Parmalat (PLT) Parmalat (a) III cosa sarà da grande ? (1 Viewer)

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Come i Panda
Parmalat, si va verso il rinvio dell'assemblea dei soci

a 13:06 Pubblicato da Pierre Barilli

Povero mercato, ritorna il protezionismo. E così, nel tentativo di impedire l’acquisizione del gruppo di Collecchio da parte della concorrente francese Lactalis, si va verso il rinvio dell’Assemblea Ordinaria e Straordinaria degli Azionisti già convocata per il 12, 13 e 14 aprile 2011. Però, bisogna pur dire che , nell’affaire Lactalis-Parmalat, alcuni dati o vengono ignorati o addirittura interpretati non correttamente. Ad esempio, non è vero che i francesi siano più protezionisti di noi. Le cifre, dicono che il 10,3 % delle imprese francesi sono controllate da capitali stranieri, mentre la percentuale di quelle italiane è ferma al 4,1. Se davvero dovessimo pretendere reciprocità, dovremmo invitare i francesi, e chiunque altro, ad investire capitali da noi, piuttosto che indurli a fuggire. In questo caso poi la sensazione è che le contromisure prese dal governo rischino di essere molto dannose per l’intero sistema economico italiano, senza essere nemmeno in grado di centrare l’obbiettivo: è infatti assai improbabile che consentire lo slittamento dell’assemblea degli azionisti consentirà a Ferrero, Granarolo, Banca Intesa, Tremonti e quant’altri di impedire un’acquisizione sostanzialmente già fattahttp://www.ilsole24ore.com/art/fina.../decreto-parmalat-ferma-lactalis-153132.shtml, mentre è certo che stiamo per l’ennesima volta diffondendo sui mercati l’informazione, molto pericolosa, che nel nostro paese vige l’abitudine di cambiare le regole del gioco a partita in corso. Se si voleva trovare un sistema per tenere ancor più lontani gli investitori da un paese che invece ha fame di crescita, non si poteva usare metodo più efficace.
E ancora, non è vero che i consumatori italiani sarebbero danneggiati se il controllo di Parmalat passasse nelle mani di Lactalis. Questa tabella, segnalata su noiseFromAmerika, mostra l’andamento del prezzo del latte alla stalla in tre delle regioni a più alta densità di allevamenti d’Europa, Lombardia, Rhone-Alpes e Baviera dal 1997 al 2011. Dall’elaborazione risulta evidente che in Italia il latte viene pagato più che nel resto d’Europa (e questo si riflette con decisione sui prezzi al consumo), e dato che il prezzo del latte viene fissato periodicamente attraverso accordi interprofessionali di filiera, la partita che si sta giocando oggi riguarda più che altro la forza contrattuale e la sensibilità alle istanze della politica dell’acquirente principale del latte di un dato territorio, i cui rappresentanti, a cominciare dalla Lega Nord, hanno infatti già detto la loro con una certa decisione. (... continua)
Di qui la scelta: si può continuare a credere (o a far credere) che la strada per salvaguardare un comparto produttivo come quello della zootecnia da latte italiana sia quello di proteggerlo dal mercato e dalla concorrenza, meglio sarebbe recuperare efficienza e competitività assecondando proprio le esigenze del mercato. Se gli allevatori padani non riescono, ed è vero, ad essere competitivi pur disponendo di clienti più generosi di quelli del resto d’Europa, è perché sono stati indotti (e spesso costretti) ad investire per proteggersi piuttosto che per innovarsi. Basta guardare l’enormità dei costi che devono sostenere per adeguarsi a normative sulla sicurezza alimentare che non hanno eguali in Europa (e che sfuggono alle regole del più elementare buonsenso), e che sono state istituite proprio nell’illusione di difendere i prodotti italiani dalla concorrenza straniera, anche all’interno di un mercato comune. La scelta è fra un modello protezionistico basato sulla suggestione del Made in Italy i cui costi vengono scaricati su produttori e consumatori. E’ assai improbabile che Lactalis, qualora dovesse realmente assumere il controllo di Parmalat, deciderà di destinare al fallimento le stalle dell’Emilia e della Lombardia andando ad acquistare il latte soltanto all’estero, anche per semplici ragioni di disponibilità della materia prima. Sempre che non fossimo davvero tanto allocchi da credere, e qualcuno ce lo voleva far credere, che Air France, acquistando Alitalia, avesse intenzione di portare a Parigi i turisti che volevano venire a Roma. Quel che invece è certo è che anche per gli attuali amministratori di Parmalat la situazione stava già diventando insostenibile, se è vero che il direttore generale Antonio Vanoli, a chi gli chiedeva se Parmalat acquistasse il latte in Italia o all’estero, rispondeva che questa informazione era tutelata dal segreto industriale.


