16 anni di regno costarono la carriera politica ad Helmut Kohl: nei fondi neri del suo partito – la CDU – c'era anche la maxi-tangente del mercante d'armi Karl Heinz Schreiber, mediatore delle mazzette per la fornitura di 36 panzer tedeschi all'Arabia Saudita, una “trattenuta” da 1 milione di marchi.
Come ha ammesso lui stesso, l'attuale Ministro delle Finanze Wolfgang Schauble fece da tramite, nel 1994, per una tangente consegnata a Schreiber alla CDU.

Abbiamo poi la “pista greca” con il colosso Thyssen-Krupp che – attraverso la Howaldtswerke Deutsche Werft (HDW), leader della cantieristica navale rilevata nel 2005 – è al centro delle indagini elleniche sul fondo nero destinato alla corruzione di politici - non ultimo l'ex Ministro della Difesa Akis Tsochatzopoulos, condannato a 20 anni - per l'aggiudicazione della commessa relativa a 4 sottomarini Type-214; sulla vicenda, dal 2011, indaga anche la Procura di Monaco di Baviera, per presunte tangenti ammontanti a circa 55 milioni di euro.
ar_image_2473_l.jpg


Dopo lo scandalo Siemens, un altro filone d'inchiesta si è aperto sull'asse Berlino-Atene.
L'ex numero uno della Direzione Armamenti della Difesa greca, Antonis Kantà, ha rilasciato alcune dichiarazioni che stanno facendo traballare la flemmatica sicumera teutonica: circa 18 milioni di euro sarebbero stati dirottati verso funzionari greci per “favorire” l'acquisto di sottomarini Poseidon; nel computo totale ci sono anche 170 carri armati Leopard 2A6 HEL della Krauss-Maffei Wegmann (KMW), per i quali Kantà avrebbe ricevuti un totale di 1,7 milioni di euro da un intermediario greco.
Intanto l'ex plenipotenziario di Siemens, Heinrich Von Pierer, è stato convocato dalla magistratura ateniese per essere interrogato: su di lui e altri 3 alti funzionari aziendali pende l'accusa di corruzione e riciclaggio di denaro.
Nel marzo 2012 invece, l'ex controllata Thyssen Rheinmetall di Dusseldorf è finita sulla “lista nera” dell'India, con l'accusa di tangenti ai vertici dell'Ordnance Factories Board (OFB), le fabbriche statali della Difesa di Nuova Delhi; anche in Portogallo si sta indagando su un presunto “contributo” di 30 milioni di euro pagati dalla MAN/Ferrostaal di Essen per l'acquisto – da parte di Lisbona – di 2 sommergibili.
Non si può dire che il governo tedesco stia lesinando risorse economiche e politiche di “pubbliche relazioni; la linea programmatica della Merkel è orientata alla più pura realpolitik e tutto il processo decisionale sulle armi è di competenza del Consiglio per la Sicurezza federale che, in modo piuttosto opaco, approva le vendite degli armamenti in riunioni ristrette, alle quali prendono parte il Cancelliere, alcuni ministri e agenti dei servizi segreti.
Il risultato vede Berlino esportare un po' dappertutto, con il 40% del totale venduto a Paesi fuori dalla NATO, dal Brasile, all'Arabia Saudita passando perfino per Israele.

Anche i francesi – con il salapuzio Sarkozy e l'affaire “Karachi” – e gli inglesi – con Tony Blair (che bloccò questa inchiesta su BAE Systems per “preservare la sicurezza nazionale e internazionale”) e i fondi neri per corrompere i dignitari sauditi (114 milioni di dollari) – hanno fornito le loro personalissime declinazioni del verbo “corrompere”.

Si potrebbe essere portati a pensare che, di fronte a un livello di corruzione così diffuso, la Commissione Europea si sia preoccupata di dare delle indicazioni o dei suggerimenti per contrastare un fenomeno tanto deleterio e distorsivo per la libera concorrenza, ma tutto si risolverebbe in uno sterile esercizio di ottimismo, considerando che nessun documento presentato reca un qualsivoglia accenno in proposito.

Fate-presto-salviamo-le-PMI.jpg


Passiamo ora in rassegna il “Bruxelles-pensiero” sul ruolo che dovrebbero avere le Piccole e Medie Imprese nella nuova architettura militare europea; dopo il consueto caleidoscopio di ovvietà - sull'importanza che esse rivestono in termini di innovazione e competitività – che leggiamo nelle due Comunicazioni della Commissione Europea, contraddistinte da una verbosità leziosa e inconcludente, le notizie importanti ci arrivano invece dallo studio di Europe Economics “ Studio sulla competitività delle PMI europee nel settore della Difesa”.
Quale sia l'aria che tira per le PMI lo si capisce subito nell'introduzione a pag. 1, dove al punto 1.3 leggiamo: “L'adozione in Legge del Package Defence (le 2 Direttive ndr.) ha il potenziale di generare significativi cambiamenti strutturali nel settore delle industrie militari europee che hanno, fino ad ora, operato all'interno di mercati nazionali relativamente protetti[...] Alcune - forse molte – delle attuali PMI non sopravviveranno, sia perché saranno sostituite da fornitori più grandi ed efficienti, sia perché saranno scomparse le stesse aziende più grandi da esse rifornite[...].
Tutti i proclami e il continuo salmodiare “crescita-competitività-occupazione” nascondono la cruda, futura realtà: in un mercato come quello della difesa che è rimasto – per motivi di sicurezza – relativamente protetto, l'apertura indiscriminata alle grandi multinazionali del settore - politicamente orientato dalle Nazioni più forti verso massive fusioni - porterà alla nascita di pochissimi operatori economici in regime di oligopolio e avrà l'effetto di uno tsunami sulle PMI.
A tutto questo aggiungiamo il peso della legislazione europea che – come ha più volte rimarcato il giurista Luciano Barra Caracciolo – è stata costruita “pensando alle esigenze”delle grandi corporations, con una serie infinita di norme e adempimenti che sono assolutamente insormontabili per realtà semi-artigianali e di nicchia.
Lo studio continua con un profluvio di tabelle, acronimi e dati con cui, probabilmente, si vuole giustificare il costo della consulenza presso il committente.
I punti chiave arrivano a pag.104 : nel paragrafo 7.2 si ribadisce quanto già affermato nell'introduzione, parlando questa volta ancora più esplicitamente di non sopravvivenza in un mercato più aperto”; si nota altresì che le PMI “hanno un peso relativamente modesto – tra l'11% e il 17% - nelle vendite di materiale militare in Europa, operano essenzialmente nei loro rispettivi mercati domestici come subappaltatori, con relazioni di lunga data con i loro clienti ed esportano poco”.
E' evidente che si ripeterà in questo particolare settore quello che è già successo e succede tuttora, ovvero che gli squilibri strutturali all'interno dell'Eurozona giocheranno un ruolo decisivo a favore dei Paesi in posizioni di forza, il tutto aggravato dai vincoli di bilancio e dalla stretta creditizia che renderanno i Paesi periferici simili a dei protettorati.


