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lunedì 30 settembre 2013

"atto finale e nessuno ne parla"



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Terza guerra mondiale: siamo all'atto finale e nessuno ne parla

di Alessandro De Angelis

Silente ed occultata da tutti i mass media, la terza guerra mondiale è entrata nella fase conclusiva. Un tempo, le guerre si combattevano tra stati con armi sovvenzionate dai banchieri, che prestavano il denaro a tutti gli stati in guerra affinché si indebitassero con loro.


Oggi, hanno affilato le loro armi prendendo il controllo di tutti gli stati – e quindi dei popoli – grazie al tradimento dei politici a loro asserviti. Vediamo se è vero e, in tal caso, come ci sono riusciti. Prima degli accordi di Bretton Woods, le banche degli stati dovevano avere una quantità di oro nei loro forzieri pari al denaro che stampavano.

Succedeva, però, che esse stampavano più denaro rispetto al controvalore in oro che possedevano. Perciò nel 1944 si decise che solamente il dollaro dovesse avere la controvertibilità in oro e le altre monete potessero essere scambiate con il dollaro che faceva da garante. Gli USA invece stamparono quasi 90 miliardi di dollari, creando un'inflazione globale, senza avere il controvalore in oro.



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Così, quando l'URSS e la Cina restituirono i dollari agli Usa chiedendo in cambio l'oro, costrinsero il presidente Nixon, il 15 agosto 1971, a far cadere la convertibilità del dollaro con l'oro, facendo sì che la moneta perdesse il suo effettivo valore ed il suo reale valore diventò indotto dall'accettazione degli stati – e quindi delle persone – ad accettarlo come moneta di scambio per i beni e i servizi che le persone producevano.

Nel 1971, il nostro debito pubblico era di 16 miliardi e 145 milioni milioni di euro, ma quel debito, nella realtà, non esisteva, in quanto la Banca d'Italia era, come previsto dall'articolo 3 del suo statuto, un ente di diritto pubblico a maggioranza pubblica, cioè dello stato, che poteva stampare così la moneta a suo piacimento, ripagando in questo modo i debiti che contraeva.


A questo punto avviene il tradimento e, in barba alla costituzione italiana, inizia la cessione ad enti privati delle quote di Banca d'Italia, che verrà forzatamente legalizzata grazie al tradimento dei politici, verificatosi nel 1992 con la legge 35/1992 dal Ministro del Tesoro Guido Carli, ex governatore della banca in questione (quando si dice il caso!).

Ma procediamo con ordine. Dieci anni prima di questo tradimento, il Ministro del Tesoro Andreatta ed il governatore della Banca d'Italia Ciampi tolsero l'OBBLIGO alla banca di acquistare tutti i titoli di stato che venivano emessi e quindi di finanziare il debito pubblico, che passò così in soli dieci anni da 142 miliardi (dai 16 miliardi del 1971, perché lo stato finanziava la crescita attraverso l'emissione dei titoli) a ben 850 miliardi di debito – questa volta reale, in quanto contratto verso altri istituti bancari privati.

Nel 1992, solo il 5% delle quote di Banca d'Italia era rimasto di proprietà dello stato, mentre il restante 95% era andato in mano a banche private quali Comit, Credito Italiano e Banco di Roma. Gli acquirenti autorizzati a comprare i titoli di stato erano banche commerciali primarie ed istituzioni finanziarie private quali IMI, Monte dei Paschi, Unicredit, Goldman Sachs, Merryl Linch.


Il gioco era fatto: in pochi anni il debito – ad oggi – ha superato i 2040 miliardi di euro, grazie al tradimento dei politici che inizierono in maniera concertata con i banchieri a svendere il patrimonio dello stato e dei cittadini a prezzi da saldo e, non contenti ancora, legalizzarono, con l'ennesimo tradimento verso il popolo, la privatizzazione della Banca d'Italia, grazie al governo Prodi che, il 16.12.2006, modificò lo statuto della banca all'articolo 3, facendo sì che essa non fosse più un ente di diritto pubblico, come dovrebbe in uno stato democratico.

ALCUNI DATI ITALIANI IN TEMPO REALE

Ma non è finita qui, in quanto in una guerra ci deve essere un vincitore – cioè le famiglie al comando delle banche centrali – ed uno sconfitto – ovvero i popoli dell'Euro-zona sotto la dittatura dell'oligarchia bancaria della BCE (banca privata) e della Commissione Europea, che ha potere decisionale sulle politiche sociali degli stati, mentre il parlamento europeo ha solo quello consultivo.

