ISIS o ISIL e i rapporti con OBAMA (1 Viewer)

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Da un documento del Pentagono: l'Occidente ha sostenuto l'ISIS per rovesciare il presidente siriano Assad
Da un documento del Pentagono: l'Occidente ha sostenuto l'ISIS per rovesciare il presidente siriano Assad - World Affairs - L'Antidiplomatico

Piuttosto che definire il gruppo "un nemico", l'Occidente lo vedeva come "un'opportunità strategica" per "isolare" Assad

Un documento del Pentagono recentemente declassificato dimostra che già nel 2012 l'intelligence USA aveva predetto la nascita dello Stato islamico in Iraq e Siria, ma piuttosto che delineare chiaramente il gruppo come un nemico, lo vedeva come "un'opportunità strategica" per "isolare" Bashar al Assad e ridurre "l'espansione sciita".

Un documento della Defense Intelligence Agency degli Stati Uniti, pubblicato da 'Judicial Watch', dimostra che i governi occidentali si sono deliberatamente alleati con Al Qaeda e altri gruppi estremisti islamici per rovesciare il regime del presidente siriano Bashar al Assad, che da anni si è distinto per la sua opposizione ad un gasdotto che potrebbe portare il gas dal Qatar in Europa, un progetto che potrebbe spodestare la Russia come fornitore dominante per l'Europa. Lo segnala un articolo pubblicato su 'Insurge Intelligence'.

Il documento del 2012 rivela che in coordinamento con gli Stati del Golfo e la Turchia, l'Occidente ha intenzionalmente sponsorizzato gruppi islamici violenti per destabilizzare Bashar al Assad . Secondo questi documenti, il Pentagono ha previsto il probabile sviluppo dello Stato islamico come risultato diretto della strategia, ma ha descritto questo risultato come una "opportunità strategica" per "isolare il regime siriano".

"L'Occidente, i Paesi del Golfo e la Turchia sostengono l'opposizione siriana (...) E' possibile stabilire un principato salafita dichiarato e no nella Siria orientale, e questo è esattamente ciò che le forze che sostengono l'opposizione vogliono per isolare il regime siriano", dice il documento.

Il documento del Pentagono offre una straordinaria conferma che la coalizione guidata dagli Stati Uniti, che attualmente sta combattendo l'ISIS, tre anni fa ha accolto con favore la nascita di un "principato estremista salafita nella regione, come un modo per minare Bashar al Assad e bloccare l'espansione strategica dell'Iran. Nel documento, l'Iraq viene individuato come parte integrante di questa "espansione sciita".
 

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GLI AMICI DEL CALIFFO


Scritto da il Moralista 17 - feb - 2015 34 Commenti
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L’Isis, ovvero Iside, divinità egizia oscura e tenebrosa, non è, a differenza di quanto va dicendo Carlo Freccero, una “creazione di Barack Obama” (clicca per ascoltare).
L’Isis, giova ripeterlo ancora una volta, è frutto dell’ingegno malefico di una specifica superloggia, la Hathor Pentalpha, creata da Bush padre in comunione di intenti con personaggi influenti del calibro di Tony Blair e Nicolas Sarkozy. La natura evidentemente apolide di un simile consesso Leggi tutto ...
 

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da Perché l?America si limita a fingere di combattere l?Isis | LIBRE

Perché l’America si limita a fingere di combattere l’Isis


Le comparse dell’Isis, denuncia Gioele Magaldi nel bestseller “Massoni”, sono state accuratamente selezionate da manovalanza occidentale, coordinata dalla cupola massonica del massimo potere concentrata nella Ur-Lodge “Hathor Pentalpha”, la superloggia segreta dei Bush che ha reclutato anche leader europei come Blair, Aznar e Sarkozy, oltre al turco Erdogan.
Nella “Hathor Pentalpha”, che Magaldi definisce “loggia del sangue e della vendetta”, nata da George Bush padre dopo la sconfitta subita da Reagan alle presidenziali del 1980, sarebbero confkuiti i campioni del vertice neocon americano, da Dick Cheney e Paul Wolfowitz, il falco Donald Rumsfeld, profeti della globalizzazione neoliberista come Samuel Huntington e decine di satelliti regionali, tra cui anche l’ex presidente del Senato italiano Marcello Pera e l’ex ministro della difesa Antonio Martino. Per Magaldi, la “Hathor Pentalpha” ha diretto l’operazione 11 Settembre, in collaborazione con un certo Bin Laden. E poi ha creato il nuovo orrore, quello dell’Isis, non a caso battezzato con il nome della dea egizia, di cui “Hathor” è il secondo nome. Una “firma” piuttosto esplicita, ideata da ambienti esoterici sempre molto attenti ai nomi, alle date, ai numeri che compongono il contenuto simbolico a cui viene attribuito anche un preciso significato propiziatorio.
 

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La lunga mano della Nato

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Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATOItalia



30 giu 2015 — di Manlio Dinucci
https://www.change.org/p/la-pace-ha...o&utm_source=petition_update&utm_medium=email


«Ripugnante violenza»: così il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg definisce l’attacco terroristico in Tunisia. Cancella con un colpo di spugna il fatto che la reazione a catena, di cui la strage in Tunisia è uno degli effetti, è stata messa in moto dalla strategia Usa/Nato.

