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tontolina

Forumer storico
1- SCANDALO ACEA! LA MULTIUTILITY DEL CAMPIDOGLIO È IL SALVADANAIO DI ALE-DANNO - 2- TRE GIORNI FA SU DAGOSPIA: “SEMBRA CHE L'INTERNAL AUDIT DELLA ACEA ABBIA CONCLUSO LA SUA INDAGINE SULLE SPONSORIZZAZIONI DELLA SOCIETÀ: CONCLUSIONI ESPLOSIVE” - 3- OGGI SU “LA REPUBBLICA-ROMA”: DA 9 MILIONI DI BICCHIERINI DA CAFFÈ A MILIONI DI EURO PER GLI EVENTI PIÙ IMPROBABILI PER UN’AZIENDA CHE HA IL SUO CENTRO DEL BUSINESS IN ACQUA ED ELETTRICITÀ (FALCHI CHE SI ACCOPPIANO, CALENDARI DEI NONNI, PARATE, CONCERTI, ECCETERA): LA MUNICIPALIZZATA ROMANA VIENE MUNTA PER FINANZIARE GLI AMICI DEL SINDACO E DEL PRESIDENTE GIANCARLO CREMONESI - 4- STRANAMENTE, MOLTE SOCIETÀ FORAGGIATE HANNO LA STESSA SEDE LEGALE, E FANNO CAPO A UNA HOLDING LUSSEMBURGHESE (ALLA FACCIA DELLA TRASPARENZA) GUIDATA DA PIERLUIGI SASSI, PRESIDENTE DEL “CENTRO STUDI SULLA REPUTAZIONE”…

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Daniele Autieri per "la Repubblica - Roma"
Arriverà prima di Natale il risultato dell´inchiesta interna avviata da Acea sulle sponsorizzazioni autorizzate dal presidente Giancarlo Cremonesi. L´Internal audit di piazzale Ostiense vuole capire come e perché sono stati spesi milioni di euro per eventi e progetti, spesso discutibili, "patrocinati" dal capo azienda.
GIANNI ALEMANNO

A denunciarlo è il consigliere comunale del Pd Massimiliano Valeriani che svela una serie di acquisti anomali, a partire dai 9 milioni di bicchierini da caffé prodotti dalla società MediaCoffee srl pagati da Acea 170mila euro. La punta di un iceberg che oggi Repubblica è in grado di raccontare. Negli ultimi tre anni la multiutility romana ha sostenuto iniziative ben lontane dal suo core business.


alemanno foto mezzelani gmt

Tra queste, l´associazione no-profit Ornis Italica ha ricevuto 23mila euro per l´osservazione di un nido di falchi durante il periodo riproduttivo;



il Grillo Viaggiante 25mila euro per il calendario dei nonni;



la Compagnia del Gesù 50mila per festeggiare il suo anniversario e lo scultore Oliviero Rainaldi (autore della statua di Giovanni Paolo II a Termini) 150mila euro per la sua mostra a villa Aldobrandini.



Senza dimenticare i 200mila euro al Comitato per i no ai referendum sull´acqua.

Cattolici e laici, artisti e amanti delle lettere (77mila euro per la prima milanese del Musical sui Promessi Sposi) sono tutti lì, a raccogliere le pepite d´oro di Acea.
GIANCARLO CREMONESI



E a dire grazie è quasi sempre il sindaco Gianni Alemanno, che ha trasformato l´azienda in una sorta di bancomat del Campidoglio, i cui eventi sono spesso stati organizzati con i soldi dell´Acea, passando per Zetema.

Da lì sono transitati i 500mila euro del concerto di Capodanno (300mila nel budget 2010 e 200mila nel 2011);

100mila euro per il Carnevale romano e oltre 200mila euro per l´Ibac del 27 giugno 2010, la riunione dei grandi manager mondiali voluta da Alemanno.

Non è tutto perché Acea ha stanziato anche 100mila euro per sostenere la parata degli Stati Generali, altri 100mila sono andati al Comitato promotore di Roma 2020 e ben 400mila euro a Cortina Incontra dell´amico Enrico Cisnetto.
Nuovo Logo Acea


Ogni anno, poi, un capitolo di spesa ingente viene destinato all´EarthDay, la giornata della Terra che si è tenuta il 20 aprile e per la quale Acea ha pagato 280mila euro. L´iniziativa è organizzata in Italia da due imprenditori: Claudio Sestili e Pierluigi Sassi.

