Politiche e tecniche agrarie-forestali, andamento delle strong commodity (1 Viewer)

patatina 77

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Vendemmia 2011, la più scarsa degli ultimi 60 anni

La vendemmia 2011 in sintesi: l'Associazione enologi enotecnici italiani pubblicato un documento che raccoglie i dati definitivi. A campagna ormai ultimata, Assoenologi stima che la produzione sarà di 40,3 milioni di ettolitri: la vendemmia più scarsa degli utlimi 60 anni.

Tra alti e bassi
A luglio le elaborazioni di Assoenologi davano una produzione nazionale incrementata del 5% rispetto allo scorso anno. A fine agosto si era scesi a -5%. A metà settembre il decremento era salito a -10%. Oggi, a conferimenti praticamente conclusi, si è a -14% rispetto alla passata campagna.
Nonostante le bizzarrie del tempo, la vite, fino a metà agosto, è riuscita a superare i momenti di criticità, anche perché le basse e le alte temperature, nonché le piogge, anche se fuori periodo, sono capitate quasi sempre nei momenti di necessità della pianta. Il tutto è però stato successivamente vanificato dal caldo torrido di un'estate che, dopo una partenza con il piede sbagliato, sembrava non voler finire più. Infatti, le ultime due settimane di agosto e il mese di settembre, che per temperature hanno polverizzato tutti i record, hanno lasciato il segno. Da qui il ridimensionamento quantitativo e, in diverse zone, anche qualitativo della produzione.

Temperature da record e precipitazioni scarse
Il trimestre giugno/agosto ha registrato un decorso alquanto anomalo, non riscontrabile negli ultimi decenni. La frescura di giugno e luglio è stata bilanciata dalla calura straordinaria che ha invaso tutto il Paese a fine agosto e, nonostante alcuni nubifragi, su scala nazionale è mancato il 20% delle precipitazioni. Il mese di settembre nel Nord Italia è stato il più caldo dal 1800 e a livello nazionale si classifica al secondo posto solo dopo il 1987: 30°C, più o meno, in tutta l'Italia settentrionale, con alte temperature anche in montagna. A livello nazionale ha fatto registrare +2,5°C rispetto al periodo di riferimento 1971/2000. Il Nord Italia è stato il più caldo in assoluto con +3°C.
Per quanto riguarda le precipitazioni, il mese di settembre 2011 ha segnato un calo, su scala nazionale, del 10% rispetto al periodo 1971/2000, mentre il Nord Italia è sceso a -30%.

Epoca di vendemmia
A metà luglio si ipotizzava un anticipo di raccolta di 20 giorni che nel Centro/Nord, fino al 15 di agosto, si è ridotto a una settimana per poi tornare nuovamente a crescere. In quasi tutte le regioni del Sud la vendemmia è iniziata invece nella norma pluriennale. Sta di fatto comunque che i conferimenti delle varietà precoci, fatta eccezione per alcune zone di Lombardia, Puglia, Sicilia e Lazio, sono iniziati dopo Ferragosto.
Il pieno della raccolta in tutt'Italia è avvenuto nella prima quindicina di settembre. Le operazioni si sono praticamente chiuse intorno alla metà di ottobre, anche se gli ultimi grappoli di Aglianico in Campania, di Nerello Mascalese sulle pendici dell'Etna, di Nasco e Malvasia in Sardegna, saranno conferiti tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre.

Quantità: l'Italia divisa in due
Quantitativamente, a metà agosto, l'Italia si presentava divisa in due. Il Centro/Nord (fino alla Toscana) manifestava un'incidenza produttiva abbastanza omogenea che andava da 0 a -5% rispetto allo scorso anno. Oggi la forbice registra da 0 a -15%.
Il Centro/Sud (dalle Marche alla Sicilia) evidenziava invece una diminuzione compresa tra -5% e -20%. Oggi siamo tra -10% e -25%. Unica voce fuori dal coro è rappresentata dalla Sardegna che, dopo tre anni di decrementi, aumenta del 5%.
Complessivamente l'elaborazione dei dati fa ipotizzare che la produzione di uva possa oscillare tra i 55 e i 58 milioni di quintali che, applicando il coefficiente medio di trasformazione del 73%, danno 40,3 milioni di ettolitri, praticamente un quantitativo inferiore di poco al 14% rispetto al 2010, che fece registrare una produzione di 46,7 milioni di ettolitri (dato Istat) a fronte della media quinquennale (2006/2010) di 46.186.000 di ettolitri e di quella decennale (2001/2010) di 47.561.000 di ettolitri. Ci troviamo di fronte alla vendemmia più scarsa degli ultimi 60 anni. Per ritrovare un quantitativo simile bisogna risalire al 1948 quando si produssero 40,4 milioni di ettolitri.
Il Veneto (7.930.000 ettolitri) si conferma, per il quinto anno consecutivo, la regione più produttiva. Veneto, Emilia-Romagna, Puglia e Sicilia insieme producono circa 23,5 milioni di ettolitri, ossia quasi il 60% di tutto il vino italiano.