Caduta la controvertibilità in oro, il denaro doveva essere non più addebitato ai cittadini, ma accreditato, in quanto esso è la misura del valore dei beni e servizi che noi cittadini produciamo e non certo dei parassiti banchieri che ci prestano la moneta a debito e che ora decidono le politiche sociali degli stati grazie al collaborazionismo dei politici loro asserviti.


Questa moneta creata dal nulla viene trasferita dalla BCE alle grandi banche commerciali private che poi le prestano agli stati ad altissimi interessi, generando un debito pubblico inesigibile perché frutto di una frode poi legalizzata. Ora dal 2012 gli stati non potranno più decidere quanto spendere e in cosa grazie ai trattati del Fiscal Compact e del MES, o fondo salva stati, che è in realtà un istituto di speculazione finanziaria pronto a requisire gli ultimi beni patrimoniali del nostro già povero stato – beni demaniali e forestali e servizi locali di pubblico interesse.

In Grecia hanno cominciato ad arrestare chi non ha la possibilità di pagare le tasse, portando i cittadini in campi militari in dismissione. Tra non molto la stessa sorte toccherà all'Italia.



La terza guerra mondiale sta ormai per finire: la nostra ultima possibilità è che il MoVimento5Stelle inizi a mandare alle trasmissioni pubbliche i suoi deputati a parlare della truffa del debito pubblico ed inserisca, come non fatto nel programma delle scorse elezioni, 1) la sovranità monetaria, 2) la nazionalizzazione della Banca d'Italia, 3) l'uscita dall'Euro e 4) l'inesigibilità del debito pubblico frutto di una frode legalizzata, altrimenti vuol dire che anche Grillo è stato messo in campo dai gestori del vero potere delle banche, per far sì che quella parte dell'elettorato che non sarebbe andata a votare portasse gli astensionisti a superare il 50%, di modo che gli italiani non si riconoscessero più nelle deleghe sociali verso politici che ci hanno tradito.

Ma siamo sicuri, o almeno lo vogliamo sperare, che di certo non sarà così.



 

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BANKITALIA: “Ciò che sta accadendo senza che nessuno lo sappia”






Fonte: 17venerdìgen 2014


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Riportiamo quanto pubblicato nel profilo facebook dell’europarlamentare Marco Scurria, già noto al nostro blog per essersi più volte battuto per la proprietà della moneta. Invitiamo pubblicamente tutti alla divulgazione di questo articolo e di tutti gli altri presenti sulla rete (tra cui questo post di Lucio di Gaetano nel blog beppegrillo.it) che informano sulla vicenda della svendita di Bankitalia. L’ultimo grande furto ai danni degli ignari italiani.
di Marco Scurria
Nei prossimi giorni la Camera dei Deputati è chiamata a dare il parere definitivo al Decreto Legge di Letta e Saccomanni emanato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 27 Novembre, proprio mentre le telecamere dei media di tutto lo Stivale erano concentrate sulla decadenza da Senatore della Repubblica di Silvio Berlusconi. Il DL va a modificare l’assetto dei
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proprietari della Banca Centrale Italiana, oggi in mano ai maggiori cartelli finanziari operanti nel Belpaese, tra cui Intesa San Paolo, Unicredit e Assicurazioni Generali. Il Governo ha stabilito di trasformare la banca che una volta era degli italiani in una “public company”, dove di pubblico non ci sarà ovviamente nulla: ogni operatore del mercato finanziario globale potrà acquistare le quote di Bankitalia fino a detenere un massimo del 5% delle azioni. Questo significa, ad esempio, che le varie banche d’affari americane Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley e City Groups potranno spartirsi insieme ad altri operatori (magari Cinesi, Tedeschi ecc…) la Banca Centrale Italiana.
Il bello è che il Governo Berlusconi approvò nel 2005 una legge (la sconosciuta 262/2005) che prevedeva esattamente il contrario: la rinazionalizzazione della Banca d’Italia con il passaggio del 100% delle quote dai privati allo Stato Italiano. Accadde nel 2005, quando – dopo interminabili pressioni – finalmente si seppe chi erano gli azionisti di BdI, fino a quel momento sconosciuti. La legge approvata dal Parlamento dall’allora centrodestra non è mai piaciuta (chissà perché…) ai banchieri italiani, appena qualche mese fa il Presidente dell’ABI Patuelli chiese di cambiare la 262/2005 che in tanti anni non è mai stata resa operativa. Saccomanni, che viene proprio da Bankitalia, ha subito obbedito al dicktat e grazie al silenzio dei media, ora il Parlamento si accinge ad approvare un provvedimento che scippa in maniera definitiva la Banca Centrale agli italiani.
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Ma c’è di più
. Il motivo formale per cui non è mai stata resa operativa la 262/2005 è rintracciabile nella questione del capitale delle quote. Il valore di Bankitalia era, fino al decreto legge di Letta e Saccomanni, di appena 156.000 euro, cifra stabilita dalla legge bancaria del 1936. Con il DL del Governo e grazie ad una stima di alcuni “saggi” nominati dallo stesso Saccomanni, si è deciso in forza di legge che il valore della BdI è di circa 7 MILIARDI di Euro. Grazie a questa operazione gli azionisti come Unicredit, San Paolo etc… si sono ritrovati un grande capitale a disposizione, pronto da vendere al mercato. Capite? E’ come se il Governo stabilisse a tavolino che il valore della vostra società o della vostra abitazione fosse moltiplicato esponenzialmente! Un regalo unico ai soliti noti, con l’aggravante che quella creazione di denaro dal nulla (che tra le altre cose ha fatto incazzare anche la Bundesbank!) doveva andare a vantaggio dello Stato italiano, degli italiani, nostro.
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A completamento di questa grande manovra alle spalle di tutti gli italiani, c’è da aggiungere la questione della riserva aurea di Palazzo Koch: tonnellate e tonnellate di lingotti d’oro nostri diverranno proprietà di chi comprerà la nostra Banca. Circa 100 Miliardi di riserve auree (l’Italia è il terzo Paese più ricco d’oro del mondo) voleranno via insieme all’ultimo residuo di sovranità del popolo italiano.
Non possiamo permettere che tutto ciò accada in sordina, dobbiamo far sapere la verità e contrastare in Parlamento quest’atto di alto tradimento. Ne va del futuro della nostra terra.

