A Grillo piace il comunismo (1 Viewer)

gipa69

collegio dei patafisici
solo per dire che non concordo con la ricostruzione del processo abolizionista

la prima legge di cui abbiamo nota storica è del 650 e si deve a Batilde di Francia

E’ nel corso dell’alto medioevo che si sono prodotti i cambiamenti più importanti e che si è definitivamente usciti, in Europa occidentale, dalla società schiavista» (J. Andreau e R. Descat, “Gli schiavi nel mondo greco e romano”, Il Mulino 2006, p.222)

nel 960 la Repubblica di Venezia è il primo paese ad abolire la schiavitù con Pietro IV

Alla fine del X secolo la schiavitù era praticamente eliminata in gran parte dell'Europa
Schiavismo - Wikipedia

nel XIV secolo il fenomeno interessa gli europei solo in quanto vittime del commercio
Schiavismo - Wikipedia

è solo con la nascita del Colonialismo che il fenomeno riprende vigore ed è sfruttato prevalentemente dalle potenze atlantiche

Hai ragione anche se come dice f4f la situazione è ben più variegata ma volevo semplicemente parlare della schiavitù che è stata fondante per la supremazia europea nel mondo in spregio alle popolazioni autocotone...

La nostra storia è piena di sangue e attribuirli ora agli uni ora agli altri a mio modo di vedere è sterile ma non ho cominciato io... :-o

Resta il fato che il notevole successo dell'epoca del libro di Adam Smith ebbe una notevola influenza nelle strategie di sviluppo delle varie nazioni e nessuno può dubitare del fatto che qualcuno i conti se li sia fatti davvero.
 
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alingtonsky

Forumer storico
L’abolizionismo, come movimento politico comincia a tradursi in concreti atti di legge a cominciare dal 1700 contemporaneamente alla diffusione delle idee illuministiche di libertà e uguaglianza di tutti gli uomini. In Francia, la voce “Tratta dei negri” dell’Encyclopédie redatta da Louis de Jaucourt nel 1776 condanna la schiavitù e il commercio degli schiavi che «viola la religione, la morale, le leggi naturali, e tutti i diritti naturali dell’uomo».


1807 – Il Congresso degli Stati Uniti d’America approva un atto con cui è “proibita l’importazione di schiavi in qualsiasi porto o luogo all’interno della giurisdizione degli Stati Uniti… da qualsiasi regno, luogo o nazione estera“.
Alcuni mesi dopo anche la Gran Bretagna vietò il commercio degli schiavi.



Islam e Schiavismo: Una Storia Dimenticata

Il traffico di schiavi sahariani e sub-sahariani attraverso il Nilo era già piuttosto sviluppato in epoca romana. Una volta preso il loro posto in nord-africa, i musulmani lo migliorarono. L’uso delle piste del Sahara aumentò l’afflusso di schiavi anche dalle regioni dell’africa occidentale e, mano a mano che l’Islam estendeva i suoi confini, il limite dei territori “Dar El Islam” (i cui abitanti si erano sottomessi all’Islam) si spinse sempre più a sud. I territori al di fuori del “Dar el Islam”, detti “Dar el Harb”, erano, almeno in linea teorica, i soli dai quali i musulmani potessero prendere i loro schiavi.

Attorno al XII-XIII secolo, la zona del “Dar el Harb” era ormai coincidente con la “Bilad es Sudan”, ovvero la “Terra dei Neri”. Una fonte di schiavi quasi illimitata.

Se, come nella maggior parte dei casi, l’acquisto veniva effettuato in territorio sub-sahariano, per gli schiavi iniziava una marcia di oltre 1.000 km a piedi, della durata di 40-60 giorni. Il traffico veniva gestito interamente dai Berberi o dalle già citate tribù arabe nomadi, che non avevano altra fonte di introito se non quella di scortare le carovane o depredarle. A causa della lunghezza del viaggio, delle condizioni atmosferiche terrificanti e della scarsità d’acqua e di cibo, la percentuale di schiavi morti durante il tragitto era enorme.