Decremento strutturale
Sicuramente il decremento produttivo nelle regioni meridionali è dovuto anche al ricorso alle estirpazioni con premio e abbandono definitivo dei vigneti. Va infatti ricordato che nella precedente annata sono stati regolarmente estirpati quasi 9.300 ettari che vanno sommati agli oltre 22.000 del 2008 e del 2009. Sicilia, Puglia ed Emilia-Romagna sono le regioni che hanno maggiormente fatto ricorso a tale misura.
Altro aspetto che ha diminuito la produzione è da imputare alla cosiddetta 'vendemmia verde' che consiste nel rendere improduttivo il vigneto per un anno. Basti pensare che detta pratica, solo in Sicilia, ha interessato circa 13.000 ettari.

Qualità: eterogenea ma assai interessante
Poteva essere un'annata memorabile. Purtroppo il mese di settembre non ha 'fatto la differenza'. Quindi la qualità delle uve e dei vini è stata piuttosto eterogenea: anche all'interno di una stessa Regione, il buono si scontra con l'eccellente e il mediocre con l'ottimo. Grazie alla sanità delle uve la qualità ha tenuto. I riscontri di cantina confermano ottimi livelli per i vini prodotti dalle uve vendemmiate precocemente e di quelle raccolte tardivamente. Una certa eterogeneità si riscontra in quelli prodotti a cavallo delle bizzarrie del tempo.
In tutti si manifesta una forza alcolica di forte considerazione, non sempre però supportata da un altrettanto contenuto in acidi.
La situazione è quindi a macchia di leopardo. Complessivamente il 2011 per i vini bianchi è alquanto interessante con punte di ottimo e di eccellente. I vini rossi evidenziano una carica polifenolica di tutta considerazione con indubbie possibilità di evoluzione.

Le previsioni di mercato
Le vendite all'estero nel 2010, rispetto al 2009, hanno fatto registrare un incremento dell'11,9% in valore e dell'11% in volume. I dati del primo semestre 2011 indicano un ulteriore incremento: +14,1% in valore e +15,4% in volume, sempre rispetto allo stesso periodo del 2010.
La ripresa del settore, dunque, c'è e si vede. Performance importanti visto che nel 2010 è stato esportato quasi il 50% della produzione nazionale, il che significa che i vini italiani, sia pure con cauto ottimismo, stanno tornando a volare. Dati che sono confermati anche dall'aumento delle quotazioni all'ingrosso di uve, mosti e vini, in quasi tutte le regioni italiane con incrementi medi che vanno dal 5% al 35% per le tipologie più richieste. Va ricordato che i prezzi all'ingrosso dei vini nel 2010 erano stati uguali a quelli del 2009 che a loro volta erano scivolati di oltre il 30% rispetto al 2008.

I consumi interni continuano a calare
Secondo Assoenologi i consumi interni di vino nel 2010 si sono attestati sui 43 litri pro-capite, contro i 47 del 2007. La tendenza è verso un ulteriore decremento, tanto che nel 2015 l'Assoenologi li stima sotto la soglia dei 40 litri con un calo di circa il 70% rispetto agli anni Settanta, quando in Italia si consumavano poco meno di 120 litri a persona per anno. In pratica dai due bicchieri pro-capite bevuti negli anni Settanta, siamo passati a solo mezzo bicchiere di oggi.

L'Italia e il mondo
La produzione mondiale di vino è di 300 milioni di ettolitri (40 miliardi di bottiglie), il 60% dei quali prodotti nell'Unione Europea. Il 17% della produzione mondiale ed il 30% di quella europea 'parlano italiano'. Nel 2010 l'Italia ha prodotto 46,7 milioni di ettolitri (media decennale (47,6 milioni). La superficie di uva da vino in Italia nel 1980 era di 1.230.000 ettari, nel 1990 era scesa a 970.000 ettari ed oggi è di 684.000. In vent'anni il nostro Paese ha perso 286.000 ettari, quanti ne hanno oggi la Lombardia, la Puglia e la Sicilia insieme.

