il triste fallimento di una dottrina economica (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
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http://www.investireoggi.it/forum/se-litalia-facesse-come-lislanda-vt65068-7.html#post2493603

passato inosservato continuo qui con un bel articolo pubblicato da InvestireOggi
Islanda: la strada non intrapresa | Dall'Estero | Investireoggi.it
Islanda: la strada non intrapresa

Considerazioni di Paul Krugman sul New York Times sugli inesistenti effetti espansivi dell'austerità, e sulla strada diversa che si potrebbe intraprendere

1 novembre 2011 , ore 2:17 - 2 Commenti




di Paul Krugman –

I mercati finanziari stanno celebrando l’accordo raggiunto a Bruxelles giovedi scorso.
Infatti, rispetto a quello che sarebbe potuto accadere (un amaro fallimento da concordare), i leaders Europei si sono accordati su qualcosa, e malgrado i dettagli siano imprecisi e fumosi, si tratta comunque di uno sviluppo positivo.
E’ importante però fare un passo indietro per vedere il panorama più in generale, cioè il triste fallimento di una dottrina economica, una dottrina che ha inflitto danni enormi sia in Europa che negli Stati Uniti. La dottrina in questione è riassunta nella dichiarazione che, nel periodo che segue una crisi finanziaria, le banche devono essere salvate e i cittadini devono pagare il prezzo.
Quindi una crisi causata dal liberismo diventa un motivo per impiantare ancor di più le dottrine neoliberiste; una crisi che genera disoccupazione di massa, piuttosto che rilanciare gli sforzi pubblici per creare posti di lavoro, diventa un momento di austerità, in cui la spesa pubblica e i programmi sociali sono tagliati drasticamente.


Abbiamo venduto questa dottrina affermando che non c’erano alternative, che sia il salvataggio delle banche che i tagli alla spesa pubblica sono necessari per soddisfare i mercati finanziari, affermando che l’austerità fiscale avrebbe creato posti di lavoro.
L’idea era che i tagli alla spesa avrebbero aumentato la fiducia dei consumatori e delle imprese.
E presumibilmente, questa fiducia avrebbe stimolato la spesa privata e compensato gli effetti deprimenti dei tagli.
Alcuni economisti non erano convinti. Uno scettico affermava in modo caustico che le dichiarazioni sugli effetti espansivi dell’austerità si basavano solo sulla “favola della fiducia”. Beh, ok, quello ero io.
Ma la dottrina è stata estremamente egemone.


L’austerità espansiva è stata sostenuta in particolare dai repubblicani americani e dalla Banca Centrale Europea, che l’anno scorso ha esortato tutti i governi europei, non solo quelli con difficoltà di bilancio, ad intraprendere il “consolidamento fiscale”.
E quando David Cameron è diventato primo ministro del Regno Unito lo scorso anno, ha subito avviato un programma di tagli alle spese, ritenendo che ciò avrebbe rilanciato l’economia (una decisione che molti esperti americani accolsero con elogi e adulazioni).


Ora, però, stiamo vedendo le conseguenze, e il panorama non è gradevole.
La Grecia è stata guidata dalle misure di austerità verso una depressione profonda; questa depressione, e non la mancanza di sforzi da parte del governo greco, ha portato alla conclusione che il programma imposto alla Grecia è concretamente impraticabile, come recita un rapporto riservato inviato la settimana scorsa ai funzionari europei.
L’economia britannica è rimasta immobile dinanzi alla crisi e la fiducia delle imprese e dei consumatori è scesa invece di salire.


Probabilmente è altrettanto importante conoscere quella che si considera una storia di successo.
Pochi mesi fa, molti esperti hanno cominciato a esaltare i successi della Lettonia, che dopo una terribile recessione, si è sforzata di ridurre il suo deficit di bilancio e di convincere i mercati che era in regola con i propri conti.
Ciò è realmente avvenuto, ma per realizzarlo la Lettonia ha pagato con un aumento del 16% in più di disoccupazione e con una economia che, sebbene in crescita, corrisponde al 18% in meno di quella che era prima della crisi.


Salvare le banche e far pagare il conto ai lavoratori non è proprio una ricetta per la prosperità.