...
Dal VII al XX secolo, gli arabi presero solo dall’Africa 15-18 milioni di schiavi.
...


Islam e Schiavismo: Una Storia Dimenticata « ZWEILAWYER ZWEILAWYER
 
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gipa69

collegio dei patafisici
L’abolizionismo, come movimento politico comincia a tradursi in concreti atti di legge a cominciare dal 1700 contemporaneamente alla diffusione delle idee illuministiche di libertà e uguaglianza di tutti gli uomini. In Francia, la voce “Tratta dei negri” dell’Encyclopédie redatta da Louis de Jaucourt nel 1776 condanna la schiavitù e il commercio degli schiavi che «viola la religione, la morale, le leggi naturali, e tutti i diritti naturali dell’uomo».


1807 – Il Congresso degli Stati Uniti d’America approva un atto con cui è “proibita l’importazione di schiavi in qualsiasi porto o luogo all’interno della giurisdizione degli Stati Uniti… da qualsiasi regno, luogo o nazione estera“.
Alcuni mesi dopo anche la Gran Bretagna vietò il commercio degli schiavi.



Islam e Schiavismo: Una Storia Dimenticata

Il traffico di schiavi sahariani e sub-sahariani attraverso il Nilo era già piuttosto sviluppato in epoca romana. Una volta preso il loro posto in nord-africa, i musulmani lo migliorarono. L’uso delle piste del Sahara aumentò l’afflusso di schiavi anche dalle regioni dell’africa occidentale e, mano a mano che l’Islam estendeva i suoi confini, il limite dei territori “Dar El Islam” (i cui abitanti si erano sottomessi all’Islam) si spinse sempre più a sud. I territori al di fuori del “Dar el Islam”, detti “Dar el Harb”, erano, almeno in linea teorica, i soli dai quali i musulmani potessero prendere i loro schiavi.

Attorno al XII-XIII secolo, la zona del “Dar el Harb” era ormai coincidente con la “Bilad es Sudan”, ovvero la “Terra dei Neri”. Una fonte di schiavi quasi illimitata.

Se, come nella maggior parte dei casi, l’acquisto veniva effettuato in territorio sub-sahariano, per gli schiavi iniziava una marcia di oltre 1.000 km a piedi, della durata di 40-60 giorni. Il traffico veniva gestito interamente dai Berberi o dalle già citate tribù arabe nomadi, che non avevano altra fonte di introito se non quella di scortare le carovane o depredarle. A causa della lunghezza del viaggio, delle condizioni atmosferiche terrificanti e della scarsità d’acqua e di cibo, la percentuale di schiavi morti durante il tragitto era enorme.

...
Dal VII al XX secolo, gli arabi presero solo dall’Africa 15-18 milioni di schiavi.
...


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Come detto prima lo schiavismo era la condizione pre capitalista prima dell'introduzione del lavoro dipendente e salariato che ne ha preso il posto liberando l'uomo da un punto di vista di diritti civili ma no dal punto di vista economico.

Ma lo sviluppo dell'economia di mercato europea si è concretizzarsi nella sua supremazia economica fondata sulla tratta degli schiavi e sullo sterminio di intere popolazioni autoctone (non abbiamo ancora parlato degli aborigeni australiani tra l'altro Australiani aborigeni - Wikipedia); la potente crescita demografica del periodo 1500/1900 della popolazione europea è proprio a dimostrare la schiacciante supremazia manifestata purtroppo anche con notevole violenza.

Che poi anche gli indiani americani praticassero la schiavitù cosi come le tribu africane o il mondo arabo cosi come le caste indiane non è di particolare sollievo visto la nostra presunzione di superiorità che ci ha accompagnato per secoli.
 

alingtonsky

Forumer storico
A partire da 10.000 anni fa, nelle isole dell'Oceano Pacifico si verificò una massiccia estinzione di uccelli non volatori di grandi dimensioni. A scatenare l'evento sarebbe stata la colonizzazione da parte dell'uomo, secondo un nuovo studio pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” a firma di Richard Duncan e colleghi dell'Istituto di Ecologia applicata dell'Università di Camberra, in Australia.