Nel documento di Assoenologi vengono inoltre prese in esame le ultime tre annate e viene presentata una tabella riassuntiva con i dati definitivi, Regione per Regione, sulla produzione di mosti e vini nel 2011.
Successivamente vengono illustrate le previsioni riferite alle principali Regioni vitivinicole italiane, a cui seguono una sintesi delle ultime dieci vendemmie e una serie di tabelle che riassumono la produzione dell'ultimo decennio.

Il documento è scaricabile, in formato pdf e in doc, sul sito di Assoenologi (nella sezione 'Studi di settore').

Fonte: Assoenologi
 

patatina 77

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Castagne poche e male, okkio.

solo un estratto per non appesantire.

"...Quello del 2011 si preannuncia un autunno senza castagne. Una previsione da non prendere alla lettera, ovviamente, ma resta il fatto che il clima particolarmente torrido e siccitoso di questa estate e la crescente diffusione del Cinipide nei castagneti della penisola hanno portato a dimezzare la produzione italiana di castagne e marroni...."

quindi:

Essendo l'offerta limitata assicurarsi della qualità del prodotto e dell'origine italiana.
 

patatina 77

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Leonardite, finalmente.

Sono in ritardo di qualche mese...

leggendo qualcuno si sarà chiesto, ma le tecniche agrarie? Eccoci al dunque.

La leonardite è uno dei diversi concimi fossili, derivante dalla fossilizzazione delle foreste in ere che fu. Un altro esempio potrebbe essere il guano del cile, perchè si va a levare la cacca delle colonie degli uccelli di chissà quanti anni fa considerato che si scava in verticale per molti metri.

La leonardite ha dato origine ad una serie di concimi organici che non hanno sostituito i concimi tradizionali ma vi si sono affiancati perchè la loro peculiarità consiste in un elevatissimo effetto starter, ovvero le piante appena germogliate e nella prima fase di crescita hanno uno sviluppo più rapido e migliore cosa che le espone meno all'attacco di patogeni e stress da parassiti.

Ma il successo della leonardite,che comunque ha già superato l'apice, non sarebbe stato tale se fosse da attribuire alle mere prestazioni.
Per capire dovete sapere che le seminatrici da mais sono composte da tre singole tipologie di tramoggie, contenitori, una per il fertilizzante da localizzare vicino al seme, una per il seme, una a microdosaggio per il geodisinfestante.
Il geodisinfestante è un insetticida a largospettro, impiegato in moltissime colture per evitare che larve, roditori ecc, mangino il seme prima che questo germogli. Molti lo avranno anche visto, ed è quella polverina puzzolona che si mette prima di seminare le patate.

E adesso facciamo un po' di storia. Negli anni ottanta le stalle cominciarono a chiudere e quindi venne meno l'uso di letame fresco il quale che favorisce il formarsi di molti insetti nel terreno. In concomitanza furono eliminati molti principi attivi tossici e per fortuna perchè a distanza di anni le tramogge puzzano ancora. Erano gli anni dei pesticidi.
Si optò quindi per conciare, per inpolverare di antiparassitario il seme con i neonicotinoidi, dalla padella alla brace, ma l'idea era giusta.
Non essendoci più il letame il concime interfilare non bastava più e quindi si passò ad una concimazione totale a tutta superficie.
Si utilizzava praticamente solo la tramoggia del seme.

Fu in questa fase che la leonardite fece il suo esordio perchè i suoi bassi dosaggi e la formula a microgranuli la rendevano idonea alle tramogge dei geodisinfestanti. Ma stiamo parlando di quelli che furono gli anni 90.

Si perchè poi un po' per scetticismo ma soprattutto per quel drastico tiranno che di nome fa contenimento dei costi si fece il passo del gambero e ritornò la concimazione interfilare rivisitata nei dosaggi e nella composizione, ritornò il geodisinfestante (che non ha niente a che vedere con nocività con quello di una volta) per via dell'abbandono dei neonicotinoidi colpevoli dello sterminio delle api. E la leonardite venne accantonata.

Leonardite a parte vorrei soffermarmi su due interrogativi su cui non ho ancora preso una posizione.
Considerato che nel tempo, per motivi che andrò a spiegare, le semine di mais sono sempre andate via via anticipandosi ormai procedendo già nelle ultime due settimane di marzo, l'emissione in atmosfera in questo periodo può effettivamente nuocere alle api che prima di metà aprile io non ho mai visto svernare?
E secondo, è meglio diffondere in ambiente qualche grammo per ettaro di neonicotinoidi o un chilo e più di geodisinfestante?
In virtù di quanto già citato in quel thread...

http://www.investireoggi.it/forum/complesso-thread-acquatico-le-famiglie-dei-pesci-vt61621.html

...pur riconoscendo che il nostro paese ha normative severe sia per quanto riguarda la sana natura dei prodotti e sia anche nel rispetto della produzione senza discapito per l'ambiente, non è che ci limitiamo a salvaguardare solo quello che vediamo?