Ma c’era un’alternativa?
Beh, è per questo che sono in Islanda, per un convegno sul paese che ha fatto qualcosa di diverso.
Se avete letto le cronache della crisi finanziaria, o avete visto gli adattamenti cinematografici dell’eccellente “Inside Job”, dovreste sapere che l’Islanda era probabilmente l’esempio perfetto del disastro economico: i suoi banchieri fuori da qualsiasi controllo hanno accumulato un debito enorme e lasciato la nazione in una situazione disperata.
Ma sulla strada verso l’apocalisse economica è avvenuta una cosa curiosa: la disperazione stessa dell’Islanda ha reso impossibile il comportamento convenzionale e ha dato al paese la libertà di rompere le regole.
Mentre tutti gli altri salvavano i banchieri e le banche, costringendo i cittadini a pagarne il prezzo, l’Islanda ha lasciato che le banche fallissero e al tempo stesso ha ampliato la sua rete di sicurezza sociale.
Mentre tutti i paesi restavano ossessionati dal tentativo di placare gli investitori internazionali, l’ Islanda ha imposto controlli temporanei sui movimenti di capitale, per darsi un certo margine di manovra.


Come sta andando? [questa lezione la dovrebbero studiare i nostri politicastri al governo che stanno "liberalizzando" per rendere l'Italia una nazione da derubare]
L’Islanda non ha evitato la grave crisi economica e nemmeno l’abbassamento del tenore di vita.
Però è riuscita ad arginare l’aumento della disoccupazione e il disagio sociale dei soggetti meno tutelati e garantiti.
La rete di sicurezza sociale è rimasta intatta così come intatta è rimasta la dignità e la decenza minima della società.
“Le cose sarebbero potute andare molto peggio” può essere che non sia tra i più stimolanti degli slogan, ma dato che il mondo intero sperava in un disastro totale, rappresenta comunque una vittoria politica.
E insegna una lezione a tutti noi: la sofferenza di tanti nostri cittadini è inutile.
Se questo è un momento incredibile di crisi e di dolore, se viviamo in una società molto più dura e crudele, è stato per scelta.
Tutto ciò non doveva, e non deve, inevitabilmente avvenire.

Articolo originale: The Path Not Taken


Traduzione di Francesco Caruso
 

tontolina

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Islanda: la strada non intrapresa

Considerazioni di Paul Krugman sul New York Times sugli inesistenti effetti espansivi dell'austerità, e sulla strada diversa che si potrebbe intraprendere

1 novembre 2011 , ore 2:17 - 2 Commenti




di Paul Krugman –

I mercati finanziari stanno celebrando l’accordo raggiunto a Bruxelles giovedi scorso.
Infatti, rispetto a quello che sarebbe potuto accadere (un amaro fallimento da concordare), i leaders Europei si sono accordati su qualcosa, e malgrado i dettagli siano imprecisi e fumosi, si tratta comunque di uno sviluppo positivo.
E’ importante però fare un passo indietro per vedere il panorama più in generale, cioè il triste fallimento di una dottrina economica, una dottrina che ha inflitto danni enormi sia in Europa che negli Stati Uniti. La dottrina in questione è riassunta nella dichiarazione che, nel periodo che segue una crisi finanziaria, le banche devono essere salvate e i cittadini devono pagare il prezzo.
Quindi una crisi causata dal liberismo diventa un motivo per impiantare ancor di più le dottrine neoliberiste; una crisi che genera disoccupazione di massa, piuttosto che rilanciare gli sforzi pubblici per creare posti di lavoro, diventa un momento di austerità, in cui la spesa pubblica e i programmi sociali sono tagliati drasticamente.


Abbiamo venduto questa dottrina affermando che non c’erano alternative, che sia il salvataggio delle banche che i tagli alla spesa pubblica sono necessari per soddisfare i mercati finanziari, affermando che l’austerità fiscale avrebbe creato posti di lavoro.
L’idea era che i tagli alla spesa avrebbero aumentato la fiducia dei consumatori e delle imprese.
E presumibilmente, questa fiducia avrebbe stimolato la spesa privata e compensato gli effetti deprimenti dei tagli.
Alcuni economisti non erano convinti. Uno scettico affermava in modo caustico che le dichiarazioni sugli effetti espansivi dell’austerità si basavano solo sulla “favola della fiducia”. Beh, ok, quello ero io.
Ma la dottrina è stata estremamente egemone.


