Titoli di Stato Italia Consiglio su btp in portafoglio (1 Viewer)

risparmier

Forumer storico
8 novembre 2014 , Di Paolo Cardenà
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Il sud europa è alle prese con evidenti spinte disinflazionistiche, con alcuni stati in conclamata deflazione.
Questi fenomeni, unitamente alle manovre espansive della Bce ( e non solo) contribuiscono a mantenere schiacciati i rendimenti nominali. Tuttavia, la bassa inflazione (o, peggio, la deflazione) rende meno sostenibili i debiti di quei paesi alle prese con un alto indebitamento. Leggi Italia.

Da qui l’intenzione dichiarata delle Bce di riportare il tasso di inflazione verso livelli più alti, in sintonia con il target della Bce, posto al 2% nel contesto DELL’EUROZONA. Resta da capire come, ma lasciamo perdere.
A mero titolo esemplificativo, questo significa che se l’inflazione dovesse risalire al 2% (come vorrebbe la Bce), tale dinamica si rifletterebbe anche sui rendimenti dei titoli di stato di nuova emissione, che verrebbero emessi a tassi superiori rispetto a quelli attuali. Per contro, i prezzi dei BTP emessi a tassi bassi, dovranno scendere per essere competitivi rispetto ai BTP di nuova emissione.
Di quanto? Dipende da molti fattori, ma sempre a mero titolo esemplificativo e senza pretesa di essere esaustivi, se i BTP di prossima emissione dovessero essere emessi a tassi di un punto superiore rispetto al rendimento di un BTP della stessa scadenza e analoga vita residua, allora il prezzo di quest’ultimo dovrà scendere dell’1% per ogni anno che manca alla scadenza.
Se mancano 10 anni perché emessi di recente, dovranno scendere di circa il 10%. Se i BTP di nuova emissione, invece, dovessero essere messi con due punti in più di rendimento,allora i prezzi dei BTP già emessi e con vita residua analoga alle nuove emissioni, dovranno scendere del 20%. Una tombola, insomma. Questo, se dovesse risalire l’inflazione. E’uno scenario possibile, quello descritto? A mio avviso, almeno nel breve termine, no.
Quindi, tutto bene? Neanche per sogno.
Perché, come dicevamo, la bassa inflazione rende meno sostenibile il debito pubblico dei paesi alle prese con un alto indebitamento. Sicché, se il Pil nominale non aumenta di un livello simile al costo del debito pubblico (improbabile con l’inflazione prossima allo zero), il debito aumenta per via inerziale diventando sempre meno sostenibile, fino ad esplodere. A meno che non si voglia distruggere quel che rimane perseguendo avanzi primari nell’ordine del 5-6% di Pil, come in effetti sembra.
Quindi, gli investitori in BTP presto potrebbero trovarsi con poche vie d’uscita.
Perché, se dovesse aumenta l’inflazione (come vorrebbe lal Bce), allora subirebbero perdite nei prezzi dei titoli. Se l’inflazione dovesse mantenersi bassa come ora, allora il rischio concreto sarebbe quello di una possibile ristrutturazione del debito pubblico perché non sostenibile, con ovvie perdite in capo a chi detiene questi titoli.
A questo ragionamento potreste obiettare dicendo che la BCE potrebbe fare in modo da mantenere schiacciati i rendimenti (come?), e, al tempo stesso, abbattere il costo reale, cioè aumentare l’inflazione. Ma ne siete così sicuri?
Sia nell’una che nell’altra ipotesi, in bocca al lupo a chi li ha in portafoglio. Ne avranno davvero bisogno.

L'OLOCAUSTO DEI RISPARMI IN TITOLI DI STATO - Rischio Calcolato
 

camaleonte

Forumer storico
8 novembre 2014 , Di Paolo Cardenà
...
Il sud europa è alle prese con evidenti spinte disinflazionistiche, con alcuni stati in conclamata deflazione.
Questi fenomeni, unitamente alle manovre espansive della Bce ( e non solo) contribuiscono a mantenere schiacciati i rendimenti nominali. Tuttavia, la bassa inflazione (o, peggio, la deflazione) rende meno sostenibili i debiti di quei paesi alle prese con un alto indebitamento. Leggi Italia.

