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da MONORCHIO-ALETTA: DALLA LIBERTA? ALLA FORZOSITA?? - Marco Della Luna
MONORCHIO-ALETTA: DALLA LIBERTA’ ALLA FORZOSITA’?
Il presente articolo è, soprattutto nel finale, un contributo critico e propositivo al confronto da lui auspicato.
La proposta di legge del 2 Settembre, mirante a ridurre il debito pubblico di 900 miliardi in 20 anni, riferita a Monorchio e Salerno-Aletta, è stata autorevolmente avallata da Paolo Panerai su MF, ma i lettori-commentatori del medesimo giornale l’hanno massicciamente dileggiata e stroncata come sotterfugio socialistoide per consentire alla casta politica di metter le mani sui beni immobili dei cittadino. Ebbene, quella proposta di legge non conteneva elementi coercitivi espressi, ossia non parlava di prestiti forzosi o di forzoso assoggettamento degli immobili dei cittadini ad un’ipoteca a garanzia di future emissioni di titoli del debito pubblico.
La forzosità vi era, ma indiretta, sotto forma di minaccia, in quanto si diceva al cittadino: “se tu non dai il tuo immobile, per metà del valore, in ipoteca a garanzia del debito pubblico (rischiando di perderlo in caso di default dello Stato), sarai esposto al rischio di (chissà quali) aumenti di imposte su di esso”. Un po’ di terrorismo non guasta mai…
La forzosità esplicita fa la sua apparizione negli articoli a pag. 6 di MF del 27 u.s., dove Roberto Sommella parla di “maxiprestito forzoso pari al 10% della ricchezza complessiva delle famiglie (che ammonta a oltre 8.000 miliardi), e Antonio Satta parla di un “prestito forzoso” da imporre ai cittadini assieme alla costituzione di ipoteca dei loro immobili al 50%, per finanziare il fondo patrimoniale di 700 miliardi – o meglio, sembra di capire (l’articolo è sommamente confuso, incerto, quindi vieppiù inquietante) per comperare quote di questo fondo, in cui lo Stato metterebbe i suoi beni immobili. Si noti che la sottoposizione forzosa degli immobili privati ad ipoteca ingesserebbe il mercato immobiliare, proprio in un momento in cui le generazioni anziane vendono i loro immobili per mantenere i propri figli, e creerebbe un clima di angoscia tale da deprimere ulteriormente i consumi e le iniziative.
Su MF di oggi, a pag. 6, Salerno-Aletta pubblica un ampio e bell’articolo, di alti accenti, che non torna punti pratici che qui ci interessano e non chiarisce se auspichi o no la forzosità del prestito e dell’ipoteca.
MF del 27.09.11 preannunciava che presto pubblicherà un testo completo della (nuova) proposta.
Proposta che, a quanto scrive MF, si distingue da quella del 02.09 innanzitutto per l’introduzione della coattività, ossia dell’esproprio, ma pure per l’introduzione del prestito del 10%.
Non ci si accontenta più dello stimolo minatorio, terroristico (“se non mi dai i tuoi beni in garanzia, domani ti posso imporre tasse che tu neanche ti immagini”), ma si prende direttamente: la casta espropria il risparmio dei suoi sudditi.
Già nella proposta di legge del 2 u.s. è invece presente, all’art. 2, l’insieme di norme prescriventi che le pubbliche amministrazioni paghino una quota, da stabilirsi, dei loro debiti non in denaro ma in bonds non negoziabili ad ammortamento ventennale. Regola che, in pretto spirito coloniale, si applica solo ai sudditi italiani (persone fisiche e giuridiche) e non ai soggetti stranieri, che quindi saranno avvantaggiati e potranno meglio battere quelli italiani nelle contrattazioni. Ma la proposta non dice a quali debiti si applicheranno: a quelli per contratti già stipulati, a quelli per contratti da stipularsi, o ad ambedue.
Se si applica a quelli già stipulati, allora si avrebbe una modificazione unilaterale del corrispettivo, ossia un’autoriduzione del proprio debito, contraria ai principi fondamentali del diritto, con una riduzione dei ricavi dei soggetti creditori, che quindi in gran parte potrebbero divenire insolventi.
Se si applica a quelli futuri, allora l’impresa italiana si trova a concorrere su basi perdenti con quelle straniere, perché viene pagata di meno.
Quindi, se appena ce la fa, si trasferirà all’estero per recuperare la parità di condizioni, chiudendo e licenziando in Italia. Inoltre, questa autoriduzione dei pagamenti colpirebbe anche i cittadini, quindi pure gli stipendi, le pensioni, le indennità, i rimborsi, i crediti per prestazioni professionali…
MONORCHIO-ALETTA: DALLA LIBERTA’ ALLA FORZOSITA’?