L’austerità espansiva è stata sostenuta in particolare dai repubblicani americani e dalla Banca Centrale Europea, che l’anno scorso ha esortato tutti i governi europei, non solo quelli con difficoltà di bilancio, ad intraprendere il “consolidamento fiscale”.
E quando David Cameron è diventato primo ministro del Regno Unito lo scorso anno, ha subito avviato un programma di tagli alle spese, ritenendo che ciò avrebbe rilanciato l’economia (una decisione che molti esperti americani accolsero con elogi e adulazioni).


Ora, però, stiamo vedendo le conseguenze, e il panorama non è gradevole.
La Grecia è stata guidata dalle misure di austerità verso una depressione profonda; questa depressione, e non la mancanza di sforzi da parte del governo greco, ha portato alla conclusione che il programma imposto alla Grecia è concretamente impraticabile, come recita un rapporto riservato inviato la settimana scorsa ai funzionari europei.
L’economia britannica è rimasta immobile dinanzi alla crisi e la fiducia delle imprese e dei consumatori è scesa invece di salire.


Probabilmente è altrettanto importante conoscere quella che si considera una storia di successo.
Pochi mesi fa, molti esperti hanno cominciato a esaltare i successi della Lettonia, che dopo una terribile recessione, si è sforzata di ridurre il suo deficit di bilancio e di convincere i mercati che era in regola con i propri conti.
Ciò è realmente avvenuto, ma per realizzarlo la Lettonia ha pagato con un aumento del 16% in più di disoccupazione e con una economia che, sebbene in crescita, corrisponde al 18% in meno di quella che era prima della crisi.


Salvare le banche e far pagare il conto ai lavoratori non è proprio una ricetta per la prosperità.




Ma c’era un’alternativa?
Beh, è per questo che sono in Islanda, per un convegno sul paese che ha fatto qualcosa di diverso.
Se avete letto le cronache della crisi finanziaria, o avete visto gli adattamenti cinematografici dell’eccellente “Inside Job”, dovreste sapere che l’Islanda era probabilmente l’esempio perfetto del disastro economico: i suoi banchieri fuori da qualsiasi controllo hanno accumulato un debito enorme e lasciato la nazione in una situazione disperata.
Ma sulla strada verso l’apocalisse economica è avvenuta una cosa curiosa: la disperazione stessa dell’Islanda ha reso impossibile il comportamento convenzionale e ha dato al paese la libertà di rompere le regole.
Mentre tutti gli altri salvavano i banchieri e le banche, costringendo i cittadini a pagarne il prezzo, l’Islanda ha lasciato che le banche fallissero e al tempo stesso ha ampliato la sua rete di sicurezza sociale.
Mentre tutti i paesi restavano ossessionati dal tentativo di placare gli investitori internazionali, l’ Islanda ha imposto controlli temporanei sui movimenti di capitale, per darsi un certo margine di manovra.


Come sta andando? [questa lezione la dovrebbero studiare i nostri politicastri al governo che stanno "liberalizzando" per rendere l'Italia una nazione da derubare]
L’Islanda non ha evitato la grave crisi economica e nemmeno l’abbassamento del tenore di vita.
Però è riuscita ad arginare l’aumento della disoccupazione e il disagio sociale dei soggetti meno tutelati e garantiti.
La rete di sicurezza sociale è rimasta intatta così come intatta è rimasta la dignità e la decenza minima della società.
“Le cose sarebbero potute andare molto peggio” può essere che non sia tra i più stimolanti degli slogan, ma dato che il mondo intero sperava in un disastro totale, rappresenta comunque una vittoria politica.
E insegna una lezione a tutti noi: la sofferenza di tanti nostri cittadini è inutile.
Se questo è un momento incredibile di crisi e di dolore, se viviamo in una società molto più dura e crudele, è stato per scelta.
Tutto ciò non doveva, e non deve, inevitabilmente avvenire.

Articolo originale: The Path Not Taken


Traduzione di Francesco Caruso


cosa dimostra questo?

semplice che le politiche dei liberali Americani.... e più in generale le scelte economiche dei partiti di destra provocano solo un'enorme sofferenza per la popolazione
non risolvono il problema

e arricchiscono solo le multinazionali che si appropriano di tutto
 

nagual

mondo patafisico
Per me questo rafforza il sospetto che i politici siano solo servi pagati da chi detiene il vero potere. Il velo della scientificità è steso facendo elaborare paradigmi a chi è pagato per vendere il proprio cervello.

