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Soldati americani a Mariupol: la prova (che i nostri media taceranno) (di Maurizio Blondet)
Di
Maurizio Blondet , il 26 gennaio 2015
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I
media vi dicono: «strage a Mariupol. Una raffica di missili Grad e Uragan si è abbattuta sulla periferia orientale dell’importante città sul Mar Nero uccidendo – secondo il Comune – almeno 30 civili. (…) Gli esperti OSCE ritengono che i razzi siano piovuti da nord-est e da est, cIOè dalle aree di Oktiabr e Zaicenko, entrambe controllate dalla repubblica popolare di Donetsk».
Sono gli stessi
media che hanno taciuto una strage, avvenuta il 13 gennaio, nella cittadina di Volnovaya: 10 morti e 13 feriti.
Hanno colpito un autobus di pensionati del Donbass, abitanti a Donetsk, che si recavano in una città vicina a ritirare la pensione, dato che Kiev ha interrotto i pagamenti nella città capitale dei separatisti.
Taciuto? Anzi, il Fatto Quotidiano ha accusato i separatisti del Donbass di aver ucciso il pensionati del Donbass colpendo il pulmann che proveniva dal Donbass.
Nei giorni seguenti è stato appurato che ad uccidere quei civili
sono stati i combattenti di Kiev, come atto di vendetta e di dispetto per aver perduto l’aeroporto di Donetsk, giovedì scorso, dopo giorni di combattimento.
Ora invece, ecco tutti
media a fare i titoloni: i separatisti fanno strage in un mercato a Mariupol! «Violenza in Ucraina!». Il vocabolario è accuratamente scelto. L’uso della parola violenza serve tacere il fatto che quelli di Kiev hanno rotto la tregua mediata da Putin a Misk, a cui si sono impegnati da settembre: non è l’offensiva Poroshenko, è solo violenza che scoppia qua e là. Vuol indicare che ogni azione dei ribelli è illegittima e illegale; c’è la guerra là, ma non lo si dice: è violenza, come nelle
banlieue di Parigi, come quella dei
narcos messicani.
Ovviamente, i nostri media non vi faranno vedere questi video: che dimostrano la presenza di combattenti americani a Mariupol. La fonte è al disopra di ogni sospetto, in quanto ucraina: una giovane giornalista televisiva e il suo cameraman stanno mostrando le devastazioni e le fiamme del mercato di Mariupol colpito da artiglierie, forse da razzi Grad.
Ad un certo punto avanza correndo un soldato che la giornalista crede un ucraino, perché indossa la mimetica ucraina e ha un kalashnikov; lei gli corre dietro chiedendogli: «Che cosa è successo qui? Mi dica?». Il cameraman cerca di prendere il volto del soldato «ucraino». La risposta del soldato «ucraino» è furiosa, e in inglese:
«Out of my face please!».
E se ne va tutto affannato. La giornalista resta di stucco: com’è che i nostri eroici soldati parlano inglese da lingua madre, con una frase idiomatica?
https://www.youtube.com/watch?v=kiwIUsX63Hk
Andare al minuto 2.36 per la risposta del soldato “ucraino”
L’arrivo di soldati Usa sul terreno
è stato annunciato ufficialmente il 21 gennaio scorso dal generale Ben Hodghes, capo della US Army Europe, ma solo come «addestratori» per i soldati di Kiev, e dalla primavera, insieme a carri armati e artiglieria e missili Stinger (votati entusiasticamente dal Congresso).
Già i separatisti del Donbass aveva riferito di aver trovato, sotto le macerie dell’aeroporto di Donetsk appena riconquistato, i corpi di mercenari stranieri vestiti con uniformi NATO. «A giudicare dai loro effetti personali si trattava di
mercenari reclutati da società militari private e mascherati da commandos ucraini», ha detto Eduard Bassurin, che si definisce capo di stato maggiore delle forze d’autodifesa di Donetsk. Ovviamente i
media nostrani non hanno dato peso alla propaganda ribelle… Ma chissà che quel combattente che si affanna nel video e sbotta in inglese sarà uno di quelli, sopravvissuto?
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