 

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Finalmente un altro magistrato contro l'Eurosistema
gia detto in tempi nn sospetti:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D che poi,:cool::cool: e' il segreto di pulcinella, anche i sassi lo sanno, ...........................forse;);););););););):cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool::cool:


http://www.giacintoauriti.eu/notizie/49-finalmente-un-altro-magistrato-contro-l-eurosistema.html


Scritto da Redazione. Postato in Notizie
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Ci è pervenuto in questi giorni l'articolo di un magistrato della Procura di Pescara che illustra la truffa del Debito Pubblico generata dall'Eurosistema e dai trattati europei che hanno istituito il S.E.B.C. .
Finalmente , diciamo noi.
Dopo il proc. generale di Corte d'Appello de L'Aquila, il dott. Bruno Tarquini, che all'apertura degli anni giudiziari del 1995 e 1997 denunciò la truffa dell'emissione monetaria a debito ( si badi bene che eravamo ancora con le lire ) e del Tasso Ufficiale di Sconto come madre di tutte le usure, un altro magistrato di nuova generazione si pone gli stessi interrogativi sull'inestinguibile debito pubblico e ne individua giuridicamente le cause proprio nel sistema di emissione monetaria e nei trattati di funzionamento dell'Eurosistema.
Ovviamente , in un articolo di poche righe non poteva illustrare tutto il quadro della problematica giuridica ma in maniera semplice e con grande capacità di sintesi ha rotto il muro di silenzio e l'alone di cecità che aleggia nella magistratura, sopratutto Costituzionale, sull'incostituzionalità dei Trattati Europei che lo stesso Auriti ed il dott.Tarquini denunciarono decenni prima della loro ratifica.
Di seguito riportiamo alcuni passaggi salienti dell'articolo del dott. Gennaro Varone, il quale si è reso disponibile ad esporre dettagliatamente la problematica in convegni e seminari pubblici.
" DEBITO PUBBLICO (?)
Che cosa è, realmente, questo Debito Pubblico? Supponiamo lo Stato debba costruire un ospedale. Senza ospedali, si muore. Il Governo di uno Stato dell'Eurozona, se vuole denaro, per pagarsi l'ospedale, deve chiederlo in prestito alle banche private. Per chi avesse curiosità lo stabilisce l'articolo 21 dello Statuto del Sistema Europeo Banche Centrali. Per ottenere quel prestito deve emettere “cambiali”: si chiamano Titoli di Debito Pubblico, o Buoni Pluriennali del Tesoro. Alla scadenza, lo Stato restituirà capitale ed interessi: nessuno presta “per senza niente”.

Supponiamo il Governo, quindi, emetta cambiali per 50 milioni di euro. Una Banca Privata offre 49 milioni e si aggiudica i Bpt. Il Governo ha ottenuto 49 milioni di euro; dovrà restituirne 50 alla scadenza; dunque, pagherà un milione di euro di interessi.
Il Governo con quei 49 milioni di euro costruisce il suo ospedale, anzi il nostro ospedale. E quel denaro dovrebbe diventare reddito del costruttore; e reddito dei suoi dipendenti, che lo utilizzeranno presso commercianti; i quali, a loro volta, faranno altri investimenti. Dunque, lo Stato, ora, ha un debito di 50 milioni di euro; ma questo debito è diventato un investimento; la ricchezza reale è aumentata: dove c'erano terra e sassi, c'è una struttura che eroga benessere; i 49 milioni pagati al costruttore hanno alimentato una potente spinta all'economia e un corrispondente aumento di ricchezza reale nel paese, dalla nostra laboriosità e capacità produttiva.
(...)

