buonasera a tutti, mi iscrivo alla discussione avendo investito sul venezuela. ho preso parte alle discussioni su un'altra testata ma ho preferito trasferirmi.
la mia esposizione attuale è di 100k su venez 2027 @ 54.3 e 20k su venez 2018 @75.5. studio il paese da gennaio e sono entrato su 2027 a marzo, con 80k @75 a trend rialzista affermato. quest'estate ad 85 ho dimezzato la posizione, dopodichè da settembre ho cominciato a shortare il rimanente e nello spike del 16 ottobre ho comprato una buona fetta a 49.5.
la situazione del paese non è rosea, dopo le notizie di oggi quello che mi trattiene dal non vendere è, oltre al fatto che il rischio paga con un "pornographic yield", il fatto che il venezuela - normalizzando sulla sua estensione - è indubbiamente il paese più ricco del mondo, il paese sviluppato peggio amministrato e quindi con ampi margini di manovra, un paese corrotto che ad ogni caduta dell'oil, alle strette, ha effettuato variazioni alla sua struttura.
la riunione dell'opec di oggi, io l'ho seguita in diretta sia per le dichiarazioni dei ministri dell'oil che per la seguente, ridicola sia da parte della stampa che del chairman, conferenza per i giornalisti.
quello che è emerso è che l'opec vuol provare a "contare ancora qualcosa" nel mondo. l'obiettivo è chiaro, eliminare dal mercato i produttori di oil meno efficienti. fra questi non rientra il venezuela, che ha un prezzo di estrazione relativamente basso, seppur ramirez sia andato via nero in volto e parecchio stizzito. shale oil, sands oil, ... si va a parare li.
mi piacerebbe spendere due parole sullo shale, vedo che qua c'è gente interessata...
nel world energy outlook di IEA di novembre si prevedono 12 milioni di barili di shale oil al giorno per fine anno (60% del fabbisogno), con riserve certificate di petrolio in continuo aumento ad ogni nuovo documento emesso (2010/2011/2012/2013/2014 = 0/1/3/5/7 miliardi di barili). la shale revolution, come la chiamano loro, ha beneficiato dei prezzi alti degli ultimi 4 anni per far fare soldi anche a ditte di caratura "familiare"... raccogliere dati sui breakeven points è abbastanza un casino, perchè ogni zona (formazione rocciosa) americana ha i suoi costi, che peraltro variano anche del 50% da un posto all'altro al suo interno). i livelli sono molto diversi anche da varie fonti autorevoli, ho spulciato decine di report fra barckleys, JPM, goldman, ubs, bloomberg... sotto allego il report di bloomberg e di goldman, aggiornati a 2 settimane ed un mese fa, sui breakeven points di alcuni produttori di shale...
l'aria che tira in america non è molto bella... alcune compagnie americane già sono con l'acqua alla gola, per esempio noble energy e devon energy sono ferme... tante altre, sono tutte aziende "quasi domestiche" e sono davvero tante, che con l'olio sotto a 75 iniziano a rallentare... le oil-sands sono già praticamente tutte tagliate fuori, anche quelle canadesi che hanno riserve (da estrarre) di tutto rispetto. halliburton, che è il principale produttore di sistemi modulari per l'estrazione dello shale, ha sfruttato il periodo per inglobare la ditta rivale in forniture per quasi 40 mld di usd.
pioneer natural resources, che è una delle compagnie americane più aggressive, è uscita dalla vecchia location in eagle ford (ha venduto qualche asset - pipelines o giù di li - di quella zona ed anche 1 miliardo di dollari in scorte) per trasferirsi più vicina a carrizo spings e nel permian.
qui ci sono un po' di articoli sullo shale americano da leggere:
U.S. Drillers Shift Oil Rigs to Tap Most Reliable Fields - Bloomberg
Saudi Flexing Met With Crickets by U.S. Shale Frackers - Bloomberg
Oil prices push Pioneer out of Eagle Ford Shale assets - permianshale.com
si legge che:
"Alla luce del calo dei prezzi del petrolio, Pioneer Natural Resources ha preso la decisione di vendere una pipeline in Eagle Ford al fine di continuare gli sforzi operativi nel bacino Permiano. Dallas Business Journal ha riferito che il CEO di Pioneer Scott Sheffield ha fatto l'annuncio nel corso di una conference call con gli investitori. Oltre al gasdotto, l'azienda offrirà anche 1 miliardo di usd in stock."
le parole del CEO:
"It allows Pioneer to really prudently develop its assets in what I believe could easily be a $70 to $80 (per barrel) oil price environment over the next two years,” said Sheffield."... lui prevede un prezzo dell'olio fra i 70 e gli 80 dollari al barile per 2 anni.
dopo le parole del meeting di oggi, non sono da escludere spike verso i 65, ma anche i 60 usd al barile del WTI, ma credo che dopo 70-80 potrebbe effettivamente essere il range in cui rispettivamente contrazione per costi di produzione e surplus di offerta si bilanciano...
per alcune formazioni americane importanti i dati di sostenibilità (estraz. + progetti) potrebbero essere (studio di itg investment reserarch, di cui ho trovato cifre simili in riscontro su reuters da parte di altri istituti):
oklahoma: 79 usd
eagle ford: 68 usd
bakken: 67
permian: 65
in eagle ford, che è abbastanza ampia come formazione, i prezzi vanno dai 49 usd del briscoe ranch agli 87 usd di eaglebine... così per tutto il resto delle formazioni, avere dati in media è complicato perchè cambiando i pesi cambiano i valori, ed ultimamente li ritoccano tutti verso il basso...
la cosa che mi ha fatto desistere dal vendere oggi, o almeno alleggerire, è il fatto che dal 24 di settembre circolano rumors su misure da adottare nel paese, che è un mese che non viene convocata una sicad I, che alle sicad II da una settimana iniziano a vedersi code spropositate per arraffare dollari a 50 bv per usd, seppur il cambio fra cencoex, sicad e mercato nero si attesti sui 35 bv, che pare che sia stata intrapresa una via di trasparenza delle risorse dai mercati internazionali (pare che entro fine anno arriveranno altri 6 mld di usd dai vari fonden), che qualcosa si muove sul fronte petrocaribe (anche la piccola cartolarizzazione smuoverebbe importi importanti), che la cina ha parecchi interessi sul venezuela e ha concesso una certa flessibilità di pagamento, che il paese ha sempre onorato religiosamente il debito estero (anche perchè qua non si parla di default o non default, ma di collasso o meno dell'intera struttura), che sono anni che PDVSA vende sul mercato libero, evidentemente con guadagni, a quasi la metà del prezzo del brent... maduro stesso, gozzovigliando, qualche mese fa diceva che PDVSA faceva utili anche a 40 usd al barile...