Io mi auguro che per i neonicotinoidi si trovi al più presto una soluzione perchè quella attuale non è quella giusta e non certo perchè tifo per le multinazionali ma perchè deve ritornare la concia.
La nocività di un prodotto non è solo la sua dose letale ma a livello ambientale è anche e soprattutto la quantità in superficie.
Per certi aspetti meglio pochissimo prodotto velenosissimo che tanto prodotto blando.

ossequi.
 
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MissT

Forumer storico
....
Considerato che nel tempo, per motivi che andrò a spiegare, le semine di mais sono sempre andate via via anticipandosi ormai procedendo già nelle ultime due settimane di marzo, l'emissione in atmosfera in questo periodo può effettivamente nuocere alle api che prima di metà aprile io non ho mai visto svernare?
E secondo, è meglio diffondere in ambiente qualche grammo per ettaro di neonicotinoidi o un chilo e più di geodisinfestante?
In virtù di quanto già citato in quel thread...
....

mi informero' bene , cmq dipende molto dalla persistenza del prodotto oltre che da quanto e' nocivo. e' un discorso molto complesso e ci sono molte ricerche in corso.....
 

MissT

Forumer storico
Qua intanto c'e' una tabella :: INAPICOLTURA :: che e' la stessa che trovo su un testo universitario ripubblicato nel 2010 con aggiornamenti (quindi dovrebbe essere aggiornata); qua si parla di fitofarmaci in generale e relativa pericolosita'. Mi studio bene il capitolo del libro, chiedo informazioni a persone sicuramente preparate, poi ti faccio sapere.
 

patatina 77

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Qua intanto c'e' una tabella :: INAPICOLTURA :: che e' la stessa che trovo su un testo universitario ripubblicato nel 2010 con aggiornamenti (quindi dovrebbe essere aggiornata); qua si parla di fitofarmaci in generale e relativa pericolosita'. Mi studio bene il capitolo del libro, chiedo informazioni a persone sicuramente preparate, poi ti faccio sapere.

la prima roba che ho visto è stato l'acephate :eek: su sta tabella c'ho da scrivere 'na mezzora...quando trovo un minuto (sorry pel paradosso)
 

MissT

Forumer storico
mi informero' bene , cmq dipende molto dalla persistenza del prodotto oltre che da quanto e' nocivo. e' un discorso molto complesso e ci sono molte ricerche in corso.....

la prima roba che ho visto è stato l'acephate :eek: su sta tabella c'ho da scrivere 'na mezzora...quando trovo un minuto (sorry pel paradosso)


perche' paradosso? da quello che ho letto stabilire la tossicita' dei fitofarmaci per le api non e' affatto semplice... ah il paradosso 1/2 ora barra un minuto?? :lol:
 

patatina 77

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titti, mi dici che la tabella è su di un libro 2010.

L'acefate è già diversi anni che come principio attivo non esisite più in italia. Ma forse in altre parti del mondo si usa ancora e quindi la ricerca ha un senso.

Aneddoto: un tale mi chiede di trovargli notizie riguardo "l'alcefate" che a dire di suo padre era un prodotto inarrivabile. Lui stesso mi dice che è stato revocato e io gli chiedo a cosa serve una ricerca di una cosa che non c'è più ma mi sovviene il dubbio che forse voleva mettermi alla prova.
Niente, ma quando mi davo per arreso in un dispensario di prodotti revocati comparve per l'appunto l'acefate, lui aveva sbagliato pronuncia, sgrunt!
Detto così capisco che non faccia ridere, son però storie di vita vissuta da ricordare col sorriso.
per diritto di cronaca era un PF impiegato in orticoltura.

Della tabella mi ha colpito che l'imidacloprid sia classificato come medio. Il seme di mais era trattato con "gaucho TM" un PF a base di imidacloprid al 30.7%. Ricorodo che i PF per uso fogliare anzichè conciante in commercio hanno un tenore del 16.5, vado a memoria perdonate qualche leggera inesattezza

Non ho visto il thiametoxan che ha le stesse caratteristiche ma che sta soppiantando l'imidacloprid, ma a me pare la stessa minestra anche se non ho raffrontato le schede di sicurezza.

continua....
 
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