E' oltremodo scorretto scrivere in centinaia di pagine che le PMI sono essenziali, che aprendosi migliorerebbero la competitività quando le conclusioni sono ben altre; del resto se il futuro della Difesa europea va verso grandi gruppi sovranazionali, questi ultimi “avranno le dimensioni e le risorse per far fronte alle esigenze e questo creerà una barriera allo sviluppo delle PMI” ; paragr. 7.5 (pag.105).
Per un paese come l'Italia che, dal Rinascimento ai giorni nostri, ha costruito le proprie fortune sull'evoluzione dell'artigianato e delle PMI – spesso osteggiati, se non trattati alla stregua di neoplasie – la situazione è destinata a deteriorarsi in maniera irreversibile; e pensare che anche codesto studio ne riconosce l'eccezionalità, come leggiamo al punto 3.14 (pag.35): “[...]La sola differenza notevole tra i Paesi è che le PMI italiane assicurano delle quote di valore aggiunto molto elevate nelle armi e munizioni, nella costruzione di navi e relativa manutenzione; questo può far riflettere sul ruolo che le PMI giocano nell'economia italiana[...]”.
E' quindi politica suicida rimanere impantanati in un'Unione monetaria e commerciale così penalizzante per le caratteristiche italiane; nell'appendice n°4 (dal paragrafo A4.38 ; pagg. 148-149) dedicata all'Italia, vengono analizzate – più in dettaglio – le grandi potenzialità delle PMI italiane che operano sia come subappaltatori per le aziende più grandi, sia con produzioni di nicchia in equipaggiamenti speciali, materiali e supporto logistico: moduli abitativi (Cogim e Corimec), sistemi di decontaminazione (Cristianini), sistemi di navigazione (GEM Elettronica) ecc.
Un altro punto di forza che viene loro riconosciuto è l'abilità di rispondere a shock esterni, grazie alla struttura molto flessibile e alla capacità di operare più internazionalmente.
Questa sì che è una sorpresa!
Uno degli odierni miti pseudo-economici che ci viene artatamente somministrato riguarda proprio l'ordine di grandezza dei soggetti coinvolti che – per avere successo nel mondo globalizzato, Essi dicono – deve necessariamente essere orientato verso maxi-aggregati industriali; adesso, invece, apprendiamo che la miglior risposta a un evento esogeno sfavorevole viene da strutture produttive snelle e materiate di flessibilità, quella simpatica qualità che i parrucconi di Bruxelles lodano solamente se applicata al mondo del lavoro.
Sono risibili le soluzioni che la Commissione Europea pensa di adottare per risolvere i problemi derivanti dalla chiusura – Loro le definiscono “ristrutturazioni” - di centinaia di PMI; si parla, come al solito, di flessibilizzare il lavoro e di lenire temporaneamente le criticità attraverso il supporto dell'EUROPEAN SOCIAL FUND (ESF).
Una piccola visita al sito dell'ESF fuga ogni possibile dubbio; sotto il titolo “Carriere Flessibili” troviamo testuali parole: “Man mano che il cambiamento si trasforma in un vero e proprio stile di vita a causa della globalizzazione, i lavoratori dell'UE devono diventare più adattabili e aperti al nuovo, in modo da migliorare la propria occupabilità[...].
Lo scrivere simili idiozie, impensabili solo pochi lustri fa, in un contesto ufficiale è volto a istituzionalizzare e normalizzare agli occhi delle persone una situazione che normale non è; significativa è poi la fotografia di un lavoratore – apparentemente un over 70 – che ci ricorda, in una sorta di sinistro messaggio subliminale, che per sopravvivere dovremo lavorare fino alla fine dei nostri giorni: Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris.
Orbene, sembra che questo Fondo Sociale Europeo dovrà farsi carico di parecchie magagne: ne sarà all'altezza?
Parrebbedi no, visto che ad inizio ottobre 2012 il presidente della Commissione Bilancio del Parlamento Europeo – il francese Alain Lamassoure – denunciava: Il Fondo Sociale Europeo non ha più un euro, il programma Erasmus finirà i soldi dalla prossima settimana, i fondi UE per Ricerca e Innovazione resteranno senza risorse a fine ottobre”.
Con la deflazione già entrata dalla porta principale dell'Eurozona risulta poco credibile che oggi, a poco più di un anno di distanza, la dotazione del Fondo sia stata implementata in misura sufficiente; va poi sottolineato che – in base ai nuovi regolamenti e direttive approvati dal Parlamento Europeo – si potrà arrivare alla sospensione dei fondi in caso di squilibrio macroeconomico nazionale o di deficit di bilancio, reiterando le pratiche ricattatorie già in uso verso i Paesi in difficoltà.
Come accennato in precedenza, la Direttiva 2009/43 è quella più interessante del Package Defence, vediamone il motivo.
Il documento - “che semplifica le modalità e le condizioni dei trasferimenti all'interno della
Comunità di prodotti per la difesa” - si occupa essenzialmente della realizzazione di un mercato interno che elimini gli ostacoli alla libera circolazione di merci e servizi, e consta di una serie di articoli e di un allegato comprendente l'elenco dei prodotti per la difesa.
Il fatto che rende così interessante questa Direttiva è che l'allegato in questione, oltre alle armi “convenzionali” (fucili, munizioni, carri armati ecc.), vede la presenza di agenti biologici, radioattivi e agenti per la guerra chimica, come i gas nervini (Sarin, Soman, Tabun, VX), gas vescicanti come ipriti (gas mostarda) e lewisiti ecc. (punto ML7 pag.14 e seg.), tutti elementi teoricamente messi al bando dalla Convenzione sulla Proibizione delle armi chimiche di Parigi del 1993, ed entrata in vigore a fine aprile 1997.
La presenza di armi chimiche all'interno di un registro omnicomprensivo che reca nell'intestazione “ELENCO DEI PRODOTTI PER LA DIFESA” deve indubitabilmente far pensare che tali sostanze soggiacciano alle modalità di commercio e trasferimento degli altri sistemi d'armamento dell'elenco stesso: l'articolo 2 – Ambito d'applicazione: “La presente Direttiva si applica ai prodotti per la difesa di cui all'allegato” e l'articolo 13 – Adattamento dell'allegato: “La Commissione aggiorna l'elenco dei prodotti per la difesa di cui all'allegato di modo che esso corrisponda ALL'ELENCO COMUNE DELLE ATTREZZATURE MILITARI DELL'UNIONE EUROPEA” non dovrebbero lasciare adito a ............
 

mototopo

Forumer storico
mi permettO gli ottanta 80 EURO funzionano in compensazione F VENTIQUATTRO IL MESE SUCCESSIVO. SE NN COMPENSI ,PASSI AL MESE DOPO.SE NO VANTI CREDITO D IMPOSTA DA FARSI RESTITUIRE,,,,,,,,,, SE TE LI DANNO
 
Ultima modifica:

mototopo

Forumer storico
Il venerabile maestro della Loggia P2 ha bocciato le riforme del premier: "Sono goffe". E ha osservato: "Probabilmente solo un tributo di sangue potrà dare una svolta, diciamo pure rivoluzionaria, a questa povera Italia”.


white-15.png
Send to Kindle

gelli.jpg

"Vedo, con una certa soddisfazione, il popolo soffrire. Non sono felice di questa situazione. Sono felice, invece, che vengano sempre più a galla le responsabilità della cattiva politica". Parola di Licio Gelli, il Venerabile della Loggia P2, 96 anni, che, intervistato dal Fatto Quotidiano, ha detto di credere che "probabilmente solo un tributo di sangue potrà dare una svolta, diciamo pure rivoluzionaria, a questa povera Italia".