Furono fino a 2000 le specie di uccelli che scomparvero nelle isole del Pacifico tra 3500 e 700 anni fa per colpa della caccia e della deforestazione dei primi colonizzatori umani. Lo ha stabilito un nuovo studio che ha permesso di stimare i tassi di estinzione, in particolare tra i grandi uccelli non volatori tipici dell'emisfero australe, di cui restano alcune specie, come il kiwi e il takahe. A causa delle loro ampie dimensioni, questi uccelli furono i più cacciati come documenta l'analisi statistica dei reperti fossili ritrovati in 41 isole.

Le isole più remote del Pacifico Orientale sono state le ultime regioni abitabili della Terra a essere colonizzate dall'uomo. Secondo la ricostruzione più attendibile, i primi gruppi di coloni si inoltrarono nel Pacifico, procedendo verso est, circa 3500 anni fa, raggiungendo prima le isole Samoa, Tonga, Vanuatu, Nuova Caledonia, Fiji e Marianne. Un'ondata successiva di colonizzazione arrivò su isole ancora più lontane come le Hawaii, la Nuova Zelanda e l'Isola di Pasqua, soltanto 900-700 anni fa.

L'impatto umano sulle forme di vita delle isole del Pacifico è documentato dai reperti fossili del Tardo Quaternario che rivelano un'ampia e catastrofica “estinzione selettiva” che ha interessato soprattutto gli uccelli. A causarla, secondo alcune ricerche recenti, sarebbero state la caccia intensiva e la deforestazione operata dagli uomini. Se si considera questo periodo relativamente breve, le stime sul numero delle specie estinte oscillano tra 800 e 2000 specie.

Dall'analisi dei reperti fossili il tasso di estinzione risulta particolarmente alto in tutte le isole per gli uccelli non volatori, un'ampia categoria che attualmente comprende circa 40 specie di specie tra cui i pinguini, gli struzzi e molte altri uccelli tipici dell'emisfero australe. La Nuova Zelanda è la nazione in cui vive il maggior numero di specie di uccelli non volatori, tra cui i pinguini, i caratteristici kiwi, e il takahe. Quest'ultimo fu ritenuto estinto alla fine dell'Ottocento ma nel 1948 se ne scoprì l'esistenza nell'Isola del Sud (una delle tre maggiori che compongono la Nuova Zelanda). Come tutti gli uccelli non volatori del Pacifico, il takahe ha perso la capacità di volare nel corso dell'evoluzione a causa dell'assenza di predatori di grandi dimensioni; le sue caratteristiche l'hanno reso facilmente cacciabile e per questo la forte riduzione della sua popolazione può essere messa facilmente in relazione con la colonizzazione umana.

Finora è però mancata una solida base sperimentale per definire il declino delle popolazioni degli uccelli non volatori in termini quantitativi rigorosi. I fossili raccolti nella maggior parte delle isole studiate, infatti, sono pochi, e presumibilmente sono molte le specie di uccelli estinte che devono essere ancora scoperte. D'altra parte, la regione considerata è molto ampia: la topografia e le precipitazioni estremamente variabili tra un'isola e l'altra determinarono notevoli differenze nella possibilità di sfruttamento da parte dell'uomo e quindi anche nei tassi di estinzione delle diverse specie.

In questo studio Duncan e colleghi hanno utilizzato un modello di analisi statistica computerizzata per esaminare i dati relativi a 41 isole del Pacifico nelle quali sono stati raccolti fossili di ossa di uccelli, con particolare riferimento alle specie di uccelli non passeriformi di terraferma (che comprendono quindi tutti gli uccelli che hanno evoluto zampe diverse da quelle adattate alla prensione dei rami, e tutti i non volatori), per i quali i reperti fossili sono più abbondanti e di migliore qualità rispetto ai passeriformi. Inoltre, i non passeriformi erano più cacciati dall'uomo per le loro maggiori dimensioni.