DALLA LIBERTA’ ALLA FORZOSITA’: RISPOSTA A SALERNO-ALETTA
Ringrazio il dr Salerno Aletta per avere scritto ed espresso interesse a un confronto in relazione al mio articolo del 27 u.s. “Fermate Monorchio e Aletta”. Il presente articolo è, soprattutto nel finale, un contributo critico e propositivo al confronto da lui auspicato.
La proposta di legge del 2 Settembre, mirante a ridurre il debito pubblico di 900 miliardi in 20 anni, riferita a Monorchio e Salerno-Aletta, è stata autorevolmente avallata da Paolo Panerai su MF, ma i lettori-commentatori del medesimo giornale l’hanno massicciamente dileggiata e stroncata come sotterfugio socialistoide per consentire alla casta politica di metter le mani sui beni immobili dei cittadino. Ebbene, quella proposta di legge non conteneva elementi coercitivi espressi, ossia non parlava di prestiti forzosi o di forzoso assoggettamento degli immobili dei cittadini ad un’ipoteca a garanzia di future emissioni di titoli del debito pubblico.
La forzosità vi era, ma indiretta, sotto forma di minaccia, in quanto si diceva al cittadino: “se tu non dai il tuo immobile, per metà del valore, in ipoteca a garanzia del debito pubblico (rischiando di perderlo in caso di default dello Stato), sarai esposto al rischio di (chissà quali) aumenti di imposte su di esso”. Un po’ di terrorismo non guasta mai…
La forzosità esplicita fa la sua apparizione negli articoli a pag. 6 di MF del 27 u.s., dove Roberto Sommella parla di “maxiprestito forzoso pari al 10% della ricchezza complessiva delle famiglie (che ammonta a oltre 8.000 miliardi), e Antonio Satta parla di un “prestito forzoso” da imporre ai cittadini assieme alla costituzione di ipoteca dei loro immobili al 50%, per finanziare il fondo patrimoniale di 700 miliardi – o meglio, sembra di capire (l’articolo è sommamente confuso, incerto, quindi vieppiù inquietante) per comperare quote di questo fondo, in cui lo Stato metterebbe i suoi beni immobili. Si noti che la sottoposizione forzosa degli immobili privati ad ipoteca ingesserebbe il mercato immobiliare, proprio in un momento in cui le generazioni anziane vendono i loro immobili per mantenere i propri figli, e creerebbe un clima di angoscia tale da deprimere ulteriormente i consumi e le iniziative.
Su MF di oggi, a pag. 6, Salerno-Aletta pubblica un ampio e bell’articolo, di alti accenti, che non torna punti pratici che qui ci interessano e non chiarisce se auspichi o no la forzosità del prestito e dell’ipoteca.
MF del 27.09.11 preannunciava che presto pubblicherà un testo completo della (nuova) proposta.
Proposta che, a quanto scrive MF, si distingue da quella del 02.09 innanzitutto per l’introduzione della coattività, ossia dell’esproprio, ma pure per l’introduzione del prestito del 10%.
Non ci si accontenta più dello stimolo minatorio, terroristico (“se non mi dai i tuoi beni in garanzia, domani ti posso imporre tasse che tu neanche ti immagini”), ma si prende direttamente: la casta espropria il risparmio dei suoi sudditi.
Già nella proposta di legge del 2 u.s. è invece presente, all’art. 2, l’insieme di norme prescriventi che le pubbliche amministrazioni paghino una quota, da stabilirsi, dei loro debiti non in denaro ma in bonds non negoziabili ad ammortamento ventennale. Regola che, in pretto spirito coloniale, si applica solo ai sudditi italiani (persone fisiche e giuridiche) e non ai soggetti stranieri, che quindi saranno avvantaggiati e potranno meglio battere quelli italiani nelle contrattazioni. Ma la proposta non dice a quali debiti si applicheranno: a quelli per contratti già stipulati, a quelli per contratti da stipularsi, o ad ambedue.
Se si applica a quelli già stipulati, allora si avrebbe una modificazione unilaterale del corrispettivo, ossia un’autoriduzione del proprio debito, contraria ai principi fondamentali del diritto, con una riduzione dei ricavi dei soggetti creditori, che quindi in gran parte potrebbero divenire insolventi.
Se si applica a quelli futuri, allora l’impresa italiana si trova a concorrere su basi perdenti con quelle straniere, perché viene pagata di meno.
Quindi, se appena ce la fa, si trasferirà all’estero per recuperare la parità di condizioni, chiudendo e licenziando in Italia. Inoltre, questa autoriduzione dei pagamenti colpirebbe anche i cittadini, quindi pure gli stipendi, le pensioni, le indennità, i rimborsi, i crediti per prestazioni professionali…