Se il presente non lo convince, parole ben più dure sono riservate a Matteo Renzi, definito "un bambinone" che è "pieno di parole e molto ridotto di fatti: non è destinato a durare a lungo". Bocciate anche le riforme, definite "goffe". Riformare e limitare le funzioni del Senato è però un'idea che era contenuta nel "Piano R., di Rinascita nazionale. Prevedeva una serie di norme e riforme che avrebbero potuto creare i fondamenti per uno Stato più efficace". L'ascesa di Renzi secondo Gelli è un fenomeno solo"parzialmente italiano", visto che "mi risulta che fra i suoi mentori ci siano persone che vivono a Washington. È circondato però da mezze tacche: gli ex lacchè di Berlusconi". E ha fatto i nomi di Gianfranco Fini, Angelino Alfano, Renato Schifani, "personaggi non certo di livello". Stesso errore di Silvio Berlusconi che "ha sbagliato con le giovani donne, ma soprattutto circondandosi di personaggi di bassa levatura", come Denis Verdini, "un mediocre uomo di finanza".
 

mototopo

Forumer storico
Jerome Kerviel e il jackpot francese dell’11 settembre

maggio 20, 2014 1 commento

Reseau International 20 maggio 2014
Nel 2009, l’ex-trader, oggi in carcere, aveva rivelato una strana informazione ignorata dalla stampa mainstream. “Il miglior affare nella storia della Société Générale fu condotto l’11 settembre 2001. È ciò che mi fu detto da uno dei manager. Sembra che quel giorno, i profitti furono enormi”. Tale affermazione enigmatica fu formulata nel 2009 da Jerome Kerviel. L’ex-trader della Société Générale aveva informato Elizabeth Fleury, giornalista parigina, che la sua banca avrebbe registrato un guadagno azionario record in conseguenza dell’attacco terroristico. Contesto: sette giorni dopo i fatti di New York e del Pentagono, osservatori finanziari scoprirono che speculatori misteriosi avevano ricavato, in tutto il mondo, enormi profitti dalle scommesse fatte tra fine agosto e primi di settembre sulle azioni delle aziende interessate dagli attacchi. Fu la prima indicazione di un insider trading mondiale su diverse piazze borsistiche: Chicago, Londra, Francoforte, Milano, Tokyo, Singapore e Parigi. In Francia, Laurent Fabius, ministro delle Finanze del governo Jospin, suggerì un legame tra tali movimenti finanziari e il terrorismo: “Non è affatto impossibile che gli sponsor degli attentati dell’11 settembre siano gli autori di tale speculazione”. “I nostri computer identificarono una serie di anomalie su cui lavoriamo duro, data la coincidenza con gli attacchi“, disse a RMC il direttore generale della Commission des opérations boursières (COB), Gérard Rameix.
Un interessato al caso, intervistato dalla giornalista Martine Orange di Le Monde, riconobbe, come molti esperti di transazioni borsistiche, il suo stupore: “Non si può fare a meno di essere colpiti dai grandi volumi scambiati e dalle aree scelte“. Pochi giorni dopo, tutto cambia, le autorità occidentali indicarono laconicamente che le indagini non riuscirono a stabilire un legame tra tali speculatori ed al-Qaida, il gruppo subito accusato dell’11 settembre. In una parola, era l’insabbiatura del caso che avrebbe portato ad identificare coloro che, vivendo tra noi e non nelle grotte di Tora Bora, ebbero informazioni dettagliate sugli attacchi imminenti da cui trassero vantaggio. Nel 2010, aprendo un’indagine online sul tema, ovviamente complesso e delicato, volevo saperne di più da Jerome Kerviel. Chi erano i responsabili? Qual era la fonte di tali informazioni? E quanto ci guadagnarono? Contattai Olivier Metzner, legale di Jerome Kerviel. Dopo diversi scambi telefonici, l’avvocato, poi suicidatosi, mi disse infine che il suo cliente non voleva fare alcun commento su tali affermazioni, finché il suo tempestoso processo con la Société Générale fosse finito. Oggi, Jerome Kerviel è nel carcere di Nizza e deve ancora scontarvi tre anni. Pur dichiarandosi colpevole, l’uomo si lamenta che l’indagine contro di lui subì molte pressioni occulte dalla Société Générale.
Direbbe altro, ora che è in carcere, nella sua dichiarazione sui profitti raccolti l’11 settembre 2001 dal prestigioso istituto finanziario che l’assunse nell’agosto 2000? Normalmente tale osservazione avrebbe fatto notizia: poche settimane dopo gli attentati, molti media, in Francia e all’estero, s’interessarono agli speculatori, prima di cedere all’opacità delle autorità del mercato. Tuttavia, in questo caso, le informazioni di Kerviel sulla sua banca, che avrebbe beneficiato notevolmente dalle operazioni interne condotte a monte dell’11 settembre, non provocarono alcuna indagine.
Auto-censura e doppi standard
Nel 2010, l’Autorité des marchés financiers licenziò Robert Addison Day, sospettato di insider trading. Il miliardario statunitense, vicino al clan Bush e ai servizi segreti, divenne nell’aprile 2001 membro del Consiglio di Amministrazione della Société Générale dopo aver ceduto alla banca francese la sua società finanziaria di Los Angeles TCW (Trust Company of the West), specializzata nei CDO, prodotti finanziari rischiosi composti da subprime. Attraverso la sua controllata statunitense, la Société Générale investì 40 miliardi di dollari su tali investimenti pericolosi. Nel gennaio 2008, poco prima dello scoppio dello scandalo della vicenda Kerviel, Robert Day vendette oltre 125 milioni di titoli della banca. Le perdite poi attribuite a Jerome Kerviel, 4,9 miliardi di dollari, non sarebbero state note all’affarista californiano. Non poteva però ignorare la prognosi pessimistica della Société Générale del mercato statunitense dei subprime: nel novembre 2007, la banca francese stimò il costo a 203 milioni di euro del riaggiustamento; il 24 gennaio 2008, il giorno in cui scoppiò lo scandalo del “trader pazzo”, la cifra era di 2,6 miliardi di euro. Sospettato assieme al capo della divisione investimenti Jean-Pierre Mustier, di guadagno fraudolento da informazioni riservate, Robert Day venne infine messo “fuori gioco”. Come il suo predecessore (COB), l’Autorité des Marchés Financiers è spesso accomodante quando si tratta di rintracciare l’insider trading commesso da dirigenti. Dal 2010, quando lasciò la Société Générale, Robert Day si dedica agli investimenti negli Stati Uniti. La sua azienda, assai coinvolta nel mercato israeliano, fu acquistata alla Société Générale da una potente organizzazione finanziaria legata alla CIA e al complesso militare-industriale Carlyle. Il suo co-CEO, David Rubenstein, ha recentemente rilasciato un’intervista in cui il mecenate della comunità ebraica saluta (13′ 54) la transazione del febbraio 2013 tra il suo gruppo e la banca francese.
Identificare istituzioni e individui arricchitisi con gli scambi dell’11 settembre è importante: alcuni furono gestiti da Parigi attraverso banche come la Société Générale. Michael Ruppert, giornalista investigativo che svelò molte informazioni su ciò e con cui avevo corrisposto, era convinto che i principali beneficiari fossero vicini a certi funzionari dei servizi segreti europei, israeliani e statunitensi, che condivisero l’identica sofisticata prescienza degli attacchi. Risalendo l’insider trading dell’11 settembre, in ultima analisi, si potrebbe identificare la rete dei “mandanti” come giustamente sottolinea Laurent Fabius. Il 6 ottobre 2001 a Washington, questo sodale del movimento sionista statunitense, allora ministro delle Finanze, fu nominato dai suoi colleghi del G7 loro portavoce nel guidare gli scambi relativi alla “lotta al finanziamento del terrorismo“. Nel mirino al-Qaida e i suoi contatti in ambito islamico. Ignorati furono gli operatori di borsa che agendo in Europa, Nord America e Asia del Sud-Est guadagnarono milioni di dollari dall’operazione false flag USA-Israele, di cui sapevano in anticipo grazie alle loro connessioni con il mondo dell’intelligence.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora


Filed under Covert Operation, Imperialismo Taggato con 11 settembre, 11 settembre 2001, 9/11, Al-Qaeda, Arabia Saudita, black operation, capitalismo, CIA, colonialismo, colpo di Stato, complesso mediatico-disinformativo, complotti, covert operation, Covert Operations, disinformazione, disinformazione strategica, economia mondiale, False flag, finanza mondiale, Francia, globalismo, golpe, golpismo, guerra asimmetrica, guerra coperta, guerra d'influenza, guerra d'informazione, guerra d'intelligence, guerra economica, guerra finanziaria, guerra mediatica, guerra occulta, guerra psicologica, Imperialismo, insider trading, intelligence, Jerome Kerviel, mass media, Michael Ruppert, mondialismo, NATO, neocon, neoconservatori, neofascismo, neoimperialismo, Oligarchia, oligarchie, oligarchismo, Pentagono, psy-war, psywar, servizi segreti, sinarchia, sinarchie, sinarchismo, sistema bancario, sistema finanziario, Société Générale, sovversione, sovversivismo, spionaggio, Stati Uniti, strategia, strategia della tensione, terrorismo, USA, Washington
 

mototopo

Forumer storico
Ascesa eurasiatista e rovina occidentale

maggio 23, 2014 1 commento

Alessandro Lattanzio, 23/5/2014
La debacle occidentale è tale che dall’accerchiamento geostrategico dell’Eurasia, via Afghanistan, Siria e Corea del Sud, Washington e stati clienti sono costretti a passare all’accerchiamento virtuale, votando con brogli una ex-barbie barbuta austriaca o ricevendo al Congresso degli USA due prostitute ex-russe da cui avere ‘consigli strategici’.
Richard Nixon era riuscito ad accordarsi con il leader stalinista Mao Zedong e in quel momento la Russia era contro Cina e Stati Uniti. Obama è riuscito a fare il contrario nel giro di una settimana. Ora Russia e Cina sono contro gli Stati Uniti. L’enorme stupidità della politica estera statunitense”.
La politica aggressiva della Washington decadente di Obama, istruita da oligarchi come Soros e Kissinger, decisa da una schiera di russofobi e sinofobi ottusi guidati da Brzezinski mescolando la politica del ‘Roll Back’ anti-russo, quella del contenimento verso la Cina, l’interventismo hardcore dei neo-con e softcore delle ONG hollywoodiane, con relativo codazzo colorato, non può che aver portato ai noti risultati disastrosi (per gli USA e le sue varie cheerleaders imperialistiche, dall’Unione europea alle satrapie wahhabite del Golfo Persico; dai fascisti europei agli islamisti e al sionismo; dalla sinistra occidentale al protestitismo travestito del tipo ‘Movimento 50 Stelle’, ecc.)
La sovraestensione imperialista praticata da Washington fin dal 1992, da parte delle amministrazioni dei presidenti Clinton, Bush minus e Obama, su ordine dell’apparato imperialista-finanziario diretto da Wall Street e dalla City of London, ha solo esaurito le risorse e la capacità dell’asse atlantista rhodesiano-rockefelleriano nel condurre le proprie svariate guerre simmetriche e asimmetriche, come preteso dalla teoria del ‘Dominio a Pieno Spettro’ ideata dal Pentagono alla fine degli anni ’90. Inoltre, tale esaurimento materiale trascina con sé l’esaurimento ideologico e intellettuale dell’autoproclamata ‘superiore civiltà occidentale’. Difatti, mentre i Mattoni del mondo multipolare si vanno assemblando, partendo dalle fondamenta Russia, Cina e India, il mondo atlantista è preda dall’aggravatasi della schizofrenia psicopolitica che l’ha sempre caratterizzato fin dalle sue prime incursioni colonialiste. Per due/tre secoli l’occidente era al centro della storia mondiale, o così credeva, ma con l’evolversi politico-economico dell’Asia e dell’Eurasia a partire dall’ultimo scorcio del XX secolo, la mappa geopolitica subisce un drammatico mutamento di prospettiva. Lo sguardo mondiale si apre sempre più a est, e a sud, che dalle colline di Hollywood dove oramai giace una usurata e irritante meschina macchina propagandistica.
L’asse della schizofrenia atlantista da una parte arma, finanzia, addestra e supporta direttamente i vari agenti geopolitici del caos: integralisti islamisti, taqfiriti, jihadisti e altri settarismi armati in Medio Oriente e Asia, narcos, paramilitari e mafie in America Latina, fascisti e xenofobi in Europa. Tutte espressioni delle miserabili borghesie compradores locali, da sempre indispensabili quinte colonne dell’imperialismo occidentale. Ma la stessa macchina che idea e propaga simili mostri, oggi si rivolge alla sua opinione pubblica interna sproloquiando di pseudo-accoglienza totalitaria di profughi (proprio quelli generati dalla schizofrenia occidentale all’esterno), di diritti da assegnare ad ogni sorta di deviazione psicopatologica, di un ultra-liberalismo vacuo e fatuo che accompagna la sistematica distruzione di qualsiasi garanzia che l’occidente capitalista ha sempre fatto vanto di apportare: diritti individuali al lavoro, al benessere, alla prosperità e alla stabilità materiale e morale. Tutto finito, non potendo garantire stabilità materiale, la dirigenza atlantista-finanziaria che guida l’occidente, oggi promette solo instabilità morale, diffusa a piene mani da un sistema mediatico-disinformativo così gonfiato da essere sul punto di esplodere. Ogni giorno l’occidente, mentre diffonde la sua ‘cultura’, assomiglia sempre più a una vecchia baldracca che rimembra i giorni che furono. Da Mackinder e Mahan s’è passato a Samantha Power e Victoria Nuland, da Mozart e Leonardo a Wurst e alle Pussy Riot, da Solgenitzin alle Femen… inutile aggiungere altro.
