ISIS o ISIL e i rapporti con OBAMA (1 Viewer)

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I grandi media ignorano la notizia sugli elementi operativi israeliani e statunitensi arrestati mentre aiutavano l'ISIS in Iraq.
Tre degli arrestati avevano doppia cittadinanza USA-Israeliana e una quarta di un paese del Golfo Persico.
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display…




Arrestano agenti USA e israeliani che aiutano l’ISIS? Tutti zitti!
I grandi media ignorano la notizia sugli elementi operativi israeliani e statunitensi arrestati mentre aiutavano l’ISIS in Iraq
megachip.globalist.it
 

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Ora che obama ha autorizzato l'invio illegale di truppe di terra in Siria potranno finalmente aiutare i loro protetti contro i cattivi russi
 

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“I veri mandanti dell’Isis e la Superloggia massonica Hathor-Pentalpha”

By Carlo Tarallo on 20 novembre 2015Commenti disabilitati su “I veri mandanti dell’Isis e la Superloggia massonica Hathor-Pentalpha”



ESCLUSIVA - INTERVISTA AL LEADER DELLA MASSONERIA: ?VI SPIEGO CHI SONO I VERI MANDANTI DELL?ISIS?


Gioele-Magaldi.jpg
Intervista esclusiva a Gioele Magaldi, Gran Maestro del Grande Oriente Democratico (Grande Oriente d'Italia Democratico) e Presidente del Movimento Roosevelt (Home - Movimento Roosevelt), autore del best-seller “MASSONI. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges” (Chiarelettere, Milano 2014) primo volume di una trilogia, che sta anche per essere pubblicato in lingua spagnola, francese e inglese.




D. Magaldi, lei afferma nel suo libro “Massoni” che il nome “Isis” ha un significato legato a una superloggia massonica…
R. Come ho spiegato nel primo volume della serie di Massoni. Società a responsabilità, Chiarelettere Editore, l’Isis e il progetto politico-terroristico connesso sono una precisa e meditata creazione ad opera della Ur-Lodge Hathor-Pentalpha, una superloggia sovranazionale malignamente “eretica ed estremista” nei suoi fini e nei suoi mezzi, persino rispetto agli ordinari circuiti massonici neoaristocratici e reazionari. Del resto, Isis o Iside è la stessa divinità egizia che, in determinati contesti mitologico-rituali, assume il nome di “Hathor… Tutto questo, comunque, viene spiegato minuziosamente nel libro Massoni, cosi come vi vengono profetizzati- con mesi e mesi di anticipo (il libro è uscito nel novembre 2014)- eventi quali i tremendi attentati terroristici di Parigi del 7 gennaio (episodio di “Charlie Hebdo”) e del 13 novembre 2015.
Le superlogge “Hathor-Pentalpha”, “Amun”, “Geburah”, “Der Ring” (alla guida di altre, loro satelliti) lucrarono enormi profitti geopolitici ed economici dalle guerre “preventive” al terrorismo dei primi anni ‘2000. Guerre che avrebbero avuto un senso solo se davvero fossero state volte ad “esportare” democrazia, libertà, laicità, diritti universali e infrastrutture materiali e immateriali in grado di garantire in Medio Oriente e altrove non solo istituzioni fondate sulla sovranità popolare e il pluralismo liberale, ma anche giustizia sociale e prosperità per tutti e per ciascuno. Cosi non fu. Quelle guerre, scatenate con il pretesto di abbattere “regimi canaglia” fiancheggiatori del terrorismo islamico, in realtà sono servite a scopi di ampliamento del potere e della ricchezza di un ristretto numero di gruppi massonici reazionari e neoaristocratici.


Cosa sono le superlogge massoniche?
Anzitutto occorre rammentare che il termine tecnico per denominarle è “Ur-Lodges”. Si tratta di logge molto potenti e speciali, di respiro e composizione sovranazionale, che cooptano tra i propri membri eminenti personaggi (sia uomini che donne) appartenenti alle Comunioni massoniche tradizionali (Gran Logge e Grandi Orienti) e anche profani e profane di particolare spessore e prestigio politico-sociale, economico-finanziario, mediatico, militare e culturale. E si tratta di contesti dove non ci si occupa soltanto di gestire il potere ai suoi massimi livelli globali, ma anche di cenacoli dove teorie e pratiche rituali ed esoteriche vengono coltivate con grande assiduità e scrupolosità. In effetti, a partire da fine Ottocento (momento di nascita delle prime, tra queste superlogge) e poi soprattutto nel corso del Novecento e nel primo quarto del XXI secolo, l’egemonia massonica e l’egemonia tout-court a livello planetario passa dalle tradizionali comunità massoniche organizzate su base nazionale a queste superlogge sovranazionali.