IL PAREGGIO DI BILANCIO
E veniamo alle tasse. È mai possibile che lo Stato recuperi, in tasse, tutti i 49 milioni di euro che ha speso? Se lo facesse, andrebbe in pareggio perfetto: "Ho speso 49 milioni di euro, mi riprendo 49 milioni di euro, sono in pari”. Ma se lo Stato se li riprendesse tutti, a noi cittadini, di quei 49 milioni di euro, che cosa resterebbe? Nulla. Eppure, per il pareggio di bilancio, è questo che lo Stato deve fare. Sembra assurdo?
Eppure è proprio questo che, per restare nella moneta unica lo Stato, deve fare: in base all'articolo 104 del trattato di Maastricht e in base al Regolamento del Consiglio d'Europa 1466 del 1997.
Ed è questa la causa della crisi economica. Questa.Se lo Stato ci dà un reddito e, poi ce lo toglie tutto, a noi che rimane? Nulla. Siamo tutti poveri. E se ci rimane nulla, ciò significa che non possiamo comprare nulla con quei 49 milioni di euro.
Lo chiamano anche Patto di stabilità. Si: perché, dal momento che dovrebbe riprenderseli, lo Stato dice: "Sai che c'è? Non ti pago! Ma le tasse, quelle le voglio …". Tuttavia, le imprese che hanno lavorato e non vengono pagate, falliscono, licenziano, riducono i salari … Tutto questo, ci ricorda qualcosa? Questa è la principale causa della crisi che attanaglia l'Eurozona, ormai da molti anni: il pareggio di bilancio.
È il tasto “pausa” sulla crescita economica; è la camicia di forza imposta alla capacità produttiva dei paesi aderenti. È il motivo della crisi (inutile illudersi: così dalla crisi non si esce); è lo strumento con il quale la crisi è stata deliberatamente prodotta.
TASSE E INDEBITAMENTO
Torniamo alle tasse. Supponiamo che lo Stato voglia tassare (per andare in pari) al 100%: in questo modo, si riprende tutti i 49 milioni di euro. È (quasi) in pari. "Ce lo chiede l'Europa"... E noi? Be', noi, avendo restituito tutti i 49 milioni, per vivere abbiamo una sola possibilità: chiedere noi denaro in prestito alle Banche (mutui, finanziamenti). Cioè dobbiamo indebitarci noi.
Se non si indebita lo Stato, con il debito pubblico , dobbiamo indebitarci, singolarmente, noi. Si chiama debito privato.
Bene, la possiamo mettere come vogliamo; ma, nel sistema attuale, il denaro è sempre un debito
Non sarà sfuggito al lettore attento che, se pure lo Stato dovesse tassare al 100% e riprendersi, dunque, tutti i 49 milioni di euro, gli mancherebbe, pur sempre, un milione di euro da restituire. Da dove lo prende?
Se riflettiamo che il milione mancante è … denaro, sappiamo, ormai, che, per produrre quel milione mancante, le cose sono due: o si indebita lo Stato, “creando” un milione nuovo di euro, con l'emissione di Titoli del Debito Pubblico; o … ci indebitiamo noi, chiedendolo in prestito alle banche. Per la semplice ragione che nessuno può guadagnare il denaro che … non c'è, il debito può soltanto … aumentare.
Uno Stato che ha abdicato al potere di spesa; uno Stato che, per pagare gli interessi, deve indebitarsi sempre di più e, dunque, spendere sempre meno, come potrà costruire tutte le scuole di cui ha bisogno, tutti gli ospedali di cui necessita? Come potrà venire incontro ai bisogni dei propri cittadini? Come potrà la Repubblica rimuovere gli ostacoli alla piena eguaglianza, così come prescritto dall'articolo 3 comma 2 della nostra Costituzione, se abbiamo stabilito che sarà la Banca Centrale Europea a decidere quanto denaro potrà essere messo in circolazione?
Davvero il patto di stabilità dei prezzi è più importante della tutela della nostra dignità di uomini e donne lavoratori e lavoratrici, della nostra salute, della nostra istruzione, di tutto ciò che ci serve per una esistenza libera e dignitosa? " ( Dott. Gennaro Varone - sost. proc. della Repubblica )
 
Ultima modifica:

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Ecco i giochi di Potere dietro Bankitalia a discapito della Sovranità di Stato



Fonte: http://www.giacintoauriti.eu/notizie/35-i-giochi-di-potere-ed-i-diktat-della-bce-allo-stato-italiano.html
Scritto da Redazione. Postato in Notizie
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Che manovre ci sono attorno alla banca d’Italia e che danni subirà lo Stato Italiano ?

