E’ questa l’Europa che volevano i padri fondatori, quelli del Trattato di Roma? (1 Viewer)

tontolina

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La crisi della Spagna viene venduta come ripresa, proprio come per l’Irlanda: cosa c’è dietro questa improbabile strategia mediatica?

Tutti parlano della Spagna che si sta suppostamente risollevando dalla crisi, assieme all’Irlanda. Recentemente stavo analizzando un report di un fondo speculativo anglosassone e mi sono soffermato su alcune considerazioni sulla supposta crescita dei paesi euro periferici dopo anni di depressione, considerazioni che fanno il paio con quelle emerse recentemente sul supposto “recovery” irlandese, dopo 4 anni abbondanti di crisi. Bene, ricordando ai lettori che l’Irlanda oggi continua ad avere una crescita negativa pur avendo speso tra salvataggi bancari e deficit accumulati qualcosa di prossimo al 100% del proprio PIL in 5 anni i(dal 25% del 2005 di debito sul PIL del 2008 a circa il 118% oggi, per inciso sarebbe come se l’Italia avesse stimolato l’economia salvando le banche per oltre mille miliardi di euro!), oggi vogliamo analizzare la Spagna e dove stia andando la sua economia. Finalmente faremo alcune brevi considerazioni sulla big picture globale.-
Il report analizzato diceva sostanzialmente delle banalità, ossia che la Spagna oggi è divenuta interessante in quanto nuove legislazioni di stampo liberista permettono maggiore facilità di licenziamento per i nuovi assunti, oltre a rendere possibile declinare ad accordi lavorativi collettivi. Aggiungiamoci anche un cap sui costi di licenziamento relativi ad eventuali buonuscite. Il documento continuava correlando tali misure con un ritorno degli investimenti delle grandi case automobilistiche internazionali in Spagna, di fatto legate ai minori costi di produzione e, soprattutto, di manodopera operaia; così si giustificava una forte esposizione azionaria in tale paese. A parte la correlazione di cui sopra, resto scettico sulla sostenibilità sul lungo termine di dette misure: una volta che tutti i paesi dovessero fare la stessa scelta di indiscriminata riduzione dei costi, beh, dove finiremmo? La crisi sembra tutt’altro che sopita a livello globale, anzi, e quindi dico io i prodotti poi chi li comprerebbe…. Se poi la crescita cinese dovesse avere una pausa… Bene, ma continuiamo l’analisi. Dunque, vediamo un po’ i dati macro spagnoli. La disoccupazione giovanile è ancora ai massimi e non si vede nessun segno tangibile di miglioramento, siamo quasi al 56% (!!!cinquantaseipercento!!!). La disoccupazione totale è invece al 26% . Il valore di disoccupazione di lungo termine, meno volatile, sta continuando per altro a salire, approssimandosi al 13%.



Le persone impiegate per altro sono scese drasticamente, e questa è una variabile importantissima in quanto direttamente correlate al GDP (ossia c’è stata una riduzione/inversione dei flussi migratori di lavoratori esterni verso la Spagna), vedasi di seguito.

Ora le retribuzioni, in forte e decisa discesa, facendo il paio con quanto indicato nel report del fondo citato, ossia maggiore disponibilità di lavoratori fanno abbassare nettamente i costi della manodopera e, unitamente a tagli delle tutele per legge, magari fanno anche tornare l’occupazione (ma a basso costo), fino a quando un altro paese non abbasserà ulteriormente i costi (non mi avevano forse insegnato a scuola che il Trattato di Roma prevedeva per l’Europa una forma di solidarismo, qui mi sembra che ci siano schiavi a sud e padroni a nord, mah, magari mi sbaglio). E tale conseguente depressione degli stipendi di fatto si porta dietro anche una riduzione dei consumi, affossando l’economia, che per essere mantenuta a galla deve essere supportata da maggiore debito statale, come vedremo in seguito. Un cane che si morde la coda.

Ora i dati di (de)crescita. La Spagna è ancora in recessione tecnica, il GDP è ancora tendenzialmente negativo ed ora sembra si festeggi l’attesa di un GDP positivo di qualche decimo nell’ultimo trimestre 2013, vedremo se sarà vero (ci lascia ben sperare il fatto che Fabrizio Saccomanni non elabori previsioni economiche anche per la Spagna).

Parimenti, vediamo il debito ed il deficit statali: il primo in crescita costante, supererà il 100% probabilmente entro un anno e mezzo (anche la Spagna a causa della crisi ha “investito” negli scorsi 5 anni l’equivalente di circa il 50% del proprio GDP in salvataggi e stimoli, tradottisi in deficit di bilancio statale: i risultati tardano davvero a venire…). Appunto, il secondo driver, deficit statale, resta in costante e profondo rosso, avendo la Spagna ottenuto luce verde dall’Europa a splafonare il limite del 3%. I diplomatici spagnoli hanno certamente fatto un buon lavoro in questo senso: peccato che, per inciso, la Spagna sia prossima ad un deficit del 10% sul GDP nel 2013, complimenti!


Finalmente, dopo questa serie di dati che fan venire le lacrime agli occhi – alla faccia della supposta, si supposta, ripresa -, ecco le conclusioni. Come l’Irlanda la Spagna non è in fattuale ripresa, anzi permane in depressione di lungo termine. La qualità di vita della propria cittadinanza sta drasticamente calando e non ne vuole sapere di migliorare; parimenti la tassazione deve aumentare per imposizione euro- austera (gracias Europa alemana!), affossando ulteriormente i consumi e rendendo improbabile la crescita, vedasi oltre:

Negli ultimi 5 anni in Spagna si sono spesi centinaia di miliardi a sostegno dell’economia, accumulando debito, ma i risultati sono inesistenti. Ora, perché i mercati festeggiano la ripresa quando oltre a essere solo statistica sarà certamente effimera? Bene, la conclusione a cui sono arrivato è che le policies euro-austere semplicemente non funzionano in nessuna parte d’Europa, nemmeno dopo aver speso montagne di denaro accumulato in maggiore in debito pubblico. Così come l’Irlanda, il Portogallo, la Grecia e l’Italia. L’Italia oggi tiene un filo di più – per ora – grazie al risparmio accumulato in passato dalle famiglie, risparmio che comunque è destinato ad esaurirsi in assenza di crescita vera (e di attacco fiscale con misure straordinarie). A livello macro sappiamo che l’unico paese che continua a crescere in Europa è la Germania, ora nemmeno più il blocco tedesco ma principalmente la sola Germania. Tutta Europa ha certamente paura di questa situazione, in quanto a termine si consoliderà l’egemonia teutonica sul continente (i francesi ne sono letteralmente terrorizzati, in memoria della prima parte del secolo scorso). E dunque, se tali policies non funzionano, perchè non vengono interrotte?? I commentatori mainstream hanno paura di dire quello che ormai è evidente a tutti: la Germania sta vincendo la terza guerra mondiale con lo spread e l’euro austero, la crescita tedesca dipende in larghissima parte dal crollo delle economie periferiche attraverso le politiche depressive euro-imposte secondo chi scrive finalizzate anche ad eliminare i concorrenti economici continentali. In effetti quello che sta succedendo sembra molto semplice: stiamo riproponendo in chiave moderna, rivista e corretta versione 2.0 il programma nazista, e ripeto nazista, di Walther Funk del 1942, punto per puntoii[con alcune rilevanti differenze peggiorative rispetto ad allora, ossia oggi sono stati inglobati nelle policies euro-tedesche anche principi che il regime nazista voleva combattere, leggasi l’indebitamento dei paesi satelliti dell’Inghilterra che dunque venivano schiavizzati dal mondo anglosassone attraverso il debito: oggi la l’Europa tedesca ha imparato bene la lezione e sta facendo altrettanto con i periferici, o sbaglio?]. Cosa diceva in dettaglio tale progetto, denominato di Europa Comune ed elaborato dopo la conquista della Germania di praticamente tutto il territorio Europeo? Semplicemente:
trasformare i paesi euro-periferici in semplici consumatori,
in serbatoio di manodopera a basso costo, da “intensivizzare” [cfr. Dr. M. Ilgner],
con popolazione che abbia come fine ultimo solo consumare (senza risparmiare),
senza industrie pesanti ma solo preminentemente agricole (aggiungendo oggi il turismo, che nel 1942 non esisteva nell’accezione attuale),
e tutto questo con il fine ultimo di mantenere alto il livello di vita dei paesi del nord Europa [cfr. Prof. Dr. H. Hunke].
In questo contesto si inquadrano meglio le analisi del fondo speculativo con cui ho esordito: le aziende centro-europee trasferiscono lavori di basso livello in Spagna e nei periferici, operai etc. e mantengono quelli ad alto valore aggiunto nella core Europe. Sono venuto al corrente recentemente del progetto di una grandissima azienda tedesca di decentralizzare i servizi della varie branches europee: i lavori di buon livello a Berlino, quelli di basso livello/manovalanza spicciola in Romania, a stipendi romeni. Chi non vuole accettare, adios! Per contestualizzare le referenze indicate, il suddetto Ministro dell’Economia del Reich, Walther Funk, così scriveva in relazione all’evoluzione economica dell’Europa tedesca attesa successivamente al consolidamento dell’egemonia militare nazista nel continente (n.b., Funk fu anche uno dei principali artefici della confisca dei beni ebrei in Germaniaiii, oltre ad essere stato condannato dal tribunale di Norimberga all’ergastolo per crimini di guerra e contro l’umanità, mica un pischello qualsiasi – della serie, anche con il cannone dell’economia si possono compiere crimini contro il genere umano -):
Die kommende Friedenswirtschaft muss dem Grossdeutschen Reiches ein Maximum an wirtschaftlicher Sicherheit garantieren und dem deutschen Volke ein Maximum an Güterverbrauch zur Erhöhung der Volkswohlfahrt.
Come corollario, un commento finale. In questi giorni abbiamo visto l’addio di E.ON all’Italia (in Germania stranamente i giornali riportavano un “Arrivederci Italia”, mica han detto addio, strano…). Non è che fra qualche mese vedremo qualche azienda tedesca cercare di comprarsi che so, solo come esempio, l’ENEL di turno – per inciso, un gioiello -, spostando non solo manodopera ma anche utili provenienti da branches internazionali dall’Italia alla Germaniaiv? A pensar male…. Pensate un po’ che durante l’invasione militare tedesca dell’Europa di 75 anni or sono sia Dresdner Bank che Deutsche Bank comprarono diverse banche nei territori occupativ. E se succedesse qualcosa del genere anche oggi, chi dovremmo ringraziare? Berlusconi? Prodi? Letta? Saccomanni? Tutti costoro? Solo alcuni? Io un’idea ce l’ho, anche perché – e qui termino – le previsioni di Saccomanni per il 2014 ed oltre (vedasi ultimo DPEF saccomannianovi) sono talmente sballate da preludere inevitabilmente ad un buco nei conti a partire da marzo 2014 (ripeto, inevitabilmente!, vedete i link sotto e fatevene una ragione) e dunque in tale momento di concretizzazione dell’emergenza varrà tutto, ci sarà la richiesta di intervento immediato sui conti da parte dell’Europa tedesca – che non sarà una vera emergenza ma solo un’emergenza provocata ad arte, basta guardare i numeri, il nome giusto è bomba ad orologeria –. Ed allora si giustificheranno le famose misure straordinarie di cui abbiamo parlato in passatovii, misure che passeranno inevitabilmente per le famose privatizzazioni richieste regolarmente e ripetutamente dal commissario Olli Rehn (sembra quasi ossessionato), puntuale nello sferzare l’Italia come l’equivalente di un cane da riporto economico tedesco, dico questo con tutto il rispetto e l’affetto possibile sia per il miglior amico dell’uomo che per il commissario finnico, ma rende davvero bene l’Idea, spero non se l’abbia a male. Ed ecco che magari si (s)venderà, o semplicemente ci sarà un’OPA a mercato aperto puntualmente non contrastata dal Governo Italiano magari proprio sull’azienda di cui oggi non si parla – che machiavellico sarebbe in quel caso il duo Letta-Saccomanni, tacciono la vera preda, geniali! -viii. Che poi l’interesse straniero possa concretizzarsi proprio sull’unica azienda statale che – stampa alla mano – doveva essere resa (incredibilmente) contendibile dal provvedimento attuativo sulla golden share che l’altro collega europeo Mario Monti cercò di approvare a suo mandato governativo ampiamente scadutoix è un’altra storia (…).
Dunque, è questa l’Europa che si vuole per l’Italia e per i propri figli? E’ questa l’Europa che volevano i padri fondatori, quelli del Trattato di Roma? Ed aggiungo il mio cavallo di battaglia, vogliamo che a breve la Germania cerchi di impossessarsi delle poche multinazionali italiane rimaste per poi delocalizzarne parte a Berlino o Sofia, portando via utili ed occupazione e peggiorando la crisi italiana (l’altra settimana sono finite nel marasma del downgrade addirittura le Generali, l’assicurazione penso più solida e tradizionale del globo terracqueo)?

Come desumibile dalle parole – e dai documenti, oltre che dai fatti – di Walther Funk, la Germania ha combattuto l’ultima guerra mondiale e di fatto anche quella precedente per il predominio anche e soprattutto economico nel continente, chi pensa che le cose siano cambiate temo si sbagli di grosso. Speriamo che quando la gente finalmente sarà nella posizione di imporre un cambiamento di rotta alla politica*, avendo accettato questa triste ma molto realistica eventualità, non sia troppo tardi.
* ad esempio, accettando la possibilità di un’uscita dall’euro

Mitt Dolcino
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tontolina

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SIAMO UNA PROVINCIA CRUCCA - LA BUNDESBANK NON È CONVINTA DEL PROGETTO DI RIVALUTAZIONE DELLE QUOTE DI BANKITALIA E LO STOPPA: “CONTI DA RIVEDERE” - - -

L’intervento della banca centrale tedesca, arrivato proprio allo scadere del termine annunciato per la conclusione delle procedure, ha riaperto i lavori di approfondimento degli esperti legali della BCE che aveva dato parere positivo - La Germania accusa l’Italia, ma anche alla Spagna, di fare “creare capitale dal nulla”…

[ e dire che la BUBA dovrebbe controllare meglio la sua tedeschissima Deustche Banck che sta passando ... molto disonestamente... da uno scandalo all'altro.... Deutsche Bank: accordo su derivati, paghera' 725 mln a Commissione Ue - Corriere della Sera Forse è solo invidiosa ... ho la strana sensazione che le banche tedesche stiano molto male]