L’occidente è in pieno deliquio da ‘matrimonio per tutti’, espresso dal nullismo integrale delle proprie ‘produzioni’ massmediatiche e culturali, e applicato con i cosiddetti ‘bombardamenti umanitari’. Tutto ciò, inoltre, viene propagandato e celebrato in prima fila proprio dalla putrefattissima sinistra europea, da mezzo secolo rottasi ad ogni sorta di gioco osceno con le ideologie ultra-indivualistiche statunitensi cui s’è legata pur di distaccarsi dal ponderato ‘piombo’ del Marx-pensiero, (ovviamente il Marx maturo, il filosofo divenuto scienziato dell’economia, non il fasullissimo Marx ‘giovane’ filosofo, che lasciamo alle meteorine del micragnoso circo accademico locale). Ma è un deliquio autoindotto, perché le cosiddette élites si rendono conto che nulla possono davanti a un mondo extra-occidentale risvegliatosi dalla trance post-guerra fredda, disingannato dalle meschinità del dirittumanitarismo di cartapesta e quindi deciso a sbarazzarsi dell’influenza del blocco atlantista-occidentale e dei suoi locali valletti (ripeto, dai satrapi oscurantisti wahhabiti ai ‘giovani’ manifestanti borghesi compradores). Non potendo più affermare una ‘superiorità’ sul piano concreto dell’economia, della politica diplomatica, della scienza e tecnologia, della produzione ideologica-mediatica, perfino militare, l’occidente si rifugia nel mondo fatato delle barbie con barba e dei nazisti democratici per poter affermare, nel vuoto del puramente virtuale, quella superiorità che non vanta nella realtà. La debacle occidentale è tale che dall’accerchiamento geostrategico dell’Eurasia, via Afghanistan, Siria e Corea del Sud, Washington e stati clienti sono costretti a passare all’accerchiamento virtuale, votando con brogli una ex-barbie barbuta austriaca o ricevendo al Congresso degli USA due prostitute ex-russe da cui avere ‘consigli strategici’.
L’accordo russo-cinese sul gas determinerà i prossimi 30 anni di cooperazione nello sviluppo dei giacimenti di gas in Siberia ed Estremo Oriente russo. Secondo Aleksej Miller, CEO della Gazprom, il valore del contratto è di 400 miliardi di dollari, per un volume di gas da esportare di oltre un trilione di metri cubi. L’accordo diverrà operativo una volta completata la costruzione del gasdotto “Forza della Siberia” che collegherà i giacimenti di gas dell’Estremo oriente russo e della Siberia occidentale con la Cina. La partecipazione della Russia a tale realizzazione viene stimata pari a 55 miliardi di dollari, quella dei cinesi a 22 miliardi. Aleksandr Birman, giornalista specializzato in questioni energetiche, scrive sul quotidiano russo Izvestija, “Dopo essersi assicurata energia a buon mercato, la Cina riafferma la propria posizione di fabbrica più competitiva del mondo“, scrive Birman. Per la Russia, la diversificazione delle esportazioni energetiche è una necessità vitale, poiché l’accordo apre a Gazprom anche i mercati di Giappone e Corea del Sud, permettendole di diventare un attore anche del mercato del Gas Naturale Liquefatto (GNL). “Politicamente, il contratto russo-cinese è un successo“, dice Grigorij Vygon, direttore del Centro Energia della Business School di Skolkovo, Mosca. “I rischi ucraini e la posizione dell’Europa rendono la diversificazione una necessità vitale“. Osserva a sua volta il giornalista Dmitrij Babich, “Si potrebbe aggiungere che Obama s’è rivelato (involontariamente) il migliore lobbista del riavvicinamento russo-cinese nelle sue ultime visite nei Paesi con dispute territoriali con la Cina. Sostenendo direttamente la “rivoluzione” a Kiev e gli sfidanti della Cina nel Mar Cinese, Obama ha aiutato Mosca e Pechino a colmare le loro divergenze sui prezzi del gigantesco accordo. E un’altra cosa che probabilmente entrerà nei libri di testo della diplomazia è l’enorme stupidità delle sanzioni imposte al capo della prima compagnia gas-petrolifera russa, Igor Sechin, e a poche settimane del viaggio in Cina. … Si tratta di un fallimento storico per l’Unione europea e anche per gli Stati Uniti, perché cedere il gas siberiano russo alla Cina è un fallimento storico. L’UE sapeva che Putin sarebbe andato in Cina. Così, invece di lottare per il gas russo, molto importante per l’economia europea, ha creato un conflitto dal nulla sul desiderio di Janukovich di rinviare la firma dell’accordo di associazione con l’UE. E ora sembra che il gas russo sia perduto per l’Europa. Se le relazioni tra la Russia e l’UE fossero state buone, sarebbe stato molto più conveniente inviare il gas all’Europa, perché le infrastrutture per l’esportazione della Russia sono orientate verso l’Europa. Invece, sono riusciti ad allontanare la Russia e nonostante un prezzo piuttosto basso proposto inizialmente dalla Cina, la Russia ha comunque concluso tale accordo”.
Dichiarazione di Vladimir Putin sulle relazioni Russia-Cina, 20 maggio 2014, Shanghai:
Presidente Xi Jinping, onorevoli colleghi, amici,
Oggi, in un ambiente tradizionalmente accogliente e fattivo, abbiamo adempiuto al vasto programma della cooperazione russo-cinese, ponendoci obiettivi ambiziosi e traguardi a lungo termine. Abbiamo firmato una serie di importanti documenti bilaterali. Le relazioni tra la Russia e la Repubblica popolare cinese si sviluppano con successo e hanno raggiunto un nuovo livello di partenariato globale e cooperazione strategica. Durante i negoziati, abbiamo prestato particolare attenzione alle questioni economiche. La Cina è il principale partner commerciale estero della Russia. L’anno scorso il fatturato commerciale tra i nostri Paesi è stato di quasi 90 miliardi di dollari, e lavoreremo per portarlo a 100 miliardi. Abbiamo tutto quello che serve per raggiungere questo obiettivo. Un Comitato d’investimento russo-cinese è stato istituito per continuare l’espansione degli investimenti reciproci. V’è una serie di importanti iniziative imprenditoriali nel settore energetico. Lavoriamo in tutti i settori, e progrediamo in tutto il mondo.