Per ciascuna isola, i ricercatori hanno stimato il tasso di estinzione preistorica sulla base del numero stimato di specie nell'avifauna per il periodo precedente alla colonizzazione umana e che sono andate perdute prima dell'arrivo degli europei. Secondo i risultati, in questo arco di tempo andarono perdute circa 1000 specie solo tra i non-passeriformi di terraferma. Al computo totale dell'estinzione vanno poi aggiunte le specie di non passeriformi di mare e quelle di passeriformi.

Viene quindi confermato l'enorme impatto della colonizzazione umana delle isole del Pacifico, che determinò quella che viene ricordata come la più grande estinzione dell'Olocene, ovvero degli ultimi 12.000 anni.

L'arrivo dell'uomo nel Pacifico e l'estinzione degli uccelli - Le Scienze


In questi casi gli europei non c' entrano : le estinzioni avvennero tra 3500 e 700 anni fa, prima della colonizzazione europea in certe aree.
 

timurlang

Etsi omnes , Ego non
A partire da 10.000 anni fa, nelle isole dell'Oceano Pacifico si verificò una massiccia estinzione di uccelli non volatori di grandi dimensioni. A scatenare l'evento sarebbe stata la colonizzazione da parte dell'uomo, secondo un nuovo studio pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” a firma di Richard Duncan e colleghi dell'Istituto di Ecologia applicata dell'Università di Camberra, in Australia.

Furono fino a 2000 le specie di uccelli che scomparvero nelle isole del Pacifico tra 3500 e 700 anni fa per colpa della caccia e della deforestazione dei primi colonizzatori umani. Lo ha stabilito un nuovo studio che ha permesso di stimare i tassi di estinzione, in particolare tra i grandi uccelli non volatori tipici dell'emisfero australe, di cui restano alcune specie, come il kiwi e il takahe. A causa delle loro ampie dimensioni, questi uccelli furono i più cacciati come documenta l'analisi statistica dei reperti fossili ritrovati in 41 isole.

Le isole più remote del Pacifico Orientale sono state le ultime regioni abitabili della Terra a essere colonizzate dall'uomo. Secondo la ricostruzione più attendibile, i primi gruppi di coloni si inoltrarono nel Pacifico, procedendo verso est, circa 3500 anni fa, raggiungendo prima le isole Samoa, Tonga, Vanuatu, Nuova Caledonia, Fiji e Marianne. Un'ondata successiva di colonizzazione arrivò su isole ancora più lontane come le Hawaii, la Nuova Zelanda e l'Isola di Pasqua, soltanto 900-700 anni fa.

L'impatto umano sulle forme di vita delle isole del Pacifico è documentato dai reperti fossili del Tardo Quaternario che rivelano un'ampia e catastrofica “estinzione selettiva” che ha interessato soprattutto gli uccelli. A causarla, secondo alcune ricerche recenti, sarebbero state la caccia intensiva e la deforestazione operata dagli uomini. Se si considera questo periodo relativamente breve, le stime sul numero delle specie estinte oscillano tra 800 e 2000 specie.

Dall'analisi dei reperti fossili il tasso di estinzione risulta particolarmente alto in tutte le isole per gli uccelli non volatori, un'ampia categoria che attualmente comprende circa 40 specie di specie tra cui i pinguini, gli struzzi e molte altri uccelli tipici dell'emisfero australe. La Nuova Zelanda è la nazione in cui vive il maggior numero di specie di uccelli non volatori, tra cui i pinguini, i caratteristici kiwi, e il takahe. Quest'ultimo fu ritenuto estinto alla fine dell'Ottocento ma nel 1948 se ne scoprì l'esistenza nell'Isola del Sud (una delle tre maggiori che compongono la Nuova Zelanda). Come tutti gli uccelli non volatori del Pacifico, il takahe ha perso la capacità di volare nel corso dell'evoluzione a causa dell'assenza di predatori di grandi dimensioni; le sue caratteristiche l'hanno reso facilmente cacciabile e per questo la forte riduzione della sua popolazione può essere messa facilmente in relazione con la colonizzazione umana.