Perché una superloggia dovrebbe scatenare il terrore in Europa?
Da mesi, con la sceneggiata hollywoodiana sull’Isis e i suoi tagliatori di teste trasmessa worldwide, si è dapprima preparato il terreno. Poi è giunto il primo assaggio cruento nel cuore del Vecchio continente (vedi attentato alla sede della rivista “Charlie Hebdo”), quindi c’è stata una ulteriore escalation con l’episodio di venerdì 13 novembre 2015 e la strage di Parigi. Pur dissentendo da qualsivoglia paranoia complottista sulle numerologie di certi eventi, occorre rammentare che da quando, il venerdì 13 ottobre del 1307, il re di Francia Filippo il Bello diede l’ordine di arresto dei Cavalieri Templari, “venerdì 13” è divenuto un significante importante e famigerato negli ambienti esoterici e massonici e poi anche nell’immaginario collettivo “profano”, tanto da dar vita, in tempi recenti, ad alcune serie filmografiche sul tema.
E’ in corso una lotta fratricida tra ambienti massonici neoaristocratici, egemoni da mezzo secolo, e la ripresa di attività dei circuiti latomistici progressisti, decisi ora ad invertire il corso antidemocratico e tecnocratico tanto della globalizzazione che della governance europea. Colpendo in un giorno molto preciso e particolare, le manovalanze terroristiche eterodirette dagli ambienti della Ur-Lodge Hathor-Pentalpha, intendevano conseguire due precisi obiettivi.
Uno: dare un segnale infra-massonico ai circuiti liberomuratori progressisti e in particolare a una superloggia precisa, legata alla tradizione dei Templari e operante con particolare attenzione in Francia, in questi mesi… Dirò poi di che Ur-Lodge si tratti e che cosa stia cercando di fare sul territorio francese.
Due: grazie allo shock provocato e allo spauracchio della presunta impossibilità di garantire la sicurezza senza misure emergenziali, determinare sia in Francia che altrove un maggiore controllo politico, sociale e mediatico “autoritario”, mediante l’introduzione di eventuali modifiche costituzionali (vedi gli annunci di Hollande in tal senso) e di una sorta di “Patriot Act” europeo.

In sostanza, dopo aver determinato una cinesizzazione del popolo europeo sul piano dei rapporti sociali ed economici (smantellamento del welfare, disoccupazione galoppante, crollo della domanda aggregata e dei consumi e conseguente aumento di manodopera a buon prezzo e con bassi salari) e dopo aver costruito una UE matrigna e antidemocratica (il Parlamento europeo, luogo di rappresentanza della sovranità del Popolo europeo non ha il potere di fiduciare e sfiduciare un esecutivo politico continentale che sia sovraordinato alle strutture burocratiche comunitarie, invece di essere, come effettivamente è, subordinato alla dittatura tecnocratica della Bce, vero “dominus” non elettivo dell’attuale Europa), adesso si cerca di mortificare ulteriormente la vita democratica del Vecchio continente, introducendo, per mezzo della paura del terrorismo, leggi liberticide e autoritarie.

Quando e come finirà, se finirà, questa tragedia?
La tragedia non finirà da sola. La sua fine dipende insieme dalle iniziative dei massoni progressisti nel contrastare i progetti di involuzione neo-feudale su scala europea, occidentale e globale e dal risveglio dell’orgoglio di tutti i cittadini comuni, latori pro-quota di sovranità. In questa prospettiva è stato fondato il Movimento Roosevelt (Home - Movimento Roosevelt ), per unire in una alleanza comune élites progressiste e popolo sovrano desideroso di difendere con le unghie e con i denti tre secoli di conquiste democratiche e liberali.