Nel corso della riunione, abbiamo anche considerato i modi per diversificare gli scambi commerciali riducendo la dipendenza dalla situazione economica globale. Promuoveremo la cooperazione in settori ad alta intensità tecnologica come l’aviazione civile. Abbiamo buone prospettive, i progetti per realizzare aeromobili wide-bodies ed elicotteri pesanti civili. Sviluppiamo anche la cooperazione nella produzione delle auto. La cooperazione tra le banche è in crescita e continuerà a sviluppare l’infrastruttura finanziaria. Si lavora per aumentare i versamenti reciproci in valuta nazionale, e abbiamo intenzione di considerare nuovi strumenti finanziari. La cooperazione tecnologica militare, sotto la supervisione dei ministeri della Difesa dei nostri Paesi, è una questione separata. È un fattore importante per la stabilità e la sicurezza regionale e mondiale. Vediamo un grande futuro nell’espansione della cooperazione tra le singole regioni dei nostri Paesi. Numerose regioni russe, comprese le città metropolitane di Mosca e San Pietroburgo, così come la regione del Volga ed altre, collaborano direttamente con partner cinesi. I legami umanitari sono sempre più importanti. A marzo abbiamo lanciato i mutui scambi annuali d’amicizia della gioventù. Abbiamo anche deciso di creare una università russo-cinese basata sull’Università Statale di Mosca e la Beijing University of Technology.
Il Signor Presidente ha già detto che la memoria storica del grande eroismo dei nostri popoli nella seconda guerra mondiale, avvicina ancora più Russia e Cina. Abbiamo deciso di tenere celebrazioni congiunte per il 70° anniversario della Vittoria. Nel corso del nostro scambio dettagliato, abbiamo anche seguito le questioni internazionali. Prendo atto che le posizioni di Russia e Cina in gran parte coincidono. Condividiamo le stesse priorità globali e regionali. Abbiamo concordato un più stretto coordinamento delle nostre azioni in politica estera, anche nel quadro delle Nazioni Unite, dell’Organizzazione della cooperazione di Shanghai, dei BRICS, APEC e della Conferenza sull’interazione e le misure di rafforzamento della fiducia in Asia, che inizia la sua riunione stasera. Sono grato al Presidente della Cina e a tutti i nostri amici e partner cinesi per l’incontro molto costruttivo tenutosi oggi e in precedenza, quando abbiamo preparato la visita. Grazie per l’invito a visitare la Repubblica popolare cinese e ad assistere ai prossimi eventi. Sono felice di accettare.
Grazie”.
Il Presidente Vladimir Putin quindi ribadiva non solo che Russia e Cina nei loro rapporti economico-finanziari abbandonano l’uso del dollaro USA, ma anche l’”intenzione di prendere in considerazione nuovi strumenti finanziari…” I rapporti commerciali tra Cina e Russia si basano sempre più su meccanismi che vanificano le sanzioni economiche occidentali contro i due Paesi continentali. Inoltre, il Presidente Xi Jinping ha proposto la creazione di una nuova organizzazione asiatica per la cooperazione nella sicurezza, con la partecipazione di Iran e Russia, alla Quarta Conferenza sull’interazione e le misure di rafforzamento della fiducia in Asia (CICA, forum di 24 Paesi volto a rafforzare la cooperazione per la pace, la sicurezza e la stabilità in Asia), a Shanghai, Cina. “Dobbiamo rinnovare la nostra cooperazione per la sicurezza ed istituire una nuova architettura nella cooperazione per la sicurezza regionale“, ha detto Xi al vertice cui partecipavano anche il presidente iraniano Hassan Rouhani e il presidente russo Vladimir Putin. Il presidente cinese ha detto che le nazioni asiatiche dovrebbero rispondere collettivamente a problemi gravi come criminalità transnazionale, sicurezza informatica ed energetica, terrorismo e catastrofi naturali. “Dovremmo avere tolleranza zero per terrorismo, separatismo ed estremismo, dobbiamo rafforzare la cooperazione internazionale e intensificare la lotta contro tali “tre forze”. Il presidente cinese ha anche avvertito gli Stati Uniti contro la loro espansione militare in Asia: “Rinforzare le alleanze militari contro una terza parte non favorisce la sicurezza regionale.”
Inoltre, da oggi le società russe partecipano alle realizzazione del gasdotto Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India (TAPI). Il vicepremier russo Arkadij Dvorkovich ha dichiarato al Congresso sul gas in Turkmenistan, “Lo sviluppo del ‘vettore orientale’ e la sicurezza e la stabilità energetiche sono le nostre priorità“. Dvorkovich ritiene che la cooperazione con i Paesi della regione Asia-Pacifico sia promettente. La Russia è pronta a fare invitare il Turkmenistan al Gas Exporting Countries Forum (GECF) in Qatar, nel novembre 2014. “La partecipazione del Turkmenistan nel forum degli esportatori gasiferi può avvantaggiare la repubblica dell’Asia centrale“. Afghanistan, Pakistan e India sono acquirenti del gas turkmeno, e la creazione del consorzio TAPI Ltd ne è una logica conseguenza. La richiesta di accelerare la realizzazione del progetto è stata discussa in una riunione tra il presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov e i funzionari indiani. La costruzione dovrebbe essere completata nel 2018, permettendo al Turkmenistan di fornire 33 miliardi di metri cubi di gas all’anno ai suoi tre clienti.
In definitiva, Obama ha contribuito a concretizzare l’incubo di sir Halford Mackinder, ovvero la coesione politica di un’Eurasia che riesce a sottrarsi alle manipolazioni geostrategiche e geopolitiche atlantiste sviluppando ampie infrastrutture per i trasporti e le comunicazioni terrestri attraverso l’Heartland. Reti ferroviarie, viarie, gasdotti, oleodotti e addirittura canali, sviluppati dagli anni ’30 in poi, permettono oggi all’Eurasia di non essere minacciata alle linee di approvvigionamento del suo sviluppo economico-sociale, sottraendosi a quel predominio talassocratico che è alla base delle passate fortune dell’impero inglese e di quello statunitense. E in futuro, più si approfondirà l’integrazione eurasiatica, più diminuirà l’influenza monopolare di Washington e meno instabili risulteranno varie realtà geopolitiche regionali e mondiali.
Fonti:
Global Research
Global Research
PressTV
RBTH
The BRICS Post
 