blog fidentino - cronache marziane: Parmalat, si va verso il rinvio dell'assemblea dei soci
 

salcatal

Come i Panda
Parmalat tra leggende e realtà

- Ci sono alcuni dati oggettivi che vengono pervicacemente ignorati o rimossi nella narrazione più in voga dell’affaire Lactalis-Parmalat, e a ben vedere non potrebbe essere altrimenti, dato che si tratta di dati e cifre in grado di far crollare rovinosamente l’intero castello ideologico su cui si basa la pretesa del Ministro dell’Economia di impedire l’acquisizione del gruppo di Collecchio da parte della concorrente francese Lactalis.
In primo luogo non è vero che i francesi siano più protezionisti di noi . Le cifre, già citate la scorsa settimana da Mario Seminerio su Libertiamo, dicono che il 10,3 percento delle imprese francesi sono controllate da capitali stranieri, mentre la percentuale di quelle italiane è ferma al 4,1. Se davvero dovessimo pretendere reciprocità, dovremmo invitare i francesi, e chiunque altro, ad investire capitali da noi, piuttosto che indurli a fuggire.
In questo caso, poi, la sensazione è che le contromisure prese dal governo rischino di essere molto dannose per l’intero sistema economico italiano, senza essere nemmeno in grado di centrare l’obbiettivo: è infatti assai improbabile che consentire lo slittamento dell’assemblea degli azionisti già fissata per il 14 aprile consentirà a Ferrero, Granarolo, Banca Intesa, Tremonti e quant’altri di impedire un’acquisizione sostanzialmente già fatta , mentre è certo che stiamo per l’ennesima volta diffondendo sui mercati l’informazione, molto pericolosa, che nel nostro paese vige l’abitudine di cambiare le regole del gioco a partita in corso. Se si voleva trovare un sistema per tenere ancor più lontani gli investitori da un paese che invece ha fame di crescita, non si poteva usare metodo più efficace.
In secondo luogo non è vero che i consumatori italiani sarebbero danneggiati se il controllo di Parmalat passasse nelle mani di Lactalis. Questa tabella , segnalata su NoiseFromAmerika , mostra l’andamento del prezzo del latte alla stalla in tre delle regioni a più alta densità di allevamenti d’Europa Lombardia, Rhone-Alpes e Baviera dal 1997 al 2011.
Dall’elaborazione risulta evidente che in Italia il latte viene pagato più che nel resto d’Europa (e questo si riflette con decisione sui prezzi al consumo), e dato che il prezzo del latte viene fissato periodicamente attraverso accordi interprofessionali di filiera, la partita che si sta giocando oggi riguarda più che altro la forza contrattuale e la sensibilità alle istanze della politica dell’acquirente principale del latte di un dato territorio, i cui rappresentanti, a cominciare dalla Lega Nord , hanno infatti già detto la loro con una certa decisione.
Di qui la scelta: si può continuare a credere (o a far credere) che la strada per salvaguardare un comparto produttivo come quello della zootecnia da latte italiana sia proteggerlo dal mercato e dalla concorrenza, oppure si può fare in modo che recuperi efficienza e competitività assecondando proprio le esigenze del mercato. Se gli allevatori padani non riescono, ed è vero, ad essere competitivi pur disponendo di clienti più generosi di quelli del resto d’Europa, è perché sono stati indotti (e spesso costretti) ad investire per proteggersi piuttosto che per innovarsi. Basta guardare l’enormità dei costi che devono sostenere per adeguarsi a normative sulla sicurezza alimentare che non hanno eguali in Europa (e che sfuggono alle regole del più elementare buonsenso), e che sono state istituite proprio nell’illusione di difendere i prodotti italiani dalla concorrenza straniera, anche all’interno di un mercato comune.
La scelta è fra un modello protezionistico basato sulla suggestione del Made in Italy i cui costi vengono scaricati su produttori e consumatori (ma i consumatori, non ditelo a Tremonti, possono orientare le loro scelte altrove) e una decisa deregulation e sburocratizzazione del settore.
E’ assai improbabile che Lactalis, qualora dovesse realmente assumere il controllo di Parmalat, deciderà di destinare al fallimento le stalle dell’Emilia e della Lombardia andando ad acquistare il latte soltanto all’estero, anche per semplici ragioni di disponibilità della materia prima. Sempre che non fossimo davvero tanto allocchi da credere, e qualcuno ce lo voleva far credere, che Air France, acquistando Alitalia, avesse intenzione di portare a Parigi i turisti che volevano venire a Roma.
Quel che invece è certo è che anche per gli attuali amministratori di Parmalat la situazione stava già diventando insostenibile , se è vero che il direttore generale Antonio Vanoli, a chi gli chiedeva se Parmalat acquistasse il latte in Italia o all’estero, rispondeva che questa informazione era tutelata dal segreto industriale.