Stefania Tamburello per il "Corriere della Sera"
MERKEL CELLULARE L'esito sicuro è il rinvio di almeno una settimana. Le osservazioni della Bundesbank al progetto di rivalutazione del capitale della Banca d'Italia allungheranno i tempi per la concessione del parere, peraltro non vincolante, della Bce. Tale parere, positivo, era già stato definito ma l'intervento della banca centrale tedesca, arrivato proprio allo scadere del termine annunciato per la conclusione delle procedure, ha riaperto i lavori di approfondimento degli esperti legali di Eurotower.
I quali per prima cosa si sono trovati a studiare l'eventuale impatto dell'opinione della Bundesbank, essenzialmente concentrata sul tema ultra tecnico dell'utilizzo dei principi contabili internazionali nella rivalutazione. Non è quindi ancora certo se si arriverà a un cambiamento del parere già formulato, cosa che richiederebbe di ripetere la consultazione delle banche centrali prima dell'approvazione da parte del Consiglio dei governatori, o saranno sufficienti alcuni chiarimenti.


visco ignazio

In Italia, dove il decreto sul riassetto proprietario di Bankitalia è già in vigore ed è all'esame del Parlamento per la conversione in legge, non si nutrono troppi timori sul fatto che lo stop a Francoforte possa mettere in discussione l'impianto della riforma.
Non per nulla il governatore dell'Istituto di via Nazionale Ignazio Visco, ha chiamato a elaborare il progetto il vicepresidente della Bce, Lucas Papademos, proprio per un esame fedele delle compatibilità europee.
I dubbi della banca centrale tedesca non sono però per questo meno significativi. Anzi. Confermano, al di là dell'abitudine teutonica di spaccare il capello su ogni cosa, l'esistenza di conflitti nella gestione delle cose europee in generale e sulla riscrittura delle regole bancarie in particolare.

Così anche la rivalutazione del capitale di Bankitalia, ancora ferma ai valori della sua costituzione, 156 mila euro, e buon'ultima tra le banche centrali ad adeguarsi, diventa terreno e pretesto di contrapposizione.


BUNDESBANK

E ben rende l'umore della Germania l'accusa all'Italia, ma anche alla Spagna, di fare «contabilità creativa» cioè di voler «creare capitale dal nulla» [cioè 2400tonellate d'oro sono NULLA... mentre igli imbrogli della Deustche banck valgono di più?] avanzata dall'ex vicepresidente della Bundesbank Christoph Zeitler, in un'intervista al quotidiano Boersen-Zeitung. «Qui deve essere chiamata in causa la Commissione Ue perché si rischiano distorsioni massicce della concorrenza fra le banche» ha dichiarato Zeitler chiarendo che la rivalutazione delle quote «serve per abbellire artificiosamente il patrimonio delle banche italiane azioniste».
bankitalia big

Accusa pesante che si inquadra nella procedura di valutazione dei bilanci e di stress test avviata dalla Bce su 130 istituti europei in vista dell'Unione bancaria per imporre trasparenza sui conti e sottoporre tutto il sistema alle stesse regole.
E si inserisce nell'accesa trattativa in corso per definire i parametri degli stress test, in cui l'Italia si oppone a calcoli punitivi sul valore dei titoli di Stato in portafoglio e cerca di evitare che in caso di esiti negativi per una banca, a pagare, prima dello Stato, siano dopo gli azionisti anche i possessori di obbligazioni subordinate che per i 54 miliardi di titoli emessi dai 15 istituti sottoposti agli esami della Bce, più della metà sono famiglie.
Il nostro Paese insiste poi anche sulla presenza di backstop europei, che invece la Germania non vuole, opponendosi al finanziamento del Meccanismo unico di risoluzione delle crisi. La battaglia è in corso come ha dimostrato l'impasse del vertice che si è svolto ieri a Berlino fra il padrone di casa, il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, il quale nei giorni scorsi ha avuto a riguardo un confronto con Draghi, il ministro italiano Fabrizio Saccomanni, il collega francese Pierre Moscovici e il presidente dell'Eurogruppo Jereon Dijsselbloem .
 

tontolina

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Per entrare in Europa abbiamo

VIOLATO LA COSTITUZIONE. Ecco perché la Corte Costituzionale tace

Pubblicato 8 agosto 2012 - 12.37 - Da Paolo Becchi




di Paolo Becchi
In alcuni recenti interventi (ndr: “Uscire dall’Europa si può” e “Euro, lasciate ogni speranza o voi che entrate“), mi sono chiesto se uscire dall’Euro e dall’Europa fosse davvero impossibile.

Uscire è possibile, ne ho concluso.

Ma, rispondendo a quest’ultima domanda, un’altra ne è immediatamente seguita:

Come siamo entrati in Europa e, soprattutto, era possibile entrarvi nel modo in cui lo abbiamo fatto?

L’adattamento dell’ordinamento italiano al diritto dell’Unione europea è avvenuto senza mai modificare formalmente la nostra Costituzione. Diversamente, le sempre più penetranti cessioni di sovranità sono avvenute attraverso una lettura “forzata” dell’art. 11 della Costituzione, avallata dalla Corte Costituzionale.

L’art. 11 Cost., in realtà, si limita a dichiarare che l’Italia «consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni».



L’adattamento ai trattati avviene, in concreto, attraverso l’ “ordine di esecuzione“, il quale solitamente è contenuto nella legge di autorizzazione alla ratifica: i trattati, pertanto, entrano nell’ordinamento italiano assumendo il rango della fonte che ha dato loro esecuzione ossia la legge ordinaria.

Così è avvenuto con il Trattato di Lisbona, ultimo passo, nel processo di integrazione europea, al quale è stata data esecuzione con legge ordinaria (L. 2 agosto 2008, n. 130). Nel nostro Paese, pertanto, i trattati internazionali – ivi compresi quelli relativi all’Unione Europea – dovrebbero avere semplice rango di legge e, come tali, non potrebbero mai essere in contrasto con la Costituzione.



In altri Stati europei le cose stanno diversamente.
In Francia, ad esempio, è previsto espressamente che «les traités ou accords régulièrement ratifiés ou approuvés ont, dès leur publication, une autorité supérieure à celle des lois» (art. 55).

In Germania, invece, la ratifica del Trattato di Lisbona è avvenuta attraverso l’adozione di due leggi costituzionali, le quali sono state, peraltro, sottoposte al controllo della Corte Costituzionale tedesca in quanto ritenute in contrasto con la Costituzione. L’art. 23 della Costituzione tedesca prevede esplicitamente la partecipazione della Repubblica federale tedesca «allo sviluppo dell´Unione europea», ferma la presenza di una serie di “controlimiti” all’applicazione del diritto comunitario, il cui fondamento è, in particolare, il principio democratico, il quale deve sempre essere rispettato.
Rispetto ai meccanismi previsti da Paesi quali Francia e Germania, l’Italia aveva, evidentemente, due problemi fondamentali: da un lato, l’assenza di una espressa previsione costituzionale avente ad oggetto i rapporti con l’Unione europea; dall’altro, la natura di legge ordinaria con cui si è sempre proceduto a dare applicazione ed esecuzione ai trattati internazionali.