mototopo

Forumer storico
Abbattiamo la Frode Bancaria e il Signoraggio

22 maggiohttps://it-it.facebook.com/pages/Abbattiamo-la-Frode-Bancaria-e-il-Signoraggio/208622872545749#

SE DECIDESSIMO DI USCIRE DALL'EURO, E' VERO CHE I NOSTRI RISPARMI SUBIREBEBBERO GRAVI PERDITE A CAUSA DELLA "SVALUTAZIONE"?

Il PD ed i mass media che ne sono espressione hanno sempre usato le armi del terrorismo informativo e fanno di tutt...o per convincere l'opinione pubblica che uscire dall'euro sarebbe un disastro, con tanto di "piaghe d'Egitto" ... mentre ben SEI PREMI NOBEL per l'economia sostengono che sarebbe la salvezza del nostro paese (per approfondire leggi qui http://www.nocensura.com/2013/12/e-siamo-6-premi-nobel-allitalia.html)

A seguito della massiccia campagna di disinformazione ufficiale portata avanti dal mainstream, veniamo subito al punto: immaginiamo di abbandonare l'euro della BCE (moneta privata a debito) perché ci siamo stufati di pagare 100 miliardi all'anno di interessi agli usurai banchieri privati e decidiamo di nazionalizzare la Banca d'Italia sotto il controllo del Ministero del Tesoro e quindi stampare le nostre neo-lire, libere da interessi, in funzione dei bisogni dell'economia. Il nome non è importante, potremmo chiamarle ancora “lire” o “talleri” o “dobloni”, il nome non conta, la nuova moneta non avrebbe niente a che fare con le vecchie lire di un tempo, sarebbe la NUOVA MONETA NAZIONALE ITALIANA, di proprietà del popolo, “a credito” e non più “a debito”, libera da interessi . L’Italia possiederebbe di nuovo la SOVRANITA’ MONETARIA.

Ora, che cosa è una "svalutazione"? Qualsiasi cosa, quindi anche una moneta, si dice che si svaluta quando perde valore rispetto a qualcos'altro. Non confondiamo svalutazione con inflazione. Quindi, ammettiamo che la neo - lira subisca una "svalutazione", il che è probabile, la subirà, MA rispetto a che cosa? La subirà rispetto ad altre monete, quindi rispetto a paesi che, ad esempio, avranno deciso di mantenere una moneta forte, come l'euro. Quindi, se ad esempio la Germania deciderà di NON abbandonare l’euro, le nostre lire potrebbero perdere potere di acquisto nei confronti di beni prodotti in Germania e venduti in euro.

Questo cosa significa? Significa che se decidessimo di comprare una casa in Germania scopriremmo che ci costerebbe un 20-30 % in più di quello che l'avremmo pagata prima dell'uscita dall'euro.
La stessa cosa vale se decidessimo di fare una vacanza in uno dei paesi in cui è adottato l’euro: alberghi, ristoranti, e i prodotti in genere costerebbero un surplus dovuto alla percentuale di svalutazione delle nostre neo-lire rispetto all'euro. Questo il maggior effetto negativo dell’uscita dall’euro.

Ma, dato che i prodotti ed i servizi sul territorio italiano verranno tutti scambiati attraverso le nostre neo-lire, adottate come moneta nazionale, non ci sarà niente che pagheremmo più o meno di prima: una moneta non si svaluta rispetto a sé stessa. Siccome tutto viene prodotto e valutato in lire e scambiato in lire, tutto rimarrà come prima: contano i prezzi in Italia, non quanto diventa più caro andare a far la spesa a Francoforte.

Addirittura, per chi ha dei risparmi in banca, potrebbe essere molto conveniente investire in titoli esteri (ad esempio dollari) PRIMA dell’uscita dall’euro. Quando decidessimo poi di venderli, essendo la lira una moneta meno forte, otterremmo molto più di quanto ci sarebbe capitato rimanendo nell’euro.. investire in titoli esteri sarebbe molto conveniente.

Ma veniamo ai vantaggi ulteriori per l'economia, oltre che l'esserci liberati dal giogo del debito pubblico fraudolento (quanto meno una parte consistente di esso e delle tasse che porta) e degli interessi su tale debito pagati alle banche private (le tasse si ridurrebbero a una frazione di quelle attuali), sarebbe proprio questa "svalutazione" della lira rispetto ai paesi euro a portare ricchezza nel nostro paese, invece che miseria, come cantano i gufi e i pagliacci del sistema.

Gli stranieri che continuano ad adottare l'euro, troverebbero che i nostri prodotti e i nostri servizi costerebbero meno e sarebbe molto vantaggioso per loro investire in Italia, fare le vacanze in Italia, comprare prodotti italiani.

Che cosa significa tutto questo? Che le nostre esportazioni volerebbero e le aziende riprenderebbero ad assumere personale per far fronte alle richieste: dal tessile alle automobili, dalla moda al turismo.

Comprare, investire, mangiare, viaggiare in Italia sarebbe di nuovo conveniente, come quando i tedeschi venivano a frotte, forti del loro marco a fare le vacanze sui nostri 6.000 km di coste, affollavano i nostri negozi e alberghi e portavano ricchezza che poi faceva girare l’economia.

AVERE UNA LIRA “SVALUTATA” DEL 20%-30% RISPETTO ALL’EURO SIGNIFICHEREBBE APRIRSI A UN MERCATO DI QUALCHE CENTINAIO DI MILIONI DI EUROPEI E AMERICANI.

Fino a poco più di un decennio fa i nostri prodotti, per qualità e pregio erano tra i più richiesti in assoluto e venivano venduti in tutto il mondo, vi siete mai chiesti perché? Perché per americani, inglesi, tedeschi ecc era CONVENIENTE usare le loro monete per comprare i nostri prodotti venduti in LIRE!

E vi siete chiesti come mai non succede più? Perché l’euro è una moneta troppo forte, nostri prodotti non sono più competitivi, la richiesta è crollata, il turismo è crollato, le esportazioni sono crollate, l’economia tutta è crollata.

E chi ha un mutuo?
Il mutuo viene convertito nella nuova moneta per cui chi doveva pagare una rata di 100 euro pagherà una rata di 100 'neo-lire'. Il tasso di interesse che verrà applicato alla rata non può essere toccato: se fisso resta fisso, se variabile continuerà ad essere indicizzato all'Euribor. Quindi se per caso, ma non è assolutamente certo, dovesse aumentare l'inflazione, chi ha un mutuo sarebbe anche avvantaggiato.

Sappiamo bene tutti il perchè stanno distruggendo l'italia. Ora ci riprendiamo la nostra terra, ed è giusto così, sono morti in troppi per regalarci questa Italia, e non ce la faremo certo estorcere da un manipolo di banchieri e politicanti loro camerieri. Questa terra è nostra e ce la riprendiamo. Altro...





 

mototopo

Forumer storico
Abbattiamo la Frode Bancaria e il Signoraggio ha condiviso un link.
<LI id=tl_unit_-1765611636890820968 class="fbTimelineUnit fbTimelineTwoColumn clearfix" data-fixed="1" data-size="1" data-side="r"> circa un'ora fahttps://it-it.facebook.com/pages/Abbattiamo-la-Frode-Bancaria-e-il-Signoraggio/208622872545749#


TUTTO E' DECISO DALLA COMMISSIONE EUROPEA, CHE NESSUNO ELEGGE! SEI SICURO DI SAPERE COSA E' L'UNIONE EUROPEA? PRIMA DI DARE IL TUO VOTO A UN PARTITO EUROPEISTA LEGGI POCHE RIGHE E MEDITA

TRATTATI EUROPEI NON VOTATI DAGLI ITALIANI: PIU’ POT...ENTI DELLE LEGGI DEGLI STATI.