Le sue verità sono sconvolgenti, lei vende tantissimi libri e gira l’Italia a spiegarle a tutti. Ha mai avuto una querela?
Ho ricevuto querele (stralunate) per diffamazione, in relazione alle attività del sito ufficiale di Grande Oriente Democratico (Grande Oriente d'Italia Democratico ), Movimento massonico d’opinione di cui mi onoro di essere Gran Maestro. Ma non ho ricevuto alcuna querela per questioni attinenti alla pubblicazione del libro Massoni. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges.


Nella massoneria, adesso, pensa di avere più amici o più nemici?
Ho sicuramente sia molti amici che molti nemici, all’esterno del network specifico di GOD, parte del più ampio campo di azione della Libera Muratoria progressista, di cui sono parte integrante. Tuttavia, da qualche tempo a questa parte accadono cose un po’ strane…
L’altro giorno, ad esempio, qualcuno mi ha iscritto ad un Gruppo “Massoneria” su facebook e poi, su quello stesso Gruppo, ieri, mercoledì 18 novembre, sono stato oggetto di minacce di esplicita violenza fisica e anche di morte, da alcuni massoni italiani, peraltro riconoscibili con nome e cognome. Sarà naturalmente mia cura, nelle prossime ore, allertare della cosa in modo adeguato sia le autorità giudiziarie competenti che l’opinione pubblica.
isis, magaldi, massoneria, superlogge, terrorismo
 

tontolina

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Obama, Erdogan e i Fratelli Musulmani

Obama, Erdogan e i Fratelli Musulmani ? Il blog di Giovanni Giacalone


l Ministero della Difesa russo ha tenuto ieri una conferenza stampa rilasciando dati su presunti traffici di petrolio messi in atto dal governo turco in accordo con l’Isis. Mosca ha anche mostrato le immagini di tre rotte principali per il trasporto, affermando che Erdogan e famiglia sono coinvolti nel traffico.
Il Generale Sergei Rudskoi ha dichiarato che se inizialmente i guadagni della Turchia ammontavano a 3 milioni di dollari al giorno, dopo l’inizio dei bombardamenti russi si sono ridotti a 1.5 milioni.

La Coalizione, curiosamente, non aveva minimamente bersagliato i convogli petroliferi dei jihadisti.
La prossima settimana la Russia presenterà ai giornali informazioni dettagliate, sia sui traffici di petrolio che sul supporto e l’addestramento dei jihadisti. Si parla di 2000 jihadisti, 250 veicoli e 120 tonnellate di munizioni transitate dalla Turchia alla Siria soltanto nelle ultime settimane.

Le accuse di Mosca hanno scaturito dure reazioni da parte di Ankara e Washington; Erdogan ha dichiarato che nessuno ha il diritto di calunniare la Turchia e che sarebbe pronto a dimettersi se tali accuse fossero dimostrate.


L’Amministrazione Obama dal canto suo rifiuta categoricamente l’idea che la Turchia stia collaborando con l’Isis. Il portavoce del Pentagono, Steve Warren, lo definisce “assurdo”, visto che “Ankara partecipa attivamente ai raid della Coalizione contro i jihadisti”. [1]


Qualcosa però non torna visto che in contemporanea il Segretario alla Difesa statunitense, Ash Carter, affermava che i bombardamenti dell’aviazione turca hanno colpito in prevalenza le milizie del Pkk e non hanno fatto abbastanza contro l’Isis. In aggiunta, Carter ha dichiarato che Ankara ha fallito nel controllo dei confini. [2] [3]


Insomma, la Turchia partecipa attivamente ai bombardamenti contro l’Isis? O bombarda il Pkk?

Non è inoltre prematuro per amministrazione Obama e Nato dichiarare “assurde” le accuse sui traffici di petrolio?
L’intelligence di Mosca fin’ora ha funzionato assai meglio di quelle di alcuni paesi della Nato e se ha indetto una conferenza stampa, forse è il caso di aspettare e valutare bene gli elementi in mano ai russi, prima di esporsi all’ennesima “figuraccia”.
D’altro canto non è solo Mosca a nutrire dubbi sulla correttezza di Ankara: sulla questione è infatti intervenuto anche il leader laburista britannico Jeremy Corbyn: “Il petrolio dell’Isis viene venduto in altri paesi e va a finire in Turchia ed è dunque necessario avere maggiori informazioni al riguardo e capire quali sono le banche coinvolte nei finanziamenti dell’Isis”. [4]
C’è poi la mossa di Parigi, ovvero l’avvio di una coordinazione militare con Mosca, nel Mediterraneo, per una campagna aerea contro l’Isis. Putin aveva definito “necessario” il coordinamento con la Marina francese.