Che l’art. 11 Cost. non fosse sufficiente a garantire una “copertura” al diritto comunitario, lo stesso legislatore ne è stato consapevole, tanto da modificare, con una legge costituzionale (L. n. 3/2001), l’art. 117 Cost., dedicato ai rapporti tra Stato e Regioni, disponendo che «la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali». Si tratta, in realtà, di una disposizione che non risolve e non garantisce un fondamento costituzionale ai trattati, tanto che, ancora oggi, la Corte Costituzionale continua ad argomentare il principio del “primato” del diritto comunitario sul diritto interno sulla base dell’art. 11 Cost. (cfr. Corte Cost. n. 248/2007).
Nei rapporti con l’Unione Europea, è l’art. 11 Cost. che esclude che la norma comunitaria possa limitarsi a valere quale “legge ordinaria” nel nostro ordinamento.
A partire, infatti, dalla sentenza Granital del 1984, la teoria “dualistica” ha consentito di sostenere che le norme comunitarie sono estranee al sistema italiano delle fonti ed assumono forza giuridica ad esse attribuita nell’ordinamento di origine (l’ordinamento italiano e quello europeo sarebbero «autonomi e distinti, ancorchè coordinati, secondo la ripartizione di competenza stabilita e garantita dal Trattato»: le norme comunitarie restano pertanto tali anche quando fanno ingresso nel nostro Paese, e prevalgono sulle norme interne sulla base del principio di “competenza”).
Nella sua interpretazione ormai consolidata, la Corte Costituzionale continua a sostenere che «con l’adesione ai Trattati comunitari, l’Italia è entrata a far parte di un “ordinamento” più ampio, di natura sopranazionale, cedendo parte della sua sovranità, anche in riferimento al potere legislativo, nelle materie oggetto dei Trattati medesimi».

Ma quale parte della sua sovranità?

La Costituzione italiana si riferisce alla “sovranità” sia all’art. 1 – stabilendo che essa appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione – che all’art. 11, il quale, come visto, consente le limitazioni di sovranità necessarie a garantire il funzionamento di un ordinamento internazionale che assicuri pace e giustizia nel mondo. Appare evidente come l’art. 1 e l’art. 11 si riferiscano, in realtà, ai due differenti aspetti propri della “sovranità”, nel suo concetto classico: l’art. 1 alla sovranità interna, ossia al rapporto tra lo Stato e quanti risiedono sul proprio territorio;

l’art. 11 alla sovranità esterna, ossia ai rapporti dello Stato con gli altri Stati o organizzazioni internazionali. Varrebbe peraltro la pena di ricordare come, in sede di Commissione per la Costituente, si scelse di omettere, nella formulazione dell’art. 11, ogni esplicito riferimento all’unità europea, come invece aveva chiesto l’onorevole Lussu.

Le limitazioni di sovranità dovevano riferirsi unicamente allo Stato nei suoi rapporti internazionali (ONU).

L’art. 11 Cost., pertanto, non può essere interpretato nel senso voluto dalla Corte Costituzionale, ossia come “copertura” di rango costituzionale alle sempre più profonde cessioni di aspetti tipici della sovranità interna in favore dell’Unione Europea. L’art. 11 non limita la sovranità del popolo, ma solo quella dello Stato in rapporto agli altri Stati.
È questa linea di separazione fondamentale tra sovranità interna ed esterna che deve fondare il rapporto con l’Unione Europea, e non certo la teoria dei “controlimiti” fatta propria dalla Corte Costituzionale, secondo la quale le norme comunitarie incontrerebbero, nella loro applicazione interna, il «solo limite dell’intangibilità dei principi e dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione». Limiti all’ingresso delle norme internazionali e comunitarie sarebbero pertanto costituiti unicamente dai «valori fondamentali dell’ordinamento costituzionale italiano e dai diritti inviolabili dell’uomo». Si tratta di una teoria debole, che non tiene conto del fatto che la sovranità interna non riguarda soltanto i “princìpi” dell’ordinamento, ma le potestà fondamentali che caratterizzano lo Stato nei suoi rapporti con i suoi cittadini e con il territorio: legislazione, amministrazione della giustizia, moneta, politiche economiche e sociali. L’art. 11 Cost. non consentiva la rinunzia, la cessione di queste “porzioni” di sovranità – realizzate peraltro attraverso semplici leggi ordinarie al contempo sottratte ad ogni possibilità di controllo di costituzionalità.

In Germania, il Meccanismo europeo di stabilità (MES) verrà vagliato dalla Corte Costituzionale, che dovrà giudicarne la compatibilità con la Costituzione.

In Italia, è stato invece immediatamente ratificato ed eseguito, senza nessuna discussione: non ci sarà su di essi nessun controllo di costituzionalità.



La teoria “dualistica” è stato un artificio giuridico, un grande “racconto” che non aveva alcuna base nella nostra Costituzione e che è servito a giustificare e legittimare l’automatico adattamento dell’Italia alle sempre più invasive disposizioni dell’Unione Europea. Uscire dall’Europa è possibile. Entrarne, nel modo in cui è avvenuto, è stato invece costituzionalmente illegittimo.

LEGGI ANCHE: ”Dov’è la Corte Costituzionale? Perché tace?” di E. Galli Della Loggia
 

tontolina

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Italia. Come ci vede la Russia.




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Giuseppe Sandro Mela.

Italia. Come ci vede la Russia. - SENZANUBI


É spesso molto utile trovare qualche minuto per meditare ciò che gli altri dicono di noi, specie se la fonte é autorevole, sia di per sé stessa, sia per chi rappresenta.


E La Voce della Russia risponde a questi criteri.


Suona emblematico l’incipit dell’articolo, che ricorda la Carta Americana quando recita: «A tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità», quasi a contrapporlo all’attuale situazione italiana.
Ma suona ancor peggio la conclusione cui perviene: «La politica nazionale farebbe bene a rimettere al centro del suo lavoro i problemi del Paese reale, non strumentalizzandoli o ancor peggio rincorrendoli, bensì affrontandoli. E quello della reale rappresentatività dell’Unione Europea è uno di questi: forse il principale, in un momento in cui i diktat provenienti da quella parte si traducono in misure che minano, indirettamente ma giorno dopo giorno, la stabilità interna dell’Italia».
É una cruda franchezza, ma non sembrerebbe essere poi molto distante dalla verità.