Il secondo è molto presente nell´azienda di piazzale Ostiense: è stato consigliere della società Delfia (oggi in liquidazione) che insieme alla Igeam ha avuto nel 2010 da Acea altri 70mila euro per un progetto di igiene ambientale.
Ma non basta perché un documento datato 22 febbraio 2010 rivela l´affidamento alla società Key Research fino al 2012 di una consulenza strategica sulla comunicazione di Acea per 50mila euro all´anno, dove il consulente incaricato è di nuovo Pierluigi Sassi. Non è tutto perché le carte del budget già impegnato da Acea rivelano che l´azienda dovrà pagare entro la fine dell´anno altri 50mila euro al Cur (Centro universitario ricerche), poco meno di 60mila alla Orius srl, e 160mila al Centro studi Cesar.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE

Leggendo i registri delle imprese si scopre che molte di queste società dall´azionariato intrecciato (dove rientra anche la MediaCoffee, quella dei bicchierini), hanno sede a Roma in via Alba, e fanno capo a una holding lussemburghese di nome Orius SA, una cassaforte inviolabile se non fosse per gli estratti ufficiali del Journal Officiel du Gran-Duchè de Luxemburg dove si legge nero su bianco che la società anonima con sede al numero 11 di boulevard Prince Henri è guidata dal solito Pierluigi Sassi.
statua wojtyla



2- DAGOSPIA DEL 12 DICEMBRE 2011 - DOPO AVER SBAGLIATO L'ALBERO DI NATALE, PER ALE-DANNO UN ALTRO DISPIACERE. SEMBRA CHE L'INTERNAL AUDIT DELLA ACEA ABBIA CONCLUSO LA SUA INDAGINE SULLE SPONSORIZZAZIONI DELLA SOCIETÀ E CHE LE CONCLUSIONI SIANO ESPLOSIVE
Non e' davvero un momento felice per Gianni Alemanno, il sindaco dalle scarpe ortopediche che per colpa dei suoi consulenti strapagati riesce a sbagliare anche l'albero di Natale. Per sua fortuna e' dotato di riflessi e nello spazio di poche ore e' riuscito a sostituire l'enorme preservativo bianco di Piazza Venezia della societa' "Laura Rossi International "con un abete tradizionale. Lo scherzetto del cono e delle luminarie e'costato 900mila euro, ma la cosa piu' discutibile , e destinata a guai futuri, e' l'assegnazione dell'appalto senza la procedura della gara.
ALBERO DI NATALE DI ALEMANNO PIAZZA VENEZIA A ROMA Il primo cittadino si difende dicendo che il Campidoglio ha investito solo 200mila euro perche' il resto e' arrivato da sponsor generosi come la Camera di Commercio guidata da Giancarlo Cremonesi che gli amici invidiosi chiamano "er pomata". Purtroppo sembra che proprio da questo personaggio, che il Comune e l'azionista di minoranza Caltariccone hanno piazzato anche alla presidenza dell'Acea, stia arrivando per Alemanno un altro dispiacere.
Sembra infatti che l'internal audit della utility romana abbia concluso la sua indagine sulle sponsorizzazioni della societa' e che le conclusioni siano esplosive.
 

tontolina

Forumer storico
Il gioco delle tre carte dell’Acea per incassare 3,8 milioni di aiuti di Stato