STATO ESAUTORATO: NON ABBIAMO PIU’ IL PORTAFOGLIO PER SPENDERE, L’ITALIA NON HA PIU’ LA CAPACITA’ DI SPESA, CHE E’ QUELLA CHE NEL DOPOGUERRA HA PRESO L’ITALIA DALLE MACERIE E L’HA PORTATA AD ESSERE LA QUINTA POTENZA MONDIALE: LE E’ STATA TOLTA DAL TRATTATO DI MAASTRICHT E DAL FISCAL COMPACT.

LA POSSIBILITA’ DI SPESA DI UNO STATO E’ QUELLA CHE SI TRADUCE NELLA RICCHEZZA DEI CITTADINI.

“DOBBIAMO FARE GLI INTERESSI DELL’EUROPA PRIMA CHE GLI INTERESSI DELL’ITALIA” (TRATTATO DI LISBONA)

LA TROIKA EUROPEA HA L’ULTIMA PAROLA SULLE NOSTRE TASSE, POLITICHE SOCIALI, PENSIONI E REDDITI (TRATTATI SIX PACK E EUROPACK)

STATO: POSSIAMO ESSERE MULTATI DALLA UE SE CI RIFIUTIAMO DI APPLICARE TRATTATI CHE IMPOVERISCONO L’ITALIA (FISCAL COMPACT) - SE UNO STATO DICESSE “I LIMITI DI SPESA STANNO DISTRUGGENDO LE AZIENDE, LA PRODUTTIVITA’, L’AGRICOLTURA, LE SCUOLE, LA SANITA’” NON PUO’ RIFIUTARSI DI APPLICARE QUELLE POLITICHE PERCHE’ PUO’ ESSERE MULTATO PER MILIARDI DI EURO DALLA COMMISSIONE EUROPEA, CHE NESSUNO ELEGGE.

ESAUTORAZIONE DEL PARLAMNTO ITALIANO: LE LEGGI DEL PARLAMENTO ITALIANO SONO INFERIORI ALLE LEGGI DELLA COMMISSIONE UE NON ELETTA – NON C’E’ UNA SINGOLA LEGGE CHE CAMERA E SENATO POSSANO PASSARE CHE ABBIA POTERE SUPERIORE ALLE DIRETTIVE DELLA COMMISSIONE EUROPEA (TRATTATO DI LISBONA) – IL PARLAMENTO DEVE SOTTOSTARE AL GIUDIZIO DI CHI NON E’ MAI STATO ELETTO DA UN SINGOLO ITALIANO

PARLAMENTO ITALIANO: PUO’ APPROVARE LA LEGGE DI BILANCIO SOLO DOPO IL SI DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON ELETTA (TRATTATO EUROPEAN SEMESTER)

PARLAMENTO ITALIANO: PUO’ SOLO “DISCUTERE” MA NON BLOCCARE LE LEGGI DECISE DALLA COMMISSIONE EUROPEA NON ELETTA (TRATTATO FISCAL COMPACT)

COSTITUZIONE ITALIANA: UN TRATTATO EUROPEO NE HA ORDINATO LA MODIFICA NELL’ART 81 SENZA IL VOTO DEGLI ITALIANI (TRATTATO FISCAL COMPACT) – IN EUROPA SI E’ DECISO CHE LA COSTITUZIONE ITALIANA ANDAVA CAMBIATA SENZA INFORMARE IL POPOLO

COSTITUZIONE ITALIANA: E’ SOTTOMESSA AI TRATTATI EUROPEI, CHE SONO DEFINITI COME “LA CARTA COSTITUZIONALE DELLA COMUNITA’, A CUI E’ SOTTOMESSA L’ INTERA SOVRANITA’ DEGLI ITALIANI: STATO, PARLAMENTO E COSTITUZIONE (SENTENZA DELLA CORTE EUROPEA DI GIUSTIZIA)

COSTITUZIONE ITALIANA: IN CASO DI CONFLITTO FRA LA NOSTRA COSTITUZIONE ITALIANA E LA LEGGE UE, DECIDE LA CORTE EUROPEA DI GIUSTIZIA (TRATTATO DELL’UNIONE EUROPEA)

QUESTE SONO LE PROVE SEMPLIFICATE DELLA TOTALE ESAUTORAZIONE DELLA SOVRANITA’ ITALIANA

TUTTO E' DECISO, TUTTE LE LEGGI SONO CREATE DA UN GRUPPO DI PERSONE (LA COMMISSIONE EUROPEA) NOMINATE A PORTE CHIUSE, SCELTE DA MULTINAZIONALI E BANCHIERI E NON VOTATE DA NESSUN CITTADINO EUROPEO.

E' QUESTA L'ITALIA CHE VOGLIAMO LASCIARE AI NOSTRI FIGLI?

https://www.youtube.com/watch?v=0aVwmDqQ2Ac
Altro...



Paolo Barnard Trattati Europei 21/05/2014









36Mi piace · Commenta · Condividi


Piace a Francesco Bizzarro, Michele Volpi, Deogratias Fabrizio e altri 26.




https://it-it.facebook.com/pages/Abbattiamo-la-Frode-Bancaria-e-il-Signoraggio/208622872545749#

Visualizza un altro commento
 

mototopo

Forumer storico
Abbattiamo la Frode Bancaria e il Signoraggio ha condiviso un link.

22 maggiohttps://www.facebook.com/pages/Abba...622872545749?ref=stream&hc_location=timeline#


LA SVEZIA NON E' MAI ENTRATA NELL'EURO PERCHE' FU BOCCIATO AL REFERENDUM E HA IL TASSO D'OCCUPAZIONE PIU' ALTO D'EUROPA!

Sono passati quasi undici anni da quando gli elettori svedesi si sono recati alle urne per votare sull'adozione dell'e...uro. In quel referendum, che si è tenuto il 14 Settembre 2003 il 55,9% ha votato no nonostante tutti i partiti politici e i mezzi di informazioni abbiano fatto una campagna martellante per convincere gli svedesi ad adottare la moneta unica.

All'epoca Romano Prodi rimase molto deluso e disse che gli svedesi non hanno capito cose fosse giusto per loro e ha criticato l'uso dei referendum perché secondo lui la gente non e' capace di fare le scelte giuste.

E forse non è una coincidenza che in Svezia nel 2013 l'80% delle persone tra i 20 e i 64 anni era occupata stabilmente con un buon stipendio, e questo dato rappresenta il livello più alto di tutta Europa, Germania inclusa.

http://www.ilnord.it/index.php?id_articolo=3023#.U34YQH29Q0U.facebook Altro...


LA SVEZIA NON E' MAI ENTRATA NELL'EURO PERCHE' FU BOCCIATO AL REFERENDUM E HA IL TASSO...
www.ilnord.it

LA SVEZIA NON E' MAI ENTRATA

 

Users who are viewing this thread

Alto