In poche parole, mentre in Europa sono in molti ad attendere cautamente il “dossier” di Mosca, l’amministrazione Obama sembra un po’ troppo impulsiva, quasi a voler difendere a tutti i costi l’ “alleato” Erdogan.



Uno scenario già visto in Egitto nell’estate 2013, durante le proteste popolari che hanno portato alla caduta del governo filo-Fratelli Musulmani di Mohamed Morsy; anche in quell’occasione Washington appoggiò a oltranza gli islamisti, inimicandosi gran parte della popolazione scesa in piazza a protestare. Il risultato fu l’uscita immediata dell’ex ambasciatrice Usa al Cairo, Anne Patterson, immortalata tempo dopo a un evento mentre faceva il segno delle quattro dita di Rabaa, usato dai Fratelli Musulmani egiziani.


La Kavkazpress tre giorni fa ha pubblicato un pezzo (con tanto di prove fotografiche) sugli strani rapporti tra l’amministrazione Obama e i Fratelli Musulmani siriani ed egiziani, alcuni dei quali recentemente ospitati al Dipartimento di Stato. Curiosamente anche Erdogan e il partito Akp sono legati ai Fratelli Musulmani turchi, una coincidenza sulla quale può valer la pena riflettere.

Una cosa è certa, una buona parte dell’opinione pubblica europea è convinta che la Russia sia l’unico paese che si stia concretamente muovendo contro l’Isis; l’inefficacia della lunga campagna di bombardamenti della Coalizione e le ambiguità di Ankara non aiutano certo a confutare tale visione.
L’Europa è spaccata, la Nato è ossessionata dalla Russia e dall’ampliamento a est (vedere caso Montenegro), l’amministrazione Obama parteggia per Erdogan e tutto ciò va a discapito della sicurezza interna dei paesi dell’EU. Ora non ci resta che attendere ulteriori possibili “avvenimenti” da qui alla prossima settimana, quando usciranno i dettagli del dossier russo.


[1] Obama si schiera con Erdogan e rafforza la difesa in Europa - IlGiornale.it
[2] https://www.rt.com/usa/324201-turkey-islamic-state-pentagon/
[3] Ashton Carter Joseph Dunford Testimony Military | Video | C-SPAN.org
[4] UK Syria Debate: Corbyn Says IS Group Oil Goes to Turkey | News | teleSUR English
 

tontolina

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Usa: la rivolta dei generali. Nascosta, ma continua.

Di Maurizio Blondet , il 22 dicembre 2015 8 Comment





“L’ostinata insistenza di Barack Obama che Bashar al-Assad va rovesciato, e che in Siria ci sono ribelli ‘moderati’ ha provocato il silenzioso dissenso, ed anche aperta opposizione, fra alcuni dei più alti generali dello Stato Maggiore Congiunto del Pentagono”: con questo incipit, Seymour Hersh, uno dei massimi giornalisti statunitensi, rivela stupefacenti dettagli di una incredibile resistenza e disobbedienza dei militari Usa. In breve, un gruppo di gallonati, fra cui il generale Martin Dempsey allora capo degli Stati Maggiori (JCS), e il capo della DIA (spionaggio militare), generale Michel Flynn, hanno impedito o ritardato la caduta del regime di Assad…fornendo informazioni di intelligence ai militari siriani. Ma attenzione, non direttamente: hanno mandato “informazione tattica e consulenza operativa” contro i terroristi islamici ai servizi militari di Germania, Israele (sic) e Russia sapendo che, avendo questi dei contatti informali con Assad e i suoi alti gradi, glieli avrebbero passati.
Seymour M. Hersh · Military to Military · LRB 7 January 2016

Se la cosa vi sembra troppo contorta, idiota e incredibile, si sappia che Hersh è uno che non da oggi ha fonti altissime nel settore militare Usa che è stato ostile alla presa di potere neocon,
ed ha già prodotto importanti articoli sui retroscena indicibili delle guerre americane, dalle atrocità nel carcere di Abu Ghraib

alla prova che non fu Assad a lanciare i gas sarin “contro il suo stesso popolo” nel 2013.