Questa è la ricostruzione di ciò che è avvenuto negli ultimi anni e dalla quale si evince la brusca accelerata alle riforme finanziarie e monetarie ed agli assetti sociali di Banca d'Italia imposti dalla BCE e dal SEBC in base ai loro Statuti che sono stati ratificati con i Trattati di Maastricht e Lisbona dai nostri politici e "tecnici". Come noterete, il problema non è ECONOMICO ma è GIURIDICO perchè è con la LEGGE che hanno potuto espropriarci dei nostri "valori monetari" e dei nostri "mezzi di produzione" che creano VALORE.



- Nel 2004 l’allora ministro Tremonti preparò la bozza di quella che sarebbe divenuta la L.262/05.
( L 262/2005 )
Nella bozza si prevedeva la ridefinizione delle quote private della Banca d’Italia e fu previsto che tali quote private andassero allo Stato tramite i suoi Enti e le sue Aziende partecipate a maggioranza, come previsto all’Art. 3 dello Statuto della Banca d’Italia ( prima della sua modifica ). Il governo italiano ,infatti, si accorse che i partecipanti al capitale di Banca d’Italia erano per il 95% istituti di credito privati e non pubblici.
Inoltre, il Ministro Tremonti prevedeva nella bozza della L.262/05 la trasparenza del’operato della Banca d’Italia.
- La BCE rispose che tale passaggio di quote in mano pubblica avrebbe potuto esserci ma ricordò al governo italiano che il Trattato UE all’Art.108 ( ex Art.107 di Maastricht ) sancisce la piena autonomia ed indipendenza del Sistema Bancario Centrale Europeo di cui fa parte la Banca d’Italia e, pertanto, pur avendo la proprietà pubblica della Banca d’Italia il governo non poteva comunque prendere decisioni di politica monetaria anche se l’Art. 3 dello Statuto della banca centrale italiana , scritto nel 1936, prevedeva che la maggioranza delle azioni fossero pubbliche. Inoltre, la BCE invitava il governo a modificare tale Art.3 dello Statuto della Banca d’Italia aggiornandolo alla effettiva composizione societaria della stessa.