Parmalat tra leggende e realtà|Libertiamo.it
 

salcatal

Come i Panda
Buonasera.

Cosa dire ?

Niente.:rolleyes::rolleyes::rolleyes:

Spero solo che Dario non abbia investito troppo in UBI, perchè mi pare che oggi non abbiano proprio dato la possibilità di uscire senza farsi male.

Ancora non hanno pubblicato il bilancio, quindi non ho potuto verificare se hanno dato una qualche spiegazione circa le rettifiche su crediti in forte crescita.

Per ora dobbiamo fermarci a questo.

Nb Il neretto è mio e il riferimento al Leasing immobiliare è di quelli da far tremare se solo si ricorda Banca Italease della cugina.:(:(



Sono scese sia le rettifiche nette di portafoglio, passate a 76 milioni di euro dai 105,4 del 2009, a fronte di un grado di copertura dei crediti in bonis cresciuto nei dodici mesi allo 0,54% dallo 0,52% del 2009, che le rettifiche nette specifiche, passate a 631 milioni di euro dai 759,8 del 2009. Nell’ambito di queste ultime, il
perimetro delle Banche Rete mostra una significativa riduzione (-130,5 milioni), offrendo un segnale di fiducia a livello congiunturale, nonchè di minori esigenze di rettifica a fronte dei positivi risultati delle azioni intraprese per allineare la qualità del portafoglio di alcune Banche alla media di Gruppo, avviate oltre un anno fa;

dall’altro lato, si riscontrano le criticità di alcune Società Prodotto, collegate prevalentemente a specifici settori operativi: il consumer finance, che sta comunque mostrando i primi segnali positivi dopo gli interventi attuati, e il leasing immobiliare, dove, a partire dal quarto trimestre, è stato avviato uno specifico progetto di riqualificazione della qualità del credito in coordinamento con la Capogruppo
.

Al miglioramento delle rettifiche nette sulle svalutazioni specifiche hanno contribuito le riprese di valore che
ammontano, al netto dell’effetto time reversal, a 196,2 milioni di euro nel 2010, in crescita del 53% rispetto
ai 128,2 milioni del 2009.
Nel quarto trimestre dell’anno, il costo del credito annualizzato si è attestato allo 0,99%, rispetto all’1,11%
dell’analogo periodo del 2009 e risente della tradizionale stagionalità
 

dariomilano

novellino
Buonasera.