E l’indizio che le verità che dice sono scomode, è che non vengono accolte dai grandi media americani; uno dei più celebri giornalisti del nostro tempo, oggi 78 enne, è stato persino congedato dal New Yorker (un mensile), ed ora deve scrivere e sue esplosive rivelazioni sul britannico London Review of Books.

Seymor Hersh e le sue scomode verità En passant, la lunghissima ultima inchiesta di Hersh rivela che la Cia ha continuato ad armare i terroristi anti-Assad, senza distinzione fra moderati ed estremisti, con navi piene di armi prese dagli arsenali del rovesciato Gheddafi in Libia “via Turchia”. “L’operazione è stata condotta dal 2011 da un annesso clandestino della Cia a Bengasi, col tacito assenso del Dipartimento di Stato [allora diretto da Hillary Clinton, ndr.]Christopher Stevens, l’ambasciatore Usa che è stato ucciso durante l’attacco che ha incendiato l’ambasciata, ebbe un incontro l’11 settembre del 2012, poco prima di morire, con un dirigente della compagnia di navigazione di Tripoli Al-Marfa Shipping and Maritime Services, che come sapeva il Capo degli Stati Maggiori, gestiva la spedizione di armamenti”. Comprate a caro prezzo a fondamentalisti e tagliagole libici. E’ sempre più probabile che l’attacco in cui fu ucciso (e stuprato da morto) l’ambasciatore sia stato l’esito di un litigio sui prezzi. Fra gangsters.

Hersh Era dal 2006, dunque dalla Amministrazione Bush, che l’ambasciata Usa fianziava l’opposizione in Siria (nel 2006 con 5 milioni di dollari);
Obama ha continuato la stessa politica, nonostante i consigli contrari e sempre più urgenti dei militari: la caduta di Assad provocherà solo il caos, come in Libia.

Ma “gli Stati Maggiori” giunsero alla conclusione che “era impossibile per loro controbattere direttamente” l’ostinazione di Obama, che (si lascia intendere) ha sempre sostenuto i sauditi e i Fratelli Musulmani, ciecamente, rigettando i rapporti militari che (tra l’altro) sottolineavano che la Turchia conduceva un suo doppio gioco.
Il Pentagono inganna la Cia

“Non c’era modo di bloccare le spedizioni di armi, essendo esse autorizzate dal presidente” – prosegue Hersh,citando un “consigliere degli Stati Maggiori Riuniti” ( JCS) che è la sua anonima fonte (ed è chiaramente uno dei generali della fronda), allora “La Cia fu avvicinata da un rappresentante dello Stato Maggiore che suggerì: ci sono disponibili armamenti molto meno costosi negli arsenali turchi, che possono arrivare ai ribelli in Siria nello spazio di giorni e senza richiedere una spedizione navale”.

La Cia accettò il suggerimento.
Ma la gola profonda del JCS dice: “Noi abbiamo lavorato con turchi che sapevamo per certo non essere lealisti pro-Erdogan, e da loro abbiamo ottenuto che mandassero ai jihadisti in Siria le armi più obsolete dell’arsenale, fra cui carabine M1 mai viste in giro dai tempi della guerra di Corea”.

Poco dopo, Assad capì il messaggio: c’erano in Usa amici che “hanno il potere di sminuire la direttiva presidenziale nella sua realizzazione”. Dai quali, quindi, poteva accettare le “indirette relazioni di intelligence”. e consigli operativi.
Un’amicizia di lunga data.

Un alto esponente dela “Intelligence community”americana dice ad Hersh: “Dall’11 Settembre, Bashar ci è stato estremamente utile: nel 2002 ha autorizzatolo spionaggio siriano a passarci centinaia di dossiers sulle attività della Fratellanza Musulmana in Siria e Germania.

Nello stesso anno, ci ha aiutato a sventare un attentato di Al Qaeda contro il quartier generale della 5ta Flotta in Bahrein,

anzi Assad “accettò d dare alla Cia il nome di un informatore vitale interno ad Al Qaeda. In violazione dell’accordo, la Cia ha contattato l’informatore direttamente; costui ha rigettato l’approccio, e troncò i rapporti con i suoi gestori siriani”.



Una serie di servizi preziosi per i militari Usa, che la Casa Bianca ha ripagato come si sa: “Assd must go”, ed armi ai tagliagole. Prospettiva che oltretutto farebbe mancare ai congiurati del Pentagono una fonte essenziale di informazioni, che certo non sarebbe sostituita con l’instaurazione del Califfato.