Da qui l’intenzione dichiarata delle Bce di riportare il tasso di inflazione verso livelli più alti, in sintonia con il target della Bce, posto al 2% nel contesto DELL’EUROZONA. Resta da capire come, ma lasciamo perdere.
A mero titolo esemplificativo, questo significa che se l’inflazione dovesse risalire al 2% (come vorrebbe la Bce), tale dinamica si rifletterebbe anche sui rendimenti dei titoli di stato di nuova emissione, che verrebbero emessi a tassi superiori rispetto a quelli attuali. Per contro, i prezzi dei BTP emessi a tassi bassi, dovranno scendere per essere competitivi rispetto ai BTP di nuova emissione.
Di quanto? Dipende da molti fattori, ma sempre a mero titolo esemplificativo e senza pretesa di essere esaustivi, se i BTP di prossima emissione dovessero essere emessi a tassi di un punto superiore rispetto al rendimento di un BTP della stessa scadenza e analoga vita residua, allora il prezzo di quest’ultimo dovrà scendere dell’1% per ogni anno che manca alla scadenza.
Se mancano 10 anni perché emessi di recente, dovranno scendere di circa il 10%. Se i BTP di nuova emissione, invece, dovessero essere messi con due punti in più di rendimento,allora i prezzi dei BTP già emessi e con vita residua analoga alle nuove emissioni, dovranno scendere del 20%. Una tombola, insomma. Questo, se dovesse risalire l’inflazione. E’uno scenario possibile, quello descritto? A mio avviso, almeno nel breve termine, no.
Quindi, tutto bene? Neanche per sogno.
Perché, come dicevamo, la bassa inflazione rende meno sostenibile il debito pubblico dei paesi alle prese con un alto indebitamento. Sicché, se il Pil nominale non aumenta di un livello simile al costo del debito pubblico (improbabile con l’inflazione prossima allo zero), il debito aumenta per via inerziale diventando sempre meno sostenibile, fino ad esplodere. A meno che non si voglia distruggere quel che rimane perseguendo avanzi primari nell’ordine del 5-6% di Pil, come in effetti sembra.
Quindi, gli investitori in BTP presto potrebbero trovarsi con poche vie d’uscita.
Perché, se dovesse aumenta l’inflazione (come vorrebbe lal Bce), allora subirebbero perdite nei prezzi dei titoli. Se l’inflazione dovesse mantenersi bassa come ora, allora il rischio concreto sarebbe quello di una possibile ristrutturazione del debito pubblico perché non sostenibile, con ovvie perdite in capo a chi detiene questi titoli.
A questo ragionamento potreste obiettare dicendo che la BCE potrebbe fare in modo da mantenere schiacciati i rendimenti (come?), e, al tempo stesso, abbattere il costo reale, cioè aumentare l’inflazione. Ma ne siete così sicuri?
Sia nell’una che nell’altra ipotesi, in bocca al lupo a chi li ha in portafoglio. Ne avranno davvero bisogno.

L'OLOCAUSTO DEI RISPARMI IN TITOLI DI STATO - Rischio Calcolato



Secondo me, l'articolista non ha preso in considerazione la possibilità, tutt'altro che remota, che il $ possa apprezzarsi ulteriormente: da 1,4 ha già recuperato l'11%. Questo ha permesso alle aziende europee di incrementare la produzione dello 0,4%. In teoria e, forse anche in pratica, un ulteriore apprezzamento del biglietto verde, diciamo del 10% ancora, potrebbe dare la spinta all'inflazione anche dell'1%, fermi restando i prezzi attuali delle materie prime e i redditi salariali. E' da seguire con molta attenzione. Per tale ragione, personalmente, ho disinvestito dai BTP orientandomi sul CCT EU 15-dic.-2020.
 

Carlo 04

Nuovo forumer
Per tale ragione, personalmente, ho disinvestito dai BTP orientandomi sul CCT EU 15-dic.-2020.
Ho visto che ci sono in asta dei CCTE-DC20 TV EUR. Si tratta dei soliti CCT, con interessi calcolati sul rendimento dei BOT precedenti, o presentano qualche caratteristica diversa ?
Cosa ne pensi del loro acquisto?
 

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