Un documento desecretato del Pentagono, datato 2012, conferma che l’Isis, i cui primi nuclei vengono usati dalla Nato per demolire con la guerra lo Stato libico, si forma in Siria reclutando soprattutto militanti salafiti sunniti. Finanziati da Arabia Saudita e altre monarchie, essi vengono rifor­niti di armi attra­verso una rete della Cia. Obiettivo: «stabilire un principato salafita nella Siria orientale», in funzione anti-sciita, e da qui scatenare l’offensiva in Iraq quando il governo dello sciita al-Maliki si allontana da Washington, avvicinandosi a Pechino e Mosca.

Ulteriore conferma viene da documenti sauditi, appena rivelati da Wikileaks: essi dimostrano che, almeno dal 2012, l’Arabia Saudita alimenta la guerra segreta in Siria, di concerto con la Turchia. Quindi con la Nato, che loda la propria partnership con l’Arabia Saudita e le altre monarchie del Golfo perché «forniscono in modo sempre più efficiente sicurezza, anche al di là della loro regione».

Ben dimostrato dalla guerra contro lo Yemen dove l’Arabia Saudita, sostenuta militarmente dagli Usa, commette ogni giorno stragi di civili ben peggiori di quella in Tunisia rivendicata dall’Isis, documentate da una mostra fotografica apertasi nella capitale yemenita. Ignorate però dai grandi media che, focalizzando l’attenzione sugli innocenti turisti uccisi su una spiaggia tunisina, sfruttano questo crimine per dimostrare che l’Occidente è sotto attacco e deve quindi difendersi.

Con perfetto quanto sospetto tempismo, i ministri della difesa della Nato, riunitisi a Bruxelles nei due giorni prima della strage in Tunisia, decidono di potenziare la «Forza di risposta» dell’Alleanza, portandola a 40mila uomini (dai 13mila previsti inizialmente), e di intensificare la sua preparazione perché sia pronta ad essere proiettata nelle aree di crisi.

A tal fine i ministri della difesa decidono di «accelerare le procedure decisionali politiche e militari, compresa l’autorità del Comandante supremo alleato in Europa di preparare le truppe per l’azione». L’accelerazione delle procedure decisionali conferisce al Comandante supremo alleato in Europa – sempre un generale Usa nominato dal Presidente – il potere di decidere e attuare un intervento militare in tempi tali da esautorare di fatto i parlamenti europei (quello italiano ringrazi a tale proposito la ministra Pinotti che ha partecipato al summit di Bruxelles).

La Nato viene così rilanciata alla grande, con profonda soddisfazione di Washington. Esternata, il giorno stesso della strage in Tunisia, dal segretario Usa alla difesa Ash Carter: «Un anno fa la Nato si chiedeva che cosa avrebbe fatto dopo l’Afghanistan. Quest’anno abbiamo scoperto non solo una ma due cose da affrontare: l’Isis e la Russia di Putin».

Lo stesso giorno della strage in Tunisia, il segretario generale della Nato Stoltenberg, partecipando al Consiglio d’Europa, sottolinea che «su dieci cittadini della Ue, nove vivono in paesi Nato» e che le due organizzazioni «condividono gli stessi valori e lo stesso ambiente di sicurezza». Annuncia quindi che la Nato ha fatto «passi decisivi per rafforzare la difesa collettiva». Nel cui nome l’Europa viene usata come terreno di grandi manovre militari, con la partecipazione solo in giugno di 11mila soldati di 22 paesi, e come ponte di lancio della «Forza di risposta». Sempre, naturalmente, sotto comando Usa.

(il manifesto, 30 giugno 2015)
 

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venerdì 29 agosto 2014

Drone sionista precipita vicino all'aeroporto di Bagdad: stava spiando per conto dell'ISIL???



Appena cinque giorni dopo che un velivolo senza pilota del regime ebraico dell'Apartheid é stato intercettato ed abbattuto dalla Guardia Rivoluzionaria iraniana prima che potesse giungere sull'impianto nucleare di Natanz
un altro UAV sionista dello stesso identico modello é precipitato poco fuori dalla capitale irakena Bagdad, all'incirca nella zona dell'aeroporto internazionale.

E' evidente che questo velivolo sia stato lanciato dal territorio curdo, visto che i seguaci di Barzani e soci sono sempre stati camerieri e servitori degli interessi sionisti nella regione, come hanno dimostrato vari avvenimenti non ultima la recente vendita al regime di Tel Aviv di petrolio illegalmente estratto dai giacimenti che dovrebbero venire unicamente gestiti dal competente Ministero del Governo Centrale.

E perché mai il regime ebraico vuole spiare la capitale irakena? Forse si trattava di una ricognizione a beneficio dei terroristi dell'ISIL?
Del resto, sappiamo tutti benissimo che lo scopo dei seguaci del 'califfo' Bagdadi, i cui legami col Mossad sono stati articolatamente svelati e discussi, era originariamente quello di marciare verso la capitale per rovesciare il Governo legittimo de sancire la balcanizzazione della Mesopotamia.

Solo quando la gagliarda reazione dei volontari e delle milizie sciite ha preso a calci nel sedere le colonne takfire che marciavano verso Samarra allora il Daash ha ripiegato sul 'piano B' della fasulla invasione delle province curde, per dare modo a Obama e sicofanti di gridare all'emergenza e ritornare a giocare un ruolo militare nel paese.





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imolaoggi.it
 

tontolina

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A volte si tradiscono...




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