Voce della Russia. 2013-12-21. In Italia il popolo ammaina la bandiera europea.
Il blitz anti-UE, messo in atto da alcuni manifestanti in occasione della “settimana dei lunghi Forconi” a Roma, è costato caro al vicepresidente di Casa Pound Italia, Simone Di Stefano. L’esponente del gruppo di estrema destra è stato arrestato, reo di aver fatto irruzione nella sede dell’Unione Europea e di aver tentato di sostituire la bandiera comunitaria con il Tricolore.
A prescindere dalla grottesca accusa addebitatagli, “furto di bandiera”, a lasciare veramente interdetti è il fatto che per un’azione meramente dimostrativa e non violenta si possa essere arrestati e finire in carcere. Si tratta allora nient’altro che di una dimostrazione di forza da parte dello Stato totalitario ed incostituzionale che non ascolta il popolo, che stride drammaticamente con l’inazione delle forze dell’ordine nei confronti delle reiterate scorribande degli estremisti veri, i quali infiltratisi nel movimento dei Forconi hanno per giorni rovinato e depredato negozi, danneggiato il patrimonio pubblico, impedito con minacce l’apertura degli esercizi commerciali.
Nel gesto messo in atto da Simone Di Stefano c’è molto più di quanto non sia stato detto in queste giornate di convulsa cronaca politica, in cui a farla da padrone è la nuova moda del momento, Matteo Renzi. C’è tutto il malessere, la frustrazione, il disagio di una nazione che mai come in questo momento si sente lontana dalle scelte di Bruxelles e Strasburgo. In quel gesto c’è un popolo che ormai da anni ha ammainato nel suo cuore la bandiera dell’UE, perché non può riconoscersi in un’assise di burocrati freddi e imbellettati e di politici conniventi e camerieri, distanti anni luce dalla realtà che li circonda.
Con la rivendicazione dei diritti naturali garantiti a ciascun individuo, la Dichiarazione di Indipendenza americana (4 luglio 1776) apre il trattato che sta alla base di una delle superpotenze mondiali. In particolare, la Carta recita così: “A tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità”. Ebbene, ormai da tempo la maggioranza degli italiani considera l’Unione Europea nemica della vita, della libertà e della ricerca della felicità. Nemica perché ci ha reso ostaggio di parametri economici e finanziari che non comprendiamo, e che ci erano stati venduti come utili per vivere meglio, per avere un Paese più efficiente, per avere più lavoro, più democrazia. Nemica perché nel perseguire ostinatamente le proprie ricette professorali si scorda di aggiornare i suoi valori a un mondo che nel frattempo è cambiato. Nemica perché non rispetta le sovranità nazionali, cercando di eliminare pezzo dopo pezzo quel grandioso puzzle di culture, tradizioni, competenze e diversità che doveva invece essere la forza trainante dell’Unione.
In Italia ci si suicida per mancanza di occupazione e di speranze, si viene incarcerati se per protesta si sostituisce il vessillo europeo con uno nazionale, si impedisce quella ricerca della felicità che è la linfa vitale di ognuno di noi. È questa l’amara constatazione su cosa sia oggi l’Italia; ma soprattutto è questa la ragione per la quale se la legge permettesse di votare sulla permanenza italiana in Europa, l’esito della consultazione sarebbe oggi tutt’altro che scontatamente a favore dell’UE. Peccato solo che questa possibilità sia già stata tolta al popolo italiano. In un sondaggio promosso da scenarieconomici.it, alla domanda se si è favorevoli al ritorno alla lira, il 48% degli intervistati ha risposto di sì, il 45% no: per un risultato del genere è la prima volta, poiché prima della crisi l’80% era favorevole alla moneta unica. Sulla stessa lunghezza d’onda l’Ipsos: il 74% degli gli italiani, contro il 69% del 2012, è insoddisfatto dell’euro. Secondo il Pew Research Center, l’Italia è diventata il Paese più antieuropeista dell’UE: per il centro di ricerca il 44% degli italiani considera l’euro una cosa negativa, mentre solo il 30% considera la valuta unica un fattore positivo.
In un tale contesto, vedere arrestato il giovane Simone Di Stefano non aiuta: ormai in Italia se ne sono viste tante, troppe. Spesso si è accettato che venisse bruciata la bandiera italiana da parte di manifestanti in piazza, senza fare nulla per fermarli. Perciò il fatto di sanzionare un gesto simbolico contro il vessillo UE lascia veramente increduli, attoniti. La libertà è obbligata a fermarsi di fronte alla bandiera blu-stellata? La politica nazionale farebbe bene a rimettere al centro del suo lavoro i problemi del Paese reale, non strumentalizzandoli o ancor peggio rincorrendoli, bensì affrontandoli. E quello della reale rappresentatività dell’Unione Europea è uno di questi: forse il principale, in un momento in cui i diktat provenienti da quella parte si traducono in misure che minano, indirettamente ma giorno dopo giorno, la stabilità interna dell’Italia.
 

tontolina

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USA: il PIL corre. E noi siamo con l’acqua alla gola

Danilo DT



Il meglio della finanza indipendente in un click

Se qui in Italia annaspiamo, oltre oceano si continua a crescere e…a correre…
L’economia americana accelera. E corre del 4,1%, la velocità più elevata degli ultimi due anni e il terzo miglior risultato dal 2006. Il pil del terzo trimestre viene nuovamente rivisto al rialzo: dopo la seconda stima del +3,6% che aveva già sorpreso, arriva il nuovo ritocco. A spingere sono i consumi, che rappresentano i due terzi del pil, saliti nel terzo trimestre del 2%, più dell’1,4% inizialmente stimato: un balzo che sembra confermare la solidità della ripresa americana e lascia guardare con ottimismo al quarto trimestre e al 2014. La revisione al rialzo sembra anche confermare la decisione della Fed di ridurre gli aiuti all’economia. Wall Street festeggia e sale decisa, con il Dow Jones e lo S&P 500 verso nuovi record. (Source)
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Certo è che questo annuncio sul PIL USA fa un po’ a pungi con la decisione di S&P di tagliare il rating all’Unione Europea, alle prese con una fase di leggera ripresa ma con tante magagne che devono ancora essere risolte. Une su tutte il nodo sull’Unione Bancaria. Se pensate che le banche europee siano realmente sicure, beh, vi sbagliate. Quante volte vi abbiamo illustrato l’esposizione delle banche del vecchio Continente a derivati e leva finanziaria.
Inoltre, come mai la nota questione sull’Unione Bancaria, che ormai sembrava cosa fatta, ha trovato lo scoglio di un riavvivato Parlamento Europeo, che in questo caso alza la voce e diventa determinante per la decisione finale? Forse perché le banche in Europa sono ancora gravemente malate, si temono grosse crisi di istituti di credito e non si sa come si dovranno gestire.
Intanto noi qui, su I&M, ce la mettiamo tutta per cercare di raccontarvi la realtà con gli occhi indipendenti che da sempre ci contraddistinguono. Ovvio, non siamo certamente perfetti e nemmeno pensiamo d’esserlo. Ma crediamo che, con l’aiuto di tutti, questo progetto meriti di continuare ad esistere.
Dipende solo da te, a questo punto.