Il denaro è potere, c'è poco da fare, specialmente in un mondo in cui il fine ultimo è prostituirsi.
 

PILU

STATE SERENI
non bisogna essere dei premi nobel per capire che il sistema ha fallito .. il vero problema è avere una classe politica VERA di gente con al max 50 anni che si dimostri di voler essere al servizio della nazione .. una classe politica senza benefit come quella attuale ... in un anno possiamo diventare i migliori nel mondo ...

abbiamo uomini e mezzi per esserlo ...

manca solo la volontà di esserlo... :wall::wall::wall:
 

tontolina

Forumer storico
non bisogna essere dei premi nobel per capire che il sistema ha fallito .. il vero problema è avere una classe politica VERA di gente con al max 50 anni che si dimostri di voler essere al servizio della nazione .. una classe politica senza benefit come quella attuale ... in un anno possiamo diventare i migliori nel mondo ...

abbiamo uomini e mezzi per esserlo ...

manca solo la volontà di esserlo... :wall::wall::wall:

oltre ad essere vecchi
sono pure corrotti ed incapaci
i nostri politicastri


ma qui il concetto và oltre la classe politica stupida e ladra italiana

ma intende guardare in faccia la realtà


se
si continua a tagliare lo Welfare di protezione alla popolazione
è scontato che si entri in una spirale recessiva.... se non depressiva


guarda anche solo l'italia
da quando c'è il governo destro di Berlusconi
sono stati tagliati tutti i servizi essenziali ai cittadini pur mantenendo ed aumentando i privilegi dei mafiosi al governo


e quale è stato il risultato ?
Ben 20 anni di stagnazione economica
eggià ormai lo dicono tutti in questi 20 anni lla nostra economia non è cresciuta


solo il debito è raddoppiato ... le auto blu sono decuplicate .. ora ci sono pure gli aerei blu.... anche gli introiti politici sono decuplicati
per 1000 politicastri romani
sono stati assunti ben 4600 inservienti

e la Lega si è messa ben comoda e da buon predatore non vuole mollare l'osso
 

PILU

STATE SERENI
oltre ad essere vecchi
sono pure corrotti ed incapaci
i nostri politicastri


ma qui il concetto và oltre la classe politica stupida e ladra italiana

ma intende guardare in faccia la realtà


se
si continua a tagliare lo Welfare di protezione alla popolazione
è scontato che si entri in una spirale recessiva.... se non depressiva


guarda anche solo l'italia
da quando c'è il governo destro di Berlusconi
sono stati tagliati tutti i servizi essenziali ai cittadini pur mantenendo ed aumentando i privilegi dei mafiosi al governo


e quale è stato il risultato ?
Ben 20 anni di stagnazione economica
eggià ormai lo dicono tutti in questi 20 anni lla nostra economia non è cresciuta


solo il debito è raddoppiato ... le auto blu sono decuplicate .. ora ci sono pure gli aerei blu.... anche gli introiti politici sono decuplicati
per 1000 politicastri romani
sono stati assunti ben 4600 inservienti

e la Lega si è messa ben comoda e da buon predatore non vuole mollare l'osso

se non si riesce a trovare il katalizzatore in grado di riunire il buono del ns paese il destino è segnato....

ricordatevi tutto il male nasce dal profitto ...

sempre più profitto ... e per perseguire qs .. si è finanziato una classe media sempre più povera grazie al debito ... e ora si pagano le conseguenze di tutto ciò..

voler proseguire su qs strada non farà altro che completare la ns rovina....

e al bando le chiacchiere .. l'islanda e non solo dimostra che un sistema alternativo esiste ...
 

tontolina

Forumer storico
e se berlusconi ha tagliato la sanità
le pensioni
la scuola
la giustizia

alla popolazione

è però stato generoso con se stesso

Silvio quanto ci costi | Rassegna Stanca

ed oggi ulula che l'attacco all'Italia non è colpa sua.....

però di certo non ha fatto proprio niente per evitarlo


forse non è una colpa ma solo imperizia grave.... e tutti i parassiti hanno approfittato delle sue incapacità e dei suoi problemi
per vivere sulle nostre spalle come tanti re e imperatrici
 

tontolina

Forumer storico
BISOGNA RIVEDERE TUTTE LE SCELTE ECOMINCHE STAGNANTI


il NEOLIBERISMO UK+USA ha fallito
rende i popoli schiavi delle multinazionali
 

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