Finora è però mancata una solida base sperimentale per definire il declino delle popolazioni degli uccelli non volatori in termini quantitativi rigorosi. I fossili raccolti nella maggior parte delle isole studiate, infatti, sono pochi, e presumibilmente sono molte le specie di uccelli estinte che devono essere ancora scoperte. D'altra parte, la regione considerata è molto ampia: la topografia e le precipitazioni estremamente variabili tra un'isola e l'altra determinarono notevoli differenze nella possibilità di sfruttamento da parte dell'uomo e quindi anche nei tassi di estinzione delle diverse specie.

In questo studio Duncan e colleghi hanno utilizzato un modello di analisi statistica computerizzata per esaminare i dati relativi a 41 isole del Pacifico nelle quali sono stati raccolti fossili di ossa di uccelli, con particolare riferimento alle specie di uccelli non passeriformi di terraferma (che comprendono quindi tutti gli uccelli che hanno evoluto zampe diverse da quelle adattate alla prensione dei rami, e tutti i non volatori), per i quali i reperti fossili sono più abbondanti e di migliore qualità rispetto ai passeriformi. Inoltre, i non passeriformi erano più cacciati dall'uomo per le loro maggiori dimensioni.

Per ciascuna isola, i ricercatori hanno stimato il tasso di estinzione preistorica sulla base del numero stimato di specie nell'avifauna per il periodo precedente alla colonizzazione umana e che sono andate perdute prima dell'arrivo degli europei. Secondo i risultati, in questo arco di tempo andarono perdute circa 1000 specie solo tra i non-passeriformi di terraferma. Al computo totale dell'estinzione vanno poi aggiunte le specie di non passeriformi di mare e quelle di passeriformi.

Viene quindi confermato l'enorme impatto della colonizzazione umana delle isole del Pacifico, che determinò quella che viene ricordata come la più grande estinzione dell'Olocene, ovvero degli ultimi 12.000 anni.

L'arrivo dell'uomo nel Pacifico e l'estinzione degli uccelli - Le Scienze


In questi casi gli europei non c' entrano : le estinzioni avvennero tra 3500 e 700 anni fa, prima della colonizzazione europea in certe aree.

non ho capito se c'è un intendimento ironico
perché se non c'è allora l'effetto rischia di essere grottesco :rolleyes:
 
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alingtonsky

Forumer storico
Come detto prima lo schiavismo era la condizione pre capitalista prima dell'introduzione del lavoro dipendente e salariato che ne ha preso il posto liberando l'uomo da un punto di vista di diritti civili ma no dal punto di vista economico.

Ma lo sviluppo dell'economia di mercato europea si è concretizzarsi nella sua supremazia economica fondata sulla tratta degli schiavi e sullo sterminio di intere popolazioni autoctone (non abbiamo ancora parlato degli aborigeni australiani tra l'altro Australiani aborigeni - Wikipedia); la potente crescita demografica del periodo 1500/1900 della popolazione europea è proprio a dimostrare la schiacciante supremazia manifestata purtroppo anche con notevole violenza.

Che poi anche gli indiani americani praticassero la schiavitù cosi come le tribu africane o il mondo arabo cosi come le caste indiane non è di particolare sollievo visto la nostra presunzione di superiorità che ci ha accompagnato per secoli.
Nella pagina del link si legge anche
" In generale, i primi coloni europei furono bene accolti, o comunque tollerati, ma vi furono a volte violenti conflitti. Nel Northern Territory, sia europei isolati - spesso viaggiatori - che pescatori giapponesi furono feriti a morte con relativa regolarità fino all'inizio della seconda guerra mondiale, nel 1941.
L'indipendenza dell'Australia dal Regno Unito cambiò poco nelle relazioni tra bianchi ed aborigeni. Il prosperare degli allevamenti degli europei portò con sé molti cambiamenti. L'appropriazione della terra ed il diffondersi degli allevamenti su vaste aree rese lo stile di vita degli aborigeni meno praticabile, ma fornì anche una fonte alternativa di carne fresca per coloro disposti a correre il rischio di andare a prendersela. ... "


C' erano dei problemi di coabitazione nello stesso territorio con popolazioni aborigene di cacciatori raccoglitori che pensavano di poter cacciare il bestiame allevato dai coloni europei ...