Eccovi l’elenco dei post della settimana. Condividetelo coi vostri contatti, sono certo che ci sono tante chicche che possono aiutare molti vostri amici a vedere la realtà con occhi più realistici. E credetemi, in questo momento, capire cosa succede bypassando visioni distorte è quanto mai fondamentale.
ORO: La prima vittima del tapering
Come discusso nel webinar di mercoledì sera post FOMC, sull’oro non ci sono nel breve grosse prospettive. E quanto ha detto la Bernanke al FOMC, non fa che confermarlo. La FED non vede inflazione, vuole tenere i tassi bassissimi per …

Il bilancio della FED raggiunge un nuovo record: 4 Trillioni di USD. Tutto bene.
Ma siamo sicuri che sia un indicatore positivo per la salute dell’economia e del mondo della finanza? La Federal Reserve è l’azienda più grande degli USA, o meglio, è di certo il più importante hedge fund al mondo, viste tutte …

Unione Europea: S&P abbassa il rating a AA+
Dopo una serie di downgrading dei vari Stati membri, l’agenzia di rating Standard & Poor ’s ha tagliato il rating a lungo termine sul debito dell’Unione Europea portandolo a AA + da AAA. In una dichiarazione, S & P ha detto …

Unione Bancaria: è fatta. Ufficializzato il bail-in e il ruolo dell’ESM
Cosa capita in caso di fallimento di una banca e sopratutto come verranno interessati anche i clienti (correntisti, azionisti ed obbligazionisti) della banca. Eccolo l’accordo sull’Unione Bancaria. Ieri in un post già ho accennato a quello che sarebbe potuto succedere. …

FOMC: parte ufficialmente il tapering. Diminuiti gli acquisti FED di 10 miliardi di USD
Dopo tante parole, Ben Bernanke ha deciso. Parte la exit strategy e la FED inizia limitando gli acquisti di 10 miliardi di USD, passando da 85 miliardi a 75 miliardi. Il Federal Open Market Committee ha appena rilasciato la sua …

Quando inizia il tapering? E quando finirà il quantitative easing 3?
Sono due domande che non possono avere risposte certe. Solo sensazioni, tutto dipenderà dall’andamento dell’economia e dalle intenzioni dell’attuale ed ormai decaduto leader della FED Ben Bernanke, e la nuova “padrona di casa” Janet Yellen. Scotiabank ha provato a prendere

Unione Bancaria: Italia contro Germania
Italia: favorevole ad un fondo comunitario salva banche. Germania: prima però bail in coi soldi dei clienti delle banche (Cipro insegna). Quindi ECCO l’ipotesi del compromesso. Forse ci siamo. L’Unione Bancaria, un primo passo verso un miglioramento di quel progetto …

La nuova malata d’Europa
C’era una volta una Unione Europea… O forse non c’è mai stata. Anzi, togliamo il forse. Ma con tanti dubbi almeno una certezza ce l’abbiamo. Quella fantomatica Unione Euroepa è sempre più un Unione fantoccio, forse di comodo per qualcuno, …

ETF Europe Select Dividend 30: primo accumulo
ETF Europe Select Dividend 30 (grafico daily, indice) Trend di breve: pullback rialzista Scheda: L’indice misura l’andamento di una selezione di 30 azioni europee dell’indice “STOXX 600 Europa” che hanno un tasso di crescita del dividendo storico non negativo negli ultimi cinque …

La grande truffa dei Buoni Fruttiferi Postali
Occhio alle Poste Italiane: a volte non mantengono quanto promesso e “ci provano” a rimborsare molto meno del dovuto. “Io non mi fido delle banche, io i miei risparmi li metto alla Posta. Lì c’erano quei libretti (i Buoni Fruttiferi …

MACROECONOMIA e ORO: la grande trappola
GUEST POST: la trappola della FED e la volatilità dell’oro. Il solito barometro settimanale dell’oro e gli avvenimenti più importanti della settimana e il ruolo dell’oro nei portafogli di investimento e degli investitori istituzionali. Questa settimana i prezzi del lingotto …

WALL STREET: waiting for the FED
GUEST POST – Mercati in attesa del Meeting FED e temono inizio del tapering. Analisi dei dati del CFTC secondo la personale visione di Lukas. Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno evidenziato un nervosismo crescente, …

Italia: nuovo record del Debito pubblico. E il nostro tesoretto (risparmi) ce lo stiamo mangiando.
Quasi non fa più notizia l’ennesimo il nuovo ma poco invidiabile record di debito pubblico, che ormai ci contraddistingue in Eurozona e nel mondo (secondi al Giappone). Ebbene si… Bankitalia ci comunica che, a ottobre scorso, il nostro debito pubblico …

PIAZZA AFFARI: continua l’attesa del rimbalzo ma la FED condizionerà il mercato
Guest post: continua la lateralità di Borsa Italiana. Trading Room #116, analisi tecnica dell’indice FTSEMIB e analisi azioni italiane e…per l’occasione occhio a Pirelli & C., Campari, A2a Il nostro Ftsemib40 conferma la tendenza ribassista di breve periodo anche nel

Alternative?
Guest post by Ottofranz. La domanda di Idleproc rimasta sul tavolo è importante e vorrei approfittare della tua vetrina per fornirvi una mia visione, ben sapendo quali siano le immani difficoltà da superare per raggiungere la meta. (ma qual’era la …

Ancora truffati dalla casta politica. Ecco la triste verità!
Avrete probabilmente letto ieri il post sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (che vi consiglio di leggere sia per l’articolo che per i commenti), una presa in giro per tutti. Era una ottima occasione per dimostrare qualcosa agli italiani. Invece …
STAY TUNED!
 

ninjaxx

amico del maestro...
intanto ecco le parole del capo:

"In tempi come quelli che stiamo vivendo, di crisi anche della politica, credo che l'unica ricetta possibile per uscirne sia andare all'essenziale delle cose, con assoluta sobrietà e semplicità, senza fronzoli o retorica".

by Enrico Letta
 

tontolina

Forumer storico
Euro, arriva la conferma dell’UE: ci hanno sempre truffato


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di Francesco Filini
Finalmente arriva la risposta all’interrogazione presentata dall’Europarlamentare Marco Scurria sulla natura giuridica dell’€uro, e finalmente arriva la conferma: ci stanno truffando. Ci hanno sempre truffati. Ma andiamo per ordine.
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Marco Scurria aveva chiesto chiarimenti sulla risposta data dalla commissione europea alla prima interrogazione sulla proprietà giuridica dell’euro presentata dall’On. Mario Borghezio, nella quale si affermava che nella fase dell’emissione le banconote appartengono all’Eurosistema, mentre nella fase della circolazione appartengono al titolare del conto sulle quali vengono addebitate. Attenzione perchè le parole negli atti ufficiali e nel linguaggio tecno-eurocratico vanno soppesate per bene. Quindi il commissario Olli Rehn rispondeva a Borghezio che la proprietà delle banconote cartacee (dove troviamo ben impressa in ogni lingua dell’Unione la sigla della Banca Centrale Europea) è dell’EUROSISTEMA. Ma cos’è quest’Eurosistema?
“L’Eurosistema è composto dalla BCE e dalle BCN dei paesi che hanno introdotto la moneta unica. L’Eurosistema e il SEBC coesisteranno fintanto che vi saranno Stati membri dell’UE non appartenenti all’area dell’euro.”
Questa è la definizione che si legge sul sito ufficiale della BCE. Quindi le Banche centrali nazionali stampano le banconote e si appropriano del loro valore nominale (ad Es. se stampare un biglietto da 100 ha un costo fisico per chi lo conia di 0,20 centesimi – valore intrinseco – le BCN si appropriano anche del valore riportato sul biglietto stampato). E l’On Scurria chiedeva quali fossero le basi giuridiche su cui poggiava l’affermazione del Commissario Olli Rehn:
Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-000302/2012
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Marco Scurria (PPE)
Oggetto: Natura giuridica della proprietà dell’euro
In risposta ad un’interrogazione scritta sul medesimo tema presentata dall’on. Borghezio fornita il 16 giugno 2011, la Commissione informa il collega che “al momento dell’emissione, le banconote in euro appartengono all’Eurosistema e che, una volta emesse, sia le banconote che le monete in euro appartengono al titolare del conto su cui sono addebitate in conseguenza”.
Può la Commissione chiarire quale sia la base giuridica su cui si basa questa affermazione?
Nei tempi stabiliti dal Parlamento Europeo arriva la risposta:
IT
E-000302/2012
Risposta di Olli Rehn
a nome della Commissione
(12.3.2012)
L’articolo 128 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea costituisce la base giuridica per la disciplina dell’emissione di banconote e monete in euro da parte dell’Eurosistema (costituito dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali). La proprietà delle banconote e delle monete in euro dopo l’emissione da parte dell’Eurosistema è disciplinata dalla legislazione nazionale vigente al momento del trasferimento delle banconote e monete al nuovo proprietario, ossia al momento dell’addebito del conto corrente bancario o dello scambio delle banconote o monete.
Olli Rehn non fa altro che ribadire che dopo l’emissione, ossia dopo la creazione fisica delle banconote o più verosimilmente dell’apparizione in video delle cifre sui terminali dell’Eurosistema (totalmente a costo zero, se si esclude l’energia elettrica che mantiene accesi i computers…) la proprietà dei valori nominali appartiene al nuovo proprietario, ovvero a chi ha accettato l’addebito, a chi ha accettato di indebitarsi. Non solo. Olli Rehn, per giustificare l’affermazione secondo la quale rispondeva a Borghezio che l’Euro appartiene nella fase dell’emissione all’Eurosistema, cita l’articolo 128 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, dove nel comma 1 si legge:
La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione.
E’ chiarissimo. Non c’è scritto da nessuna parte che la proprietà giuridica dell’euro emesso appartiene alla BCE o alle BCN. C’è soltanto scritto che la BCE può autorizzare l’emissione di euro a se stessa e alle BCN, dovendo controllare l’inflazione nella zona euro, così come stabilito dal Trattato di Maastricht.