Per A2a, Acea, Iride e Acegas non è stato un buon Capodanno. Il 30 dicembre sono state condannate a restituire gli aiuti di Stato che avevano illegittimamente incassato addirittura negli Anni ’90. La Corte di giustizia europea ha bocciato le impugnazioni delle società rispetto a decisioni precedenti. La vicenda mi rallegra, perché tra il 1994 e il 1998 queste società avevano ottenuto una batteria di aiuti di Stato da fare impallidire quelli concessi alle Fondazioni bancarie (e ho detto tutto). I sussidi vennero denunciati dalla Bdi, la Confindustria tedesca, e nonostante diverse sentenze che ne imposero la restituzione, le aziende, che hanno diversi fronti aperti, hanno sempre fatto spallucce. Non solo: dopo una prima sentenza, del 2002, l’Italia ha continuato come se niente fosse a cercare di dare soldi a queste imprese elettriche. E perfino nello stesso 2002 le aziende hanno incassato soldi e aiuti di Stato.
La vicenda è piuttosto complicata ma quello che sono interessanti sono gli incredibili sotterfugi ai quali sono ricorse queste aziende e l’Italia pur di eludere le leggi europee che vietano (in certi casi) la concessione dei sussidi. La storia migliore vede come protagonista l’Acea di Roma che le ha tentate tutte per incassare 3,8 milioni di euro dallo Stato ai quali teneva particolarmente perfino dopo essere stata “condannata” a restituire gli aiuti ricevuti in precedenza.
Ecco il brano di “Mani bucate” nel quale racconto il tentativo di Acea di imbrogliare la Ue con un giochetto che assomiglia molto a quello delle tre carte.
“Ma il caso più sconcertante riguarda gli aiuti pubblici alle municipalizzate, cioè le aziende possedute dagli enti locali che gestiscono servizi come elettricità, raccolta rifiuti, acqua e gas. Tutto inizia il 16 marzo 2005, quando la Ue avvia una procedura d’infrazione contro la romana Acea per due progetti finanziati dalla Regione Lazio: il primo riguarda il teleriscaldamento nel quartiere romano di Torrino Mezzocammino e il secondo un parco eolico. La Ue si concentra sul primo, che prevede l’erogazione di 3,8 milioni di aiuti al fine della “riduzione delle emissioni di gas a effetto serra”. Non ci sarebbe nulla da dire, se non fosse che appena tre anni prima, nel 2002, l’Italia aveva sussidiato tutte le municipalizzate italiane attraverso esenzioni fiscali e prestiti agevolati che Bruxelles ha poi dichiarato illegittimi. Tutte le imprese che avevano beneficiato di quegli aiuti erano tenute a restituire i soldi, e solo chi lo avesse già fatto poteva sperare di ottenere, eventualmente, nuovi sussidi. Quindi la domanda che la Ue pone all’Italia è molto semplice: l’Acea ha restituito gli aiuti del 2002? Nell’intenso carteggio che si sviluppa attorno a questa banale richiesta emerge un fatto davvero clamoroso: l’Italia non ha recuperato un solo centesimo da nessuna delle società beneficiarie degli aiuti dati illegittimamente tre anni prima. Quindi anche l’Acea, che risulta tra quelle che hanno usufruito degli sconti, non ha restituito nulla. La situazione è chiara: i 3,8 milioni di euro non possono essere concessi fino a quando la società non abbia ridato indietro gli aiuti del 2002. Come spesso accade, la trattativa va in stallo. L’Acea non sembra intenzionata a restituire i soldi e la Ue non intende dare il proprio via libera ai nuovi sussidi. E qui entra in gioco l’ingegno giuridico italiano.
Nel bel mezzo della procedura europea, mentre Buxelles sta aspettando che l’Italia risponda alle sue richieste di chiarimento, l’Acea cosa fa? Cambia la composizione azionaria della società a cui sono destinati i contributi. Da quel momento l’impresa beneficiaria non è più l’Acea ma AceaElectrabel Produzione (Aep), controllata al 50 per cento da Electrabel Italia e al 50 per cento dall’AceaElectrabel. La prima appartiene al 100 per cento alla belga Electrabel, mentre la seconda è per il 40,59 per cento di Electrabel Italia, e per il 59,41 per cento di Acea. In questo modo il nuovo beneficiario non ha più nulla a che vedere con il beneficiario degli aiuti del 2002 e quindi i famosi 3,8 milioni possono essere concessi. Dopo aver compiuto il gioco di prestigio societario, l’Italia comunica alla Ue che “l’identità dei destinatari è mutata dalla decisione della Commissione di avviare il procedimento”.
A quel punto i funzionari europei devono essere stati colpiti da un raptus di risata compulsiva. Poi, dopo essersi asciugati le lacrime e risistemati la cravatta, hanno preso carta e penna e più o meno hanno scritto: cara Italia, può anche darsi che tu abbia cambiato il beneficiario dell’aiuto, ma allora ci vuoi spiegare come mai, se il nuovo beneficiario di questi benedetti 3,8 milioni, l’Aep, non ha nulla a che fare con l’Acea, esso è inserito nel bilancio Acea tra le società consolidate, cioè sulle quali esercita un potere di controllo? La risposta dell’Italia è già un primo mezzo passo indietro: il controllo sull’Aep da parte dell’Acea è esercitato in modo “congiunto” con Electrabel. Ah sì?, risponde la Ue. Per noi però questo “non è rilevante” e poi, francamente, “un accordo tra due parti non può portare a un’esenzione da un obbligo di rimborsare un aiuto illegittimo e incompatibile. Se un tale accordo fosse ammesso porterebbe a un aggiramento sistematico dell’obbligo per le imprese di rimborsare aiuti illegittimi e incompatibili”. L’eclettica scienza giuridica italiana nulla ha potuto di fronte alla grigia applicazione delle regole da parte di funzionari incapaci di riconoscere e premiare l’innovazione nel diritto comunitario. L’aiuto viene bocciato”.


“MANI BUCATE” Il gioco delle tre carte dell’Acea per incassare 3,8 milioni di aiuti di Stato Mani bucate – Marco Cobianchi
 

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