Stesso discorso per la Russia di Putin: amicizia e stima per l’uomo del Cremlino che ha le stesse loro preoccupazioni sul pericolo islamista, non condivise dal presidente. Come ha detto il generale Flynn nella recente intervista allo Spiegel (dove ha accusato Obama di volere deliberatamente la presa del potere del Califfato in Siria): “Dobbiamo lavorare in modo costruttivo con la Russia…non puoi dire che la Russia è cattiva, che deve andarsene dalla Siria; non succederà. Siamo realistici”. Per la sua posizione, Flynn “è incorso nella furia dell’Amministrazione” che lo ha licenziato.



Quanto al generale Dempsey – che Hersh descrive “esterrefatto dal continuo appoggio che Obama ha dato a Erdogan” – è stato sostituito de un generale Joseph Dunford, che davanti alla Commissione senatoriale competente, prima di assumere la carica: “Se volete che indichi una nazione che rappresenta un pericolo esistenziale per gli Stati Uniti, devo indicare la Russia”.



La fronda è utile

Insomma, si deduce, la strana “fronda militare” contro Obama e a favore di Assad (e di Putin) pare sconfitta – e forse è questo il motivo per cui ha passato ad Hersh le esplosive rivelazioni. Resta la domanda su questa alta crema militare Usa, perfettamente cosciente che la politica di “guerra del terrorismo globale” è rovinosa politicamente, militarmente e moralmente, a cui sono costretti dal governo Usa, non sappia o non possa ribellarsi apertamente.



Già all’indomani dell’11 Settembre – che è stato il colpo di Stato con cui i neocon hanno lanciato la Superpotenza nelle guerre per destabilizzare i nemici di Sion- non pochi a Washington hanno sperato in un “golpe democratico” da parte dei generali, i soli a poterlo attuare.
Invece fanno la fronda.
Difficile giudicarli.
Forse è meglio ricordare le volte in cui la fronda dei generali ha scongiurato il peggio.

Già molte volte.
Nell’aprile 2006, quando “Bush e Chenei avevano deciso seriamente d bombardare la centrale iraniana di Natanz con l’atomica”, e il capo degli Stati Maggiori di allora, il generale dei Marines Peter Pace, si oppose apertamente e con tanta forza, da ottenere che “l’opzione nucleare” fosse cancellata.
Non per molto.
Il 29 agosto 2007, un bombardiere strategico B-52 decollò dalla base di Minot (Nord Dakota) e fece scalo dopo ore di volo a Barksdale, in Louisiana, per rifornirsi di carburante. Allora il personale si accorse che sotto le sua vaste ali, il Boeing aveva sei missili da crociera AGM-129 armati con altrettante testate atomiche W80-1, già attivate. Furono gli ufficiai della US Air Frce d stanza a Barksdale ad impedire che l’aereo con le bombe ripartisse per la sua ignota destinazione, riuscendo a capire che il carico e armamento di tali testate era avvenuto “scavalcando” completamente non solo le norme di sicurezza complesse e strettissime, ma la catena di comando – modo discreto di dire che l’ordine era venuto da Dick Cheney, il vicepresidente. Lo scandalo fu soffocato. Ci furono morti sospette fra i militari che avevano sventato il volo della morte.

Le sei testate atomiche http://www.globalresearch.ca/missing-nukes-treason-of-the-highest-order/7158




Nell’autunno dello stesso 2007 l’ammiraglio William Fallon, allora comandante del CENTCOM, si oppose ad un ennesimo tentativo di aggredire l’Iran, che stava architettando il generale Petraeus, allora suo sottoposto, e che apostrofò come segue: “Sei un leccaculo, un vile, il tipo di persone che detesto”.

Superior Derided Petraeus as Suck-Up, Opposed the Surge - by Gareth Porter - Antiwar.com




Solo la storia ci dirà se questi gallonati, che invece di ribellarsi resistono occultamente e sotterraneamente ai loro capi civili, sono degli arrivisti preoccupati della carriera o invece sono degli eroi che hanno adottato il solo metodo praticabile per attenuare la follia della Superpotenza-Mostro.
Solo la storia ce lo dirà, se ci sarà ancora una storia.