Nella stessa risposta, la BCE puntualizzava che lo Statuto del S.E.B.C. prevede il segreto sulle operazioni di politica monetaria e finanziaria delle banche centrali. ( rif. Parere CON/2005/34 )http://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/it_con_2005_34_f_sign.pdf
- Nel 2005 uscì la pubblicazione dell'azionariato delle quote di Banca d'Italia e si scoprì che lo Stato Italiano partecipava soltanto con il 5% delle quote detenute dall'INPS e non con la maggioranza di azioni confermando ai cittadini italiani i dati specifici di ciò che Tremonti lasciava intendere nel suo tentativo di statalizzazione della Banca d’Italia. (http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti/Partecipanti.pdf )
- In questo modo si scoprì che questa minima quota partecipativa del 5% era in contrasto con l'Art. 3 dello Statuto di Banca d'Italia perché ,nel 1992 , la riforma bancaria della Legge Amato-Ciampi (.http://www.fondazionecariplo.it/static/upload/3_f/3_fondnp22.pdf) aveva sancito che anche soggetti privati (s.p.a. quindi) possono assumere il significato giuridico di “Pubblico” se perseguono fini di interesse pubblico deformando, in questo modo, il concetto giuridico di “proprietà pubblica” delle quote della Banca d’Italia
- Precedentemente, fu intentata causa per risarcimento ,ai cittadini italiani ,di rendita monetaria detenuta dagli azionisti privati di Banca d'Italia fino al 2005. Il Giudice di Pace di Lecce ,secondo perizie tecniche effettuate dall’associazione di consumatori Adusbef e da avvocati che si basarono sui principi giuridici della proprietà della moneta enunciati anni prima da Auriti, sentenziò che tale risarcimento corrispondeva a circa 5 miliardi di euro che, ripartiti per ogni cittadino, costituivano un dividendo di risarcimento pari ad 87 euro a cittadino. (Non essendo superiore ai 1.100 euro il risarcimento si poteva chiedere al Giudice di Pace ). (Sentenza N.2978/05 del Tribunale di Lecce) Adusbef - SIGNORAGGIO. BANKITALIA CONDANNATA A RIMBORSARLO: 87 EURO AD OGNI CITTADINO
- Purtroppo, non si poterono considerare i calcoli a ritroso di oltre 10 anni dal 2005 per prescrizione e quindi non si potè far riconoscere il risarcimento per gli anni antecedenti al 1995 altrimenti la cifra sarebbe stata notevolmente superiore ai 5 miliardi.
- La sentenza mise in evidenza il contrasto tra l'effettivo azionariato della Banca d'Italia e l'Art.3 del suo Statuto oltre ai relativi benefici ottenuti dai partecipanti privati a danno dei cittadini italiani
- La sentenza fu impugnata dalla Banca d'Italia che si rivolse alla Cassazione
- Il 22-6-2006 la Cassazione annullò la sentenza del Giudice di Pace di Lecce con la motivazione che la magistratura non può ingerirsi nelle decisioni di natura politica quali gli accordi tra Stati come è il Trattato Europeo che istituisce la BCE ed il SEBC e, pertanto, il Giudice di Pace di Lecce non poteva giudicare non avendone competenza giurisdizionale. Di questa sentenza si fregia la Banca d’Italia sul suo sito
( Sentenza Cassazione R.G.N. 28989/05.) http://www.bancaditalia.it/bancomonete/signoraggio/cass_SS_UU_16751_06.pdf
- Al di là della cifra irrisoria del risarcimento di 87 euro, quella sentenza di Lecce avrebbe creato un precedente mettendo in discussione tutto il sistema monetario europeo e la proprietà dell'euro ed ha messo in luce l'enorme rendita monetaria di cui si sono appropriati gli azionisti privati di Banca d'Italia e BCE ( altro che quel piccolo 5% riconosciuto allo Stato tramite INPS ) vìolando lo stesso Art. 3 dello Statuto.
- Il 12 dicembre 2006 ( dopo 6 mesi dalla sentenza di Cassazione ) il Presidente Napolitano, e con le firme di Prodi e Padoa Schioppa, emana il D.P.R. del 12-12-2006 pubblicato su Gazzetta Ufficiale N. 291 del 15 Dicembre 2006, col quale si ratifica la modifica dello Statuto della Banca d'Italia sanando il contrasto dello Statuto con l’avvenuta privatizzazione e della definitiva perdita di sovranità nazionale che, a scanso di equivoci giuridici eventualmente risultanti dalla presenza della dicitura “Enti pubblici o società a partecipazione statale con maggioranza pubblica”, viene definitivamente concessa in favore di azionisti privati. (http://latribuna.corriere.it/dynuni...i_news/2006/dicembre/DPR 12 dicembre 2006.pdf )


( l'immagine della modifica dello statuto è stata ripresa da Modifica [in sordina] allo Statuto della Banca d'Italia BANKITALIA S.p.A. (SIGNORAGGIO NETWORK) )
- in conseguenza alla ratifica della “sanatoria” avvenuta col DPR 12.12.2006 e la L. 218/90 , il governo italiano emana nel 2011 il D.Lgs n.34 del 31-3-2011 , tramutato in Legge, che prevede all’Art. 7 l’acquisizione della maggioranza di azioni delle aziende di interesse nazionale come Eni, Finmeccanica, Fincantieri, Telecom, ecc . da parte della Cassa Depositi e Prestiti s.p.a. con la scusa di preservare speculazioni estere sulle maggiori aziende italiane che producono la gran parte del P.I.L. e poter partecipare con esse all’azionariato di Banca d’Italia con relativi benefici di rendita monetaria con le quali attuare politiche sociali senza emettere ulteriori titoli di debito pubblico. Come faceva un tempo la FIAT, privata, prima dell’avvento della BCE. Gazzetta n. 122 del 27 maggio 2011 -
- Nel frattempo gli azionisti privati (95%) di Banca d’Italia , stanno rivalutando il valore delle proprie quote. Il Ministro Tremonti avrebbe voluto pagargli soltanto il capitale sociale di 156.000 euro visto che tutti i proventi dell’attività finanziaria della Banca d’Italia derivano dall’indebitamento pubblico e privato dello Stato. Si aprì una diatriba. La Banca d’Italia ha commissionato l’analisi del valore delle quote ed oggi pretenderebbe 7 miliardi ( altro che 156.00 euro ). Inoltre, il decreto sulla rimodulazione delle quote prevede che nessun azionista possa superare il 5% di quote detenute evitando così che qualche investitore finanziario estero possa controllare il sindacato di maggioranza. Ma tale limite non consentirebbe neanche allo Stato di poter acquisire quote superiori.
- Questa rivalutazione è basata soltanto su un valore scritturale senza alcun fondamento di liquidità e di reale corrispettivo monetario visto che gli utili della Banca d’Italia e le sue riserve sono “intoccabili” per non compromettere il sistema monetario internazionale e le stanze di compensazione bancaria. Inoltre imporrebbe sia allo Stato e sia ad aziende bancarie private o aziende partecipate a maggioranza dallo Stato ( eventualmente acquisite con Cassa Depositi e Prestiti) di pagare le quote alle attuali banche azioniste di Banca d’Italia in proporzione al nuovo valore di 7 miliardi . Per non parlare del fatto che i variIstituti di Credito “italiani” potranno mettere nelle poste attive di bilancio il valore creato dai “savi” di Visco, resistendo quindi allo stress-test che Draghi imporrà a tutte le banche d’Europa. Un vero e proprio artifizio, una magia, una creazione di valore monetario dal nulla ad opera del sistema finanziario. Oltre al danno ..la beffa.
- Purtroppo, la nuova Legge di stabilità ha previsto che lo Stato rinunci alle ultime quote possedute nelle maggiori aziende di interesse nazionale e le venda ricavando circa 12 miliardi con i quali restituire interessi sul debito dei titoli emessi nei confronti degli stessi azionisti privati della Banca d’Italia ritrovandosi senza più patrimoni e garanzie con i quali garantire future emissioni di titoli per ottenere denaro ( con questo sistema monetario ).
( rif. http://www.ilsole24ore.com/art//2013-11-21/rivalutazione-bankitalia-via-ora-tetto-gli-azionisti-5percento-064302.shtml?uuid=ABc5mbe&fromSearch )