Ribadisce che solo l’Eurosistema può stampare le banconote o creare elettronicamente i valori nominali. Ma nessun riferimento giuridico, nessun trattato, nessuna legge, nessuna deliberazione, niente di niente ci dice che l’Eurosistema ha la facoltà di addebitare la moneta. E’ evidente che si appropria di questo grande ed esclusivo privilegio.

Euro, arriva la conferma dell’UE: ci hanno sempre truffato

13 martedì mar 2012
Pubblicato da aurita1 in Banche, Daneistocrazia, Governo, Monti, Politica, Signoraggio, Usura
485 commenti

Tag
articolo 117, auriti, banca centrale europea, bce, bcn, borghezio, draghi, euro, Europea, eurosistema, interrogazione, maastricht, mario borghezio, monti, Scurria, Signoraggio, stati membri, trattato, truffa, Unione, usura

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di Francesco Filini
Finalmente arriva la risposta all’interrogazione presentata dall’Europarlamentare Marco Scurria sulla natura giuridica dell’€uro, e finalmente arriva la conferma: ci stanno truffando. Ci hanno sempre truffati. Ma andiamo per ordine.
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Marco Scurria aveva chiesto chiarimenti sulla risposta data dalla commissione europea alla prima interrogazione sulla proprietà giuridica dell’euro presentata dall’On. Mario Borghezio, nella quale si affermava che nella fase dell’emissione le banconote appartengono all’Eurosistema, mentre nella fase della circolazione appartengono al titolare del conto sulle quali vengono addebitate. Attenzione perchè le parole negli atti ufficiali e nel linguaggio tecno-eurocratico vanno soppesate per bene. Quindi il commissario Olli Rehn rispondeva a Borghezio che la proprietà delle banconote cartacee (dove troviamo ben impressa in ogni lingua dell’Unione la sigla della Banca Centrale Europea) è dell’EUROSISTEMA. Ma cos’è quest’Eurosistema?
“L’Eurosistema è composto dalla BCE e dalle BCN dei paesi che hanno introdotto la moneta unica. L’Eurosistema e il SEBC coesisteranno fintanto che vi saranno Stati membri dell’UE non appartenenti all’area dell’euro.”
Questa è la definizione che si legge sul sito ufficiale della BCE. Quindi le Banche centrali nazionali stampano le banconote e si appropriano del loro valore nominale (ad Es. se stampare un biglietto da 100 ha un costo fisico per chi lo conia di 0,20 centesimi – valore intrinseco – le BCN si appropriano anche del valore riportato sul biglietto stampato). E l’On Scurria chiedeva quali fossero le basi giuridiche su cui poggiava l’affermazione del Commissario Olli Rehn:
Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-000302/2012
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Marco Scurria (PPE)
Oggetto: Natura giuridica della proprietà dell’euro
In risposta ad un’interrogazione scritta sul medesimo tema presentata dall’on. Borghezio fornita il 16 giugno 2011, la Commissione informa il collega che “al momento dell’emissione, le banconote in euro appartengono all’Eurosistema e che, una volta emesse, sia le banconote che le monete in euro appartengono al titolare del conto su cui sono addebitate in conseguenza”.
Può la Commissione chiarire quale sia la base giuridica su cui si basa questa affermazione?
Nei tempi stabiliti dal Parlamento Europeo arriva la risposta:
IT
E-000302/2012
Risposta di Olli Rehn
a nome della Commissione
(12.3.2012)
L’articolo 128 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea costituisce la base giuridica per la disciplina dell’emissione di banconote e monete in euro da parte dell’Eurosistema (costituito dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali). La proprietà delle banconote e delle monete in euro dopo l’emissione da parte dell’Eurosistema è disciplinata dalla legislazione nazionale vigente al momento del trasferimento delle banconote e monete al nuovo proprietario, ossia al momento dell’addebito del conto corrente bancario o dello scambio delle banconote o monete.
Olli Rehn non fa altro che ribadire che dopo l’emissione, ossia dopo la creazione fisica delle banconote o più verosimilmente dell’apparizione in video delle cifre sui terminali dell’Eurosistema (totalmente a costo zero, se si esclude l’energia elettrica che mantiene accesi i computers…) la proprietà dei valori nominali appartiene al nuovo proprietario, ovvero a chi ha accettato l’addebito, a chi ha accettato di indebitarsi. Non solo. Olli Rehn, per giustificare l’affermazione secondo la quale rispondeva a Borghezio che l’Euro appartiene nella fase dell’emissione all’Eurosistema, cita l’articolo 128 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, dove nel comma 1 si legge:
La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione.
E’ chiarissimo. Non c’è scritto da nessuna parte che la proprietà giuridica dell’euro emesso appartiene alla BCE o alle BCN. C’è soltanto scritto che la BCE può autorizzare l’emissione di euro a se stessa e alle BCN, dovendo controllare l’inflazione nella zona euro, così come stabilito dal Trattato di Maastricht. Ribadisce che solo l’Eurosistema può stampare le banconote o creare elettronicamente i valori nominali. Ma nessun riferimento giuridico, nessun trattato, nessuna legge, nessuna deliberazione, niente di niente ci dice che l’Eurosistema ha la facoltà di addebitare la moneta. E’ evidente che si appropria di questo grande ed esclusivo privilegio.
Ciò che diceva il prof. Giacinto Auriti trova finalmente conferma in un atto ufficiale della Commissione Europea: le Banche Centrali si appropriano del valore della moneta perchè emettono solo addebitando, prestando, e il prestare è una qualità esclusiva del proprietario. Auriti chiamava questo meccanismo la truffa del signoraggio, parola sulla quale oggi si fa volutamente grande confusione, essendo per la massa direttamente associabile alla farfallina di Sara Tommasi e a qualche improbabile personaggio del mondo della politica che fa avanspettacolo che le si accompagna.
Non a caso l’indomito professore dell’Università di Teramo aveva denunciato la Banca d’Italia (organismo privato in mano per il 94% a banche commerciali e fondazioni bancarie) per truffa, associazione a delinquere, usura, falso in bilancio e istigazione al suicidio (grave piaga dei tempi nostri). Infatti la moneta, essendo il mezzo di scambio con il quale i cittadini riescono ad interagire tra loro dando vita al mercato, ovvero riuscendo a scambiarsi reciprocamente beni e servizi prodotti grazie al loro lavoro, deve appartenere esclusivamente a chi lavora, ovvero al popolo. Chi si appropria indebitamente del valore della moneta non fa altro che sfruttare il lavoro del popolo, lucrare sulle fatiche e sulla produzione altrui chiedendo che gli vengano pagati gli interessi sul prestito erogato. Questa è la gigantesca distorsione del nostro tempo, questa è la Grande Usura. E sotto il giogo di questa malefica piaga, sono finiti tutti i popoli d’europa che oggi pagano sulla propria pelle una crisi sistemica e indotta, figlia di un paradigma che dal 1694 (anno di costituzione della prima Banca Centrale, la Bank of England) si è imposto sulla vita dell’uomo.