Del resto popolazioni aborigene del pacifico quando erano loro in posizione di forza avevano provocato l' estinzione di alcune specie.

Gli europei a un certo punto della storia hanno raggiunto la leadership dello sviluppo scientifico e tecnologico , e una superiorità militare, ma durante il medioevo erano anche sotto attacco da parte di potenti regni islamici che conquistarono parti dell' Europa.

Durante alcuni secoli europei ed anche italiani venivano ridotti in schiavitù da parte di musulmani, saraceni, turchi.


... Comunque i paesi più colpiti dalla tratta degli schiavi erano la Spagna, l’Italia e i paesi slavi. I predoni si spingevano anche nell’entroterra, nel raggio di una decina di chilometri, tanto che in Italia alcuni toponimi sono legati alle incursioni saracene. Anche nel linguaggio quotidiano sono rimaste certe espressioni che ricordano quegli avvenimenti: “mamma li Turchi”, “Turchi a mare”, “essere pigliato dai Turchi”…

Davis ha calcolato che nei 300 anni presi in considerazione circa un milione di cristiani siano stati ridotti in schiavitù. ....

Quando i Bianchi erano schiavi | Michele Fabbri
 
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gipa69

collegio dei patafisici
Nella pagina del link si legge anche
" In generale, i primi coloni europei furono bene accolti, o comunque tollerati, ma vi furono a volte violenti conflitti. Nel Northern Territory, sia europei isolati - spesso viaggiatori - che pescatori giapponesi furono feriti a morte con relativa regolarità fino all'inizio della seconda guerra mondiale, nel 1941.
L'indipendenza dell'Australia dal Regno Unito cambiò poco nelle relazioni tra bianchi ed aborigeni. Il prosperare degli allevamenti degli europei portò con sé molti cambiamenti. L'appropriazione della terra ed il diffondersi degli allevamenti su vaste aree rese lo stile di vita degli aborigeni meno praticabile, ma fornì anche una fonte alternativa di carne fresca per coloro disposti a correre il rischio di andare a prendersela. ... "


C' erano dei problemi di coabitazione nello stesso territorio con popolazioni aborigene di cacciatori raccoglitori che pensavano di poter cacciare il bestiame allevato dai coloni europei ...

Del resto popolazioni aborigene del pacifico quando erano loro in posizione di forza avevano provocato l' estinzione di alcune specie.

Gli europei a un certo punto della storia hanno raggiunto la leadership dello sviluppo scientifico e tecnologico , e una superiorità militare, ma durante il medioevo erano anche sotto attacco da parte di potenti regni islamici che conquistarono parti dell' Europa.

Durante alcuni secoli europei ed anche italiani venivano ridotti in schiavitù da parte di musulmani, saraceni, turchi.


... Comunque i paesi più colpiti dalla tratta degli schiavi erano la Spagna, l’Italia e i paesi slavi. I predoni si spingevano anche nell’entroterra, nel raggio di una decina di chilometri, tanto che in Italia alcuni toponimi sono legati alle incursioni saracene. Anche nel linguaggio quotidiano sono rimaste certe espressioni che ricordano quegli avvenimenti: “mamma li Turchi”, “Turchi a mare”, “essere pigliato dai Turchi”…

Davis ha calcolato che nei 300 anni presi in considerazione circa un milione di cristiani siano stati ridotti in schiavitù. ....