Cosa dire ?

Niente.:rolleyes::rolleyes::rolleyes:

Spero solo che Dario non abbia investito troppo in UBI, perchè mi pare che oggi non abbiano proprio dato la possibilità di uscire senza farsi male.

Ancora non hanno pubblicato il bilancio, quindi non ho potuto verificare se hanno dato una qualche spiegazione circa le rettifiche su crediti in forte crescita.

Per ora dobbiamo fermarci a questo.

Nb Il neretto è mio e il riferimento al Leasing immobiliare è di quelli da far tremare se solo si ricorda Banca Italease della cugina.:(:(



Sono scese sia le rettifiche nette di portafoglio, passate a 76 milioni di euro dai 105,4 del 2009, a fronte di un grado di copertura dei crediti in bonis cresciuto nei dodici mesi allo 0,54% dallo 0,52% del 2009, che le rettifiche nette specifiche, passate a 631 milioni di euro dai 759,8 del 2009. Nell’ambito di queste ultime, il
perimetro delle Banche Rete mostra una significativa riduzione (-130,5 milioni), offrendo un segnale di fiducia a livello congiunturale, nonchè di minori esigenze di rettifica a fronte dei positivi risultati delle azioni intraprese per allineare la qualità del portafoglio di alcune Banche alla media di Gruppo, avviate oltre un anno fa;

dall’altro lato, si riscontrano le criticità di alcune Società Prodotto, collegate prevalentemente a specifici settori operativi: il consumer finance, che sta comunque mostrando i primi segnali positivi dopo gli interventi attuati, e il leasing immobiliare, dove, a partire dal quarto trimestre, è stato avviato uno specifico progetto di riqualificazione della qualità del credito in coordinamento con la Capogruppo
.

Al miglioramento delle rettifiche nette sulle svalutazioni specifiche hanno contribuito le riprese di valore che
ammontano, al netto dell’effetto time reversal, a 196,2 milioni di euro nel 2010, in crescita del 53% rispetto
ai 128,2 milioni del 2009.
Nel quarto trimestre dell’anno, il costo del credito annualizzato si è attestato allo 0,99%, rispetto all’1,11%
dell’analogo periodo del 2009 e risente della tradizionale stagionalità


ti ringrazio per il pensiero.. in effetti non sono stato in grado di uscire! cmq l'errore è stato effettivamente commesso nelle settimane precedenti quando avrei dovuto vendere sia prima dei conti che sapevo non essere buoni sia per la mancata rottura della resistenza..
pazienza devo pur imparare dagli errori :wall::wall::wall:


adesso non dirmi che ubi fa la fine di italease che la testa la sbatto veramente però!!!!!:D


io farò fatica a imparare ma questi sono de coccio, non ci fosse stato il 2008!!!

UBI Leasing Se l'immobile è da edificare, imprese, artigiani e costruttori possono contare sul finanziamento fino al 100% oltre a quello dell'IVA.


stavo vedendo 1po' il bilancio del 2009 del Ubi leasing...


--mentre nell’immobiliare si sono raggiunti interessanti risultati grazie, anche, al forte contributo delle operazioni inerenti beni destinati alla produzione di energia da fonti rinnovabili. In particolare, l’ammontare di queste ultime è stato pari ad € 195.131.000, rappresentando una quota pari al 15,47% della produzione del comparto immobiliare. Nel 2008 l’importo di tali specifi ci contratti fu di € 32.562.000.

nel 2010 avranno aumentato ancora visto che ci hanno preso gusto...speriamo abbiano svalutato completamente questi in previsione dei tagli :rolleyes:
 
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salcatal

Come i Panda
Non mi fraintendere.

Ora devi gestire una posizione e quindi prendere una decisione che e' quella di uscire capitalizzando la perdita ovvero sperare che risalga.

Allora devi verificare le effettive possibilità che risalga, che sono esclusivamente legate al fatto che il titolo valga più di quanto quota oggi.