Il meccanismo dell’indebitamento degli Stati da parte di organismi privati quali sono le Banche Centrali Nazionali è presente quasi ovunque. La Federal Reserve conia negli USA il dollaro, la Bank of England conia nel Regno Unito la Sterlina, la BCE conia l’Euro. Ma per quanto ci riguarda, esiste un’abissale differenza, che rende il sistema ancora più perverso: gli Stati dell’Unione non possono ricevere il credito direttamente dalla BCE (cosa che invece accade in modo diretto e subordinato negli altri paesi, ed Es. negli USA dove il Congresso ordina di stampare e la FED esegue) ma devono finanziarsi sul mercato, la parolina magica con cui ci prendono per i fondelli. In poche parole funziona così: la BCE crea denaro a suo piacimento, lo da in prestito alle banche commerciali (Draghi ha recentemente creato circa 1000 miliardi di euro prestandoli all’1%) e queste possono decidere se acquistare o meno i cosiddetti BOND, i titoli del debito (con tassi che vanno dal 5 al 7%). Non è possibile, quindi, per i paesi della UE attuare una propria politica monetaria, pur volendo accettare il meccanismo dell’indebitamento pubblico.
Tutto è nelle mani della Grande Usura. I signori della Goldman Sachs, banca d’affari targata USA, siedono ai vertici delle grandi istituzioni bancarie, Mario Draghi ne è l’emblema. Ora hanno deciso di gestire direttamente anche le Istituzioni politiche, Mario Monti e Papademos sono i primi alfieri al servizio della Goldman.
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La politica è messa sempre più all’angolo, ostaggio del sistema finanziario che controlla partiti, sindacati e mondo dell’informazione.
L’unica soluzione che abbiamo è quella di informare il più possibile. Questi meccanismi perversi devono essere conosciuti da tutti, nonostante il boicottaggio del sistema dell’informazione del regime usurocratico. Lo sforzo deve essere titanico, la volontà e la determinazione non devono piegarsi di fronte a niente.
A tutti noi un in bocca al lupo.
Ciò che diceva il prof. Giacinto Auriti trova finalmente conferma in un atto ufficiale della Commissione Europea: le Banche Centrali si appropriano del valore della moneta perchè emettono solo addebitando, prestando, e il prestare è una qualità esclusiva del proprietario. Auriti chiamava questo meccanismo la truffa del signoraggio, parola sulla quale oggi si fa volutamente grande confusione, essendo per la massa direttamente associabile alla farfallina di Sara Tommasi e a qualche improbabile personaggio del mondo della politica che fa avanspettacolo che le si accompagna.
Non a caso l’indomito professore dell’Università di Teramo aveva denunciato la Banca d’Italia (organismo privato in mano per il 94% a banche commerciali e fondazioni bancarie) per truffa, associazione a delinquere, usura, falso in bilancio e istigazione al suicidio (grave piaga dei tempi nostri). Infatti la moneta, essendo il mezzo di scambio con il quale i cittadini riescono ad interagire tra loro dando vita al mercato, ovvero riuscendo a scambiarsi reciprocamente beni e servizi prodotti grazie al loro lavoro, deve appartenere esclusivamente a chi lavora, ovvero al popolo. Chi si appropria indebitamente del valore della moneta non fa altro che sfruttare il lavoro del popolo, lucrare sulle fatiche e sulla produzione altrui chiedendo che gli vengano pagati gli interessi sul prestito erogato. Questa è la gigantesca distorsione del nostro tempo, questa è la Grande Usura. E sotto il giogo di questa malefica piaga, sono finiti tutti i popoli d’europa che oggi pagano sulla propria pelle una crisi sistemica e indotta, figlia di un paradigma che dal 1694 (anno di costituzione della prima Banca Centrale, la Bank of England) si è imposto sulla vita dell’uomo.
Il meccanismo dell’indebitamento degli Stati da parte di organismi privati quali sono le Banche Centrali Nazionali è presente quasi ovunque. La Federal Reserve conia negli USA il dollaro, la Bank of England conia nel Regno Unito la Sterlina, la BCE conia l’Euro. Ma per quanto ci riguarda, esiste un’abissale differenza, che rende il sistema ancora più perverso: gli Stati dell’Unione non possono ricevere il credito direttamente dalla BCE (cosa che invece accade in modo diretto e subordinato negli altri paesi, ed Es. negli USA dove il Congresso ordina di stampare e la FED esegue) ma devono finanziarsi sul mercato, la parolina magica con cui ci prendono per i fondelli. In poche parole funziona così: la BCE crea denaro a suo piacimento, lo da in prestito alle banche commerciali (Draghi ha recentemente creato circa 1000 miliardi di euro prestandoli all’1%) e queste possono decidere se acquistare o meno i cosiddetti BOND, i titoli del debito (con tassi che vanno dal 5 al 7%). Non è possibile, quindi, per i paesi della UE attuare una propria politica monetaria, pur volendo accettare il meccanismo dell’indebitamento pubblico.
Tutto è nelle mani della Grande Usura. I signori della Goldman Sachs, banca d’affari
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targata USA, siedono ai vertici delle grandi istituzioni bancarie, Mario Draghi ne è l’emblema. Ora hanno deciso di gestire direttamente anche le Istituzioni politiche, Mario Monti e Papademos sono i primi alfieri al servizio della Goldman.
La politica è messa sempre più all’angolo, ostaggio del sistema finanziario che controlla partiti, sindacati e mondo dell’informazione.
L’unica soluzione che abbiamo è quella di informare il più possibile. Questi meccanismi perversi devono essere conosciuti da tutti, nonostante il boicottaggio del sistema dell’informazione del regime usurocratico. Lo sforzo deve essere titanico, la volontà e la determinazione non devono piegarsi di fronte a niente.
A tutti noi un in bocca al lupo.
 

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