Quando i Bianchi erano schiavi | Michele Fabbri

Ti stai infilando in un ginepraio.... :-o

La maggior parte degli indigeni dell’Australia è stata costretta ad abbandonare i luoghi nativi per andare ad abitare ai margini delle grandi città, ma un certo numero di tribù e di clan vive ancora nelle boscaglie (il cosiddetto bush), sulle coste e nei grandi deserti australiani.
Oggi, molti pensano agli aborigeni australiani come nomadi del deserto, ma in realtà la maggior parte di essi viveva originariamente in comunità semistanziali lungo la costa, dove il cibo era più abbondante, coltivava e irrigava la terra e aveva sviluppato tecniche come quella dell’allargamento dei fiumi per l’allevamento dell’anguilla.
Come molti altri popoli indigeni, anche gli aborigeni sono stati decimati dal colonialismo.
Si stima infatti che quando James Cook sbarcò in Australia, nel 1770, nel continente vivesse quasi un milione di aborigeni. Migliaia di questi vennero decimati dalle malattie importate dai coloni britannici. I nativi, infatti, non avevano nessuna resistenza alle malattie europee: vaiolo, pleurite, sifilide e persino leggere e banali forme di influenza uccisero migliaia di autoctoni. Il problema però è che altre migliaia furono uccise volontariamente e senza pietà dalla crudeltà dell’uomo bianco. William J. Lines nel suo libro Taming the Great South Land, descrive nel dettaglio esempi agghiaccianti della crudeltà dei coloni: aborigeni macellati come cibo per i cani, una donna aborigena costretta a guardare mentre il marito veniva ucciso e poi obbligata a portare la sua testa decapitata appesa al collo, un’altra costretta a fuggire su un albero e poi tormentata da sotto con colpi di fucile finché non morì. La cosa più incredibile è che questo comportamento non fu mai incriminato,bensì incoraggiato. Infatti, si invitava la popolazione colonica al genocidio degli aborigeni.
Le continue persecuzioni, ridussero il numero dei nativi, agli inizi del 1900, a 60.000 individui. Da allora, gli Aborigeni si sono ripresi numericamente e oggi sono circa 250.000.

I genocidi operati sugli aborigeni australiani. | Storiadossier

BAMBINI ABORIGENI . Una Qualunque

Generazione rubata - Wikipedia

Ma non sono qua per fare la gara su chi è più buon e più cattivo o anche detto che il capitalismo è meglio delle società precedenti ma al contrario tuo penso che si possa fare molto meglio e quindi mi auspico una evoluzione della società in senso umano e non economico e/o di libero mercato. penso che l'uomo possa soddisfare i propri desideri senza decidere il destino di altri uomini ma solo concentrandosi del suo in armonia con gli altri. ma nulla di mistico o religioso; solo fede nelle capacità evolutive degli uomini che se rimarranno confinate in modelli economici che danno segni di vecchiaia rischiano di portare alla sua scomparsa...

Invece il fatto che i civili Stati Uniti, la civile Europa e l'emergente Cina si armino allegramente mi fa pensare che vogliano ancora una volta applicare la logica dei predoni del capitale e della legge del più forte.

Contenti voi.
 

alingtonsky

Forumer storico
Come detto prima lo schiavismo era la condizione pre capitalista prima dell'introduzione del lavoro dipendente e salariato che ne ha preso il posto liberando l'uomo da un punto di vista di diritti civili ma no dal punto di vista economico.

...

Dal punto di vista economico chi vuole appagare i propri bisogni dovrebbe cercare di fornire prestazioni lavorative che abbiano un valore di mercato tale da consentirgli di ottenere un reddito adeguato per le proprie aspirazioni; una preparazione culturale, scientifica e professionale ottenuta tramite lo studio può essere importante per poter ottenere certi stipendi.
Avere accumulato o ereditato ingenti somme di denaro può aiutare ad essere liberi dal punto di vista economico, se qualcuno non viene espropriato dallo stato o se non sbaglia investimenti.