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[ leggi anche " Quanto vale Bankitalia " : http://www.giacintoauriti.eu/notizie/27-quanto-vale-bankitalia-dalla-rivalutazione-l%E2%80%99ultimo-regalo-alle-banche.
 

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Studio Esclusivo: l’Italia ha pagato 3.100 miliardi di interessi in 3 decenni (198% del PIL)



Fonte: http://scenarieconomici.it/studio-esclusivo-litalia-ha-pagato-3-100-miliardi-di-interessi-in-3-decenni-198-del-pil-2/

Abbiamo ricostruito i dati di PIL, Debito Pubblico, Deficit Pubblico, Saldo Primario (differenza tra entrate ed uscite della PA al netto degli interessi) e Spesa per interessi dal 1980 al 2012.


Guardando i dati si nota:
IL DEBITO PUBBLICO HA AVUTO UNA FORTE CRESCITA SPECIE DOPO IL 1981, DATA DEL DIVORZIO TRA BANCA D’ITALIA E TESORO, E PASSA DAL 60% AL 120% NEL 1993



LA SPESA PER INTERESSI ESPLODE SUBITO DOPO IL DIVORZIO TESORO-BANKITALIA E PASSA DAL 4% ALL’8% DEL PIL IN MENO DI 4 ANNI (1981-84)



IL DEFICIT ESPLODE CONSEGUENTEMENTE NEGLI ANNI 80 A 2 PRECISI FATTORI: INCREMENTO INCONTROLLATO SPESA PER INTERESSI (vedi sopra) ED INCREMENTO SPESA PUBBLICA CORRENTE TRA ANNI 70 ED 80.
Dal 1993 al 2012 il saldo cumulato positivo del saldo primario e’ di ben il 47% del PIL

Attualizzando i dati a valuta corrente (equivalente ad Euro del 2012) si ha:

L’ITALIA HA PAGATO TRA IL 1980 ED IL 2012 LA BELLEZZA DI 3.101 MILIARDI DI EURO EQUIVALENTI (al 2012) DI INTERESSI, PARI AL 198% DEL PIL, UNA CIFRA DI PROPORZIONI ENORMI.





Abbiamo fatto una SIMULAZIONE: tenendo fermi i saldi primari ed i valori di PIL dal 1993 in poi, abbiamo visto l’evoluzione del Debito Pubblico dal 1993 ad oggi se nel 1993 il Debito Pubblico fosse stato del 60%. Oggi sarebbe al 26%



In estrema sintesi, negli ultimi 20 anni IL DEBITO E’ PASSATO DA CIRCA 1.500 A 2.000 MILIARDI DI EURO (valori 2012) RESTANDO SOPRA AL 120% DEL PIL nonostante il fatto che:
- ABBIAMO PAGATO QUASI 2.000 MILIARDI DI INTERESSI (valori attualizzati al 2012)
- ABBIAMO REALIZZATO SALDI PRIMARI ATTIVI PER 740 MILIARDI (valori attualizzati al 2012), CIFRA CHE NON HA EGUALI IN EUROPA
In sintesi l’Italia ha comunque fatto enormi sacrifici, con risultati sul fronte del risanamento nulli, e straordinariamente negativi sul fronte della crescita.