L’articolo Usa: la rivolta dei generali. Nascosta, ma continua. è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.
 

tontolina

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Donald Trump: l’Isis deve tutto a Obama e a Hillary Clinton

23/12 • segnalazioni
«Lei era il segretario di Stato e Obama il presidente: due autentici geni». Intervistato da “Fox News”, il candidato repubblicano Donald Trump, ovvero il politico “impresentabile” che sta crescendo nei sondaggi con la sua violentissima polemica anti-Islam, ha incolpato Hillary Clinton e Barack Obama come primi responsabili del disastro in Medio Oriente, regione devastata dal terrorismo direttamente promosso dagli Usa. Trump accusa l’ex segretario di Stato e l’attuale presidente, indicandoli come responsabili del conflitto in Siria e della carneficina in Libia. Obama e la Clinton,«responsabili della morte di centinaia di migliaia di siriani e di libici». Colpa loro l’ascesa dell’Isis. Ed è stata la Clinton «a causare questo problema, con le sue stupide politiche», ha dichiarato testualmente Trump a “Fox News Sunday”. «Guardate quello che ha fatto in Libia e quello che ha fatto con la Siria: è stata veramente uno dei peggiori segretari di Stato della storia del nostro paese. Sostiene che io sarei pericoloso, ma è stata lei a far uccidere centinaia di migliaia di persone con la sua stupidità».
Grande imbarazzo, da parte dellintervistatore della Fox News, di fronte alle affermazioni di Trump «che contrastano e smentiscono tutta la falsa propaganda del Pentagono delle “guerre civili” causate dai “tiranni sanguinari” (Gheddafi ed Assad)», scrive “Sponda Sud”. Alla fine, osserva Luciano Lago sul magazine di geopolitica, «alcune verità vengono fuori anche nel marasma della disinformazione e della becera propaganda condotta dai grandi media», persino grazie a un “mostro” politico come Trump. «La guerra in Siria, realizzata mediante l’appoggio di alcuni paesi occidentali e di alcuni paesi arabi ai terroristi sostenuti ed armati dall’estero, ha causato la morte di oltre 250.000 persone fino al momento attuale», ricorda Lago su “Sponda Sud”. «La narrazione dei media occidentali aveva cercato di presentare il conflitto siriano come una “guerra civile”, ignorando il fatto che in Siria erano stati infiltrati decine di migliaia di mercenari jihadisti, di varie nazionalità, armati dagli Usa e finanziati dalle monarchie del Golfo (Arabia Saudita, Qatar e Kuwait), sulla base di un progetto concepito dal Pentagono di rovesciare il regime di Assad».
Obiettivo occulto degli Usa, «arrivare ad uno smembramento del paese arabo per facilitare il controllo delle risorse e creare uno stato sunnita sotto la “protezione” saudita e occidentale, isolando la parte sciita e filo-iraniana del paese». I terroristi dei vari gruppi jihadisti «erano stati inizialmente addestrati in appositi campi creati dalla Cia nel 2012 in Giordania, successivamente in Turchia, con l’obiettivo di rovesciare il governo di Bashar al-Assad, giudicato ostile agli interessi degli Usa e delle potenze regionali come (fra gli altri) l’Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia», continua Lago. «I servizi di intelligence Usa già da anni avevano finanziato i gruppi radicali sunniti della Siria per sobillare un conflitto inter-confessionale e provocare una rivolta popolare all’interno del paese». A questo scopo «avevano fatto infiltrare, nel 2011, diversi loro agenti con il compito di creare scontri a fuoco ed episodi di rivolta, in modo da screditare il governo di Assad e provocare una rivolta popolare».
Le cose però non sono filate lisce: il piano ha trovato un forte ostacolo nella resistenza della popolazione siriana e nella dura reazione dell’esercito di Damasco «contro i gruppi terroristi inviati dall’estero, veri e propri tagliagole al servizio dei monarchi sauditi». Anche la creazione dello Stato Islamico e del suo esercito jihadista, sembra certo che abbia trovato la collaborazione della Cia, della Dia e dei servizi israeliani, prosegue Lago. Il tutto sotto la copertura degli Usa, «interessati a creare il pretesto per l’intervento militare della Nato e per attuare il piano di divisione dei due paesi-chiave della regione, Siria e Iraq, entrambi collegati con l’Iran». Poi è arrivato l’intervento militare russo, iniziato il 30 settembre. La mossa di Putin «ha guastato i piani del Pentagono, oltre a quelli dell’Arabia Saudita e della Turchia che già contavano di spartirsi il territorio e le risorse della Siria». L’intervento russo «ha impedito il crollo del regime siriano e ha imposto un alt all’avanzata dello Stato Islamico che, in teoria, le potenze occidentali dichiaravano di voler combattere ma che contava su forti complicità e sul patrocinio delle monarchie del Golfo».
«Lei era il segretario di Stato e Obama il presidente: due autentici geni». Intervistato da “Fox News”, il candidato repubblicano Donald Trump, ovvero il politico “impresentabile” che sta crescendo nei sondaggi con la sua violentissima polemica anti-Islam, ha incolpato Hillary Clinton e Barack Obama come primi responsabili del disastro in Medio Oriente, regione devastata dal terrorismo direttamente promosso dagli Usa.