Il marxismo è una dottrina materialista che considera l' uomo un animale coerentemente con le teorie di Darwin cui Marx inviò un volume del Capitale con un biglietto di accompagnamento in cui era scritto «Al signor Charles Darwin da parte del suo sincero ammiratore Karl Marx» e con questa impostazione non so che fondamento potrebbe avere il dare alla vita umana un valore superiore a quello delle altre speci animali, anche se ovviamente gli esseri umani sono più intelligenti delle altre specie e grazie ad intelligenza e tecnologia più potenti.
 

gipa69

collegio dei patafisici
Dal punto di vista economico chi vuole appagare i propri bisogni dovrebbe cercare di fornire prestazioni lavorative che abbiano un valore di mercato tale da consentirgli di ottenere un reddito adeguato per le proprie aspirazioni; una preparazione culturale, scientifica e professionale ottenuta tramite lo studio può essere importante per poter ottenere certi stipendi.
Avere accumulato o ereditato ingenti somme di denaro può aiutare ad essere liberi dal punto di vista economico, se qualcuno non viene espropriato dallo stato o se non sbaglia investimenti.

Il marxismo è una dottrina materialista che considera l' uomo un animale coerentemente con le teorie di Darwin cui Marx inviò un volume del Capitale con un biglietto di accompagnamento in cui era scritto «Al signor Charles Darwin da parte del suo sincero ammiratore Karl Marx» e con questa impostazione non so che fondamento potrebbe avere il dare alla vita umana un valore superiore a quello delle altre speci animali, anche se ovviamente gli esseri umani sono più intelligenti delle altre specie e grazie ad intelligenza e tecnologia più potenti.

Un comunista e sia Marx che Engels la davano eccome:

All’uomo "economico" ossessionato dall’avere, Marx contrappone un uomo onnilaterale e totale che esercita in modo creativo le sue potenzialità. "Ciascuno secondo le sue capacità; a ciascuno secondo i suoi bisogni".

Secondo loro, nella futura società comunista nessuno avrà una sfera di attività esclusiva (in qualche modo imposta) in cui esprimersi, ma avrà la possibilità di perfezionarsi in qualsiasi campo, mentre la società, nel suo insieme, regolerà la produzione generale.


I milioni di disoccupati, sottooccupati, i milioni che muoiono ancora di fame, i milioni di persone non soddisfatte sono il segnale che si può fare di più e meglio.
 
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alingtonsky

Forumer storico
Un comunista e sia Marx che Engels la davano eccome:

All’uomo "economico" ossessionato dall’avere, Marx contrappone un uomo onnilaterale e totale che esercita in modo creativo le sue potenzialità. "Ciascuno secondo le sue capacità; a ciascuno secondo i suoi bisogni".

Secondo loro, nella futura società comunista nessuno avrà una sfera di attività esclusiva (in qualche modo imposta) in cui esprimersi, ma avrà la possibilità di perfezionarsi in qualsiasi campo, mentre la società, nel suo insieme, regolerà la produzione generale.

I milioni di disoccupati, sottooccupati, i milioni che muoiono ancora di fame, i milioni di persone non soddisfatte sono il segnale che si può fare di più e meglio.

Non ci siamo capiti: dato che la visione è materialista, l' uomo è un animale , sia pure più intelligente di altri , quale sarebbe il fondamento per dare un giudizio negativo sul fatto che certi colonizzatori abbiano ridotto la popolazione indigena di alcuni territori? In vari territori in passato c' erano leoni e lupi ma si estinsero , anche perché creavano problemi alle popolazioni umane locali. I coloni europei in alcuni casi avevano problemi con le popolazioni indigene preesistenti che attaccavano i coloni o razziavano il bestiame e si attivarono per ridurne il numero.
Se la visione è materialista, come nel caso del marxismo, niente è sacro, nemmeno la vita umana e quale sarebbe il fondamento per criticare se alcuni gruppi hanno imposto la legge del più forte e si sono impossessati di territori e risorse che altri gruppi usavano in modo meno efficiente?
Se la visione è materialista, come nel caso del marxismo, nulla è sacro, nemmeno la vita umana.
 
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