L'AT non serve a niente in questi caso.

E allora se leggi con attenzione quanto hanno scritto, tra le righe, sai dove andare a cercare il bubbone o presunto tale.

Le parole chiave sono Leasing immobiliare criticità Iv trimestre.

Quindi andare a vedere subito o appena sara disponibile il bilancio di Ubi Leasing per cercare di capire le dimensioni del problema.

Il resto sono chiacchiere.
 

dariomilano

novellino
Non mi fraintendere.

Ora devi gestire una posizione e quindi prendere una decisione che e' quella di uscire capitalizzando la perdita ovvero sperare che risalga.

Allora devi verificare le effettive possibilità che risalga, che sono esclusivamente legate al fatto che il titolo valga più di quanto quota oggi.

L'AT non serve a niente in questi caso.

E allora se leggi con attenzione quanto hanno scritto, tra le righe, sai dove andare a cercare il bubbone o presunto tale.

Le parole chiave sono Leasing immobiliare criticità Iv trimestre.

Quindi andare a vedere subito o appena sara disponibile il bilancio di Ubi Leasing per cercare di capire le dimensioni del problema.

Il resto sono chiacchiere.


si, stavo già cercando di spulciare in giro, come vedi su, in attesa :sad::sad:
 
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zoccoloduroPa

Forumer attivo
Parmalat: nuovo alt di Bossi, Lactalis chiama Ue


(ANSA) - MILANO, 29 MAR - I francesi di Lactalis ''non prendono niente'', parola di Umberto Bossi, ma il presidente del colosso caseario non ci sta e si rivolge all'Unione Europea, entrando in contatto, per ora, con il capo di gabinetto del commissario al mercato interno, Michel Barnier, che, spiega un portavoce di Bruxelles, ''ha preso nota dei commenti fatti''. Si sposta cosi' sempre piu' sul terreno politico la vicenda Parmalat, con i sindacati che chiedono al ministro dello Sviluppo Economico di intervenire con l'apertura urgente di un tavolo con l'azienda, mentre il Cda di Parmalat per poter rinviare l'assemblea a fine giugno (anziche' 12, 13 o 14 aprile) come previsto dal decreto anti-Opa dovra' ricevere entro venerdi' una proposta alternativa a quella di Lactalis. Quanto a Bossi, accompagnato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, ha rilanciato il suo ''no'' all'ingresso dei francesi. Il tutto mentre Intesa Sanpaolo e' a lavoro per mettere a punto la cordata nazionale, che puo' spaziare da Ferrero, che si conferma ancora interessata, a Granarolo, con l'intervento di soci finanziari legati al private-equity. Tra questi, oltre a Giovanni Tamburi, si e' fatto il nome di Palladio, il cui Ad Roberto Meneguzzo figura - secondo fonti finanziarie non a caso - nella lista presentata dalla Ca' de Sass per il consiglio di Collecchio, con al primo posto l'Ad uscente Enrico Bondi.
 

salcatal

Come i Panda
Insomma loro ci hanno indicato la pista da seguire tocca a noi seguirla.

A te per verificare se mantenere l'investimento a me per valutare se vale la pena di entrare e a che livello.
 

dariomilano

novellino
Insomma loro ci hanno indicato la pista da seguire tocca a noi seguirla.

A te per verificare se mantenere l'investimento a me per valutare se vale la pena di entrare e a che livello.

:Y:Y


ps. detto così sembra un gioco con gli indizi .. se non ci fossero i soldi di mezzo ad annichilire il divertimento..
o a meno dipende dai punti di vista :)
 
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gazzella

Nuovo forumer
Buona sera a tutti. Fortunatamente sono riuscita ad uscire da Parmalat in leggero gain prima della discesa libera. Poi pero' mi sono lasciata tentare da UBI, a 6,155. Dal serale sembra che un rimbalzino domani lo dovrebbe fare. Che ne pensate di quanto potrebbe essere il rimbalzo?
 

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