Articolo pubblicato il 23 Luglio 2013 e riproposto in reload


By GPG Imperatrice
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mototopo

Forumer storico
Si noti che Banca d'Italia è nata privata per diventare pubblica con la legge del 1936, contrariamente a quanto detto dai due senatori. Bankitalia è già partecipata da governi esteri come Francia Belgio Lussemburgo in BNL attraverso BNP Paribas, e verosimilmente da capitali tedeschi in Unicredit.
La trasformazione di Banca d'Italia in società anonima ad azionariato diffuso significa trasformare la BC in ente quotato in una borsa riservata unicamente a grossi istituti finanziari, banche, fondi e assicurazioni. Si parla anche di enti previdenziali, probabilmente per tenere conto di INPS e Inal attualmente compartecipanti al capitale di Bankitalai, ma destinati a diventare fondi pensionisti PRIVATI e STRANIERI.

Questo decreto va assolutamente bocciato e va ripristinato l'articolo della legge 262 del 2005 che prevedeva la rinazionalizzazione di Bankitalia:


Art 19, comma 10:
Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, è ridefinito l’assetto proprietario della Banca d’Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici.
 

mototopo

Forumer storico
:D:D:D:D:DArticolo sparito dal sito della Bank of Canada qui diamo la sveglia a qualcunooooooooooooooooooooooo:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D:D



Questo è un articolo pubblicato dalla Bank of Canada poi fatto sparire da internet che ho ricuperato. Ne faccio copia incolla con preghiera di diffusione, anche se la definizione del reddito monetario delle banconote non è conforme alla realtà, o meglio l'articolo rende conto unicamente della differenza di contabilità tra le monetine e le banconote. Si noti anche che non si fa alcun cenno alla moneta elettronica, visto che l'articolo fu scritto nel 2001.
L'argomento che si avanza per giustificare la differenza di contabilità tra monetine e banconote è unicamente che le monetine non vanno normalmente restituite per usura mentre le banconote si, costituendo quindi un debito per la BC al momento della restituzione delle banche alla BC... Un'arrampicata sugli specchi per non parlare del fatto che sono semplicemente un falso debito della BC...Non un argomento sufficiente comunque a cambiarne la contabilizzazione con quella finta passività...Si noti infine che la definizione esatta di signoraggio per le monetine invece permane tutta.



N. Forcheri 9/1/2013

http://www.bankofcanada.ca/en/backgrounders/bg-m3.html
Publications and Research

The Bank in Brief

Fact Sheets


Seigniorage Revenue

Seigniorage is the net revenue derived from the issuing of coins or bank notes. It arises from the (often substantial) difference between the face value of a coin or bank note and the cost of producing and distributing it.

Seigniorage derived from coins
The Minister of Finance pays the Royal Canadian Mint to produce and distribute all Canadian circulation coins. It costs the Mint about 12 cents to produce and distribute a dollar coin. Consequently, this Crown corporation generates for the Government of Canada approximately 88 cents in seigniorage on each $1 coin sold to financial institutions at face value. Since coins have a very long life and the government does not redeem surplus coins, seigniorage is generated at the time of sale and accrued to the Government of Canada.

Seigniorage derived from notes
The Bank of Canada is responsible for issuing bank notes. Their life is relatively short—ranging from seven years for $100 notes to two years or less for $10 and $5 notes.
Since deposit institutions are able to return their surplus notes to the Bank of Canada for payment, these notes represent a payable liability for the Bank. For this reason, the accounting process for revenue and costs associated with the issuance of bank notes differs from that for coins. In compensation for the issuing of bank notes recorded as a liability, the Bank of Canada acquires interest-bearing federal government securities (treasury bills and bonds).
Seigniorage is therefore defined as the difference between the interest earned on the government's securities portfolio and the costs of producing and distributing bank notes. Unlike the seigniorage for coins, bank note seigniorage is therefore collected in instalments over a period of years.
Take, for example, a $20 bill, which is the most highly used denomination. At an average interest rate of 5 per cent, one $20 note in circulation produces revenue of about $1 per year. The production cost of this note is 6 cents for a life of about three years, which yields a cost of 2 cents per year. If average annual distribution expenses of about 2 cents are added to this cost, the result is an average annual cost of approximately 4 cents to put this note in circulation and replace it when it is worn. The Bank of Canada thus clears an annual net revenue of about 96 cents for each $20 note in circulation.

Use of seigniorage revenue
In recent years, just over $35 billion in notes has been in circulation. The interest revenue of the Bank of Canada has fluctuated between $1.7 and $2.2 billion per year. A small portion of this—$130 million, on average—has been used to finance the Bank's general operating expenses. The remainder has been paid to the Receiver General. Seigniorage revenue thus allows the federal government to finance a portion of its expenditures without having to collect taxes.
 
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