Trump accusa l’ex segretario di Stato e l’attuale presidente, indicandoli come responsabili del conflitto in Siria e della carneficina in Libia.

Obama e la Clinton,«responsabili della morte di centinaia di migliaia di siriani e di libici». Colpa loro l’ascesa dell’Isis
Ed è stata la Clinton «a causare questo problema, con le sue stupide politiche», ha dichiarato testualmente Trump a “Fox News Sunday”. «Guardate quello che ha fatto in Libia e quello che ha fatto con la Siria: è stata veramente uno dei peggiori segretari di Stato della storia del nostro paese. Sostiene che io sarei pericoloso, ma è stata lei a far uccidere centinaia di migliaia di persone con la sua stupidità».
 

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Il Califfato l’ha Fatta Grossa, ora l’America è Pronta a Spianarli Tutti
Di FunnyKing , il 7 luglio 2016 42 Comment

Quello che troppo è troppo : ECCHECCAZZO!

Passino, le torture, gli stupri, i processi sommari, gli assassini, le mutilazioni ma QUI si stanno minando alla base i Valori dell’Occidente.

E dunque gli americani sono pronti, anche ad usare le armi nucleari se servisse.

dalla Stampa

Nel Califfato comincia a circolare il Dinaro d’oro
La sfida “economica” degli islamisti: una moneta vale 139 dollari, ma ce ne sono pochissime
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Le prime monete d’oro del Califfato, il Dinaro che si richiama al passato glorioso degli imperi arabi, sono state viste in circolazione da attivisti dell’opposizione a Raqqa e Deir ez-Zour. Gli uomini dell’Isis, in particolare lo avrebbero imposto come mezzo di pagamento ai commercianti di petrolio che comprano il greggio estratto dallo Stato islamico e poi cercano di rivenderlo sul mercato nero in Turchia.

Rinviato da due anni

L’introduzione del Dinaro d’oro era stata annunciata nel novembre del 2014 e propagandata sul mensile Daqib e altri mezzi di comunicazione islamista come la moneta “che avrebbe sostituito il dollaro”. Un progetto ambiziosissimo ma dagli scarsi mezzi. L’introduzione è stata rimandata più volte.

I tagli

L’Isis sarebbe comunque riuscito a procurarsi, forse in Turchia, i macchinari per metter su una zecca a Raqqa. I tagli previsti sono due in oro, da 5 dinari e 1 dinaro, tre in argento da 10, 5, 1 centesimi, e due in rame. Il cambio è fissato a 139 dollari per la moneta da un 1 dinaro, che pesa 4,25 grammi, quindi a circa 38 dollari il grammo d’oro.

Scarsa circolazione

Nel Califfato si usano ancora la lira siriana e il dinaro iracheno, mentre i foreign fighters vengono pagati in dollari, custoditi soprattutto nella banche di Mosul e Raqqa. Raid mirati della coalizione hanno distrutto decine di milioni di banconote e mezzo in difficoltà gli islamisti.

Il problema del cambio

Anche se il dinaro d’oro cominciasse a circolare davvero nel Califfato, non sarebbe mai accettato all’esterno (mi permetto di contestare questo punto, n.d. fk). Un problema per i trafficanti di petrolio che però potrebbero rivendere a peso il metallo prezioso. Le quotazione sono infatti molto vicine a quelle di mercato, e non è un caso.

Vogliamo scommettere che a Raqqa sarà prestissimo riportata la democrazia?
 

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